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Linguistica
integrata in pillole
Il caso di una docente che,
alla scuola primaria, ha l’occasione di insegnare l’italiano,
il francese e l’inglese.
I molti punti di contatto fra queste lingue rendono il loro confronto
proficuo e interessante per gli alunni. L’insegnante può
operare collegamenti interlinguistici per quanto riguarda il lessico e
le strutture della lingua con risultati soddisfacenti.
Sono un’insegnante di scuola elementare e sono
membro del GVEN (Groupe Valdôtain d’Éducation Nouvelle).
Da vent’anni circa insegno a Saint-Christophe - Bret.
Dal tempo in cui furono istituiti i moduli, i miei ambiti di insegnamento
sono quello linguistico (L1 e L2) e/o quello ambientale (storia, geografia,
scienze).
Nell’autunno del 1999, spinta da motivazioni personali (volevo imparare
l’inglese per me, metti che vai all’estero, può
sempre servire...), ho aderito al Progetto “Una terza lingua
comunitaria nella scuola elementare valdostana” che prevedeva la
formazione linguistica, metodologico - didattica e almeno un corso full-immersion
all’estero, per le insegnanti della scuola primaria.
L’obiettivo era formare insegnanti specializzati, con una preparazione
adeguata per affrontare a scuola, situazioni di comunicazione anche in
inglese. Si sarebbero così anche ridotti i costi per l’amministrazione,
che avrebbe risparmiato sull’assunzione di insegnanti specialisti
di lingua inglese.
Nel 2000 e nel 2002 ho usufruito di borse di studio (una europea e una
regionale) per la formazione metodologico - didattica all’estero:
prima a Dublino, (dove non capivo niente e parlavo ancor meno),
e in seguito a Norwich.
Nel 2002 ho passato il PET (Preliminary English Test) della University
of Cambridge, che certifica il livello minimo di preparazione per l’insegnamento
della L3, nella scuola primaria, in Valle d’Aosta.
Confesso che mi sento ancora molto impreparata, soprattutto a livello
orale, ma il materiale (audiocassette, canzoni, dialoghi, video, unità
didattiche preparate in collaborazione con le colleghe) e la formazione
ricevuti costituiscono aiuti concreti per chi, come me, si è lanciato
in quest’avventura.
In questi anni di studio, ho rivissuto l’esperienza di studente
e mi sono sentita vicina ai miei alunni (con i test, le difficoltà
di apprendimento e la ricerca del metodo di studio più efficace).
Ho rivisto il mio metodo d’insegnamento, in particolare, per la
lingua francese, spesso poco amata da alunni e famiglie, forse anche per
responsabilità della scuola.
Ancora una volta, mi sono messa in discussione, perché come ogni
insegnante sa, ogni formazione, che si basi su principi pedagogici e psico-linguistici,
riesce se modifica qualcosa nel profondo IO - INSEGNANTE, mobilitando
una situazione di conflitto cognitivo - emozionale.
Sono state importanti per me sia formazioni su temi generali (rapporti
alunno/insegnante/ sapere/ valutazione formativa /successo scolastico)
con M. Gather Thurler e É. Vellas, sia su temi disciplinari con
A. Pasquier (Typologies textuelles, Phonétique…), A. Dalongeville
(Storia) e M. Huber (Geografia).
Presupposti didattici e scelte
metodologiche per la Lingua inglese
Le quattro abilità di base fondamentali della conoscenza di una
lingua straniera sono:
- saper comprendere
- saper parlare
- saper leggere
- saper scrivere
La successione di queste quattro abilità linguistiche ripropone
il processo naturale di apprendimento
del linguaggio: saper ascoltare, comprendere ciò che si ascolta,
saper ripetere, memorizzare, e infine sapersi esprimere autonomamente.
Il processo di apprendimento linguistico strutturato richiede l’assunzione
di alcuni elementi metodologici di base tra loro correlati:
• Approccio iniziale di tipo istintivo
Partire da un apprendimento di tipo istintivo, che passi prevalentemente
attraverso il canale uditivo, orale, visivo e motorio. La lingua è
suono, comunicazione ed è per sua stessa natura, un fatto orale.
• Metodo comunicativo
Aiutare i bambini a “interagire “ e ad “agire”
in lingua straniera, a prendere l’iniziativa per comunicare e dialogare.
• Metodo di Asher “TOTAL PHYSICAL RESPONSE” (TPR)
Privilegiare, soprattutto all’inizio dell’esperienza, attività
di tipo ludico (giochi di gruppo, a coppie, individuali, filastrocche,
rime); manipolativo (ritagliare, incollare, colorare, costruire); motorio
(drammatizzazioni, danze, canzoni mimate e non).
• Metodo spiraliforme
Organizzare un curriculum spiraliforme: collegare tra loro le unità
di lavoro proponendo elementi linguistici sempre più complessi.
Riprendere ciclicamente le funzioni linguistiche e le relative strutture
adattandole a nuove situazioni con modalità sempre diverse e stimolanti.
In Valle d’Aosta l’insegnamento della lingua inglese nella
scuola primaria, iniziato in via sperimentale nell’anno 1999/2000
è ormai decisamente consolidato: il 92% degli alunni riceve infatti
un insegnamento in questa lingua (NDR).
Nella mia Istituzione scolastica, è riservata all’insegnamento
della Lingua 3, soprattutto con attività di tipo ludico-espressivo
e con un graduale avvicinamento allo scritto, un’ora alla settimana.
La situazione è più o meno la stessa in tutte le scuole
primarie della regione, mentre nel resto del paese si prevedono tre ore
settimanali.
Obiettivo linguistica integrata
Anche in una situazione non propizia, (rispetto al monte orario) se si
opera con colleghe disponibili, si può tendere a un insegnamento
plurilingue.
In alcuni casi (il mio ne è un esempio) l’insegnante di Lingua
insegna le tre lingue: taliano, francese e inglese.
I molti punti di contatto fra queste lingue rendono il loro confronto
proficuo e interessante per gli alunni, è infatti possibile operare
collegamenti interlinguistici per quanto riguarda gli argomenti affrontati,
il lessico e le strutture linguistiche.
ESEMPLIFICAZIONI OVVERO LINGUISTICA INTEGRATA IN…
PILLOLE
Premessa
In questo mondo sempre più tecnologico e spesso anglofilo, gli
alunni hanno una forte esposizione alla Lingua 3, portano a scuola esperienze
e informazioni di cui tenere conto e che, se condivise, arricchiscono
i compagni, diventando patrimonio comune.
Hanno conoscenze, anche se per lo più parziali, di parole in lingua
straniera, possiedono cioè alcuni prerequisiti da cui partire,
magari con una rettifica (“hamburger”, pronunciato con l’accento
sbagliato e senza H aspirata o “black” pronunciato con la
“e”).
A scuola, l’uso dell’inglese non risponde ad una reale necessità
comunicativa (l’insegnante capisce anche se il bambino non si esprime
in lingua straniera), deve perciò appoggiarsi ad altre esigenze
dell’alunno: il gioco, l’emozione, il divertimento, la voglia
di imparare il gusto per la narrazione…
Lingue opache o lingue trasparenti?
Per affrontare in classe la lingua scritta, si passa dalla lettura. Il
processo di lettura si realizza attraverso due vie: quella fonologica
(analisi e sintesi fonemica) e quella visivo- lessicale (anticipazione).
Un lettore esperto, quando incontra una parola che non fa parte del suo
sistema linguistico, per decodificarla, può usare la via fonologica
(leggere lettera per lettera), nella maggior parte dei casi però
ricorre alla via visivo - lessicale riconoscendo globalmente la parola
anticipandone così il significato.
Nei primi tentativi di lettura spontanea della Lingua 3, gli alunni si
rendono subito conto che quasi niente di quello che è scritto si
legge così com’è.
Esempio: LITTLE, si pronuncia in modo molto diverso da come è scritto.
Vi sono molte parole monosillabiche in inglese, poche però risultano
trasparenti come star - car – pig.
Gli alunni classificano il francese e l’inglese come lingue OPACHE,
dicono infatti “che non si può vedere dentro” e perciò
non possono codificare e decodificare facilmente le parole di queste lingue
come invece fanno con le parole italiane: l’italiano sì che
è una lingua TRASPARENTE: 21 grafemi e 26 fonemi!
In un sistema linguistico non trasparente l’alunno, quando scrive,
si rifà ad una traccia acustica (pattern fonologico) o ad una traccia
visiva (pattern ortografico).
In Valle d’Aosta gli alunni, esposti al francese scritto (nomi,
toponomastica…) anche prima dell’apprendimento della letto-
scrittura, si abituano precocemente a seguire per questa lingua la traccia
ortografica, questo non avviene per l’inglese.
Quando iniziano a scrivere in inglese, non avendo memorizzato che una
minima parte di vocabolario, codificano secondo la via fonologica e, prendendo
a ricalco dall’alfabeto italiano, scrivono TAIGER per tiger; LAION
per lion…
(Riflessioni tratte dall’intervento di A. Biancardi: Corso di formazione
su “Disturbi specifici di apprendimento, Istituzione Scolastica
“Mont-Emilius 2”, novembre 2004)
INTRODURRE L'INGLESE GIÁ IN PRIMA
ELEMENTARE |
Formazione
• corso di formazione organizzato dalla Regione Valle d’Aosta
presso l’English Centre di Aosta;
• corsi di aggiornamento metodologico-didattico;
• studentesse in Scienze della formazione primaria presso
l’Università della Valle d’Aosta.
L’introduzione obbligatoria della lingua
inglese in classe prima, prevista dalla Riforma Moratti, ha come
finalità quella di arricchire lo sviluppo cognitivo del bambino
offrendo un altro strumento di organizzazione delle conoscenze.
Il suo apprendimento deve attuarsi in maniera graduale e giocosa
tenendo conto del processo evolutivo dell’alunno. L’insegnamento
di una terza lingua permette al fanciullo di comunicare con gli
altri attraverso una lingua diversa dalla propria e lo avvia alla
conoscenza e alla comprensione di altre culture e di altri popoli.
Raramente l’alunno si accosta ad una lingua straniera per
ragioni personali perciò è importante che l’insegnante
crei una motivazione nelle propria classe, facendo leva sulla curiosità,
sugli interessi e sulla tendenza ad esplorare il mondo circostante
che caratterizzano i bambini di questa età.
Riflessioni personali
Nella nostra esperienza personale abbiamo riscontrato un forte interesse
nei confronti della lingua inglese da parte dei bambini in quanto
la loro realtà (giochi, musica, televisione…) è
permeata di termini anglosassoni. Infatti spesso gli alunni, spinti
dalla curiosità, ci chiedono di tradurre alcune espressioni
che hanno sentito attraverso i mass media.
Generalmente si dimostrano entusiasti per qualunque attività
proposta e tentano di comunicare con l’adulto, ma non sapendo
ancora esprimersi nella lingua straniera, utilizzano vocaboli francesi
foneticamente simili (orange/ violet/ blue…). Queste rielaborazioni
personali permettono loro di integrare le conoscenze pregresse con
le nuove informazioni, interiorizzando gradualmente gli apprendimenti.
Anche i genitori considerano la lingua inglese molto importante
perché utilizzata in diversi paesi e settori del lavoro,
del tempo libero… e hanno quindi grandi aspettative in merito.
L’insegnamento della lingua inglese è un’esperienza
arricchente dal punto di vista professionale in quanto i bambini
partecipano attivamente dimostrandosi desiderosi di apprendere e
il loro entusiasmo è di stimolo anche per le insegnanti.
Il confronto con le altre colleghe di inglese, inoltre, si dimostra
utile per la definizione di obiettivi comuni da perseguire nelle
singole classi.
L’inserimento della terza lingua contribuisce all’integrazione
tra il curricolo trasmesso dalla scuola e l’ambiente socio-
culturale nel quale il bambino vive, permettendogli di tessere i
collegamenti delle varie conoscenze e di riutilizzarle nella realtà
quotidiana.
Antonella Jacquin
Lea Zoja |
L’attività di linguistica integrata favorisce lo studio del
sistema linguistico nel suo complesso e contribuisce alla sua strutturazione
nel tempo facilitando agli alunni il ricorso ad ambedue le vie del processo
di letto - scrittura. Nell’attività di comparazione, dapprima
l’insegnante fa notare agli alunni, vicinanze/analogie fonologiche
e lessico - visive tra parole di lingue diverse, poi li fa riflettere
sugli ambiti lessicali che possono offrire spunti per scoprire assonanze,
valenze alfabetiche o scambi di lettere, ma anche analogie e differenze
nel sistema linguistico e culturale.
Interessante no?
Loredana Dalbard
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