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Cittadino europeo?
sì, ma...

Cittadinanza italiana? Francese? Tedesca? Non più: l’obiettivo per il futuro è una cittadinanza europea multiculturale. Ma i giovani cosa ne pensano? Gli studenti del triennio del Liceo Scientifico Bérard di Aosta, interpellati sull’argomento, hanno dato risposte davvero interessanti.

L'integrazione europea si è rafforzata e ha assunto una chiara fisionomia politica attraverso l’elaborazione della Carta dei diritti del cittadino europeo e il Trattato costituzionale. Ma questi traguardi corrispondono ad una reale crescita di consapevolezza della nuova dimensione della cittadinanza? Oppure si tratta di tappe di un processo diretto dalle istituzioni dell’Unione europea, che non riesce a coinvolgere i cittadini, la cui identità resta ancora e fondamentalmente quella nazionale? Infatti, proprio adesso che il sogno dell’Europa unita si sta realizzando, sembrano riemergere preoccupanti egoismi nazionali, che si manifestano nella diffidenza verso l’altro, nella velleità di egemonia, nel desiderio di elevare barriere di separazione. Tutti segnali di sfiducia nei confronti del progetto europeo.
Su questi temi hanno riflettuto, nel corso dell’anno scolastico, i ragazzi della IV B Piano Nazionale Informatico del Liceo Scientifico Bérard di Aosta, prendendo spunto dagli scritti di Federico Chabod a cui si sono avvicinati grazie al lavoro multimediale “La storia dell’idea di Europa attraverso la riflessione di Federico Chabod”.
Gli studenti hanno, prima di tutto, cercato di capire a quali caratteri corrisponde quell’identità europea che, a detta di Chabod, si è delineata in modo sempre più preciso nel corso della storia. Hanno quindi tracciato l’identikit del cittadino europeo modello, che sintetizza in sé i valori più alti della cultura e della cittadinanza del continente, dal plurilinguismo alla tolleranza, dal culto per la libertà al rispetto delle leggi, dal pacifismo all’amore per il dialogo e l’argomentazione.
Queste riflessioni hanno consentito ad un gruppo di ragazzi della classe di partecipare al concorso “L’Europa va a scuola”, lanciato dal quotidiano La Stampa con lo scopo di promuovere nei giovani la formazione dell’identità europea. Gli allievi hanno elaborato un questionario per indagare se quell’immagine del cittadino europeo, da essi delineata, trovasse riscontro nell’immaginario dei loro coetanei (gli studenti del triennio del liceo), ai quali hanno chiesto anche di esprimersi circa un ipotetico curriculum di studi, che potrebbe promuovere la formazione e il rafforzamento di questa identità sovranazionale.
I risultati di questo lavoro sono stati commentati in un articolo che ha consentito ai ragazzi non solo di superare una delle fasi del concorso in questione, ma soprattutto di accrescere la loro coscienza del ricco e multiforme patrimonio di valori che l’identità europea offre.

Come definire l’Unione europea?
La definizione migliore è risultata “Unione economica”. Rincuora scoprire che le definizioni “Unione nella diversità”, “Unione politica”, “Unione multiculturale” hanno riscosso notevole successo. L’opzione “Confederazione” è stata preferita a quella di “Federazione”: forse implica che i giovani conoscono, almeno in parte, l’architettura istituzionale dell’Europa unita. Invece i ragazzi non riconoscono come specifico dell’Europa il carattere di “Unione militare”, un fatto probabilmente positivo. Se ne può dedurre che gli intervistati non credono alla guerra come soluzione dei problemi e sanno che l’Unione non ha principalmente scopi bellici. Nonostante questi risultati, bisogna segnalare che le opzioni di sfiducia nei confronti del progetto europeo hanno purtroppo ottenuto non poche preferenze.


Che cosa significa essere cittadino europeo?
Alcuni fra gli intervistati individuano nella cittadinanza europea un rischio crescente di povertà e di disoccupazione. Questo nonostante siano in molti, invece, a riconoscere nella cittadinanza comunitaria la possibilità di viaggiare più facilmente, avere maggiori opportunità di studio e di lavoro. Risposte tutto sommato abbastanza prevedibili, ma non condivise da tutti. Altri infatti paventano il rischio di una “perdita dell’identità nazionale”.


Quali caratteristiche dovrebbe avere il cittadino europeo modello?
La maggior parte degli studenti interpellati ha riconosciuto come peculiari del civis europeus del futuro alcune caratteristiche: essere tollerante, plurilingue, libero, democratico, pacifico, razionale. L’accento posto sulla tolleranza evidenzia la consapevolezza, maturata sulla base delle tragedie della storia, della necessità di un atteggiamento dialogante e non pregiudiziale nei confronti dell’altro. D’altra parte ciò è confermato dalle altre voci: il cittadino europeo dovrebbe essere “libero”, cioè aperto a tutte le istanze, “plurilingue”, cioè capace di comprendere e comunicare e, perciò, “pacifico”, cioè alieno da ogni integralismo. Alcune voci, che sono state al centro dell’attenzione anche di recente, nell’ambito del dibattito sul Preambolo della Costituzione europea, non hanno avuto molti riscontri. È il caso, ad esempio, di “laico” e “cristiano”. Come interpretare questo dato? Forse nel senso che per gli europei del futuro sono più importanti altre dimensioni…

Cosa dovrebbe promuovere una scuola superiore che formi il cittadino europeo?
Proprio in questo campo si è evidenziato il pragmatismo studentesco, unito però ad una sana tensione ideale. Infatti gli studenti hanno attribuito molta importanza a due aspetti: la “possibilità di collegare studi fatti in paesi diversi” e “l’educazione al rispetto della diversità”. In terza posizione si colloca il riconoscimento della formazione professionale acquisita in tutti i paesi, subito seguito dall’educazione alla convivenza civile. Dunque, per molti degli intervistati, la funzione educativa della scuola non può essere disgiunta dalla formazione culturale, anzi, non riescono a concepire questa senza quella. Insomma, i ragazzi si aspettano che i contenuti dei programmi scolastici servano a promuovere entrambe queste dimensioni.

Quali materie per la formazione culturale del cittadino europeo?
Non appare casuale, allora, che le preferenze culturali degli studenti per un ipotetico curriculum di formazione del cittadino europeo cadano sulle lingue, sulla storia e l’educazione civica, sulla letteratura europea comparata e sulle scienze matematiche, fisiche e naturali, forse in ragione del tipo di scuola in cui si è svolta l’indagine. Anche la “storia istituzionale dell’Unione europea”, disciplina attualmente inesistente, incontrerebbe un certo favore. Piuttosto negativo il risultato della storia delle religioni e delle lingue e letterature classiche.

Studiare sì, ma dove?
Dall’indagine condotta risulta che gli studenti preferirebbero frequentare corsi di studio nei paesi “comunitari” di più antica data. Vista l’importanza che la lingua inglese ha nel mondo, è innegabile l’attrazione esercitata dai paesi anglofoni, ma anche l’area mediterranea raccoglie parecchie preferenze, perché conosciuta per il patrimonio artistico e le tradizioni culturali. I paesi francofoni non hanno molto successo, ma c’è forse una spiegazione: il francese è già conosciuto in Valle d’Aosta e non si sente la necessità di recarsi in un paese di cui già si conoscono lingua e cultura. Altri paesi entrati nell’Unione europea solo di recente risultano meno attraenti, forse perché ancora poco percepiti in qualità di stati membri. La cittadinanza europea multiculturale pare proprio un obiettivo che la scuola può contribuire a raggiungere.

 

Lucilla Chasseur

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