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Formazione
continua e dintorni
I dati di alcune interessanti ricerche rivelano
che, in base al principio dell’educazione permanente, per i cittadini
adulti vi saranno nella “società della conoscenza”
enormi possibilità di emancipazione, ma anche rischi di nuove forme
di esclusione. Questione solo di competenze?
Come è noto, con le iniziative di educazione degli
adulti, si cerca di dare attuazione al principio dell’educazione
permanente o meglio, secondo l’accezione attualmente utilizzata
in ambito comunitario ed internazionale, del lifelong learning (apprendimento
lungo tutto l’arco della vita).
In base a tale principio la formazione, tradizionalmente relegata all’età
giovanile e alle aule scolastiche, diventa condizione permanente dello
sviluppo dell’individuo e
della nuova società caratterizzata da tre grandi tendenze:
l’estensione a livello mondiale degli scambi, l’avvento della
società dell’informazione e il rapido progresso della rivoluzione
scientifica e tecnica.
Tali mutazioni, se da un lato hanno incrementato le possibilità
di ciascun individuo di accedere all’informazione e al sapere, dall’altro
hanno comportato una modifica dei sistemi di lavoro e, in generale, delle
competenze necessarie a fronteggiare la nuova realtà definita dal
Libro bianco(1) della Commissione Europea “società
della conoscenza”.
La possibilità per i cittadini di esserne parte attiva dipende
dalla loro capacità di incrementare in modo ricorrente e dinamico
le conoscenze e le competenze via via necessarie per l’inserimento
e il reinserimento lavorativo, l’emancipazione sociale ed individuale
e l’autonomo esercizio dei diritti di cittadinanza.
È evidente che in questo scenario si possono intravedere enormi
possibilità di emancipazione e crescita economica e sociale, ma
anche rischi di nuove forme di esclusione. Non vanno poi dimenticati gli
ostacoli frapposti alla concretizzazione di tale realtà da larghe
fasce di popolazione che hanno difficoltà ad inserirsi o reinserirsi
nei circuiti occupazionali, nonché a gestire i propri percorsi
esistenziali, a causa dei bassi livelli di istruzione posseduti e in particolare
della scarsa padronanza e capacità di gestire ed implementare le
competenze di base (le abilità alfabetiche strumentali - leggere,
scrivere e far di conto – utilizzate funzionalmente e cioè
applicate ai contesti di vita e di lavoro e le competenze trasversali:
risolvere problemi, relazionarsi agli altri, lavorare in gruppo…).
Tale problema riguarda pure gli immigrati che stanno diventando una presenza
sempre più significativa nel nostro paese e che devono confrontarsi
non solo con le difficoltà di inserimento lavorativo e sociale,
ma anche con quelle relative alla scarsa o nulla padronanza della lingua
di comunicazione.
Una ricerca di qualche anno fa del CEDE (ora INValSI), la SIALS (Second
International Adult Literacy Survey – Seconda Indagine Internazionale
sulle competenze alfabetiche degli adulti)(2) promossa all’OCSE
nei paesi più industrializzati del mondo, ha evidenziato come anche
in Italia ampi settori della popolazione adulta tra i 16 e i 65 anni,
risultano essere a rischio alfabetico, cioè non posseggono un livello
di alfabetizzazione funzionale (literacy) adeguato (un terzo non lo possiede,
un altro terzo lo possiede in misura minima) e cioè non sono in
grado di utilizzare in maniera soddisfacente, nella vita quotidiana, le
più elementari abilità di natura culturale: comprendere
testi (racconti, articoli di giornale, annunci, lettere, ecc.), interpretare
grafici (lettura di grafici, schemi e tabelle, compilazione di moduli
e formulari, ecc.) e eseguire calcoli (padronanza della tecnica delle
operazioni aritmetiche, soluzione di problemi, calcolo di percentuali,
ecc.).
Dalla ricerca SIALS ha preso le mosse la ricerca ALL (Adult Literacy
and Life Skills - Competenze alfabetiche funzionali e abilità per
la vita)(3), ancora in corso di svolgimento, sempre promossa
dall’OCSE e realizzata in Italia dall’INValSI, per testare
le competenze alfabetiche funzionali e le abilità per la vita in
relazione ad ambiti/settori che la ricerca indica essenziali per la riuscita
in senso economico e professionale ed anche a tutti quegli altri aspetti
che contribuiscono, nella vita quotidiana e lavorativa delle persone,
a sostenere comportamenti efficaci: la capacità di analisi e soluzione
di problemi, l’uso delle nuove tecnologie, la capacità di
lavorare in gruppo.
Da quanto sopra esposto risulta evidente che l’educazione degli
adulti è chiamata a far fronte ad un ventaglio complesso e diversificato
di bisogni, che potranno essere soddisfatti in maniera adeguata solo se
le varie esperienze ed istanze presenti nel paese saranno oggetto di un
processo di riorganizzazione, anche a carattere normativo, finalizzato
alla costruzione di un sistema di educazione degli adulti organicamente
inserito all’interno del sistema generale di istruzione e formazione
e in sinergia con le politiche occupazionali.
È per venire incontro a queste nuove esigenze che da alcuni anni
la più significativa esperienza italiana di educazione degli adulti,
i corsi sperimentali di scuola media per lavoratori, più conosciuti
come 150 ore, e i corsi di alfabetizzazione (per il diploma di scuola
elementare), si sono organizzati nei Centri Territoriali Permanenti (CTP)
che, seppur in condizioni piuttosto precarie per mancanza di un forte
quadro istituzionale di riferimento, hanno il compito di superare la storica
funzione di mero recupero dei titoli di studio a favore di un progetto
maggiormente rispondente all’esigenza di formazione di base, anche
legata ai recenti processi di immigrazione, in un’ottica di integrazione
tra scuola e formazione professionale, di coinvolgimento del territorio
e di sinergia tra i vari soggetti, pubblici e privati, interessati.
In questo quadro si situano anche le iniziative istituzionali attivate
in Valle d’Aosta per il recupero della scolarità di base
da parte di cittadini adulti: i corsi di alfabetizzazione (scuola elementare)
e i corsi 150 ore (scuola media).
I primi, i corsi di alfabetizzazione, ubicati presso l’istituzione
scolastica “Aosta 5”, comprendono, nell’anno scolastico
corrente, due classi affidate a due insegnanti, con un totale di circa
61 iscritti. Questi corsi sono stati riattivati a partire dall’a.s.
1999-2000, dopo un lungo periodo di interruzione per mancanza di utenza,
per venire incontro essenzialmente ai bisogni di alfabetizzazione linguistica
della popolazione immigrata. I corsi di scuola media 150 ore, anch’essi
ubicati presso l’Istituzione scolastica “Aosta 5”, contano
due classi, tre insegnanti e 50 iscritti. L’utenza è costituita
per il 50% circa di cittadini stranieri e per l’altro 50% di varie
categorie di persone mosse essenzialmente dal bisogno del diploma di scuola
media per motivi di lavoro.
Entrando più nello specifico del rapporto con il mondo del lavoro,
ci sembra importante ricordare, accanto ai dispositivi didattici e organizzativi
messi in atto dagli insegnanti per collegare l’azione formativa
con la realtà del lavoro (scelta dei contenuti e finalizzazione
di alcuni apprendimenti alla spendibilità nella vita pratica e
lavorativa, valorizzazione delle esperienze e conoscenze pregresse degli
allievi…), il perseguimento di obiettivi di alfabetizzazione culturale
e funzionale indispensabili per garantire l’inclusione sociale (nella
vita e nel lavoro). La frequenza dei corsi, spesso motivata dall’esigenza
contingente di un titolo di studio, costituisce per molti dei partecipanti
l’occasione di recuperare/rinforzare saperi e abilità strumentali
quali la lettura, la scrittura, il far di conto, ma anche di ricollocare
tali abilità in termini funzionali alla vita e al lavoro, di attivare
competenze relazionali e di lettura ed interpretazione della realtà,
di affinare il senso critico.
La scuola è altresì l’occasione per avvicinarsi al
nuovo linguaggio dell’informatica e all’apprendimento delle
lingue. Non è poi da trascurare il fatto che il rientro in formazione,
se vissuto positivamente, può rappresentare un’opportunità
di riavvicinamento al sapere e alle forme di apprendimento organizzato,
con conseguenze positive anche rispetto alla propensione ad inserirsi
in ulteriori processi di educazione permanente.
In conclusione, ci preme tuttavia sottolineare che tali corsi in Valle
d’Aosta non hanno ancora potuto essere attivati, come nelle altre
regioni con l’istituzione dei CTP, una impostazione ed un’organizzazione
maggiormente rispondenti alle nuove esigenze di formazione. Tale ritardo
risulta ancora più incomprensibile se si pensa che, grazie alle
competenze che le sono conferite, l’Amministrazione regionale avrebbe
potuto avviare autonomamente un percorso di riordino del settore dell’educazione
degli adulti nell’ottica sopra esposta, costituendosi come terreno
di sperimentazione di interessanti formule e soluzioni.
Piero Aguettaz
Docente con compiti di ricerca presso l'IRRE-VDA
dove si occupa di Educazione degli adulti e Documentazione pedagogico-didattica.
Note
(1) COMMISSIONE EUROPEA, Imparare ad apprendere.
Verso la società conoscitiva, a cura di E. Cresson e P. Flyn, Lussemburgo,
1995.
(2) V. GALLINA, a cura di, La competenza alfabetica in Italia.
Una ricerca sulla cultura della popolazione, Angeli, Milano, 2000.
(3) V. GALLINA, ALL: Letteratismo e abilità per la vita
della popolazione adulta, in INValSI, Ricerche valutative internazionali
2000, Angeli, Milano, 2001.
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