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W l'educazione artistica

L’autore sottolinea come le educazioni sono fondamentali per la costruzione di un progetto educativo fondato sull'integrazione di peculiarità diverse, intendendo la differenza come risorsa.


“Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione.
Il fanciullo ha il diritto di partecipare pienamente alla vita culturale ed artistica
attraverso attività adeguate di natura ricreativa, artistica e culturale
in condizioni di uguaglianza”

Articoli 13 e 31 della Convenzione Internazionale
sui diritti dell'infanzia - 20 novembre 1989


Nel testo della riforma Moratti della scuola primaria e secondaria di 1° grado, l'educazione artistica è stata sostituita da “Arte e immagine”; la stessa sorte è toccata all'educazione musicale, tecnica e fisica.
Una scelta che rappresenta un segno di profonda involuzione per discipline che, nel corso degli ultimi decenni, hanno acquisito una dimensione didattica e un profilo del tutto particolare. Sopprimendo la definizione di educazione anche le discipline a spiccata valenza espressiva e creativa vengono appiattite su una concezione unica e omologante di materia scolastica esclusivamente dedicata all'apprendimento di contenuti teorici e strumentali.
Inoltre, per effetto delle modalità di definizione dell'orario didattico e per la filosofia che orienta l'articolazione dell'offerta formativa della riforma, gli spazi per realizzare importanti esperienze espressive vengono relegati nell'area delle attività facoltative, totalmente affidate alla scelta delle famiglie, a cui è destinata quella parte di orario variabile di 198 ore annuali aggiuntive all'orario curricolare.
Nella premessa del testo di riforma(1) spiccano i richiami al principio del “sapere, saper essere, saper fare”, alla centralità della “motivazione e del bisogno di significato” e delle “competenze personali di ciascun allievo” (se ne potrebbero citare molti altri). Affermazioni impegnative in larga parte condivisibili ma del tutto impraticabili, a causa dei limiti organizzativi dell'impianto orario e della rigidità dei programmi disciplinari, caratterizzati da un eccesso di contenuti.
Una proposta formativa votata all'“educazione integrale della persona”(2) trae gran parte della sua qualità proprio dalla capacità di integrare le differenze di contenuto e di metodologie delle varie discipline, per offrire messaggi e contesti più ospitali e motivanti
per tutti gli allievi, ciascuno considerato potenzialmente capace e attivo. Le educazioni, forti della loro diversità, sono state uno strumento, concettuale e operativo, essenziale per la costruzione di un progetto educativo fondato sull'integrazione di peculiarità diverse, intendendo la differenza come risorsa. In questo risiedeva il senso anche di una differente denominazione.
Il concetto di educazione, utilizzato per definire una disciplina, indica l'intenzione di attribuire una chiara prevalenza alla dimensione formativa dell'insegnamento, sia a livello di obiettivi sia di prassi operativa.
Questa scelta offre agli allievi contesti operativi flessibili, mirati alla valorizzazione delle competenze e delle sensibilità personali, in cui i ragazzi possono agire nel ruolo di protagonisti.
Agli insegnanti invece offre un potente strumento progettuale per rendere veramente equilibrata la proposta didattica, programmando, accanto ai momenti di studio mirati all'acquisizione progressiva di contenuti e abilità, la presenza di un altro tipo di contesti, caratterizzati da una forte valenza laboratoriale e creativa.
La prospettiva è quella di permettere agli allievi di sfruttare, e sovente di scoprire, le proprie capacità attraverso le potenzialità dei linguaggi espressivi.
Un orizzonte metodologico chiaramente indicato da molte esperienze di ricerca e di formazione condotte nell'ambito dell'educazione artistica (alcune, molto significative, realizzate negli scorsi anni proprio in Val d'Aosta).
Le considerazioni che seguono propongono alcuni esempi delle tracce che una disciplina di serie B può lasciare nella formazione profonda dei bambini e dei ragazzi; e anche degli insegnanti.

L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PARALLELO

“Lo spazio parallelo è uno spazio, e un tempo, che possiede caratteristiche solo nostre, in cui poter organizzare la conoscenza; in cui i problemi di direttività non esistono più; in cui si aprono spazi di ascolto di sé e degli altri; in cui si lavora con il piacere di lavorare per noi stessi; in cui le certezze vengono messe in discussione; in cui si può prendere il tempo di chiederci il senso delle nostre esperienze.”(3)

Donata Fabbri

Nell'ambito di un progetto educativo e didattico realmente integrato e complesso l'educazione artistica è un luogo privilegiato di esperienza personale nei campi dell'espressione, del contatto con l'arte, del cimento tecnico. Una possibilità di trovare un momento consacrato alla sperimentazione, all'esplorazione di nuovi linguaggi e strumenti, all'apprendimento attivo anche attraverso il vissuto emozionale, alla valorizzazione dei processi e degli stili personali.
Un luogo, garantito nella sua dimensione temporale di appuntamento fisso e ricorrente, in cui l'insegnante può coltivare il piacere della valorizzazione delle qualità operative dei ragazzi e dei loro sentimenti; in cui l'immaginazione diventa lo strumento principale per spaziare nel contatto con il nuovo, utilizzando il bagaglio di esperienze e conoscenze di ciascuno.
Condividendo il significato profondo del concetto di educazione come accompagnamento verso nuove conquiste, così lontano dall'insegnamento come addestramento, diventa necessario aprire nuovi spazi d'ascolto e di osservazione per entrare in contatto con le esperienze, e non solo con i prodotti, degli allievi, evitando l'omologazione forzosa imposta dai risultati standard.
Uno spazio privilegiato dunque, per insegnanti e studenti, in cui condividere, da protagonisti, le esperienze personali; in cui è persino possibile scoprire, attraverso il piacere dell'espressione, una inclinazione o un interesse particolare, magari da coltivare in futuro, anche solo come hobby.

L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PER LE COMPETENZE

“Il laboratorio è luogo di ricezione e produzione
di saperi e di testi culturali. È anche luogo di
elaborazione-costruzione delle identità personali
dei protagonisti.”(4)

Marco Dallari

L'educazione artistica offre uno spazio concreto allo sviluppo delle competenze, intese come un insieme di conoscenze e capacità che mette in condizione di orientarsi in situazioni note e non note, di agire in modo consapevole per trarre vantaggio dal confronto con il nuovo, di acquisire nuove conoscenze e raggiungere obiettivi determinati.
Attraverso la costruzione di contesti laboratoriali si materializza un'idea di attività didattica che vede i ragazzi al centro dei processi elaborativi, individuali e collettivi. Uno spazio per misurarsi con la concretezza delle azioni ed il senso delle proprie iniziative, con risultati e conquiste ottenuti con passione e fatica; dove le capacità individuali sono, tangibilmente, strumenti per nuove realizzazioni.
E così, passando attraverso la prassi della trasformazione, della scoperta, dell'operatività fattiva, si può trovare un momento di pace, un tempo proprio in cui coltivare la creatività: un fenomenale strumento di apprendimento e di affermazione di sé.
“Laboratorio” è una particolare concezione dell'attività disciplinare, da non ridurre alla sola produzione di manufatti: è un modo di trarre dal contatto con la realtà i segni da rielaborare sul piano immaginifico e fantastico per costruire i nuovi testi
dell'espressione e della conoscenza (i prodotti dei ragazzi).
In una situazione così coinvolgente si apre, con naturalezza, uno spazio anche per la competenza osservativa, cioè per la capacità di entrare in una relazione stretta e significante con i fenomeni della realtà,
con i testi dell'arte, con le performances creative di altre persone: gli artisti, i comunicatori e, perché no, gli stessi compagni di lavoro.
Il laboratorio di educazione artistica è il luogo in cui è piacevole lasciarsi coinvolgere, magari con l'aiuto di un insegnante rilassato e fiducioso, in elaborazioni appassionanti; in cui è possibile procedere sperimentalmente per tentativi, formulare ipotesi, esporre la propria interpretazione, accorgersi che entrando in relazione con il nuovo si impara e si cambia senza aver paura del cambiamento. In una parola per coltivare le competenze cognitive.
È anche il luogo in cui confrontarsi con quel che fanno gli altri senza paura della frustrazione, perché la differenza viene coltivata come valore di affermazione dell'individualità, ben lontani dalla competizione deteriore che genera individualismo e sopraffazione.

L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PER L'ESPERIENZA CULTURALE

“Per comprendere l'estetico nelle sue forme ultime e provate, bisogna cominciare dallo stato greggio: dai fatti e dalle scene che attraggono l'attenzione dell'occhio e dell'orecchio dell'uomo, suscitando il suo interesse e procurandogli godimento, allorché guarda e ascolta.”(5)

John Dewey

L'idea di educare all'arte, e attraverso l'arte, è professionalmente intrigante: per chi ci crede si aprono orizzonti affascinanti, da esplorare conducendo i bambini e i ragazzi verso le testimonianze più alte del percorso di civiltà e del genio umano.
Un percorso di formazione culturale fatto di tanti momenti di incontro con l'arte e l'espressione, ciascuno significativo in sé, nella sua dimensione di evento collocato nel tempo.
Se pensiamo a questi momenti come occasioni di esperienza realmente vissuta, e non come una sequenza preordinata di tappe di apprendimento, riappare in tutta la sua potenza educativa la concezione della didattica come capacità di creare delle opportunità, e della progettazione come capacità di creare condizioni favorevoli e ospitali per i processi di conoscenza.
L'educazione artistica offre lo spazio per materializzare il contatto con le opere d'arte e i linguaggi dell'espressione: momenti di vera e propria esperienza estetica e creativa che segnano nel profondo e rimangono indelebili nel tempo.
Andare al museo, uscire in esplorazione nel territorio, visitare una mostra, osservare la realtà standoci dentro: sono mille le facce del laboratorio di educazione artistica, dentro e fuori la scuola.
L'incontro con l'opera d'arte vera, vista da vicino anziché attraverso una riproduzione spesso di qualità scadente, è di per sé una scoperta che sollecita la curiosità verso l'arte e rinforza la motivazione ad imparare.
Una relazione partecipata con l'opera d'arte coinvolge le emozioni, i sentimenti, la percezione, l'elaborazione razionale in un processo unico e complesso: è la dimensione dell'esperienza estetica, cioè di “conoscenza con la sensazione e attraverso i sensi
(M. Dallari).
Ancora una volta al centro del progetto vi è il bambino, protagonista della propria esperienza cognitiva attraverso la possibilità di interpretare, cioè di dare senso contemporaneamente ai contenuti e al rapporto personale con le opere d'arte. Un'occasione unica per non banalizzare il concetto di interpretazione, ben lungi dai luoghi comuni del “non è bello ciò che è bello…”, ritrovando la sua giusta dimensione di preziosissima occasione di elaborazione e di esplorazione di significati possibili, di valorizzazione del punto di vista, inteso come affaccio da cui rimirare un fenomeno.
È una situazione che richiede all'insegnante di saper essere mediatore per facilitare la creazione di un rapporto autenticamente personale anziché fornire rigidi modelli interpretativi.
E così quella noiosa, meccanica, ripetitiva “lettura dell'opera d'arte” si trasforma in una entusiasmante occasione di scoperta, in cui allievi e insegnanti si trovano coinvolti nella stessa dimensione esplorativa, potremmo quasi dire di co-apprendimento.
L'abitudine a frequentare i testi dell'arte, introdotta dalle proposte scolastiche, è un esempio e un incoraggiamento a coltivare la curiosità e la conoscenza, ad estendere i propri orizzonti e i propri interessi, a muoversi per fare incontri significativi.
È l'abitudine a vivere il rapporto con le opere d'arte, a cogliere la presenza del bello nei luoghi più consueti e nei territori sconosciuti, ad avvertire l'importanza delle testimonianze del passato e di quelle del contemporaneo, a sentire la responsabilità di proteggere e conservare il patrimonio culturale attraverso la capacità di subirne il fascino.
Si crea così una preziosa familiarità con la frequentazione culturale, che insegna ai giovani che visitare una mostra o un museo è un modo gratificante e interessante di impiegare anche una parte del proprio tempo libero: a scuola inizia un processo, che diventa permanente, lasciando tracce profonde in tutto il percorso di formazione, lungo una vita.
Non è dunque un'illusione che si possa insegnare a imparare.

Autoritratto dell'autore Ermanno Morello
50 anni per circa un quintale (ho una passione per lo “slow food”) e una certa somiglianza, a detta di molti, con l'attore Bud Spencer.
Vivo a Torino, in una casetta con il giardino tra il fiume e la collina, con Gabriella, educatrice della prima infanzia, Martina e Pietro, di otto e cinque anni, e Neve, la nostra cagnolina bianca.
Non sono stato uno “studente modello”, tuttavia dal 1974 insegno Educazione Artistica.
Dal 1985 lavoro alla scuola media statale “Don Milani” di Venaria Reale, nei dintorni di Torino, in un laboratorio-cantiere nel seminterrato: un luogo che mi piace molto e che piace molto anche ai miei allievi, dove convivono martelli e colori, argilla e computer multimediale, trapano elettrico e materiali di recupero.
Amo viaggiare e dedicarmi alle attività manuali, tra cui prediligo la falegnameria.
Da quasi venticinque anni mi occupo di formazione (come coordinatore di corsi, progettista e formatore) in campo educativo e scolastico, dall'asilo nido alla scuola media, con diverse esperienze in progetti europei e qualche puntata nella scuola superiore e nei corsi post-universitari.
Cucino con dedizione i piatti della tradizione culinaria piemontese e il pesce: per i dolci non ho una particolare passione.
Dal 1978 ad oggi ho scritto articoli e libri (tra cui un testo di educazione artistica per la scuola media) sulla didattica dell'espressione artistica e della fruizione dei beni culturali. Mi sono anche cimentato come autore di alcuni ipertesti e videotape.
Da tempo collaboro con la Sezione Didattica della GAM (Galleria d'Arte Moderna) di Torino, un museo che amo e che offre tanto.

EDUCAZIONE ARTISTICA E “ARTE E IMMAGINE”

“Così tornerebbe alla nostra scuola senza voti e senza diplomi, motivato questa volta non dai voti ma dalla conoscenza. Lo stimolo a imparare gli verrebbe dal di dentro. Sarebbe un uomo libero.”(6)

Pirsig Robert

Con la scomparsa delle cosiddette educazioni abbiamo perso molto, almeno sul piano degli indirizzi metodologici. Senza questi indirizzi è ora molto più difficile tentare di modificare quelle situazioni, purtroppo ancora molto numerose, in cui l'educazione artistica è immiserita, mal vissuta e demotivante tanto è ridotta a mera esecuzione tecnica o apprendimento nozionistico.
Tuttavia non serve chiudersi in una sterile recriminazione sugli errori del passato e i limiti della riforma: vi è ancora un grande spazio per impostare l'insegnamento, anche di “Arte e immagine”, sulla base del concetto di educazione: tutto dipenderà dalla forza di autodeterminazione degli insegnanti e dalla capacità, di noi tutti, di difendere il valore della differenza, di metodologia e contenuti, di una disciplina preziosa per garantire ai bambini e ai ragazzi il diritto all'espressione.
Come educatori e insegnanti possiamo, ad esempio, continuare a ricercare il modo per:
• agire in contesti complessi in cui essere, oltre che conduttori e progettisti, anche osservatori con il gusto della scoperta;
• creare contesti creativi stimolanti e accoglienti, cioè rispettosi dei bisogni e dei desideri dei bambini e dei ragazzi e del loro modo di rapportarsi con l'espressione;
• aprire le nostre proposte alle iniziative dei bambini e dei ragazzi in una continua ricerca di autenticità e di autonomia nel fare e nell'essere, coltivando il gusto per lo stupore;
• tentare di essere facilitatori più che istruttori, rinunciando ad avere fretta per concedere il tempo dell'esplorazione e della conquista;
• accompagnare i bambini e i ragazzi nel loro percorso di ricerca e formazione, provando noi ad essere curiosi della loro curiosità;
• coltivare, ciascuno secondo i propri interessi personali e professionali, la nostra continua formazione culturale per far sentire il nostro amore per la cultura, l'arte e i bambini.

Ermanno Morello
Insegnante di Educazione Artistica alla Scuola media statale “Don Milani” di Venaria Reale.
Si occupa di formazione, come coordinatore di corsi, progettista e formatore.

 

Note
(1) Indicazioni Nazionali per i Piani di studio per la Scuola Primaria e Secondaria di 1° grado.
(2) Documento citato.
(3) Donata Fabbri, Il gusto del progetto, Editori Riuniti per Regione Piemonte, 1999.
(4) Marco Dallari, L’esperienza pedagogica dell’arte, La Nuova Italia, 1998.
(5) John Dewey, Arte come esperienza e altri scritti, La nuova Italia, 1995.
(6) Pirsig Robert, Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi, 1990.

 

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