|
Einstein
aveva proprio ragione
Quando sento parlare di discipline classificate in “serie”
e ordinate in modo gerarchico, mi viene alla mente la frase di Einstein:
“Le parole o il linguaggio non sembrano avere alcun ruolo nel mio
meccanismo di pensiero. Caso mai il mio meccanismo di pensiero consiste
in immagini”.
Questa citazione dà dignità a quella percezione della realtà
che si realizza, con una tensione ed un coinvolgimento globali, attraverso
il fare: la capacità artistica consente, infatti, di trasferire
nel fare, nel produrre arte, il modo di essere e di sentire il mondo.
L’acquisizione della competenza del “saper fare” si
realizza però in modo ottimale tra i dodici e i quattordici anni,
non la si può rinviare a momenti successivi.
Gli Istituti d’Arte già con l’ex riforma dei cicli
(legge 30/2000) hanno visto sminuita la cultura del fare e, di conseguenza,
potenziata la dimensione culturale del pensiero e del progetto. Anche
l’Istituto d’Arte di Aosta ha dovuto smantellare i suoi laboratori
di modellazione ceramica e di scultura del legno. È venuto così
anche a ridimensionarsi lo spazio dedicato al rapporto docente che fa
– allievo che guarda e impara come si “fa a fare”.
L’adozione, in seguito, e come male minore, del Progetto Michelangelo
ha consentito di organizzare un corso di Comunicazione Visiva che comporta
un discreto numero di ore di laboratorio. L’attività laboratoriale
inizia dal terzo anno, ed offre la possibilità di fare esperienze
privilegiando le ultime tecnologie multimediali. Purtroppo, mancando una
fase propedeutica di educazione della mano al disegno e quindi al pensiero
creativo, gli studenti rischiano di non acquisire quella sensibilità
estetica e quella cultura visiva senza le quali ogni futuro disegno, anche
il più rigoroso e tecnicamente ineccepibile, si riduce ad essere
una traccia impersonale di inchiostro su di una superficie, un segno senza
vita.
L’Istruzione artistica e soprattutto gli Istituti d’Arte sono
fortemente radicati nella tradizione scolastica e culturale del nostro
Paese e rappresentano un’esperienza unica nel contesto europeo.
Costituiscono un patrimonio di didattica originale e di cultura da tutelare
e da proporre agli altri paesi europei come un modello da imitare; purtroppo
oggi corrono invece il rischio di ”scomparire” per sempre.
Gli Istituti d’Arte sono da sempre scuole che prendono in considerazione
l’allievo in tutte le sue sfaccettature e che organizzano la propria
offerta didattica con l’intento di valorizzare e potenziare i talenti
e le abilità di tutti, anticipando, nella pratica educativa quotidiana,
l’intuizione di Gardner della molteplicità delle intelligenze.
Mi piace ricordare due testimonianze. La prima di un allievo degli anni
’80 (I’Istituto d’Arte di Aosta era ai suoi esordi).
Venne da noi, dopo essersi trasferito dal liceo scientifico argomentando
che per diventare, come lui desiderava, chimico ricercatore era, a suo
avviso, necessario essere creativi. Ragione per la quale aveva scelto
di frequentare la nostra scuola.
La seconda considerazione recentissima, è di un’allieva del
corso di tecniche della rappresentazione presso l’Università
della Valle d’Aosta che definisce il corso che frequenta: “Una
proposta formativa che sarebbe da inserire in ogni facoltà, per
ricordare a chiunque che le origini linguistiche e figurative della cultura
e del pensiero non vanno mai dimenticate”.
Queste affermazioni contrastano in modo chiaro e convincente con lo stereotipo
che classifica le discipline insegnate negli Istituti d’Arte come
di serie B.
In realtà, i piani di studio di questi Istituti sono centrati su
una forte scommessa educativa: coltivare nei ragazzi una dimensione creativa
a forte matrice intellettuale che abitua a ricercare per ogni problema
le più svariate soluzioni, utilizzando la capacità di pre-vedere
e di proiettare ogni pensiero sotto forma di immagine. Einstein aveva
proprio ragione!
Marisa Dellea
Docente di Arte della Ceramica e Discipline
Geometriche presso l’Istituto d’Arte di Aosta e docente di
Tecniche della Rappresentazione nel corso di laurea di Scienze della Formazione
Primaria presso l’Università della Valle d’Aosta.
|
|
|