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Didattica
e soldi
La strana coppia
Un
nuovo binomio circola nelle sale insegnanti, inquieta i docenti, partecipa
ai momenti di programmazione, la coppia dei termini, sino a qualche tempo
fa impensabili in abbinata, didattica e soldi.
Come presentano con chiarezza le testimonianze che seguono, con l'attribuzione
di personalità giuridica ed autonomia alle istituzioni scolastiche
si sono modificati anche i termini della gestione amministrativa e contabile
e sono venuti a cadere i vincoli di destinazione dei fondi assegnati alle
scuole, che ora hanno il compito di allocare autonomamente le risorse
finanziarie provenienti da entrate proprie o da enti pubblici e privati,
"per lo svolgimento delle attività di istruzione, di formazione
e di orientamento, come previste ed organizzate nel Piano dell'Offerta
Formativa". La gestione finanziaria, dunque, non è più
una dimensione estranea all'attività degli insegnanti, ma diventa
una funzione delle scelte didattiche espresse da ogni collegio nel POF
dell'istituzione, non un problema della segreteria, il campo d'azione
del capo dei servizi (ex ottavo), ma un affare di tutti gli operatori
di una determinata scuola. E qui cominciano i problemi.
Il comma 2 dell'art. 2 del regolamento regionale (R.R. 4.12.2001, n. 3)
che detta istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile
delle istituzioni scolastiche dotate di autonomia, recita: "è
vietata la gestione di fondi al di fuori del programma annuale";
il comma 3 sempre dello stesso articolo chiarisce che tutta l'attività
finanziaria si svolge sulla base del documento contabile denominato programma
annuale, il quale, predisposto dal dirigente e validato con parere di
regolarità dal collegio dei revisori dei conti, deve essere approvato
con delibera dal Consiglio di Istituto entro il 15 dicembre dell'anno
di riferimento. Che cosa significa tutto ciò per gli insegnanti?
Prevedere le attività didattiche dell'anno scolastico e, in collaborazione
con il capo dei servizi di segreteria, definirne i costi in via totalmente
preventiva entro novembre e non avere spazi per progetti estemporanei,
nati in corso d'anno. Ma non solo. Il programma annuale, proprio perché
annuale, ha una scansione temporale che va da gennaio a dicembre, i tempi
della scuola, ben lo sappiamo, vanno invece da settembre a giugno. Allora?
Occorre scandire le ipotesi di spesa in due tranche: settembre-dicembre,
gennaio-giugno, per cui di fatto la programmazione didattica che sta a
monte dell'individuazione dei costi, per l'anno scolastico a venire deve
essere ipotizzata entro il giugno precedente. Una bella scommessa di professionalità.
Ma i problemi sono ben altri ancora. Se ogni istituzione può dunque
finalizzare la propria dotazione finanziaria senza altri vincoli se non
quelli individuati dal POF occorre che tale documento si faccia via via
più preciso, più orientante, che gli insegnanti selezionino
nel tempo le attività più riuscite e le organizzino in curricoli
di istituto, quasi a predisporre delle matrici didattiche che caratterizzino
da un lato quella scuola e dall'altro agevolino l'elaborazione del programma
annuale.
Negli istituti comprensivi, in particolare, si pone poi il problema della
ripartizione dei fondi tra i diversi gradi di scolarità. Molte
le opzioni possibili, tutte da discutere da condividere tra docenti, dirigente,
genitori del Consiglio di istituto: coefficienti di attribuzione economica
diversi per alunni di gradi diversi? Ripartizione a pioggia? Individuazione
di macro aree di aggregazione didattico progettuale in cui ripartire i
fondi? Il primo che arriva prende tutto?
Siamo all'inizio e tutto sembra più difficile. "Ma io ho scelto
di fare l'insegnante non il contabile!" Devo sapere quanto costa
un pullman per andare a Milano al museo della Scienza e della tecnica?
Ma questi sono problemi della segreteria!" "Un bambino di scuola
materna non costa meno di un alunno di terza media, chiedo una ripartizione
equa dei fondi!"
Queste poche frasi, autentiche, riassumono le difficoltà e gli
smarrimenti inevitabili all'inizio di ogni nuova impresa. E quella del
programma annuale è veramente un'impresa che chiede ai suoi protagonisti,
dirigente, capo dei servizi di segreteria, genitori e soprattutto docenti,
lungimiranza di progettazione e responsabilità.
Giovanna Sampietro
Il significato del Programma Annuale
L’autonomia delle istituzioni scolastiche nei vari
ambiti in cui essa si esplica, soprattutto in quelli della didattica,
dell’organizzazione e della ricerca, è stata già ampiamente
dibattuta ed è stata oggetto di varie definizioni. Tuttavia non
si può che partire dall’autonomia scolastica per capire la
portata dell’innovazione attuata in ambito amministrativo-contabile
mediante l’introduzione di nuovi strumenti di gestione delle risorse
finanziarie.
È importante, infatti, focalizzare l’attenzione sul fatto
che l’autonomia rappresenta, nella sua globalità, lo strumento
di flessibilità che permette alle istituzioni scolastiche di avere
potestà decisionali proprie per realizzare, ognuna, la propria
azione progettuale in relazione al proprio contesto specifico, verificandosi
quindi una pluralità di situazioni che devono poter essere gestite
nella loro diversità ed originalità.
Agli strumenti di flessibilità che permettono agli ambiti della
didattica, dell’organizzazione e della ricerca di articolarsi e
differenziarsi nell’erogazione del servizio di istruzione e formazione
si accompagnano, in coerenza con essi, strumenti relativi all’ambito
gestionale e finanziario con specifiche caratteristiche di flessibilità.
È principalmente la personalità giuridica, attribuita alle
istituzioni scolastiche in applicazione della legge regionale 19/2000,
che permette di realizzare concretamente e direttamente, con potestà
decisionali proprie, l’azione progettuale delle singole scuole.
La personalità giuridica è indispensabile corollario dell’autonomia
in quanto attribuisce alle istituzioni scolastiche la capacità
di essere soggetto di diritto all’interno dell’ordinamento
giuridico e di poter quindi compiere, in nome proprio, atti giuridici.
Da ciò deriva l’ampliamento della sfera di capacità
negoziale la quale si concretizza principalmente: nella possibilità
di stipulare direttamente contratti con terzi; nella possibilità
di essere direttamente destinatarie di lasciti e di finanziamenti aggiuntivi;
nella proprietà dei beni direttamente acquistati i quali, precedentemente,
erano sì gestiti dalle scuole ma rimanevano di proprietà
della regione. Con essa sono venute meno, ad esempio, la funzione di stretto
controllo amministrativo-contabile da parte degli organi scolastici regionali
anche con la soppressione di tutte le autorizzazioni cui erano precedentemente
sottoposte molte attività amministrative.
L’autonomia gestionale è rafforzata dall’istituzione
del collegio dei revisori dei conti quale organo di controllo sulla legittimità,
regolarità e correttezza dell’azione amministrativa e contabile
delle istituzioni scolastiche che risultano così ulteriormente
svincolate dal controllo preventivo esercitato dall’amministrazione
scolastica centrale che appesantiva la capacità di azione della
scuola allungando i tempi di realizzazione di molte attività. Infatti
l’azione di controllo da parte del collegio dei revisori sull’atto
gestionale più significativo, rappresentato dal programma annuale,
è preventivo alla sua approvazione ciò che permette di renderlo
immediatamente esecutivo non appena approvato dal Consiglio d’istituto,
consentendo un più veloce utilizzo delle risorse per la realizzazione
delle relative attività.
Altro elemento
di flessibilità che contribuisce all’esplicarsi dell’autonomia
è la tipologia delle assegnazioni finanziarie erogate dalla Regione
che, non essendo più assoggettate ad altro vincolo di destinazione
che la realizzazione delle attività di istruzione, di formazione
e di orientamento come previste ed organizzate nel POF, permette alle
istituzioni scolastiche di allocare autonomamente le risorse finanziarie
per la progettualità di ogni scuola.
Nell’allocazione delle risorse si realizza l’intreccio tra
l’attività didattica, l’utilizzazione delle risorse
(umane e finanziarie) e la gestione amministrativo-contabile.
In questo senso un’attenzione particolare merita lo strumento che
principalmente sancisce ed evidenzia tale intreccio: il Programma Annuale.
Se l’azione progettuale della scuola si esplica nel Piano dell’Offerta
Formativa che, rappresentando la carta d’identità di ciascuna
istituzione scolastica, esprime gli impegni assunti per rendere concreta,
visibile e trasparente l’offerta formativa, il programma annuale
traduce in termini finanziari le strategie progettuali definite nel POF
ed indirizza l’utilizzo delle risorse.
Esso altro non è che un bilancio di previsione strutturato in modo
da permettere uno stretto raccordo con il POF il quale risulta pertanto
essere l’elemento che indirizza l’utilizzo delle risorse.
La nuova prospettiva - che assumono le previsioni di spesa - è
proprio la programmazione delle risorse finanziarie sulla base della progettazione
didattica.
Appare appena ovvio considerare il fatto che un’istituzione scolastica
deve garantire innanzitutto l’attività istituzionale fondamentale,
ordinaria, oltre ad attivare progetti extracurriculari; per entrambi gli
ambiti occorre mettere in atto una serie di azioni ad essi funzionali
ed il programma annuale deve prevedere le necessità finanziarie
per ogni tipologia di spesa.
Per questo, esso si rivolge sostanzialmente a due oggetti finanziari differenti:
• da una parte l’insieme dei processi che una scuola mette
in atto per garantire le finalità istituzionali, obbligatorie ed
irrinunciabili ovvero le attività;
• dall’altra l’insieme delle attività extracurriculari,
facoltative, ovvero i progetti.
In relazione a tali oggetti, dal punto di vista contabile, il programma
annuale si articola, rispettivamente, in attività (comprendenti
le spese per le esigenze di funzionamento generale, di funzionamento didattico
generale, le spese di personale e quelle di investimento) e in progetti
(che costituiscono la ricchezza dell’offerta formativa).
L’assenza di vincolo di destinazione delle risorse finanziarie permette
alle istituzioni scolastiche di determinare liberamente la loro allocazione
tra le attività ed i progetti ed è in questi ultimi che
si realizza maggiormente l’intreccio tra didattica e gestione delle
risorse in quanto essi vedono contemporaneamente coinvolte i protagonisti
delle due aree della didattica e dell’amministrazione. Infatti,
ad un’idea di azione formativa che si concretizza nella compilazione
della scheda di sintesi da parte del docente responsabile del progetto,
corrisponde la quantificazione finanziaria da parte del responsabile dei
servizi amministrativi che si traduce nella scheda finanziaria e costituisce
un allegato al programma. Pertanto la scheda di sintesi deve contenere
tutti gli elementi utili per la realizzazione dell’azione proposta
e per la quantificazione dei costi, la scheda finanziaria deve quantificare
le risorse finanziarie necessarie mediante una stima quanto più
possibile realistica al fine di non trovarsi in fase di realizzazione
con risorse insufficienti oppure con un eccesso di risorse che avrebbero
potuto essere diversamente utilizzate.
Questa collaborazione tra le due “anime” della scuola è,
a parere della scrivente, la novità più significativa, anche
se non esplicitata, che deriva dalla nuova impostazione data dall’autonomia,
senza la quale perderebbe concretezza soprattutto quell'attività
di ampliamento dell’offerta formativa che caratterizza da qualche
anno l’attività delle istituzioni scolastiche.
Qualche perplessità persiste nel mondo della scuola in relazione
alla flessibilità evocata dalla dottrina e dagli organi centrali
dell’amministrazione scolastica. Tuttavia occorre non dimenticare
che il servizio di istruzione rimane un servizio pubblico, esercitato
mediante risorse pubbliche in un ambito di autonomia che non significa
libertà assoluta di autodeterminarsi; l’autonomia scolastica
infatti è funzionale al sistema pubblico complessivo ed unitario
in cui le istituzioni scolastiche sono inserite. Ne deriva che, obbligatoriamente
esse sono soggette a tutte quelle regole e vincoli che devono rispondere
ai principi di trasparenza, efficacia, efficienza ed economicità
e che sono gli strumenti indispensabili a tutelare il buon utilizzo delle
risorse per l’erogazione del servizio a favore dei cittadini.
Luisa Marchetti
Direttore alla Direzione Politiche Educative dell’Assessorato
Istruzione e Cultura
della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Con il Programma annuale occorre
una maggiore capacità organizzativa
Con l'introduzione dell'Autonomia scolastica, l'impostazione
del Bilancio della scuola ha subito una variazione sostanziale, tale che
ha cambiato anche di nome: adesso si chiama Programma annuale. Il documento
contabile viene così a coincidere, anche nel nome, con il documento
programmatico che riassume l'insieme delle attività che la scuola
realizza, nell'ambito del POF.
È quindi nel Piano dell'Offerta Formativa che ogni scuola declina
la sua individualità, andando a definire le finalità delle
proprie azioni e gli obiettivi degli interventi didattici e costruendo,
di conseguenza, il proprio Programma annuale.
La relazione finanziaria ricalca passo per passo tale Programma, individuando
le necessità economiche a partire dalla disponibilità dei
fondi.
In che cosa questo nuovo bilancio ha modificato le abitudini degli insegnanti
e la loro programmazione? Sostanzialmente individuerei due aspetti: il
primo riguarda i tempi e i modi della programmazione e l'altro una esigenza
accresciuta di collegialità.
Per quanto riguarda il primo aspetto, si segnala che oggi gli insegnanti
sono tenuti a prevedere entro il mese di ottobre, in modo dettagliato,
tutte le iniziative che intendono realizzare nel corso dell'anno e a individuare
le necessità economiche connesse. Va detto che per gli insegnanti
non si è trattato di un cambiamento improvviso. Da anni veniva
loro richiesto di programmare, in modo sempre più preciso e fin
dall'inizio dell'anno scolastico, le attività da svolgere e di
prevedere per tempo l'acquisto dei materiali necessari.
Fin dal 1992, con l'introduzione dei Progetti bilingui, nelle scuole medie
si era presa l'abitudine di far compilare agli insegnanti delle “Fiches”
di progetto, entro il mese di ottobre, per poter poi disporre dei fondi
necessari alla realizzazione dei progetti stessi.
Ora questa pratica si è diffusa e riguarda tutti gli insegnanti
e tutte le attività. Inoltre viene richiesto agli insegnanti di
programmare collegialmente, individuando insieme le attività che
meglio permettono di raggiungere gli obiettivi dichiarati nel POF.
Questa è la seconda conseguenza cui accennavo : l'esigenza che
la programmazione sia frutto dell'intesa fra gli insegnanti, che partecipano
alla realizzazione della stessa attività, e che l'attività
risponda ai requisiti individuati nel POF.
Su questo punto, a rendere le cose ancora più complesse, è
intervenuta la razionalizzazione delle scuole, cioè il loro accorpamento
in Istituzioni scolastiche di più ampie dimensioni, in cui sono
confluiti diversi ordini di scuola, per la scuola di base, e indirizzi
diversi, per la scuola superiore.
In questa situazione, definire il POF significa mettere insieme un certo
numero di persone, rappresentativo delle varie istanze e dei vari attori
della scuola, per andare a costruire un modello didattico - educativo
condiviso, e programmare significa anche individuare le sedi in cui gli
stessi attori definiscano, a livello di classe, di plesso, di ordine di
scuola, di sede scolastica, l'articolazione delle attività da realizzare,
nel rispetto di quel modello.
Si tratta quindi di richiedere uno sforzo di collegialità, di confronto,
di condivisione agli insegnanti (sapendo che in passato l'insegnante si
considerava piuttosto come un professionista che operava a livello individuale
nel confronto con la propria classe) e di esigere dalla scuola tutta una
maggiore capacità organizzativa in situazioni complesse.
È una sfida che stiamo portando avanti da anni e che richiede delle
capacità di collaborazione e delle capacità organizzative
che non sempre sono state previste nel percorso di formazione degli insegnanti
e che, quindi, gli stessi stanno imparando sul campo.
Rosetta Bertolin
Dirigente dell’Istituzione scolastica Comunità
Montana “Monte Cervino 2” Saint-Vincent
Dal Bilancio di previsione al Programma
annuale
Con l'entrata in vigore del R.R. 04.12.2001, n. 3, e
la conseguente abrogazione del R.R. 05.06.1978, le Istituzioni scolastiche
della Regione, alla pari di quelle del restante territorio dello Stato,
sono state chiamate a predisporre, in sostituzione del “vecchio”
bilancio di previsione strutturato per capitoli e in cui era indicata
la mera gestione di singole e specifiche voci di entrata e di uscita avulse
da una loro qualsiasi interazione organica e programmatoria, un nuovo
documento contabile denominato “programma annuale” che consente,
o almeno dovrebbe farlo, la costruzione del budget e la gestione finanziaria
soprattutto per obiettivi e per progetti ed attività.
Con le risorse finanziarie a disposizione, riconducibili essenzialmente
ai finanziamenti per dotazione ordinaria e perequativa erogati dall'Amministrazione
regionale senza alcun vincolo di destinazione, così come vuole
la L.R. n. 19 del 26.07.2000 sull'autonomia scolastica, il Dirigente predispone,
entro il 20 del mese di novembre di ogni anno, il programma annuale che
la Giunta Esecutiva propone al Consiglio di Istituto per l'approvazione
e che nelle sue linee deve, o dovrebbe, presentarsi come un documento
contabile con dati ben definiti, quindi realistico e con un buon livello
di completezza e attendibilità.
Soprattutto nel primo anno di transizione fra “bilancio di previsione”
e “programma annuale” mi è stato possibile rilevare
come la programmazione iniziale non sia sempre stata precisa e puntuale,
forse a causa di un comprensibile disorientamento di fronte alla novità
che ha colto un po' impreparati tutti i soggetti che, in funzione del
loro ruolo nella scuola - sia individualmente (Dirigente scolastico, docenti,
Capo Servizi di Segreteria) che collegialmente (Consigli di intersezione,
di interclasse e di classe, Collegio dei docenti, Giunta esecutiva e Consiglio
di Istituto) - sono stati chiamati ad interagire nel compito di predisporre
il "programma annuale".
La programmazione
iniziale non è sempre puntuale e precisa, non necessariamente per
cause imputabili ai docenti ma piuttosto perché al momento della
stesura dei progetti (giugno/settembre) alcuni dati non sono del tutto
chiari e definitivi, i preventivi di spesa sono approssimativi, gli insegnanti,
soprattutto quelli delle classi iniziali, sono chiamati a programmare
delle attività senza neppure conoscere gli alunni e, quindi, senza
la sicurezza che il progetto sia didatticamente valido per la classe cui
è destinato. La conseguenza è che, talvolta, la programmazione
iniziale, ancorché per giustificati motivi, non può essere
sempre rispettata e pertanto qualche attività non viene realizzata
od è sostituita con una simile o di altro genere o, ancora, si
rende indispensabile la rimodulazione delle spese di alcuni progetti,
soprattutto se comprensivi di visite guidate o viaggi di istruzione.
Tutto ciò trova riscontro nelle variazioni al programma che il
Consiglio di Istituto apporta in corso d'anno.
È inoltre indispensabile, per una corretta gestione e considerato
che la quasi totalità dei fondi erogati (ad eccezione dei finanziamenti
finalizzati quali, ad esempio, il Fondo dell'istituzione scolastica per
la retribuzione delle attività aggiuntive prestate dai docenti,
quelli per progetti speciali e specifici, ecc.) sono liberi da qualsiasi
vincolo di destinazione, che il Dirigente scolastico si attivi per stabilire
a monte i criteri attraverso i quali ripartire le risorse finanziare fra
progetti ed attività, informando opportunamente i docenti sulle
modalità con cui avanzare le relative richieste senza generare
confusione.
Dal punto di vista prettamente tecnico la contabilità della gestione
del “programma annuale” si differenzia totalmente da quella
del “bilancio di previsione” ed è passata dal vecchio
capitolo d'entrata o di spesa al “progetto/attività”,
per ognuno dei quali deve essere redatta dal Capo dei Servizi di Segreteria,
sulla base dei dati forniti dai docenti, una scheda illustrativa finanziaria
che, ovviamente a pareggio, ne evidenzia le risorse (entrate suddivise
in aggregati, voci e sottovoci) e le spese programmate (suddivise in mastri,
conti e sottoconti).
La contabilità delle Istituzioni scolastiche è più
simile, per il suo nuovo impianto, a quella dell'azienda privata e rende
più trasparente la lettura dei documenti contabili, soprattutto
il Conto Consuntivo nel quale sono analiticamente riportate le tipologie
di spesa (ammesso che a qualcuno possa davvero interessare questa lettura!).
Dal punto di vista formale, quindi, tutto è cambiato, mentre dal
punto di vista sostanziale ho la netta sensazione che sia cambiato ben
poco. Non so se e quanti Dirigenti scolastici si siano già avventurati
nell'esercizio delle più ampie capacità negoziali riconosciute
loro dal R.R. 04.12.2001, n. 3, so però che agli insegnanti interessa
sempre, ora come allora, fare la “gita” di fine anno con le
proprie classi, piuttosto che disporre del materiale di consumo o dei
sussidi didattici, ed a loro poco importa, e del resto li capisco, se
per raggiungere l'obiettivo è necessario, come si faceva ieri,
avanzare una richiesta che dava origine ad una singola delibera del Consiglio
di Istituto, o predisporre un “progetto” che, come si fa oggi,
deve confluire nel “grande contenitore” che si chiama “programma
annuale”.
In conclusione posso affermare che i miei rapporti con gli insegnanti
sono gli stessi di sempre, è solo cambiata la forma con cui ci
scambiamo le informazioni.
Giorgio Brunod
Capo Servizi di Segreteria presso l’Istituzione
Scolastica “Aosta 3”
Quando il genitore decide di “esserci”
La mia esperienza nell'Istituzione scolastica non è
recente; questo è infatti il secondo mandato ed ho fatto parte,
prima dell'entrata in vigore della legge sull'autonomia delle istituzioni
scolastiche, del Collegio di Circolo del secondo Circolo Didattico di
Aosta.
Ho pertanto vissuto in pieno la trasformazione del modello organizzativo
con tutti i problemi e le perplessità iniziali legate alla creazione
e al dimensionamento delle nuove istituzioni.
Le forme di autonomia didattica e organizzativa, assegnate dalla legge
regionale hanno certamente conferito al Consiglio di Istituto, che rappresenta
l'organo amministrativo dell'Istituzione scolastica, potenziali responsabilità
e ruolo diversi rispetto ai precedenti. Si consideri ad esempio la sola
composizione mista delle istituzioni comprensive dei tre ordini di scolarità.
Ho volutamente usato il termine “potenziali”, riferito al
ruolo del Consiglio, poiché gli organi collegiali sono ancora sempre
quelli definiti dai cosiddetti Decreti Delegati risalenti ad oltre venticinque
anni fa. La composizione il ruolo e le competenze, non sono infatti stati
armonizzati nell'ambito dell'autonomia scolastica e ritengo opportuno
che ciò venga fatto quanto prima.
Fra i compiti assegnati al Consiglio di istituto quelli di natura economica
sono sicuramente i più difficili da padroneggiare, innanzitutto
per via della scarsa familiarità con la terminologia (allocazione
delle risorse, variazioni di spesa, competenze, ecc.) e poi per l'ignoranza
in materia, ad eccezione di chi lavora in ambiti bancari o contabili.
I genitori sono tendenzialmente e naturalmente più portati ad occuparsi
di problemi tangibili quali quelli legati ai servizi di refezione o di
trasporto e quelli legati all'offerta didattica. L'impatto con le problematiche
economico-contabili è piuttosto duro.
Peraltro non è richiesto ai genitori di trasformarsi in esperti
contabili! Ciò che deve essere chiaro sono le linee programmatiche
stabilite dal Piano dell'Offerta Formativa (POF) che costituisce il principale
strumento di indirizzo ed orientamento dell'istituzione. Con riferimento
al POF e ai sensi del Regolamento contabile predisposto dalla Giunta regionale
nel 2001, la nostra istituzione ha elaborato un Programma Annuale (PA)
nel quale le voci di spesa sono aggregate principalmente per attività
e per progetti. Tale griglia di lettura consente di orientarsi meglio
nel bilancio e di comprendere maggiormente le esigenze di funzionamento
generale.
In attesa della riforma degli organi collegiali ritengo che la presenza
dei genitori possa e debba essere valorizzata portando così ad
una migliore armonizzazione delle componenti (docenti, personale non docente,
studenti, genitori) a favore di una crescita comples siva dell'istituzione
scolastica e della sua offerta formativa. Ma per raggiungere questo obiettivo
non è sufficiente una modifica formale occorre accompagnare i genitori
nell'acquisizione della consapevolezza di dover svolgere un ruolo attivo.
Non semplici spettatori ma attori principali, unitamente alle altre componenti
scolastiche, del futuro formativo dei propri figli.
Sono fautore di una scuola partecipata, a tutti i livelli. Non condivido
l'atteggiamento di chi sta a guardare pensando che tutto sia dovuto, ritengo
invece che “esserci” significa con-dividere cioè vivere
assieme, essere co-responsabili anche delle scelte economiche, un po'
come se si trattasse del proprio bilancio familiare.
Loris Sartore
Genitore Presidente del Consiglio d'Istituto dell'Istituzione
scolastica “Aosta 5”
Didactique, Argent et Science-fiction
Merci d'avoir allumé votre ordinateur à
l'heure prévue. Les six élèves télé-guidés
de cette unité étant connectés, il est possible de
commencer à illustrer la première partie de notre cours
sur l'enseignement à travers quelques fragments qui nous sont parvenus,
plus probablement du XXIe siècle, date que nous pouvons donner
approximativement grâce à l'allusion fréquente, dans
les textes conservés sur papier, à des supports primitifs
nommés “ disquettes ”. (Si vous voulez plus de renseignements,
cliquez sur ce mot).
Les images que vous verrez apparaître à l'écran donnent
une idée des conditions de l'école du passé.
On appelle école, à cette époque, un lieu stable
auquel chaque élève doit physiquement se rendre, tous les
matins ou presque, aux frais de l'État, pour recevoir, physiquement
toujours, les leçons orales du personnel engagé à
cet effet. L'école est jugée très coûteuse
pour les finances générales et l'économie principale
se fait sur le salaire des préposés à l'enseignement,
encore qualifiés de “ professeurs ” dans la mesure,
vraisemblablement, où ils professent un acte de foi dans l'amélioration
possible des générations qui leur sont confiées.
En effet, les conditions de vie des professeurs ont quelque ressemblance
avec celle des mystiques des âges perdus : ils exercent leur métier
dans des cellules rectangulaires où s'entassent un nombre élevé
de jeunes enfants réels (voir photo), comme vous le voyez, ils
ont, à leur disposition un écran noir sur lequel se projetaient
probablement les explications, et tous les élèves semblent
posséder un mini-écran, directement posé sur la table
de travail (certains spécialistes pensent qu'il s'agirait plutôt
de livres mais nous ne retiendrons pas cette hypothèse car le coût
élevé du papier ne nous semble pas s'adapter à l'extrême
austérité et pénurie des mœurs du temps). Les
adultes qui se consacraient à ce métier renonçaient
donc à mener une vie sociale semblable à celle de leurs
contemporains, ne pouvant soutenir les frais qu'elle comportait. En revanche,
ils s'efforçaient de fournir à leurs établissements
un confort minimum, les munissant de systèmes de chauffage ultra-brûlants,
hiver comme été, de totems rouges destinés à
intimider les incendies et de gardiennes ambulantes dont la seule présence
silencieuse semblait suffire à faire régner l'ordre, la
ponctualité et l'efficacité du travail.
À intervalles irréguliers, la petite communauté
constituée de professeurs et d’élèves se rendait
dans un autre espace où étaient placés les premiers
ordinateurs utilisés dans l'enseignement, mais l'emploi en était
tout à fait hasardeux, sauvage et anarchique : en effet, plusieurs
jeunes apprenants s'emparaient simultanément du clavier et c'est
le plus
fort qui s'installait définitivement sans que le professeur n'intervienne,
jugeant sans doute qu'une sélection naturelle était un bon
critère de développement futur.
En outre, des déplacements plus importants avaient lieu, lors de
festivités extraordinaires (changement de saisons, rites théistes,
journées d'élection…), d'un village à un autre,
parfois même d'un pays à un autre dans la tentative d'échanger
les langages locaux pour parvenir à une communication bilatérale
(par exemple, les communautés de langue romane s'efforçaient
d'assimiler par contagion l'idiome normand…). Cette opération
était certainement considérée d'une grande valeur
à l'époque puisque des sommes importantes y étaient
consacrées, quitte à négliger d'autres secteurs d'investissement,
tels que l'ameublement des salles internes, le rajeunissement de l'équipe
d'enseignement ou l'informatisation du système et la virtualisation
des personnes qui n'aura lieu qu'au siècle suivant.
C'est sur ce curieux phénomène de dissociation que nous
conclurons, symbole efficace de l'usage désordonné de la
monnaie européanisée dans l'économie de l'apprentissage.
Le premier point (aperçu général et traces de civilisation)
étant traité, nous vous rappelons que :
• la suite (impôts et participation de la communauté
à la dépense) sera affichée dans 48 heures sur votre
écran ;
• pour ces premières notions, le temps concédé
est de trois minutes au terme desquelles cette page disparaîtra
définitivement de votre ordinateur ; vous pouvez cependant récupérer
le texte pendant les 24 heures qui suivent le cours sur l'ordinateur général,
après paiement de la taxe supplémentaire pour retard dans
l'apprentissage.
Barbara Wahl
Faculté d'Histoire Récente - Secteur
d'étude des mœurs
Sujet circonstanciel : l'enseignement au temps “ des profs ”
Champ de vision : les conditions économiques, premier aperçu.
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