|
Un
antropologo in classe
Gli interventi di un’esperta
di una scienza che ha come oggetto l'uomo hanno permesso a più
classi di approfondire il tema dell’acqua, mettendo gli alunni in
grado di cogliere i caratteri della società moderna e di leggere
i cambiamenti avvenuti nel tempo.
- Sapete chi è un antropologo?
- Sei tu!
- E cosa fa un antropologo?
- Studia l'acqua!
Questo è stato, spesso, l'inizio dei miei incontri
con i bambini delle elementari e con i ragazzi delle medie di alcune scuole
del Basso Monferrato astigiano, coinvolte nel progetto di Educazione Ambientale
“L'oro azzurro” proposto dall'Ecomuseo BMA nel secondo quadrimestre
dello scorso anno scolastico. Che un antropologo studiasse l'acqua poteva
essere logico per loro: io, l'antropologa, esperta esterna alla scuola,
entravo nelle diverse classi a parlare proprio di acqua.
'AnqrwpoV = uomo
LogoV = discorso
scrivendo in greco sulla lavagna l'attenzione, la curiosità e lo
stupore erano assicurati per iniziare un percorso non semplice. Come spiegare
ai bambini, soprattutto ai più piccoli, che cos'è l'antropologia?
La risposta, infatti, non si esaurisce solo in una definizione: "La
scienza che studia l'uomo", ma implica un impianto metodologico che
permette di cogliere i caratteri della società moderna e di leggere
i cambiamenti avvenuti nel tempo. L'essere educati al confronto, al dialogo,
all'ascolto in una società come quella attuale, che vive tensioni
continue e crescenti, è più che mai importante e necessario.
Come scrive Matilde Callari
Galli (1999) “[…] l'antropologia può anche essere considerata
un modo di riflettere sui nostri comportamenti, sulle nostre usanze, sui
nostri valori, sulle nostre norme, paragonandoli incessantemente con altri
comportamenti, altre usanze, altri valori, altre norme” aiutandoci
così a smascherare stereotipi e pregiudizi e ponendo le basi per
una profonda conoscenza di sé, oltre che dell'altro. La riflessione
antropologica serve a ricordarci che, pur nella differenza e nella peculiarità
culturale dei gruppi umani, siamo un'unica specie, legata da uno stesso
passato, presente e futuro; serve a metterci in guardia dal pericolo di
etnocentrismi, nazionalismi, integralismi che non hanno alcun fondamento
storico e culturale; serve a relativizzare la nostra cultura “occidentale”
come una tra le tante e non la migliore o l'unica possibile. L'approccio
interculturale che fa da sfondo alle ricerche antropologiche, oltre a
poter essere utile come contenuto per la didattica, può rivelarsi
prezioso come approccio metodologico per lo studio delle stesse istituzioni
scolastiche, sempre più investite dalla complessità sociale.
I princìpi di empatia, le tecniche di osservazione, la centralità
della nozione di cultura elaborate dalla ricerca antropologica possono
quindi entrare nella scuola come strategie metodologiche utili per gli
insegnanti. Le classi - anche quelle con cui ho lavorato io, in piccoli
paesi dell'astigiano - sono gruppi eterogenei di bambini e ragazzi che
parlano lingue o dialetti diversi, che provengono da regioni e nazioni
diverse, educati a religioni diverse, con tutto ciò che questo
porta con sé in termini di inserimento e partecipazione alla vita
sociale, situazione economica, costruzione identitaria. Anche in relazione
alla complessa realtà socioculturale dei diversi gruppi-classe,
ho preferito affrontare l'argomento “acqua” inserendolo nella
quotidianità e nella modernità, riferendomi alle tradizioni
locali attraverso le testimonianze di alcuni informatori che hanno parlato
ai bambini di esperienze vissute. Parlare di tradizioni culturali locali
può nascondere il rischio - soprattutto in un momento storico come
quello attuale in cui tutto appare incerto, segnato
da profondi e rapidi cambiamenti - di riferirsi ad un tempo passato non
meglio precisato in cui tutto era genuino, incontaminato, immobile. Riscoprire
il passato significa invece anche leggere la dinamicità, gli intrecci
di tradizioni e genti diverse, in un incessante processo di negoziazioni,
ibridazioni e cambiamenti.
LA CREAZIONE DEI DESERTI |
(leggenda araba) raccontata da Fabiola,
III elementare
Molti secoli fa la terra era un bellissimo giardino,
dove gli uomini vivevano senza fare la guerra. Allah aveva detto
agli uomini che quello era il loro giardino ed era anche ricco di
frutti, ma per mantenerlo essi avrebbero dovuto comportarsi sempre
bene, altrimenti egli avrebbe fatto cadere un granello di sabbia
per ogni azione cattiva e tutto sarebbe scomparso.
Per molto tempo gli uomini si comportarono bene, ma un giorno due
uomini litigarono per un cammello e Allah li avvertì che
avrebbe iniziato a mandare la sabbia.
“Anche se fossimo tanto cattivi, ci vorrebbero milioni e milioni
di anni prima che la sabbia copra la terra” - dissero gli
uomini continuando a litigare.
Ma presto si accorsero che il loro giardino si era trasformato in
un deserto. “È frutto della vostra cattiveria”
disse Allah che creò anche i miraggi per ricordare agli uomini
i frutti, i fiori e l'acqua che avevano perduto. |
Non è affatto semplice tradurre le conoscenze teoriche acquisite
in approfonditi corsi universitari in un linguaggio comprensibile e accattivante
per i più piccoli. Ho quindi privilegiato modalità di lavoro
dinamiche e operative, pur non escludendo momenti di lezione frontale
e di riflessione individuale. Tutti i materiali didattici utilizzati in
classe sono stati da me realizzati appositamente per il progetto: la fantasia
ha dovuto tradurre in immagini, racconti, slides di Power Point, giochi
e disegni i concetti di identità, alterità, comparazione,
tradizione, complessità, globalizzazione che stanno alla base degli
studi antropologici.
Le attività proposte hanno voluto essere da stimolo per riflettere
su una delle risorse più importanti per la vita dell'uomo, l'acqua,
e sugli aspetti legati al mito, alla leggenda, alla religione, ai vecchi
e nuovi mestieri, all'uso quotidiano dell'“oro azzurro”.
I diversi percorsi didattici sono stati concordati con gli insegnanti
delle singole classi in base alle diverse esigenze di studio. Se esprimersi,
partecipare propositivamente, documentarsi, prendere posizione, agire
per l'ambiente sono stati gli obiettivi generali del progetto, gli obiettivi
specifici sono stati invece indagare la percezione e l'utilizzo dell'acqua
e dei fiumi nel tempo e nel mondo, scoprendo come l'acqua influisce sullo
stile di vita quotidiano, sulla cultura e sulle usanze di un popolo; riscoprire
gli aspetti di storia e cultura, i saperi locali legati all'acqua e ai
fiumi; documentare le tradizioni, le credenze, i simboli, i riti, i miti
e le leggende relativi all'acqua e ai fiumi per riconoscere il valore
della diversità; confrontare con i compagni i percorsi e le scoperte
effettuate, socializzando le tappe raggiunte, gli elaborati prodotti,
i materiali acquisiti; comunicare i risultati del proprio lavoro, attraverso
la produzione di materiali e l'organizzazione di iniziative di divulgazione.
Il mio ruolo all'interno delle classi è stato quello di mediatore
e facilitatore della conoscenza, organizzando gli spazi, i tempi, le attività
e sollecitando gli alunni ad interrogarsi, a riconoscere i problemi, a
porre domande, a confrontarsi tra loro e con gli “informatori”
che di volta in volta hanno incontrato. Spesso gli insegnanti hanno preso
parte alle attività didattiche proposte.
La presenza dell'insegnante è stata sempre utile e stimolante sia
per me sia per gli studenti: nei casi in cui l'insegnante è stato
coinvolto nell'attività, si sono ottenuti risultati davvero soddisfacenti
che hanno portato alla realizzazione di mostre ed eventi collaterali agli
incontri in classe. Inoltre la collaborazione dei docenti ha permesso
che gli allievi maturassero, da una lezione all'altra, un'attesa propositiva.
In base alle esigenze delle singole classi e dei programmi già
sviluppati dagli insegnanti, ho utilizzato diversi strumenti metodologici:
• lezione frontale con uso di supporto multimediale;
• laboratorio di lettura e teatralizzazione;
• laboratorio creativo, manipolazione, origami;
• problematizzazioni, formulazione di ipotesi, ricerca di soluzioni,
discussioni, domande aperte;
• strumenti della ricerca antropologica (interviste, questionario,
fotografia e video);
• ricerca sul campo (entrare nell'ambiente per percepirlo, esplorarlo,
raccogliere dati, modificarlo);
• elaborazione dei risultati.
CHI HA ADERITO AL PROGETTO |
SCUOLE |
CLASSI |
ORE |
Materna Montechiaro
Elementare Castell'Alfero
Elementare Cinaglio
Elementare Frinco
Elementare Montechiaro
Elementare Settime
Media Castell'Alfero
Media Montechiaro
Elementare Viarigi |
2 sezioni
III-IV
I-II-III-IV-V
I-II-III-IV-V
IIA-IIIB-IV
I-II-III-IV-V
IA-IB-IIB-IIIB
I-II-III
I-II-III-IV-V |
2
16
6
8
12
8
8
6
8 |
LEZIONE FRONTALE CON USO DI SUPPORTO
MULTIMEDIALE
I temi affrontati con l'ausilio di strumenti audiovisivi
sono stati:
• l'acqua e le origini del mondo;
• gli animali fantastici dell'acqua;
• l'acqua nelle religioni;
• il ciclo della canapa, lavarsi e lavare ieri e oggi;
• educazione allo sviluppo (scuola media);
• metodologie della ricerca antropologica.
LABORATORIO DI LETTURA E TEATRALIZZAZIONE
• Leggende di tutto il mondo sull'acqua. I bambini
delle classi III-IV-V raccontano le storie dell'acqua ai più piccoli
aiutandosi con disegni e marionette appositamente costruite;
• leggende della creazione del mondo;
• leggende del grande diluvio da tutto il mondo.
LABORATORIO CREATIVO, MANIPOLAZIONE,
ORIGAMI
• Lavoro creativo con gli oltre cento modi di dire
italiani sull'acqua;
• lavoro creativo con le decine di proverbi italiani e/o dialettali
sull'acqua;
• lavoro creativo con le decine di proverbi stranieri sull'acqua;
• origami degli animali dell'acqua (rana, delfino, balena, cigno);
• creazione di una mappa tridimensionale del territorio attraversato
dal fiume;
• creazione di mappe sui modi di dire e scrivere “acqua”
in tutto il mondo;
• distribuzione e lettura del libretto “Leggi, colora e gioca
con l'acqua” (realizzato dall'esperto antropologo).
Intervista di Jessica, IV elementare,
alla signora Lucia, fioraia |
D. Come si mantengono freschi i fiori?
R. I fiori si mantengono freschi spuntando i gambi sovente e mettendoli
a bagno nell'acqua fresca.
D. Come si fa a non farli seccare?
R. Per non farli seccare bisogna spuntarli e cambiare sovente l'acqua.
D. Quante volte si devono bagnare i fiori?
R. I fiori si devono bagnare almeno due volte alla settimana.
D. A quanti gradi di temperatura deve essere il frigorifero per
mantenere freschi i fiori?
R. Il frigorifero per mantenere freschi i fiori deve stare ad una
temperatura non molto fredda, almeno a 8 gradi.
D. I camion con cui trasportate i fiori ai negozi, che temperatura
devono tenere?
R. I camion con cui trasportiamo i fiori ai negozi bisogna farli
mantenere una temperatura dagli 8 ai 10 gradi. |
PROBLEMATIZZAZIONI, FORMULAZIONE
DI IPOTESI, RICERCA DI SOLUZIONI, DISCUSSIONI, DOMANDE APERTE
Le classi, in particolare quelle del II ciclo elementare
e delle medie, sono state stimolate a porsi delle domande sui temi proposti,
a riflettere sulla propria relazione con l'elemento acqua analizzando
i propri comportamenti quotidiani, rilevando la presenza dell'acqua intorno
a sé. Questa base di partenza ha consentito di accedere ai percorsi
di approfondimento in modo più consapevole e motivato, ampliando
gradualmente l'ottica dalle dimensioni locali del problema a quelle globali.
Attraverso un percorso multimediale comprensivo di documenti video, l'importanza
della risorsa acqua è stata analizzata da diverse prospettive e
declinata in base alle diverse culture del mondo.
STRUMENTI DELLA RICERCA ANTROPOLOGICA
Durante le lezioni in classe, propedeuticamente alla
discesa sul campo, sono stati presentati gli strumenti della ricerca antropologica:
la griglia, il questionario, l'intervista, i materiali d'archivio.
Sono stati presentati anche i supporti audio-video utili alla raccolta
dei dati (macchina fotografica digitale, registratore audio).
Intervista di Paolo, IV elementare,
al signor Franco, muratore |
D. A cosa serve l'acqua in questo mestiere?
R. L'acqua è fondamentale, ad esempio, per gli impasti.
D. Come e quando si usa l'acqua?
R. Si usa per la preparazione della malta e del calcestruzzo.
D. La calce (malta) si fa con l'acqua?
R. Sì, si fa con l'acqua.
D. In altri modi si usa l'acqua?
R. L'acqua viene anche usata per bagnare i materiali (mattoni
e laterizi) onde evitare che il caldo faccia assorbire troppo
velocemente gli impasti.
D. Perché gli impasti non devono asciugare troppo velocemente?
R. Perché l’essiccamento rapido non permetterebbe
alla malta e al calcestruzzo di raggiungere la sua massima forza.
D. In quali macchinari si usa l'acqua?
R. L'acqua si usa nella betoniera per gli impasti di calce.
|
LA RICERCA SUL CAMPO
Il percorso didattico-antropologico ha previsto come
campo d'azione il territorio locale, risorsa indispensabile per conoscere
le problematiche sull'acqua in relazione all'ambiente vissuto (dalla propria
casa, alle tradizioni del paese, alle attività agricole e produttive).
La fase di esplorazione del territorio è stato un utile momento
di verifica di ciò che era stato appreso in classe, oltre ad una
divertente soluzione per soddisfare le curiosità emerse. Questo
modo di procedere è sicuramente coinvolgente e motivante per gli
studenti perché non propone tutto “a priori”, ma cerca
di far nascere sul campo il bisogno di conoscere. L'uscita assolve inoltre
alla funzione di vera e propria ricerca sul campo per raccogliere dati
e informazioni mediante osservazioni dirette di aspetti precisi della
realtà stabiliti preventivamente. La ricerca è preparata
in classe con l'elaborazione di griglie, questionari per interviste, raccolta
di documentazione visiva. Gli studenti sono stati chiamati anche all'utilizzo
dei supporti audiovisivi di raccolta dei dati.
ELABORAZIONE DEI RISULTATI
L'elaborazione e la comunicazione dei dati ricavati dal
percorso antropologico sono parte irrinunciabile del progetto, perché
concretizza e dà un senso ad una impostazione didattico-pedagogica
in cui le informazioni e le conoscenze acquisite non sono fine a se stesse,
ma servono per interagire in modo nuovo e responsabile con la realtà.
Comunicare i risultati del proprio lavoro, coinvolgendo altre componenti
della società, gratifica insegnanti e studenti, valorizzando il
loro lavoro che diventa socialmente utile e rilevante.
È importante lasciare esprimere la creatività nella ricerca
di strumenti per comunicare agli altri il prodotto del lavoro di gruppo:
per questo sono stati utilizzati cartelloni, drammatizzazioni, relazioni
orali e scritte, fumetti, fotografie, mappe percettive e culturali, elaborati
audio-video.
Diverse scuole aderenti al progetto hanno realizzato esposizioni e mostre
aperte al pubblico per presentare il lavoro svolto sul tema dell'acqua,
anche al fine di sensibilizzare la comunità ad un uso più
responsabile della risorsa naturale.
Il progetto ha permesso lo sviluppo e l'acquisizione da parte degli studenti
di capacità e conoscenze trasversali ed ha consentito raccordi
interdisciplinari. Le proposte di lavoro hanno coinvolto l'area linguistica,
quella antropologica e dell'educazione all'immagine favorendo, contemporaneamente
all'acquisizione di nozioni nuove, il riemergere di saperi già
appresi. L'esperienza è stata inoltre utile per migliorare le dinamiche
relazionali, grazie alle modalità del lavoro di gruppo.
L'ECOMUSEO |
È con la Legge Regionale n. 31 del 14
marzo 1995 che la Regione Piemonte “promuove l'istituzione
di Ecomusei sul proprio territorio allo scopo di ricostruire, testimoniare
e valorizzare la memoria storica, la vita, la cultura materiale,
le relazioni fra ambiente naturale ed ambiente antropizzato, le
tradizioni, le attività ed il modo in cui l'insediamento
tradizionale ha caratterizzato la formazione e l'evoluzione del
paesaggio”, come si legge al comma I dell'Articolo 1.
Uno degli ecomusei nati dalla volontà regionale è
l'Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano, una rete che comprende
ben 73 comuni a nord del fiume Tanaro in provincia di Asti e 4 comuni
in provincia di Alessandria.
La gestione del sistema ecomuseale è affidata al Gruppo di
Azione Locale, formato da enti pubblici e privati che mette in atto
gli interventi previsti dai programmi europei Leader a favore delle
aree rurali. La rete si configura come un insieme complesso di luoghi,
persone, eventi, percorsi, memorie che animano e ri-progettano il
territorio. L'ecomuseo BMA oltre ad essere un ente di animazione
locale sui temi della tradizione, agisce anche a supporto di progetti
di sviluppo economico, soprattutto indirizzati all'agricoltura e
all'artigianato.
Terra di coltivazioni eccellenti, il Basso Monferrato Astigiano
ha subìto, a partire dagli anni ’60, lo spopolamento
delle campagne a favore dell'industria torinese.
L'ecomuseo si è quindi attribuito il compito di studiare,
promuovere e valorizzare la “cultura materiale” del
territorio, i suoi saperi e i suoi saper fare, leggendo il passato
attraverso le continue trasformazioni che modellano il presente,
scegliendo come slogan “Costruire oggi la memoria di domani”.
I poli più propriamente museali attualmente operativi sono
la collezione di strumenti per la lavorazione del legno a Pino d'Asti,
lo scavo archeologico simulato a Grazzano Badoglio, il laboratorio
per la stampa e la composizione a Berzano San Pietro, la Xiloteca
di Morialdo e il museo civico a Moncalvo. Sono inoltre attivati
percorsi didattici in ambito antropologico, naturalistico e archeologico
volti a interpretare la vita e la memoria del territorio. Visite
guidate, strumenti editoriali, manifestazioni in collaborazione
con gli enti di sviluppo turistico contribuiscono a raggiungere
e a consolidare il radicamento dell'ecomuseo sul territorio con
il pieno coinvolgimento della popolazione locale e dei turisti.
Ecomuseo del Basso Monferrato
Astigiano
Direttrice: Arch. Elisabetta Serra
Strada Stazione 9 - 14025 Montechiaro (AT)
Tel. 0141 999914
Fax 0141 901135
e-mail: ecomuseo@infinito.it
Per informazioni sugli ecomusei della Regione Piemonte: www.ecomusei.net
|
Valentina Porcellana
Dottoranda di ricerca in Antropologia ed Epistemologia della Complessità
all'Università di Bergamo.
Collabora con l'Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano.
Bibliografia
CALLARI GALLI M. (1999). Lo spazio dell'incontro. Percorsi nella complessità.
Roma: Meltemi. p.32.
CALLARI GALLI M. (2000). Antropologia culturale e processi educativi.
Firenze: La Nuova Italia.
|
|
|