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Educare
al pensiero interculturale, per una cittadinanza attiva nell'Europa dei
popoli
Una riflessione
sulla dimensione europea dell’educazione può assumere molteplici
direzioni di sviluppo, in coerenza con la complessità dell’oggetto
“educazione” e con le sfaccettate proprietà della connotazione
“europea”. Proponiamo qui due prospettive che integrano le
sollecitazioni istituzionali e la specificità pedagogica dei processi
formativi, e che possono pertanto suscitare considerazioni e ipotesi capaci
di orientare le scelte degli insegnanti in sede di programmazione didattica.
La prima si riferisce agli obiettivi comuni per la costruzione dell’Europa
dell’istruzione e della formazione di qualità entro il 2010;
la seconda si richiama a una finalità generale di sviluppo della
cittadinanza intesa come assunzione consapevole di responsabilità
verso sé e verso gli altri.
La relazione intermedia comune - del Consiglio e della
Commissione - sull’attuazione del programma di lavoro dettagliato
concernente gli obiettivi dei sistemi di istruzione e di formazione in
Europa sottolinea la centralità delle risorse umane come fattore
di sviluppo e potenzialità innovativa, ai fini del raggiungimento
degli obiettivi economici, sociali e ambientali fissati a Lisbona per
l’Unione europea. L’investimento nella conoscenza - a livello
dei singoli Stati membri per aumentare la scolarizzazione, per abbattere
l’insuccesso scolastico e prevenire gli abbandoni, per promuovere
un’educazione permanente a tutte le età della vita, per aumentare
le possibilità comunicative attraverso l’apprendimento delle
lingue comunitarie e, a livello europeo, per la creazione di un quadro
di riferimento utile al riconoscimento delle qualifiche e delle competenze
– è indicato come prioritario e individua nei programmi educativi
e formativi della prossima generazione lo strumento per una politica di
qualità in termini di possibilità di accesso e di apertura
al mondo. In particolare, garantire l’informazione necessaria per
comprendere il senso della costruzione europea risulta una condizione
indispensabile alla formazione di una cittadinanza attiva:
“Tutti i sistemi educativi dovrebbero assicurare che i loro
allievi dispongano alla fine dell’istruzione secondaria delle conoscenze
e delle competenze necessarie a prepararli al loro ruolo di futuri cittadini
europei. Ciò richiede in particolare il rafforzamento dell’insegnamento
delle lingue a tutti i livelli e della dimensione europea nella formazione
degli insegnanti e nei curricoli dell’istruzione primaria e secondaria”
(1).
Per quanto attiene alle numerose azioni per favorire l’apprendimento
delle lingue e per valorizzare la diversità linguistica, in conformità
con le esigenze di comprensione reciproca fra cittadini e di mobilità
professionale, il Comitato delle Regioni ha adottato nel novembre 2003
un parere che, oltre a precisare aspetti strettamente linguistici dei
programmi europei (quali Socrates, Leonardo, Erasmus) e degli strumenti
comuni (quali il Portfolio europeo delle lingue, il Content and Language
Integrated Learning, il Common European Framework of Reference for Languages),
pone con chiarezza l’ineludibilità della prospettiva interculturale
in merito allo sviluppo di una competenza comunicativa in senso lato:
“[Il Comitato delle Regioni] ritiene che le classi composte
da allievi di diversa provenienza costituiscano una base di partenza preziosa
per poter promuovere la tolleranza, l’apertura e le competenze interculturali.
Per garantire che ciò avvenga, il Comitato ritiene che i programmi
di formazione degli insegnanti in tutti gli Stati membri dovrebbero comprendere
gli studi interculturali”(2) .
E ancora, “[Il Comitato delle Regioni] invita i responsabili
dei programmi di formazione degli insegnanti in tutti gli Stati membri
ad inserire degli studi interculturali in tutti i programmi e non solo
nei corsi di formazione destinati agli insegnanti di lingue”
(3).
Il richiamo all’intercultura introduce la prospettiva pedagogica;
il passaggio dalla multiculturalità come dato all’interculturalità
come processo non è automatico, esige bensì impegno pedagogico
e progettualità educativa(4). Se la declinazione tematica
dell’intercultura è varia e abbondante, il valore e il significato
che ciascun soggetto conferisce a questi contenuti dipende dal loro inserimento
o meno in un quadro progettuale di pensiero interculturale. Sprovvisti
della cornice di pensiero interculturale, atteggiamenti e azioni rischiano
di troncarsi riduttivamente nella tolleranza multiculturale, senza mettere
in discussione il contesto di riferimento monoculturale, aprendo a un
relativismo sterile e inconseguente a scapito della reciprocità
e dell’interdipendenza che caratterizzano il dialogo autentico con
l’Altro. La creazione delle condizioni educative per la costruzione
di tale quadro di pensiero interculturale è compito dell’insegnante.
In questo senso, l’educazione interculturale è una componente
strutturale del processo formativo, trasversale rispetto ai contenuti,
costitutiva del sapere. Educare corrisponde, infatti, a promuovere, sostenere,
accompagnare lo sviluppo identitario, e l’identità è
funzione dell’alterità in quanto si definisce attraverso
un succedersi incessante di identificazioni, differenziazioni e integrazioni.
La costruzione di un buon rapporto con il sapere passa attraverso la costruzione
di un buon rapporto con l’Altro giacché non si dà
apprendimento al di fuori di una relazione; il sapere presuppone e implica
l’alterità, la disponibilità al dubbio, l’accettazione
dell’incertezza e del tempo sospeso della ricerca, l’elaborazione
simbolica dell’assenza, la tensione al cambiamento, il coinvolgimento
pieno di una dimensione esistenziale accanto a un’eventuale valenza
strumentale. Il pensiero interculturale è un pensiero dell’apertura,
dell’interesse autentico, della complessità come approccio
privilegiato a fatti e fenomeni, della differenza come valore e potenzialità
umana, della solidarietà come modalità relazionale, dell’incontro
come chiave di conoscenza. Un pensiero siffatto si produce indipendentemente
dai temi trattati, in quanto diviene oggetto di apprendimento attraverso
l’esperienza di situazioni didattiche in cui sono stimolate competenze
cognitive e affettive che esprimono un movimento dialettico fra identità
e alterità.
Così, mettere l’allievo in situazione complessa,
scoraggiare le semplificazioni, smontare gli stereotipi, suscitare processi
che facciano vacillare le certezze, che costringano a uscire dalle routine,
sperimentare circuiti virtuosi di apprendimento in cui si succedano momenti
di contestualizzazione, decontestualizzazione e ricontestualizzazione,
costruire sistematicamente e diffusamente opportunità di ascolto
e di cooperazione rappresentano scelte didattiche di mediazione fra l’allievo
e il sapere che favoriscono la formazione di un pensiero interculturale,
pensiero che potrà altresì delineare un orizzonte di senso
per specifici argomenti, tipici della sensibilizzazione all’incontro
e alla comprensione fra le persone e fra i popoli, quali lo studio delle
lingue e delle civiltà. Educare alla ricerca consapevole, intenzionale
e competente di una relazione positiva, attiva, costruttiva e innovativa
con l’Altro e con l’ambiente pone le basi dell’esercizio
di una responsabilità che è espressione di crescita e di
libertà e fonda la partecipazione ai processi di sviluppo di sé
e del mondo su un presupposto progettuale, evolutivo e trasformativo,
orientato al futuro.
Informazione europea e educazione interculturale esprimono dunque una
peculiare integrazione di saperi, atta a promuovere la formazione di una
cittadinanza responsabile e di una convivenza che si fa condivisione,
in un movimento reciproco, continuo, fruttuoso ed emancipatore tra persone
nella configurazione delle loro rispettive identità.
Teresa Sergi Grange
Bibliografia
CAMBI, F. (2003), Intercultura: fondamenti pedagogici, Carocci, Roma.
PERUCCA, A. (2001), Educazione, sviluppo, intercultura, Pensa Multimedia,
Lecce.
Note
(1)Istruzione e formazione 2010. L’urgenza delle riforme per la
riuscita della strategia di Lisbona, 2.3.3 Rafforzare la dimensione europea
dell’istruzione, Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del
30.4.2004.
(2)Parere del Comitato delle Regioni in merito alla “Comunicazione
della Commissione – promuovere l’apprendimento delle lingue
e la diversità linguistica: piano di azione 2004-2006”, Azioni
per l’apprendimento delle lingue, 1.16, Gazzetta ufficiale dell’Unione
Europea del 23.3.2004.
(3)Ibidem, Raccomandazioni del Comitato delle Regioni, 2.10.
(4)L’Università della Valle d’Aosta, congiuntamente
all’Università di Lecce, ha attivato dal 2002 un Master in
Pedagogia interculturale e dimensione europea dell’educazione, erogato
in due lingue, con le tecniche della formazione a distanza, che ha visto
la partecipazione di numerosi insegnanti oltre che di operatori delle
aree sociale e sanitaria.
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