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Didattica e soldi


La strana coppia

Un nuovo binomio circola nelle sale insegnanti, inquieta i docenti, partecipa ai momenti di programmazione, la coppia dei termini, sino a qualche tempo fa impensabili in abbinata, didattica e soldi.
Come presentano con chiarezza le testimonianze che seguono, con l'attribuzione di personalità giuridica ed autonomia alle istituzioni scolastiche si sono modificati anche i termini della gestione amministrativa e contabile e sono venuti a cadere i vincoli di destinazione dei fondi assegnati alle scuole, che ora hanno il compito di allocare autonomamente le risorse finanziarie provenienti da entrate proprie o da enti pubblici e privati, "per lo svolgimento delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento, come previste ed organizzate nel Piano dell'Offerta Formativa". La gestione finanziaria, dunque, non è più una dimensione estranea all'attività degli insegnanti, ma diventa una funzione delle scelte didattiche espresse da ogni collegio nel POF dell'istituzione, non un problema della segreteria, il campo d'azione del capo dei servizi (ex ottavo), ma un affare di tutti gli operatori di una determinata scuola. E qui cominciano i problemi.
Il comma 2 dell'art. 2 del regolamento regionale (R.R. 4.12.2001, n. 3) che detta istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche dotate di autonomia, recita: "è vietata la gestione di fondi al di fuori del programma annuale"; il comma 3 sempre dello stesso articolo chiarisce che tutta l'attività finanziaria si svolge sulla base del documento contabile denominato programma annuale, il quale, predisposto dal dirigente e validato con parere di regolarità dal collegio dei revisori dei conti, deve essere approvato con delibera dal Consiglio di Istituto entro il 15 dicembre dell'anno di riferimento. Che cosa significa tutto ciò per gli insegnanti?
Prevedere le attività didattiche dell'anno scolastico e, in collaborazione con il capo dei servizi di segreteria, definirne i costi in via totalmente preventiva entro novembre e non avere spazi per progetti estemporanei, nati in corso d'anno. Ma non solo. Il programma annuale, proprio perché annuale, ha una scansione temporale che va da gennaio a dicembre, i tempi della scuola, ben lo sappiamo, vanno invece da settembre a giugno. Allora? Occorre scandire le ipotesi di spesa in due tranche: settembre-dicembre, gennaio-giugno, per cui di fatto la programmazione didattica che sta a monte dell'individuazione dei costi, per l'anno scolastico a venire deve essere ipotizzata entro il giugno precedente. Una bella scommessa di professionalità.
Ma i problemi sono ben altri ancora. Se ogni istituzione può dunque finalizzare la propria dotazione finanziaria senza altri vincoli se non quelli individuati dal POF occorre che tale documento si faccia via via più preciso, più orientante, che gli insegnanti selezionino nel tempo le attività più riuscite e le organizzino in curricoli di istituto, quasi a predisporre delle matrici didattiche che caratterizzino da un lato quella scuola e dall'altro agevolino l'elaborazione del programma annuale.
Negli istituti comprensivi, in particolare, si pone poi il problema della ripartizione dei fondi tra i diversi gradi di scolarità. Molte le opzioni possibili, tutte da discutere da condividere tra docenti, dirigente, genitori del Consiglio di istituto: coefficienti di attribuzione economica diversi per alunni di gradi diversi? Ripartizione a pioggia? Individuazione di macro aree di aggregazione didattico progettuale in cui ripartire i fondi? Il primo che arriva prende tutto?
Siamo all'inizio e tutto sembra più difficile. "Ma io ho scelto di fare l'insegnante non il contabile!" Devo sapere quanto costa un pullman per andare a Milano al museo della Scienza e della tecnica? Ma questi sono problemi della segreteria!" "Un bambino di scuola materna non costa meno di un alunno di terza media, chiedo una ripartizione equa dei fondi!"
Queste poche frasi, autentiche, riassumono le difficoltà e gli smarrimenti inevitabili all'inizio di ogni nuova impresa. E quella del programma annuale è veramente un'impresa che chiede ai suoi protagonisti, dirigente, capo dei servizi di segreteria, genitori e soprattutto docenti, lungimiranza di progettazione e responsabilità.

Giovanna Sampietro

Il significato del Programma Annuale

L’autonomia delle istituzioni scolastiche nei vari ambiti in cui essa si esplica, soprattutto in quelli della didattica, dell’organizzazione e della ricerca, è stata già ampiamente dibattuta ed è stata oggetto di varie definizioni. Tuttavia non si può che partire dall’autonomia scolastica per capire la portata dell’innovazione attuata in ambito amministrativo-contabile mediante l’introduzione di nuovi strumenti di gestione delle risorse finanziarie.
È importante, infatti, focalizzare l’attenzione sul fatto che l’autonomia rappresenta, nella sua globalità, lo strumento di flessibilità che permette alle istituzioni scolastiche di avere potestà decisionali proprie per realizzare, ognuna, la propria azione progettuale in relazione al proprio contesto specifico, verificandosi quindi una pluralità di situazioni che devono poter essere gestite nella loro diversità ed originalità.
Agli strumenti di flessibilità che permettono agli ambiti della didattica, dell’organizzazione e della ricerca di articolarsi e differenziarsi nell’erogazione del servizio di istruzione e formazione si accompagnano, in coerenza con essi, strumenti relativi all’ambito gestionale e finanziario con specifiche caratteristiche di flessibilità.
È principalmente la personalità giuridica, attribuita alle istituzioni scolastiche in applicazione della legge regionale 19/2000, che permette di realizzare concretamente e direttamente, con potestà decisionali proprie, l’azione progettuale delle singole scuole.
La personalità giuridica è indispensabile corollario dell’autonomia in quanto attribuisce alle istituzioni scolastiche la capacità di essere soggetto di diritto all’interno dell’ordinamento giuridico e di poter quindi compiere, in nome proprio, atti giuridici.
Da ciò deriva l’ampliamento della sfera di capacità negoziale la quale si concretizza principalmente: nella possibilità di stipulare direttamente contratti con terzi; nella possibilità di essere direttamente destinatarie di lasciti e di finanziamenti aggiuntivi; nella proprietà dei beni direttamente acquistati i quali, precedentemente, erano sì gestiti dalle scuole ma rimanevano di proprietà della regione. Con essa sono venute meno, ad esempio, la funzione di stretto controllo amministrativo-contabile da parte degli organi scolastici regionali anche con la soppressione di tutte le autorizzazioni cui erano precedentemente sottoposte molte attività amministrative.
L’autonomia gestionale è rafforzata dall’istituzione del collegio dei revisori dei conti quale organo di controllo sulla legittimità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa e contabile delle istituzioni scolastiche che risultano così ulteriormente svincolate dal controllo preventivo esercitato dall’amministrazione scolastica centrale che appesantiva la capacità di azione della scuola allungando i tempi di realizzazione di molte attività. Infatti l’azione di controllo da parte del collegio dei revisori sull’atto gestionale più significativo, rappresentato dal programma annuale, è preventivo alla sua approvazione ciò che permette di renderlo immediatamente esecutivo non appena approvato dal Consiglio d’istituto, consentendo un più veloce utilizzo delle risorse per la realizzazione delle relative attività.
Altro elemento di flessibilità che contribuisce all’esplicarsi dell’autonomia è la tipologia delle assegnazioni finanziarie erogate dalla Regione che, non essendo più assoggettate ad altro vincolo di destinazione che la realizzazione delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento come previste ed organizzate nel POF, permette alle istituzioni scolastiche di allocare autonomamente le risorse finanziarie per la progettualità di ogni scuola.
Nell’allocazione delle risorse si realizza l’intreccio tra l’attività didattica, l’utilizzazione delle risorse (umane e finanziarie) e la gestione amministrativo-contabile.
In questo senso un’attenzione particolare merita lo strumento che principalmente sancisce ed evidenzia tale intreccio: il Programma Annuale.
Se l’azione progettuale della scuola si esplica nel Piano dell’Offerta Formativa che, rappresentando la carta d’identità di ciascuna istituzione scolastica, esprime gli impegni assunti per rendere concreta, visibile e trasparente l’offerta formativa, il programma annuale traduce in termini finanziari le strategie progettuali definite nel POF ed indirizza l’utilizzo delle risorse.
Esso altro non è che un bilancio di previsione strutturato in modo da permettere uno stretto raccordo con il POF il quale risulta pertanto essere l’elemento che indirizza l’utilizzo delle risorse. La nuova prospettiva - che assumono le previsioni di spesa - è proprio la programmazione delle risorse finanziarie sulla base della progettazione didattica.
Appare appena ovvio considerare il fatto che un’istituzione scolastica deve garantire innanzitutto l’attività istituzionale fondamentale, ordinaria, oltre ad attivare progetti extracurriculari; per entrambi gli ambiti occorre mettere in atto una serie di azioni ad essi funzionali ed il programma annuale deve prevedere le necessità finanziarie per ogni tipologia di spesa.
Per questo, esso si rivolge sostanzialmente a due oggetti finanziari differenti:
• da una parte l’insieme dei processi che una scuola mette in atto per garantire le finalità istituzionali, obbligatorie ed irrinunciabili ovvero le attività;
• dall’altra l’insieme delle attività extracurriculari, facoltative, ovvero i progetti.
In relazione a tali oggetti, dal punto di vista contabile, il programma annuale si articola, rispettivamente, in attività (comprendenti le spese per le esigenze di funzionamento generale, di funzionamento didattico generale, le spese di personale e quelle di investimento) e in progetti (che costituiscono la ricchezza dell’offerta formativa).
L’assenza di vincolo di destinazione delle risorse finanziarie permette alle istituzioni scolastiche di determinare liberamente la loro allocazione tra le attività ed i progetti ed è in questi ultimi che si realizza maggiormente l’intreccio tra didattica e gestione delle risorse in quanto essi vedono contemporaneamente coinvolte i protagonisti delle due aree della didattica e dell’amministrazione. Infatti, ad un’idea di azione formativa che si concretizza nella compilazione della scheda di sintesi da parte del docente responsabile del progetto, corrisponde la quantificazione finanziaria da parte del responsabile dei servizi amministrativi che si traduce nella scheda finanziaria e costituisce un allegato al programma. Pertanto la scheda di sintesi deve contenere tutti gli elementi utili per la realizzazione dell’azione proposta e per la quantificazione dei costi, la scheda finanziaria deve quantificare le risorse finanziarie necessarie mediante una stima quanto più possibile realistica al fine di non trovarsi in fase di realizzazione con risorse insufficienti oppure con un eccesso di risorse che avrebbero potuto essere diversamente utilizzate.
Questa collaborazione tra le due “anime” della scuola è, a parere della scrivente, la novità più significativa, anche se non esplicitata, che deriva dalla nuova impostazione data dall’autonomia, senza la quale perderebbe concretezza soprattutto quell'attività di ampliamento dell’offerta formativa che caratterizza da qualche anno l’attività delle istituzioni scolastiche.
Qualche perplessità persiste nel mondo della scuola in relazione alla flessibilità evocata dalla dottrina e dagli organi centrali dell’amministrazione scolastica. Tuttavia occorre non dimenticare che il servizio di istruzione rimane un servizio pubblico, esercitato mediante risorse pubbliche in un ambito di autonomia che non significa libertà assoluta di autodeterminarsi; l’autonomia scolastica infatti è funzionale al sistema pubblico complessivo ed unitario in cui le istituzioni scolastiche sono inserite. Ne deriva che, obbligatoriamente esse sono soggette a tutte quelle regole e vincoli che devono rispondere ai principi di trasparenza, efficacia, efficienza ed economicità e che sono gli strumenti indispensabili a tutelare il buon utilizzo delle risorse per l’erogazione del servizio a favore dei cittadini.

Luisa Marchetti
Direttore alla Direzione Politiche Educative dell’Assessorato Istruzione e Cultura
della Regione Autonoma della Valle d’Aosta


Con il Programma annuale occorre una maggiore capacità organizzativa

Con l'introduzione dell'Autonomia scolastica, l'impostazione del Bilancio della scuola ha subito una variazione sostanziale, tale che ha cambiato anche di nome: adesso si chiama Programma annuale. Il documento contabile viene così a coincidere, anche nel nome, con il documento programmatico che riassume l'insieme delle attività che la scuola realizza, nell'ambito del POF.
È quindi nel Piano dell'Offerta Formativa che ogni scuola declina la sua individualità, andando a definire le finalità delle proprie azioni e gli obiettivi degli interventi didattici e costruendo, di conseguenza, il proprio Programma annuale.
La relazione finanziaria ricalca passo per passo tale Programma, individuando le necessità economiche a partire dalla disponibilità dei fondi.
In che cosa questo nuovo bilancio ha modificato le abitudini degli insegnanti e la loro programmazione? Sostanzialmente individuerei due aspetti: il primo riguarda i tempi e i modi della programmazione e l'altro una esigenza accresciuta di collegialità.
Per quanto riguarda il primo aspetto, si segnala che oggi gli insegnanti sono tenuti a prevedere entro il mese di ottobre, in modo dettagliato, tutte le iniziative che intendono realizzare nel corso dell'anno e a individuare le necessità economiche connesse. Va detto che per gli insegnanti non si è trattato di un cambiamento improvviso. Da anni veniva loro richiesto di programmare, in modo sempre più preciso e fin dall'inizio dell'anno scolastico, le attività da svolgere e di prevedere per tempo l'acquisto dei materiali necessari.
Fin dal 1992, con l'introduzione dei Progetti bilingui, nelle scuole medie si era presa l'abitudine di far compilare agli insegnanti delle “Fiches” di progetto, entro il mese di ottobre, per poter poi disporre dei fondi necessari alla realizzazione dei progetti stessi.
Ora questa pratica si è diffusa e riguarda tutti gli insegnanti e tutte le attività. Inoltre viene richiesto agli insegnanti di programmare collegialmente, individuando insieme le attività che meglio permettono di raggiungere gli obiettivi dichiarati nel POF.
Questa è la seconda conseguenza cui accennavo : l'esigenza che la programmazione sia frutto dell'intesa fra gli insegnanti, che partecipano alla realizzazione della stessa attività, e che l'attività risponda ai requisiti individuati nel POF.
Su questo punto, a rendere le cose ancora più complesse, è intervenuta la razionalizzazione delle scuole, cioè il loro accorpamento in Istituzioni scolastiche di più ampie dimensioni, in cui sono confluiti diversi ordini di scuola, per la scuola di base, e indirizzi diversi, per la scuola superiore.
In questa situazione, definire il POF significa mettere insieme un certo numero di persone, rappresentativo delle varie istanze e dei vari attori della scuola, per andare a costruire un modello didattico - educativo condiviso, e programmare significa anche individuare le sedi in cui gli stessi attori definiscano, a livello di classe, di plesso, di ordine di scuola, di sede scolastica, l'articolazione delle attività da realizzare, nel rispetto di quel modello.
Si tratta quindi di richiedere uno sforzo di collegialità, di confronto, di condivisione agli insegnanti (sapendo che in passato l'insegnante si considerava piuttosto come un professionista che operava a livello individuale nel confronto con la propria classe) e di esigere dalla scuola tutta una maggiore capacità organizzativa in situazioni complesse.
È una sfida che stiamo portando avanti da anni e che richiede delle capacità di collaborazione e delle capacità organizzative che non sempre sono state previste nel percorso di formazione degli insegnanti e che, quindi, gli stessi stanno imparando sul campo.

Rosetta Bertolin
Dirigente dell’Istituzione scolastica Comunità Montana “Monte Cervino 2” Saint-Vincent

Dal Bilancio di previsione al Programma annuale

Con l'entrata in vigore del R.R. 04.12.2001, n. 3, e la conseguente abrogazione del R.R. 05.06.1978, le Istituzioni scolastiche della Regione, alla pari di quelle del restante territorio dello Stato, sono state chiamate a predisporre, in sostituzione del “vecchio” bilancio di previsione strutturato per capitoli e in cui era indicata la mera gestione di singole e specifiche voci di entrata e di uscita avulse da una loro qualsiasi interazione organica e programmatoria, un nuovo documento contabile denominato “programma annuale” che consente, o almeno dovrebbe farlo, la costruzione del budget e la gestione finanziaria soprattutto per obiettivi e per progetti ed attività.
Con le risorse finanziarie a disposizione, riconducibili essenzialmente ai finanziamenti per dotazione ordinaria e perequativa erogati dall'Amministrazione regionale senza alcun vincolo di destinazione, così come vuole la L.R. n. 19 del 26.07.2000 sull'autonomia scolastica, il Dirigente predispone, entro il 20 del mese di novembre di ogni anno, il programma annuale che la Giunta Esecutiva propone al Consiglio di Istituto per l'approvazione e che nelle sue linee deve, o dovrebbe, presentarsi come un documento contabile con dati ben definiti, quindi realistico e con un buon livello di completezza e attendibilità.
Soprattutto nel primo anno di transizione fra “bilancio di previsione” e “programma annuale” mi è stato possibile rilevare come la programmazione iniziale non sia sempre stata precisa e puntuale, forse a causa di un comprensibile disorientamento di fronte alla novità che ha colto un po' impreparati tutti i soggetti che, in funzione del loro ruolo nella scuola - sia individualmente (Dirigente scolastico, docenti, Capo Servizi di Segreteria) che collegialmente (Consigli di intersezione, di interclasse e di classe, Collegio dei docenti, Giunta esecutiva e Consiglio di Istituto) - sono stati chiamati ad interagire nel compito di predisporre il "programma annuale".
La programmazione iniziale non è sempre puntuale e precisa, non necessariamente per cause imputabili ai docenti ma piuttosto perché al momento della stesura dei progetti (giugno/settembre) alcuni dati non sono del tutto chiari e definitivi, i preventivi di spesa sono approssimativi, gli insegnanti, soprattutto quelli delle classi iniziali, sono chiamati a programmare delle attività senza neppure conoscere gli alunni e, quindi, senza la sicurezza che il progetto sia didatticamente valido per la classe cui è destinato. La conseguenza è che, talvolta, la programmazione iniziale, ancorché per giustificati motivi, non può essere sempre rispettata e pertanto qualche attività non viene realizzata od è sostituita con una simile o di altro genere o, ancora, si rende indispensabile la rimodulazione delle spese di alcuni progetti, soprattutto se comprensivi di visite guidate o viaggi di istruzione.
Tutto ciò trova riscontro nelle variazioni al programma che il Consiglio di Istituto apporta in corso d'anno.
È inoltre indispensabile, per una corretta gestione e considerato che la quasi totalità dei fondi erogati (ad eccezione dei finanziamenti finalizzati quali, ad esempio, il Fondo dell'istituzione scolastica per la retribuzione delle attività aggiuntive prestate dai docenti, quelli per progetti speciali e specifici, ecc.) sono liberi da qualsiasi vincolo di destinazione, che il Dirigente scolastico si attivi per stabilire a monte i criteri attraverso i quali ripartire le risorse finanziare fra progetti ed attività, informando opportunamente i docenti sulle modalità con cui avanzare le relative richieste senza generare confusione.
Dal punto di vista prettamente tecnico la contabilità della gestione del “programma annuale” si differenzia totalmente da quella del “bilancio di previsione” ed è passata dal vecchio capitolo d'entrata o di spesa al “progetto/attività”, per ognuno dei quali deve essere redatta dal Capo dei Servizi di Segreteria, sulla base dei dati forniti dai docenti, una scheda illustrativa finanziaria che, ovviamente a pareggio, ne evidenzia le risorse (entrate suddivise in aggregati, voci e sottovoci) e le spese programmate (suddivise in mastri, conti e sottoconti).
La contabilità delle Istituzioni scolastiche è più simile, per il suo nuovo impianto, a quella dell'azienda privata e rende più trasparente la lettura dei documenti contabili, soprattutto il Conto Consuntivo nel quale sono analiticamente riportate le tipologie di spesa (ammesso che a qualcuno possa davvero interessare questa lettura!).
Dal punto di vista formale, quindi, tutto è cambiato, mentre dal punto di vista sostanziale ho la netta sensazione che sia cambiato ben poco. Non so se e quanti Dirigenti scolastici si siano già avventurati nell'esercizio delle più ampie capacità negoziali riconosciute loro dal R.R. 04.12.2001, n. 3, so però che agli insegnanti interessa sempre, ora come allora, fare la “gita” di fine anno con le proprie classi, piuttosto che disporre del materiale di consumo o dei sussidi didattici, ed a loro poco importa, e del resto li capisco, se per raggiungere l'obiettivo è necessario, come si faceva ieri, avanzare una richiesta che dava origine ad una singola delibera del Consiglio di Istituto, o predisporre un “progetto” che, come si fa oggi, deve confluire nel “grande contenitore” che si chiama “programma annuale”.
In conclusione posso affermare che i miei rapporti con gli insegnanti sono gli stessi di sempre, è solo cambiata la forma con cui ci scambiamo le informazioni.

Giorgio Brunod
Capo Servizi di Segreteria presso l’Istituzione Scolastica “Aosta 3”

Quando il genitore decide di “esserci”

La mia esperienza nell'Istituzione scolastica non è recente; questo è infatti il secondo mandato ed ho fatto parte, prima dell'entrata in vigore della legge sull'autonomia delle istituzioni scolastiche, del Collegio di Circolo del secondo Circolo Didattico di Aosta.
Ho pertanto vissuto in pieno la trasformazione del modello organizzativo con tutti i problemi e le perplessità iniziali legate alla creazione e al dimensionamento delle nuove istituzioni.
Le forme di autonomia didattica e organizzativa, assegnate dalla legge regionale hanno certamente conferito al Consiglio di Istituto, che rappresenta l'organo amministrativo dell'Istituzione scolastica, potenziali responsabilità e ruolo diversi rispetto ai precedenti. Si consideri ad esempio la sola composizione mista delle istituzioni comprensive dei tre ordini di scolarità.
Ho volutamente usato il termine “potenziali”, riferito al ruolo del Consiglio, poiché gli organi collegiali sono ancora sempre quelli definiti dai cosiddetti Decreti Delegati risalenti ad oltre venticinque anni fa. La composizione il ruolo e le competenze, non sono infatti stati armonizzati nell'ambito dell'autonomia scolastica e ritengo opportuno che ciò venga fatto quanto prima.
Fra i compiti assegnati al Consiglio di istituto quelli di natura economica sono sicuramente i più difficili da padroneggiare, innanzitutto per via della scarsa familiarità con la terminologia (allocazione delle risorse, variazioni di spesa, competenze, ecc.) e poi per l'ignoranza in materia, ad eccezione di chi lavora in ambiti bancari o contabili. I genitori sono tendenzialmente e naturalmente più portati ad occuparsi di problemi tangibili quali quelli legati ai servizi di refezione o di trasporto e quelli legati all'offerta didattica. L'impatto con le problematiche economico-contabili è piuttosto duro.
Peraltro non è richiesto ai genitori di trasformarsi in esperti contabili! Ciò che deve essere chiaro sono le linee programmatiche stabilite dal Piano dell'Offerta Formativa (POF) che costituisce il principale strumento di indirizzo ed orientamento dell'istituzione. Con riferimento al POF e ai sensi del Regolamento contabile predisposto dalla Giunta regionale nel 2001, la nostra istituzione ha elaborato un Programma Annuale (PA) nel quale le voci di spesa sono aggregate principalmente per attività e per progetti. Tale griglia di lettura consente di orientarsi meglio nel bilancio e di comprendere maggiormente le esigenze di funzionamento generale.
In attesa della riforma degli organi collegiali ritengo che la presenza dei genitori possa e debba essere valorizzata portando così ad una migliore armonizzazione delle componenti (docenti, personale non docente, studenti, genitori) a favore di una crescita comples siva dell'istituzione scolastica e della sua offerta formativa. Ma per raggiungere questo obiettivo non è sufficiente una modifica formale occorre accompagnare i genitori nell'acquisizione della consapevolezza di dover svolgere un ruolo attivo. Non semplici spettatori ma attori principali, unitamente alle altre componenti scolastiche, del futuro formativo dei propri figli.
Sono fautore di una scuola partecipata, a tutti i livelli. Non condivido l'atteggiamento di chi sta a guardare pensando che tutto sia dovuto, ritengo invece che “esserci” significa con-dividere cioè vivere assieme, essere co-responsabili anche delle scelte economiche, un po' come se si trattasse del proprio bilancio familiare.

Loris Sartore
Genitore Presidente del Consiglio d'Istituto dell'Istituzione scolastica “Aosta 5”


Didactique, Argent et Science-fiction

Merci d'avoir allumé votre ordinateur à l'heure prévue. Les six élèves télé-guidés de cette unité étant connectés, il est possible de commencer à illustrer la première partie de notre cours sur l'enseignement à travers quelques fragments qui nous sont parvenus, plus probablement du XXIe siècle, date que nous pouvons donner approximativement grâce à l'allusion fréquente, dans les textes conservés sur papier, à des supports primitifs nommés “ disquettes ”. (Si vous voulez plus de renseignements, cliquez sur ce mot).
Les images que vous verrez apparaître à l'écran donnent une idée des conditions de l'école du passé.
On appelle école, à cette époque, un lieu stable auquel chaque élève doit physiquement se rendre, tous les matins ou presque, aux frais de l'État, pour recevoir, physiquement toujours, les leçons orales du personnel engagé à cet effet. L'école est jugée très coûteuse pour les finances générales et l'économie principale se fait sur le salaire des préposés à l'enseignement, encore qualifiés de “ professeurs ” dans la mesure, vraisemblablement, où ils professent un acte de foi dans l'amélioration possible des générations qui leur sont confiées. En effet, les conditions de vie des professeurs ont quelque ressemblance avec celle des mystiques des âges perdus : ils exercent leur métier dans des cellules rectangulaires où s'entassent un nombre élevé de jeunes enfants réels (voir photo), comme vous le voyez, ils ont, à leur disposition un écran noir sur lequel se projetaient probablement les explications, et tous les élèves semblent posséder un mini-écran, directement posé sur la table de travail (certains spécialistes pensent qu'il s'agirait plutôt de livres mais nous ne retiendrons pas cette hypothèse car le coût élevé du papier ne nous semble pas s'adapter à l'extrême austérité et pénurie des mœurs du temps). Les adultes qui se consacraient à ce métier renonçaient donc à mener une vie sociale semblable à celle de leurs contemporains, ne pouvant soutenir les frais qu'elle comportait. En revanche, ils s'efforçaient de fournir à leurs établissements un confort minimum, les munissant de systèmes de chauffage ultra-brûlants, hiver comme été, de totems rouges destinés à intimider les incendies et de gardiennes ambulantes dont la seule présence silencieuse semblait suffire à faire régner l'ordre, la ponctualité et l'efficacité du travail.

À intervalles irréguliers, la petite communauté constituée de professeurs et d’élèves se rendait dans un autre espace où étaient placés les premiers ordinateurs utilisés dans l'enseignement, mais l'emploi en était tout à fait hasardeux, sauvage et anarchique : en effet, plusieurs jeunes apprenants s'emparaient simultanément du clavier et c'est le plus
fort qui s'installait définitivement sans que le professeur n'intervienne, jugeant sans doute qu'une sélection naturelle était un bon critère de développement futur.
En outre, des déplacements plus importants avaient lieu, lors de festivités extraordinaires (changement de saisons, rites théistes, journées d'élection…), d'un village à un autre, parfois même d'un pays à un autre dans la tentative d'échanger les langages locaux pour parvenir à une communication bilatérale (par exemple, les communautés de langue romane s'efforçaient d'assimiler par contagion l'idiome normand…). Cette opération était certainement considérée d'une grande valeur à l'époque puisque des sommes importantes y étaient consacrées, quitte à négliger d'autres secteurs d'investissement, tels que l'ameublement des salles internes, le rajeunissement de l'équipe d'enseignement ou l'informatisation du système et la virtualisation des personnes qui n'aura lieu qu'au siècle suivant.
C'est sur ce curieux phénomène de dissociation que nous conclurons, symbole efficace de l'usage désordonné de la monnaie européanisée dans l'économie de l'apprentissage.
Le premier point (aperçu général et traces de civilisation) étant traité, nous vous rappelons que :
• la suite (impôts et participation de la communauté à la dépense) sera affichée dans 48 heures sur votre écran ;
• pour ces premières notions, le temps concédé est de trois minutes au terme desquelles cette page disparaîtra définitivement de votre ordinateur ; vous pouvez cependant récupérer le texte pendant les 24 heures qui suivent le cours sur l'ordinateur général, après paiement de la taxe supplémentaire pour retard dans l'apprentissage.

Barbara Wahl
Faculté d'Histoire Récente - Secteur d'étude des mœurs
Sujet circonstanciel : l'enseignement au temps “ des profs ”
Champ de vision : les conditions économiques, premier aperçu.


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