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Il
territorio come laboratorio
Un laboratorio sul quadro di
civiltà agro – pastorale ha approfondito in modo perimentale
tematiche storiche e scientifiche direttamente sul territorio, coinvolgendo
tre Istituzioni scolastiche.
Viviamo in una Regione di montagna eccezionalmente ricca
dal punto di vista ambientale, che offre molteplici opportunità
didattico – educative per tutte le discipline scolastiche.
Il territorio, in effetti, è una sorta di libro contenente tracce
d’origine sia naturale sia antropica. Attraverso la “lettura”
del paesaggio è, quindi, possibile comprendere come l’uomo
viva oggi e vivesse in passato il territorio e come egli sia intervenuto
sull’ambiente circostante. Ecco perché il territorio può
diventare vero laboratorio e le fonti storiche possono risultare più
chiare e comprensibili se analizzate anche in relazione allo studio dell’evoluzione
geologica e dell’ambiente naturale. L’intreccio di tutte queste
informazioni risultano fondamentali per approfondire gli aspetti antropologico
– sociali della storia.
Le attività di laboratorio |
Progetto |
Il quadro di civiltà agro
– pastorale: l’evoluzione culturale e l’intervento
dell’uomo sull’ambiente. |
Ideazione e conduzione |
Istituzione scolastica Evançon 2
Dirigente: Anna BORDET |
Tempi |
A. s. 2003 – 2004 |
Istituzioni e classi coinvolte |
Scuole elementari:
Istituzione Scolastica Evançon 2: Arnad (3a), Issogne (1a,
2a e 3a), Ruelle (4a), Verrès
(2a e 3a)
Istituzione Scolastica Evançon 1: Antagnod (1a
e 2a), Challand St. Anselme (2a e 3a),
Challand St. Victor (3a e 4a)
Istituzione Scolastica Maria Ida Viglino: Cogne (2a e 3a)
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Insegnanti |
Irene Rolland, Claudia Dublanc, Neva Perracca,
Daniela Péaquin, Lorena Borrettaz, Cristina Joly, Maria Teresa
Lasier, Rita Pernigotto, Ivana Sarteur, Daniela Revil, Maria Grazia
Baiguini, Marie-Claire Daudry, Assunta Garatti. |
Esperti esterni |
Luca Ceragioli, geologo
Fiorenza Cout, esperta di storia locale. |
Coordinamento |
Lorena Borettaz, funzione obiettivo per l'Area di sostegno ai docenti. |
Un progetto che continua…
L’iniziativa è la prosecuzione di un laboratorio
dal titolo L’evoluzione fisica e culturale dell’uomo nel
Paleolitico realizzato durante l’anno scolastico 2002 - 03
(l’École valdôtaine, n. 61, p. 28).
Il laboratorio di storia nasce come momento di formazione per gli insegnanti
per conoscere meglio le opportunità didattiche che il territorio
offre.
Il progetto è stato organizzato in quattro momenti: la formazione
teorica dei docenti; la progettazione delle attività di laboratorio;
le attività didattiche con gli alunni; l’allestimento della
mostra finale.
Il quadro di civiltà agro – pastorale: l’evoluzione
culturale e l’intervento dell’uomo sull’ambiente è
il titolo del progetto realizzato durante l’anno scolastico 2003
- 04.
La prima fase, dedicata alla costruzione e all’approfondimento di
conoscenze specifiche, ha visto la partecipazione di Fiorenza Cout (esperta
di storia locale) e Luca Ceragioli (geologo) che hanno poi guidato le
visite ai siti di Lignan, Vollein e l’escursione nei boschi del
Col d’Arlaz.
Per riuscire a leggere il territorio e le sue tracce occorrono, oltre
alla conoscenza ed alla sensibilità, anche strategia ed esperienza.
Per quanto riguarda la storia, l’esperto può quindi fornire
le giuste indicazioni per l’individuazione e l’interpretazione
delle fonti.
Durante la fase di progettazione si sono formati due sottogruppi in base
agli interessi personali ed alle esigenze didattiche. Un gruppo ha approfondito
i temi storici, mentre l’altro si è occupato degli aspetti
scientifici. Obiettivo comune era però la condivisione di un modello
teorico orientato alla realizzazione di un unico prodotto finale, la mostra.
Inizialmente, è stato difficile riuscire ad integrare i due filoni
in modo coerente. Il ricorso all’esperienza diretta ha unificato
i due gruppi: sia nell’esplorazione del territorio, sia nella sperimentazione
delle attività pratiche legate alla civiltà agro–pastorale.
Durante le attività di laboratorio con gli alunni si sono alternati
momenti di preparazione teorica ad altri di esperienza pratica con l’obiettivo
di costruire un sapere più radicato e completo, non dedotto solo
dai libri di testo. Significativo il commento che una mamma ha lasciato
sul quaderno delle firme della mostra finale “Compli menti…,
sicuramente i bambini in questo modo avranno imparato molto bene gli argomenti
trattati”.
La decisione di strutturare una mostra finale ha costituito un rinforzo
motivazionale per gli alunni e ha potenziato un atteggiamento cooperativo.
Le prospettive
Visto l’esito positivo del laboratorio il progetto
continua anche per l’a.s. 2004 – 2005. È previsto che
si realizzino due progetti: uno storico ed un altro scientifico. Il laboratorio
di storia in continuità con quelli realizzati in precedenza s’intitola
La relazione uomo – ambiente: dagli insediamenti dell’età
del bronzo alla romanizzazione; mantiene lo stesso tipo di organizzazione
dei precedenti e sfrutterà le risorse che il territorio offre lavorando
nell’ottica dell’intreccio tra storia generale e storia locale.
Il laboratorio di scienze intende realizzare un progetto sui ghiacciai
organizzato secondo i criteri della didattica ambientale, con particolare
attenzione al coinvolgimento degli alunni, soggetti attivi nell’interscambio
delle informazioni e delle tematiche.
Esperti al servizio degli insegnanti |
Il mio ruolo prevedeva, alcune lezioni iniziali
con uscite sul territorio, seguite da una serie di incontri di approfondimento
con le insegnanti coinvolte nei progetti.
Durante le lezioni ed i momenti di incontro erano previsti spazi
di discussione per ridefinire aspetti tematici e metodologici, secondo
le indicazioni che emergevano dal gruppo.
La prima fase del progetto è stata dedicata alla trattazione
strettamente scientifica e all’approfondimento di argomenti
richiesti dalle insegnanti. Alla trattazione storica è stato
affiancato l’aspetto ambientale, con particolare riferimento
alla descrizione del territorio e alla sua evoluzione naturale.
Durante le uscite, l’attenzione del gruppo è stata
costante: affrontare un argomento da più punti di vista garantisce
alle diverse sensibilità di trovare maggiori spazi di interesse.
Conclusa la fase di formazione in senso stretto, ogni insegnante
ha focalizzato gli argomenti storici e/o ambientali da sviluppare
in classe.
I miei interventi in classe, su aspetti ambientali legati alla vita
dell’uomo nel neolitico, quali: il bosco, l’acqua, la
morfologia delle regioni alpine, ecc. avevano l’obiettivo
di preparare gli alunni alle uscite sul territorio dove raccogliere
materiali ed informazioni per una eventuale mostra finale. Tra un
intervento e l’altro, l’insegnante gestiva autonomamente
tratti di percorso, anche con l’aiuto di materiale talvolta
preparato appositamente.
Questa modalità di lavoro ha permesso ai docenti di acquisire
nuove informazioni sull’argomento scelto, spendibili anche
in futuro, in percorsi analoghi.
Per quanto riguarda la mostra, i bambini sapevano che il loro lavoro
avrebbe costituito un tassello importante del mosaico finale. La
mostra conclusiva avrebbe così illustrato nel modo più
completo possibile come era organizzata la vita dell’uomo
nel neolitico e l’ambiente in cui essa si svolgeva nella nostra
Regione.
Per far sì che l’esposizione non fosse un semplice
resoconto dei risultati conclusivi di ogni progetto, ma soprattutto
la testimonianza di un cammino compiuto, è stato dato ampio
spazio alla documentazione delle attività. Questa esperienza
ha confermato la validità di una didattica di ricerca, che
ritengo interessante sviluppare in futuro, in modo da prevedere
anche la partecipazione attiva di genitori, biblioteche, amministrazioni,
di tutte quelle realtà cioè che possono portare contributi
e stimoli alla scuola.
Luca CERAGIOLI
Geologo
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Il territorio come strumento di conoscenza |
La classe 4 a di Montjovet –
Ruelle, ha seguito il laboratorio creando dei punti di contatto
tra gli aspetti prettamente storici e quelli più specificatamente
scientifici, prevedendo un progetto intitolato “ Il bosco
nel Medioevo tra fantasia e realtà”.
Un’uscita molto significativa è stata fatta partendo
dal Col d’Arlaz (Montjovet) e seguendo il percorso del “ru”
fino ad Arcesaz (Brusson).
Lo scopo era quello di far conoscere ai bambini come l’uomo
sia intervenuto nel tempo con opere di canalizzazione dell’acqua,
tuttora in uso, o con opere di gestione del bosco, ancora visibili
(muretti di sostegno, ceppaie di castagni potate e curate nel tempo
passato, piccole costruzioni in muratura a secco per rifugiare il
bestiame…).
Le modalità di preparazione dell’uscita hanno seguito
lo schema presentato nel corso di formazione per gli insegnanti:
1. identificare potenzialità e limiti dell’uscita
da svolgere (attività tra insegnante ed esperto)
- Attenzione rivolta al tipo di ambiente che avremmo incontrato,
per rispettarne la vita animale e vegetale e valutarne eventuali
rischi e pericoli.
- Scelta delle tematiche da presentare: naturalistiche:
il tipo di vegetazione, la forma del territorio, le rocce e i minerali;
storiche: gli interventi dell’uomo su quell’ambiente
nel tempo (il “ru”, i muretti di sostegno, la cura per
i castagneti…); relazionali: rapporto con l’ambiente,
rapporto/scambio tra compagni, rapporto/scambio con gli esperti.
2. Stimolare la curiosità a verificare le conoscenze
sul campo (attività svolta dall’insegnante)
- semplice parte teorica con schede, materiali e documenti atti
a stimolare domande e a formulare ipotesi;
- previsione di un prodotto finale da esporre alla mostra.
3. Preparare teoricamente l’uscita – percorso
di iniziazione all’evento (attività svolta dall’esperto)
4. Responsabilizzare gli alunni in vista dell’uscita (attività
svolta dall’insegnante)
- Discussione con la classe su eventuali rischi connessi al percorso
scelto, per salvaguardare l’incolumità fisica di tutti
(territorio roccioso, presenza di serpenti, caduta di pietre, rischio
di scivolare nel “ru”, eventuali reazioni allergiche…);
- riconoscimento di alcune regole comuni al giusto comportamento
da seguire (rispetto dell’ambiente, rispetto dei compagni
più lenti, ascolto degli esperti e degli altri in generale…);
- previsione di dover affrontare eventuali frustrazione (maltempo,
ostacoli lungo il percorso, piccoli incidenti…).
In classe, quindi, con i bambini si è ipotizzato uno schema
flessibile di uscita. Gli alunni conoscevano il tipo di percorso,
le sue potenzialità ed i suoi limiti e le ipotesi da verificare.
Che cosa ha dato dunque l’uscita così organizzata?
- Ha permesso di collocare in modo preciso, perché vissuto
direttamente, sia geograficamente sia ambientalmente il luogo di
cui tanto si era discusso in classe.
- Ha permesso di soffermarsi e di affrontare in loco temi specifici,
importanti per i bambini, ma non presi in considerazione dall’insegnante
(relazioni tra elementi dell’ambiente, presenza di leggende
legate ad alcuni luoghi incontrati…).
- Ha permesso di consolidare alcune nozioni presentate in classe.
- Ha dato la possibilità a tutti (alunni ed insegnanti)
di riconoscere un luogo ben noto, come il bosco e, per i bambini
di Ruelle, un bosco conosciuto.
- Ha permesso a tutti di valutare le conoscenze possedute, le ipotesi
fatte, ma anche i propri limiti fisici e le paure legate all’incolumità
fisica.
- Ha permesso di portare avanti un discorso di avvicinamento al
proprio territorio, inteso come strumento di conoscenza. E ciò,
sia per gli insegnanti che non hanno partecipato alle attività,
attraverso la mostra finale, sia per le famiglie degli alunni che,
anche se indirettamente, hanno conosciuto tutte le tappe di preparazione
dell’uscita e di realizzazione dei lavori svolti per la mostra
e hanno conosciuto gli argomenti trattati.
Daniela PÉAQUIN
Insegnante elementare |
Partire da Ayas per un viaggio nel tempo |
Con
lezioni frontali, osservazioni di fossili, proiezioni di diapositive,
disegni e manipolazioni di materiali vari, Fiorenza Cout ha cercato,
insieme alle insegnanti delle classi 1a e 2a di Ayas-Antagnod, di
sfruttare al massimo l’interesse che gli alunni, pur così
piccoli, presentavano verso gli argomenti proposti.
Nei mesi invernali, i bambini hanno fatto scoperte sull’origine
della Terra, sull’evoluzione degli esseri viventi ed in particolare
dell’uomo, dall’antico Australopiteco all’Homo
Sapiens Sapiens, nostro diretto progenitore. Hanno provato a disegnare,
come gli uomini primitivi sulla pietra, utilizzando carbone
e ocra, a fabbricare frecce e puntuali con ossa di animali, a modellare
e cuocere l’argilla, a incollare usando collanti naturali
come l’albume d’uovo.
I bambini hanno imparato che i resti dei più antichi esseri
umani sono stati ritrovati in Africa e che da quel continente l’uomo
è partito per raggiungere le altre terre: anche Ayas, in
Valle d’Aosta! Proprio così, nel comune di Ayas ci
sono luoghi che testimoniano frequentazioni di epoca preistorica.
A maggio, con i coetanei della Scuola elementare di Challand–Saint-Anselme,
guidati da Fiorenza, si sono recati a visitare i luoghi preistorici
di Ayas: i ripari sottoroccia di Barmasc, la sorgente d’acqua
che sgorga nelle vicinanze (oggi nasce sotto la Cappella dedicata
alla Madonna del Buon Soccorso) e il masso coppellato del Pian Portola.
A Barmasc, tre grandi rocce a forma di grotta, servivano da riparo
ai cacciatori primitivi che, in età preistorica venivano
a cacciare cervi, orsi, stambecchi sulle nostre montagne; lì
accanto probabilmente esisteva già la sorgente d’acqua
dove essi potevano dissetarsi. Questi reperti stimolano la fantasia
dei bambini che immaginano i nostri antenati sotto le rocce attorno
ad un grande fuoco sempre acceso per tenere lontano gli animali,
mentre preparano le armi per la caccia del giorno successivo o riposano
su un giaciglio d’erba coperti dalle pelli degli animali uccisi.
Al Pian Portola, un masso levigato presenta diverse coppelle molto
evidenti e ben conservate. I bambini notano che è un sasso
di colore diverso dagli altri perché è rossastro;
probabilmente gli antichi uomini attribuivano ad esso un significato
magico poiché, essendo ferruginoso, era spesso colpito dai
fulmini. Il masso si trova sul sentiero che porta al Colle Portola,
punto di comunicazione con la Valtournenche e quindi, a quei tempi,
passaggio obbligato per arrivare nella nostra Valle. Perché
gli uomini primitivi hanno scavato queste coppelle? Forse le coppelle
venivano scavate e poi riempite con offerte per propiziarsi il favore
degli dei, oppure segnavano la posizione degli astri, oppure ancora,
e questa è l’ipotesi più attendibile, le coppelle
indicavano la direzione per recarsi verso i colli che portano a
Gressoney, Brusson, Chamois… erano insomma delle mappe primitive.
Al ritorno costeggiamo il Ru Corthod sulle cui sponde crescono felci
ed equiseti, piante che esistevano già in epoca preistorica.
Facendo questa escursione sul territorio i bambini hanno sentito
più vicini a loro questi uomini che, in tempi lontanissimi,
percorrevano gli stessi sentieri che percorriamo noi oggi, in condizioni
ambientali però molto più difficili ed hanno capito
che tutto ciò che noi abbiamo e che diamo per scontato è
in realtà frutto della fatica, del lavoro e dell’intelligenza
dei nostri antenati.
Ivana SARTEUR
Insegnante elementare |
Connaître les hommes du Néolithique
par les activités pratiques |
Le classi II a e III a della scuola elementare
di Cogne con la collaborazione di Luca Ceragioli hanno realizzato
un progetto scientifico centrato sull’acqua le cui finalità
erano:
• conoscere l’acqua nei suoi vari stati (solido, liquido,
aeriforme);
• conoscere il ciclo dell’acqua;
• conoscere l’acqua come elemento fondamentale negli
ambienti naturali;
• l’acqua e l’uomo.
Il progetto prevedeva le seguenti fasi di lavoro:
1. formazione teorica in classe alternata ad attività pratiche
(esperimenti);
2. uscite sul territorio accompagnati dall’esperto per individuare
le modifiche naturali apportate dall’acqua sul territorio
e come l’uomo ha modificato l’ambiente per proteggersi
dall’acqua e per sfruttarla a suo favore.
Le uscite sul territorio sono state fatte in un ambiente già
conosciuto dagli alunni, ma grazie alla presenza dell’esperto
i bambini hanno potuto cogliere dei particolari che avrebbero potuto
passare inosservati e hanno imparato ad osservare gli elementi dell’ambiente,
a porsi delle domande e darsi delle risposte riutilizzando le informazioni
apprese.
Il prodotto per la mostra conclusiva è stato un cartellone
dal titolo I ghiacciai e l’acqua che presentava le fotografie
di paesaggi, scattate durante le uscite, sovrapposte da lucidi che
evidenziavano dei particolari naturali ed artificiali del territorio.
Le Laboratoire d’histoire
En classe de deuxième année, un laboratoire d’histoire
a été mis en chantier. Les enfants étaient
entraînés à ce projet car ils y avaient déjà
pris part en 2003. On a commencé par le conte Goumbi, un
enfant du Néolithique duquel on a tiré les données
historiques qu’on a par la suite étudiées grâce
à des fiches de commentaires, des dessins et des propositions
d’activités pratiques. Les étapes fondamentales
étaient les suivantes : définition du Néolithique,
le polissage, les premières maisons, l’agriculture,
l’élevage, la chasse, la pêche et la cueillette,
la poterie, le tissage, le culte des morts, le début de l’âge
des métaux.
Les ateliers réalisés dans notre classe sont :
• l’utilisation d’une meule en pierre pour broyer
les grains de froment, afin d’obtenir de la farine ;
• l’utilisation de l’argile pour fabriquer des
petits pots qu’on a fait cuire chez le potier ;
• l’utilisation d’un métier à tisser
pour réaliser un tissu en laine.
Notre projet a aussi prévu une visite guidée au Musée
des Antiquités de Turin. À l’occasion de cette
visite, tous les élèves ont pris part à un
laboratoire “ La tela di Pandroso ” : exemple de tissage
préhistorique.
Assunta GARATTI, Marie-Claire DAUDRY
Institutrices |
La mostra conclusiva
ha dato ampio spazio alla documentazione delle attività. (Foto
L. Borettaz)
Lorena BORETTAZ
Insegnante elementare presso l’Istituzione Scolastica Evançon
2, funzione obiettivo per l’Area di sostegno ai docenti.
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