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scuola di fumetto
Un progetto per
far conoscere il fumetto nei suoi molteplici aspetti. Un’esperienza
esplorativa e creativa che rende i bambini capaci di pensare e usare codici,
mezzi diversi, in modo consapevole.
Quattro le strips ideate dai bambini di Nus, in italiano, francese, inglese
e patois, con l’intenzione di realizzare anche una composizione
poetica multimediale.
Il fumetto non è un genere ma un linguaggio, che possiede una propria
grammatica e codici esclusivi d’espressione. Will Eisner, grande
autore di comics, recentemente scomparso, ha definito il fumetto arte
sequenziale. Per un altro grande autore, Hugo Pratt, era invece
letteratura disegnata.
Per le classi quinte della scuola elementare di Nus, Istituzione Scolastica
“Mont-Emilius 1”, è semplicemente un compagno di viaggio
lungo l’anno scolastico in corso.
I bambini di queste classi, infatti, sono coinvolti in un progetto che
risponde a specifici bisogni formativi, come ad esempio imparare a progettare
in maniera cooperativa, conoscere e comprendere il sistema della produzione
del fumetto nella sua complessità e valorizzare il patrimonio acquisito
dal bambino in modo spontaneo. Un giovane fumettista valdostano, Gianluca
Naccarato, ha dato utili suggerimenti per la programmazione delle varie
tappe.
I bambini hanno prodotto il loro primo fumetto utilizzando i due codici
che lo compongono, e inventando un proprio personaggio. È stata
un’occasione importante per molti bambini che hanno potuto rappresentare
ed esprimere sogni, desideri e nascosti.
In occasione dello spettacolo di Natale, poi, hanno sperimentato il passaggio
dalla storia su pagina alla striscia. Si tratta di un momento importante
e delicato perché richiede capacità di sintesi. Quattro
le strips realizzate, in italiano, francese, inglese e patois. Descrivono
atmosfere natalizie e invernali in quattro paesi diversi. La lettura dei
fumetti, in questo caso, ha dato ai bambini l’opportunità
di vivere la recitazione come doppiaggio.
Il percorso didattico pone l'attenzione sulla necessità di comprendere
il linguaggio delle immagini avendo come obiettivo quello di agire cognitivamente
ed emotivamente all’interno del fumetto, ma non solo con produzioni
cartacee. L’intenzione, infatti, è quella di giungere ad
una produzione multimediale. Per questo motivo, nella fase attuale, i
bambini sono alle prese con la grafica vettoriale che permette di disegnare
il proprio eroe direttamente al computer, e il laboratorio linguistico,
con le sue tredici postazioni, fa da cornice ideale.
Il progetto, quindi, fa conoscere il fumetto nei suoi molteplici aspetti.
È un’esperienza esplorativa e creativa che rende i bambini
capaci di pensare e usare codici e mezzi diversi in modo consapevole e
intenzionale.
Vogliamo però qui, in particolare, evidenziare la seconda fase
del progetto e gli aspetti linguistici relativi alle quattro strisce realizzate
per lo spettacolo di Natale e qui pubblicate. Come detto precedentemente
sono state utilizzate quattro lingue diverse.
Tutte le insegnanti del modulo Enza Autolitano, Iris Contoz, Maria Gal,
Manuela Marchand, e l’insegnante “risorsa”(1)
Claudia Susanna, sono state coinvolte nelle seguenti fasi:
• nella programmazione dell’attività
• nello svolgimento delle ricerche relative all’individuazione
delle eventuali differenze di festeggiamento del Natale in Valle d’Aosta,
Gran Bretagna, Francia e Australia
• nella selezione delle strisce che meglio rappresentavano dal punto
di vista grafico e dei contenuti, quanto rilevato con la propria ricerca
• nell’organizzazione dello spettacolo di Natale.
Per i bambini, trovare situazioni da rappresentare non
è stato difficile e il disegno ha sicuramente stimolato l’espressione
linguistica. Avevano a disposizione 32 personaggi, uno ciascuno. Bastava
decidere come farli interagire tenendo in considerazione il contesto da
rappresentare. Presto, divisi in gruppi, hanno ideato quattro vignette
per ogni striscia e hanno anche immaginato i dialoghi tra i vari personaggi.
Ogni piccolo gruppo, però, apparteneva ad un gruppo più
grande collegato ad un Paese e ad una lingua e quindi doveva pensare il
dialogo nella lingua assegnata. Questo passaggio ha avuto bisogno della
guida degli insegnanti. I bambini, infatti, hanno avvertito come per ciascuna
lingua ci fossero delle peculiarità da gestire. Vediamo brevemente
quali problematiche linguistiche sono emerse.
Il Natale in Australia
In questo caso la scoperta più interessante è stata la differenza
climatica tra il nostro Paese e l’Australia.
Da noi è inverno, là è estate. In comune, però,
vi è l’abitudine di scambiarsi dei doni. Grazie a questo
siamo riusciti a risolvere il problema dell’abete sulla spiaggia:
i bambini ne avevano disegnato uno e, per non eliminarlo, lo abbiamo trasformato
in un dono proveniente dalle Alpi. Qui la lingua usata per i dialoghi
è stato l’italiano. Le insegnanti non sono intervenute, non
hanno dato nessun aiuto. In realtà, anche se la lingua italiana
si dà sempre per acquisita, sarebbe anch’essa da potenziare;
con più tempo a disposizione si sarebbe potuto intervenire per
arricchire i dialoghi. Come si può notare, infatti, sono molto
semplici. La fase del progetto attualmente in corso, tuttavia, consente
di approfondire questo aspetto legato alla lingua in quanto finalizzato
alla produzione del testo poetico, in vista della composizione poetica
multimediale.
Durante lo spettacolo, la musica dei didjeridoo, gli strumenti tipici
australiani, ha creato un’atmosfera magica e lontana. I brani sono
stati ricercati e acquisiti via Internet.
Noël en France
I bambini hanno svolto delle ricerche per conoscere le tradizioni natalizie
in Francia. Successivamente hanno immaginato i propri personaggi alle
prese con la preparazione della bûche de Noël e hanno stabilito
che dialogo potesse intercorrere tra loro. Questo, in lingua francese,
è stato scritto dai bambini con una discreta autonomia. Qualche
intervento di correzione da parte delle insegnanti è stato necessario
prima della digitalizzazione dei disegni.
Le note di Mon beau Sapin hanno accompagnato la recita.
Christmas time in England
Anche in questo caso sono state fatte delle ricerche sulle tradizioni
natalizie in Gran Bretagna prima di immaginare le vignette e i dialoghi.
I bambini, una volta individuate le peculiarità culinarie, hanno
disegnato due personaggi in partenza per una breve vacanza in quei luoghi.
Mangeranno “Some typical meals: the Christmas Pudding and the stuffed
turkey”. In questo caso le didascalie e i dialoghi in italiano hanno
preceduto quelli in lingua inglese.
La competenza comunicativa, infatti, è in via di acquisizione.
Produrre frasi e testi con competenza grammaticale, adeguati alla situazione,
all'ambiente e agli interlocutori è una richiesta ancora molto
forte. Richiesta che si può fare, ma su cui bisogna lavorare con
l’insegnante.
Un’ora alla settimana di insegnamento dell’inglese non consente
di fare molto e la possibilità di lavorare sulla lingua, anche
in momenti diversi, grazie alla preparazione dello spettacolo di Natale
è stata una buona occasione.
In questo caso sono state le note di Jingle bells a ricreare
la giusta atmosfera natalizia.
La fèia de Saint Ors
Di sicuro la Fiera di S. Orso è una realtà culturale che
poteva ben caratterizzare la nostra Regione.
I personaggi dei fumetti inventati dai bambini sono stati calati in
Veulla lo 31 janvié. Camminano in città tra zoccoli,
grolle e galletti in legno. Parlano in patois. Il gruppo dei bambini che
doveva pensare il dialogo era formato soprattutto da patoisants.
Nei bambini che conoscono il patois, mancano gli strumenti per
usare il codice linguistico nella forma scritta, anche se hanno utilizzato
il codice scritto per tutte le partecipazioni ai Concours Cerlogne.
Si è tenuto conto delle differenze dei patois, anche all’interno
dello stesso comune, una certa espressione si può dire in modi
diversi.
Tra i bambini c’è chi capisce il patois ma non lo parla.
Inoltre abbiamo verificato sul campo quanto rilevato da Ghiselli(2):
"Gli psicolinguisti usano distinguere, in materia di patrimonio lessicale
del singolo parlante, il vocabolario attivo da quello passivo.
Il vocabolario attivo sarebbe costituito dalle parole che il parlante
(adulto o bambino) usa abitualmente nelle situazioni di comunicazione
verbale; quello passivo include invece un numero molto maggiore di parole
che il parlante non usa abitualmente o non usa mai, ma di cui conosce
in qualche misura il significato per averle ascoltate nelle proprie esperienze
di relazione sociale o per averle assunte in occasione di letture personali.
Lo scarto fra il vocabolario attivo e quello passivo è sempre rilevante,
sia nell'adulto che nel bambino”.
Per questi motivi, l’intervento delle insegnanti è stato
assolutamente necessario. Per tutti, comunque, patoisants o no,
c’è stata la possibilità di imparare ad usare certe
espressioni tipiche lavorando anche sulla dizione corretta. Durante la
proiezione di queste strisce la musica era quella dei Tintamarre de Cogne.
In conclusione possiamo ribadire quanto sia importante
e necessario il potenziamento di tutte le lingue (materne o acquisite)
perché ci sono sempre punti deboli. Ancora una volta troviamo nella
teoria quanto verificato praticamente: “Gli errori costituiscono
il punto debole della lingua scritta o parlata dell'apprendente. Sono
quella parti della conversazione o della composizione che deviano da una
qualche norma dell'esecuzione matura della lingua. Gli insegnanti e le
madri che hanno intrapreso lunghe e pazienti lotte contro gli errori linguistici
dei loro studenti o figli si sono resi conto che fare errori è
parte inevitabile dell'apprendimento. Non si può imparare una lingua
senza commettere inizialmente errori.
Lo studio degli errori degli apprendenti è utile per due scopi
principali:
1. fornisce i dati sui quali si possono fare delle deduzioni sulla natura
del processo di apprendimento di una lingua;
2. indica agli insegnanti e a chi fa i programmi quale parte della seconda
lingua gli studenti hanno più difficoltà a produrre correttamente
e quali tipi di errori influiscono negativamente sulla capacità
dell'apprendente di comunicare in maniera efficace.
L'analisi degli errori ha dato la possibilità di penetrare nel
processo di apprendimento della L2 ed ha stimolato notevoli cambiamenti
nell'insegnamento. Forse il suo contributo più rivoluzionario è
stato la scoperta che la maggioranza degli errori grammaticali che gli
apprendenti fanno nella seconda lingua non sono il riflesso della loro
madre lingua, ma sono molto simili a quelli dei bambini che imparano la
prima lingua. Gli studiosi hanno riscontrato che, come gli errori dei
discenti della L1, la maggioranza degli errori degli apprendenti di L2
indica che essi stanno costruendo gradualmente un sistema di regole della
L2.(3)
Il fumetto, scelto come facilitatore e mediatore, rende il compito gradevole
e divertente.
Enza Autolitano
Note
(1) Insegnante in più, assegnata al plesso e utilizzata, in questo
caso, proprio in un progetto di potenziamento linguistico.
(2) GHISELLI S., Didattica del lessico e del significato, Brescia, Ed.
La Scuola, 1985.
(3) DULAY H., BURT M., KRASHEN S., La seconda lingua, Bologna, Il Mulino,
1985 (Pag. 191,192).
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