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Dalle
8 alle 9, quando il gioco si fa libero
É imparando a giocare che si diventa
grandi.
Il gioco consente al bambino di fare prova di indipendenza e di libertà,
e costituisce la prima occasione di sperimentare i valori pratici e morali,
i ruoli e le attese sociali. Osservando i bambini mentre giocano si intuiscono
le modalità con cui apprendono.
“Il gioco è il lavoro del bambino. A
differenza del lavoro che per l’uomo è un mezzo. Per il bambino
è un fine. Il fine del gioco coincide con la fine del gioco. Per
l’adulto è un vizio, per il bambino una virtù e una
necessità. Perciò fa di necessità virtù. Particolare
attenzione gli Orientamenti dedicano ai giochi di “finzione”,
che rappresentano la forma ludica privilegiata nell’età della
scuola dell’infanzia.
Il gioco simbolico – scrive Piaget – mette in grado il bambino
di rivivere le proprie esperienze passate e contribuisce all’appagamento
dell’io, più che non la sua subordinazione alla realtà.
Per Vygotskij è il mezzo privilegiato per dare significato alla
realtà.” (1)
Nella scuola dell’infanzia dell’Antica
Vetreria, ad Aosta, tutte le attività sono organizzate e strutturate
a partire dal gioco perché il gioco è l’attività
più seria del bambino.
Organizzare, ad esempio, gli spazi presenti nella scuola in funzione del
gioco individuale e di gruppo, permette di accogliere il bambino in un
ambiente ricco di oggetti e materiali, strutturati e non. Lo spazio assume
così una duplice valenza affettivo - relazionale e cognitivo -
percettiva. Esso diventa l’ambito in cui il bambino può esprimere
la propria fantasia e socializzare. Per questo motivo, abbiamo deciso
di sfruttare tutti gli spazi adatti (aule e corridoio) per realizzare
atelier di gioco strutturato. La scelta di adibire a spazio-gioco
anche il corridoio della scuola è un accorgimento che, da un lato,
permette ai bambini di avere più angoli attrezzati e dall’altro
aiuta la socializzazione in piccoli gruppi.
Dalle 8 alle 9, quando i bambini arrivano e tutto deve ancora cominciare,
noi insegnanti dell’Antica Vetreria, diventiamo per un’ora
anche spettatrici dei loro giochi.
Osservazioni dalle 8 alle 9 |
Gioco libero: costruzione sul tappeto (tempo
di osservazione 10’)
Bambini:
2 di 3 anni
1 di 4 anni
1 di 5 anni
Fi. Serve un pezzo per la
pista se no non ci vanno (… le macchinine)
L. se no fai così
Fe. sì fai così
L. è fatta (… la pista) proprio
bene, vedi (ad Edoardo) come va
Fi. non trovo una macchina... qui
è l’inizio (rivolto a Federico)
Fe. arriva la macchina della polizia
E. io sollevo le barre (quelle del passaggio
a livello)
Fi. è così che si chiude
(e fa vedere ad Edoardo come fare passare
la macchinina)
E. (alza le sbarre mentre gli altri bambini fanno
passare le macchinine sulla pista)
Chi vuole questa macchina?
Ormai non la dò a nessuno, ce l’avevo prima io
Fi. guarda cosa faccio! Oh è chiuso
non riesco più a passare (lancia la macchinina e distrugge
il passaggio a livello)
Fe. guardate io come faccio…
Commento dell’insegnante
Emerge la collaborazione grande/piccolo (se no fai così);
nella relazione il grande “si prende cura del piccolo”.
Assistiamo anche all’emulazione del più grande. Non
emerge un leader.
Disegno libero a tavolino (tempo di osservazione
5’)
Bambini:
3 di 5 anni
N. Questo (indica quello
che ha disegnato) è un gigante ed è più
forte del tuo
L. (prende un giornalino) Nico guarda io sono
questo
E. io sono questa
N. no sono io
L. adesso guarda cosa faccio (disegna
un cerchio intorno all’omino che ha disegnato) è
una sfera
E. prenditi la tua gomma, ce l’hai (a
Nicoletta)
N. io ho fatto una sfera Poké
L. ritagliamo adesso?
Commento dell’insegnante
I bambini sono tutti grandi perché si tratta del gruppo dei
5 anni. Sono tutti in competizione.
Gioco: angolo delle casette (tempo di osservazione
5’)
Bambini:
2 di 4 anni
2 di 3 anni
Mamma Oggi è una bella
giornata, ti porto a passeggio (atteggiamento materno)
Bimba non voglio camminare, voglio il passeggino
(pianto)
Mamma adesso sali (lo accarezza: coinvolgimento
emotivo)
Bambina ho sonno… (lo culla dolcemente:
atteggiamento materno di tenerezza)
Mamma (si osserva il desiderio di invertire i ruoli,
non c’è accordo, litigano)
Commento dell’insegnante
I bambini sono divisi in gruppi eterogenei ed hanno scelto vari
angoli della sezione in cui giocare. Nel gioco della mamma e della
bambina, interagiscono nei due ruoli, con atteggiamenti materni
ed affettuosi. È presente talvolta il desiderio di prevalere
sul compagno, assumendo il ruolo di “leader” e prendendo
decisioni. Si osserva nel dialogo, un linguaggio pertinente al ruolo
vissuto e una grande imitazione nei gesti, nelle parole, negli atteggiamenti
e nella postura.
La tranquillità del gioco è in alcuni momenti interrotta
da piccole incomprensioni e bisticci. Il materiale da noi messo
a disposizione (teli, pentoline, bambole, biberon…) è
utilizzato. |
Osserviamo e coordiniamo le attività dei bimbi, lasciandoli però
completamente liberi di scegliere atelier e giochi. Il momento
dell’accoglienza, infatti, è molto importante. Si tratta
del debutto giornaliero della relazione fra bambini e adulti. Nel corso
della giornata alcune attività didattiche sono strutturate, anche
in momenti più o meno lunghi di intersezione tra i bambini delle
quattro classi. A tal fine, allestiamo nelle aule e nel corridoio, atelier
specifici ma diversi, nei quali i bambini possono sperimentare senza problemi.
• L’angolo di lettura e di rilassamento
favorisce nel bambino l’approccio corretto al libro stimolandolo
con la visione d’immagini e la lettura di piccole frasi. Ha, inoltre,
una valenza relazionale (sviluppata con il gioco dei ruoli di lettore/ascoltatore
e con l’imitazione dell’insegnante da parte degli alunni)
ed affettiva (contribuisce ad alleviare il distacco dalla famiglia);
• l’atelier del piccolo falegname
favorisce la creatività e lo sviluppo della motricità fine;
• l’angolo dei giochi a tavolino
avvicina i bambini alla conoscenza delle regole che normano i giochi di
società che favoriscono la socializzazione e la capacità
di organizzarsi senza la figura dell’adulto, invitando ad una maggiore
autonomia e stimolando i più grandi al tutoraggio;
• l’angolo delle costruzioni sul tappeto
dove il bambino ha modo di sviluppare la fantasia attraverso progettazioni
mentali che poi realizza praticamente;
• l’atelier di manipolazione
dove i bambini attraverso la percezione tattile sperimentano ed
utilizzano materiali diversi (farina gialla, bianca plastilina, pasta
al sale) e sviluppano la creatività realizzando oggetti di vario
genere;
• l’atelier di computer
per un primo e gioioso approccio all'informatica;
• l’atelier del mercato:
i bambini ampliano le conoscenze logico-matematiche attraverso giochi
di classificazione, quantificazione e seriazione dei vari alimenti e sperimentano
momenti di vita pratica con un primo approccio alla conoscenza di monete
e banconote;
• l’atelier del ritaglio
dove si favorisce l’espressività attraverso attività
di bricolage con la creazione di collage e di oggetti in carta di vario
genere (bracciali, anelli, maschere) utilizzando diversi strumenti (colla,
forbici, ecc.);
• l’atelier del disegno:
il bambino tramite l’utilizzo di pennarelli, pastelli a cera, pittura,
fogli di diverse dimensioni e forme sperimenta e rafforza le sue capacità
espressive e creative. In questo atelier sono favoriti il confronto e
la collaborazione fra bambini; nella produzione degli elaborati è
importante lo stimolo dato dai più grandi ai più piccoli.
L'inglese giocando |
Quando, nel “lontano” 1998/99,
inizia l’esperienza dell’insegnamento precoce della
lingua inglese alla scuola materna “Via Antica Vetreria”
non c’era ancora un progetto scritto, neppure una sua denominazione
e neanche un preciso spazio istituzionalizzato, solo una gran voglia
di inventare e di mettermi in GIOCO, con la complicità delle
maestre e il permesso del direttore didattico.
In prima battuta, come insegnante di lingua inglese di scuola media,
ho dovuto adattarmi non poco allo stile di apprendimento dei bambini
della scuola materna. Strumenti didattici specifici non ne avevo,
ma di motivazione ne avevo tanta, perciò decisi che avrei
attinto dalla mia esperienza di mamma; avevo il mio primogenito
proprio in quella scuola materna e il mio secondogenito in grembo.
Da qui i primi passi: le canzoncine, le attività motorie,
in un’immersione totale nella lingua inglese dove l’unico
appiglio per la comprensione era il ricorso alla mimica e l’aiuto
delle maestre, mie preziose compagne di avventura.
Mi basta pensare all’evoluzione delle varie fasi della “mini
lesson” (qui tradotta in italiano):
Prima Parte
- Salutare
- Chiedere e dire il nome
- Contare quanti siamo
- Chiedere dove sono i bambini assenti, ecc.
Seconda Parte
- OK! E adesso ci muoviamo/cantiamo/mimiamo/raccontiamo una storia,
ecc.
Terza Parte
- Restituzione/ritorno…
… a questo punto la fatidica domanda “Come
fare ad avere un feedback? Come fare a vedere se hanno
capito/memorizzato/interiorizzato…?
Un’unica risposta: il GIOCO.
Il principe dei giochi ed anche il primo che ho utilizzato: “Simon
says…+ l’istruzione da eseguire e poi… ehi! Ma
funziona anche con i piccolini!” I bambini eseguivano le istruzioni
compiendo quelle stesse azioni che precedentemente erano state veicolate
da una canzone o da una filastrocca.
A seguire tanti altri giochi hanno preso posto nella fase di feedback:
- Bingo
- Memory
- Indovina chi o cosa?
- The magic boxes, ecc.
La validità del GIOCO con i bambini piccoli è certa,
ma è maggiormente evidente in una condizione di full
immersion dove il ricorso alla lingua materna è inesistente:
il GIOCO legittima l’uso della lingua straniera creando motivazione
e aspettative.
Oggi dopo tanta sperimentazione, alla scuola materna giochiamo tantissimo
e la lingua si inserisce nelle attività con estrema naturalezza
rendendola un’esperienza valida ed efficace.
Daniela Moncada |
È sulla base dell’osservazione che regoliamo il nostro intervento.
Registrando con attenzione le relazioni tra bambini e le modalità
con cui apprendono nei giochi strutturati (emulazione, richiesta di aiuto,
ecc.) emergono le capacità individuali e gli stili di apprendimento.
Quante cose capiamo osservandoli, ma soprattutto facendoli giocare.
Abbiamo notato, ad esempio, come il gioco costituisca per i bambini un
preludio, una preparazione alla vita, un preesercizio che comincia a sostituire
l’esperienza all’istinto, perfezionando le predisposizioni
di ciascuno.
Alla scuola dell’infanzia, dopo il periodo delle esperienze individuali,
il gioco diventa cooperazione e si esprime in forme associate, il bambino
si misura, si confronta e percepisce se stesso in relazione agli altri
e al mondo circostante.
Il bisogno di associarsi per giocare, si affianca a quello di immaginare,
rielaborare la realtà drammatizzando: è la gioia di essere
l’inventore del mondo che si vuole, l’attore del gioco, l’artista
della finzione. Nel gioco, la fantasia viene esercitata con grande impegno,
consente di affermare se stesso, di definire la propria personalità,
di fare prova di indipendenza e di libertà, costituisce la prima
sperimentazione dei valori pratici e morali, dei ruoli e delle attese
sociali. È imparando a giocare che si diventa uomini e donne, per
ritornare bambini quando si gioca di nuovo.
Paola Cama, Barbara Cerdelli, Margherita Dalmasso,
Elsa Juglair, Lucia Lardieri, Maria Sara Lotto,
Antonella Malara, Liliana Pastoret, Marilena Zorzetto.
Note
(1) Piazza V. (1999), Parole chiave per aprire la scuola, Erickson,
Trento.
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