link home page
link la revue
link les numéros
link web école
links

Giochiamoci l'Europa

Un progetto Comenius tra sette scuole dell’obbligo partner alla scoperta dei giochi all’aperto. Un primo passo verso l’educazione dei futuri cittadini europei.

Per partecipare a un progetto europeo bisogna veramente essere motivati.
La ricaduta didattica e la ricchezza dei contatti personali, che ogni esperienza di partenariato europeo porta con sé, sono i meritati premi di chi non si scoraggia a compilare e a consegnare nei tempi previsti le decine e decine di pagine dei moduli di candidatura.
Quando nel novembre del 2003, Daniela Sarteur, la dirigente scolastica dell’Istituzione scolastica “Monte-Emilius 2”, mi ha convocato, in quanto insegno anche l’inglese alla scuola primaria, per propormi di partecipare a un seminario di contatto per un progetto Comenius in Belgio, ho accolto con entusiasmo la proposta. Questo primo seminario aveva l’obiettivo di presentare a insegnanti provenienti da tanti paesi europei che cosa è Comenius e quali sono le sue finalità; ci ha dato molte informazioni e ci ha permesso, partecipando ad alcuni atelier, di lavorare con persone di nazionalità e di culture diverse per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Al termine di questo primo seminario, abbiamo costituito il gruppo che doveva progettare l’impianto organizzativo del nostro Comenius.
L’interesse principale che ci ha riuniti nella progettazione era individuare un percorso per avvicinare i bambini all’Europa. Ben intuendo la complessità di tale obiettivo, ci siamo subito preoccupati di selezionare un argomento accattivante, che carpisse l’attenzione. Qualsiasi regalo acquista più valore se presentato in una bella confezione, non volevamo mettere il nostro progetto in una scatola di cartone qualunque.
Europlaying, - Giochiamoci l’Europa, per noi italiani - è stato il titolo-intuizione su cui tutti ci siamo trovati d’accordo.
Ci piaceva l’idea di impegnare i bambini delle nostre classi intorno al tema del gioco.
Abbiamo incominciato, dunque, ad interrogarci su come declinare questa tematica: che cosa volevamo che i bambini facessero, producessero, imparassero?
Il gruppo di lavoro era formato da sette insegnanti: due valdostani, io, a rappresentare la scuola elementare di Saint-Christophe-Bret, la collega Carla Lunardi, della scuola media di Châtillon, Istituzione scolastica “Monte Cervino 1”; gli altri provenivano dalla Germania, dal Belgio, dalla Danimarca, dall’Irlanda, e la coordinatrice del progetto, dalla Slovenia.

Costruire dei cittadini europei
L’idea ispiratrice del progetto era di riuscire ad ampliare la percezione che i bambini hanno di appartenere ad una comunità e di far nascere in loro la percezione di essere bambini dell’Europa, tramite il tema del gioco.
Come risulta dal modulo di candidatura comune, presentato il 1° febbraio 2004, l’ipotesi di progetto triennale, elaborata dal gruppo è stata la seguente:
Durante il primo anno, le scuole si presenteranno e raccoglieranno i giochi di ciascun paese. I bambini produrranno un video di uno o più giochi opportunamente selezionati, e un libretto con le regole e l’età appropriata per giocare, le stagioni in cui
si possono effettuare i giochi, l’attrezzatura richiesta, le astuzie per parteciparvi e una lista di giochi collegati ad esse presenti sul territorio nazionale. Forniranno anche un breve riassunto della storia legata a questi giochi.
Nel secondo anno, i bambini saranno incoraggiati ad esaminare la storia dei giochi. Forniranno una uguale descrizione di un gioco in un libretto, ma questa volta si tratterà di un gioco appartenente al passato. Faranno un lavoro di ricerca interrogando i loro nonni. Analizzeranno il perché alcuni giochi sono giocati in determinati periodi dell’anno e perché i giochi si sono mantenuti attraverso le varie generazioni.
Nel terzo anno, vogliamo che i bambini si dedichino a giochi all’aperto delle altre nazioni partner e che poi inventino un gioco che possa essere giocato in tutti i paesi europei.

EUROPLAYING
Un progetto Comenius 1
Discipline interessate: geografia, studio delle lingue, storia, attività motoria, disegno.
Durata del progetto: 36 mesi.
Sintesi del progetto: Gli alunni analizzeranno i giochi che comunemente svolgono all’aria aperta, li valuteranno e li confronteranno con quelli dei loro “compagni europei”. Saranno, quindi guidati nella ricerca dei giochi che appartengono alle generazioni passate. Questo porterà all’elaborazione di un nuovo gioco “europeo” che conterrà le caratteristiche più significative di quelli già esistenti. I ragazzi acquisiranno la consapevolezza:
• degli aspetti sociali del gioco
• delle similitudini e differenze dei giochi di altri paesi
• dell’importanza di sviluppare abilità comunicative “internazionali”
• di cosa “rimane” attraverso il tempo.
Istituzione coordinatrice: Slovenia.
Livello di scuola coinvolta: scuola di base (esclusa la scuola dell’infanzia).
Numero di insegnanti coinvolti: 14.
Numero di alunni coinvolti: 122.
Età dei bambini: da 6 anni a 14 anni.
I partner europei:
una scuola primaria del Belgio
una scuola primaria della Germania
una scuola primaria e secondaria della Danimarca
una scuola primaria dell’Irlanda
due istituzioni di base valdostane.

Che genere di prodotti finali si intende ottenere?
Si intende produrre (terzo anno) un gioco che includerà un video e un opuscolo per le regole (primo anno e secondo anno) con gli elementi principali evidenziati attraverso il progetto in modo tale che tutte le nazioni partner potranno giocare ad un gioco “multieuropeo”.


Il primo anno di lavoro con le classi
Tutte le cinque classi della scuola elementare di Saint-Christophe-Bret sono state coinvolte nel progetto.
Abbiamo concordato di analizzare, in particolare, i giochi all’aria aperta, escludendo, però, il calcio, il basket, la pallavolo, per centrare la nostra attenzione sui giochi tradizionali, ancora praticati dai bambini, come L’orologio di Milano, La settimana… Proprio quei giochi a cui anche noi insegnanti ci dedicavamo in cortile, quando eravamo piccoli.
L’idea era di fare analizzare questi giochi ai nostri alunni per metterli nelle condizioni poi di spiegarli ai bambini degli altri paesi.
Piano piano i nostri alunni hanno parlato di giochi come Fulmine, Rialzo, La settimana, Strega coulour, Ruba bandiera
Si sono formati cinque gruppi, uno per gioco. I bambini sono poi stati invitati a votare il gioco da presentare ai partner europei: è stata scelta La settimana.
I bambini della mia classe di quarta elementare hanno sollevato il problema di “come far vedere” ai loro coetanei “come i giochi andavano giocati”.
Quindi, in classe, si è scelto di riprendere a video i giochi eseguiti dai bambini stessi.
Ma non ci sembrava ancora sufficiente. Abbiamo costruito allora un libretto con le varie fasi del gioco spiegate e disegnate, sempre in lingua madre e in inglese, perché l’accordo preso era di usare sia la lingua madre, sia la traduzione in inglese (quindi italiano/inglese, sloveno/inglese, tedesco/inglese, ecc.).
I bambini hanno proposto di realizzare il gioco prescelto, sotto forma di gioco da tavolo.
Per trasformare il gioco della Settimana in un gioco di società ci siamo ispirati al gioco delle pulci: i bambini hanno colorato i giorni della settimana. Con alcune pedine i giocatori devono “saltare” da un giorno all’altro. Sono state inoltre previste delle penitenze per chi sbaglia il salto. Il gioco è stato, pure, realizzato a grandezza naturale, esattamente nel modo tradizionale, ma su di un tappetone da palestra, per poterlo giocare all'interno, quando il tempo è brutto.
Quando mi sono recata in Slovenia, tra i giochi provenienti dagli altri partner europei, ho notato che il nostro gioco era molto gettonato, ho visto proprio i bambini sloveni che si divertivano con le nostre pedine saltanti (vedi le foto).

Le lingue usate

Gli accordi di progetto prevedevano accanto all’uso della lingua madre, il ricorso all’inglese come lingua di scambio comune. In realtà i bambini della scuola di Bret hanno sempre usato la lingua italiana, perché di inglese sanno ancora molto poco. Lo stesso problema si è posto per tutte le classi primarie partecipanti.
In quanto insegnante di inglese è chiaro che io traduco quello che i bambini scrivono, ma li coinvolgo nella traduzione; proprio perché l’hanno scritto loro riconoscono quello che scrivo in inglese e ritrovano le parole e le strutture già apprese.
Gli alunni di prima e di seconda lavorano soprattutto a livello grafico: disegnano, colorano e lasciano ai più grandi la parte scritta.

Una prima valutazione in itinere

Durante l’incontro di programmazione del maggio 2005 in Slovenia abbiamo riflettuto sugli aspetti positivi e sugli inconvenienti del lavoro fatto.
Di positivo abbiamo riscontrato che i bambini hanno potuto verificare in concreto quanti punti di contatto ci siano tra giochi di paesi diversi: in molti casi le regole sono le stesse cambiano solo i nomi.
Al contempo però l’interesse suscitato dai giochi ci è parso facesse perdere di vista la vera finalità del progetto e cioè la scoperta da parte dei bambini di una dimensione europea.
Per il secondo anno di progetto, 2005/2006, l’impegno è di lavorare su un gioco del passato, pensiamo di informarci presso i nonni e di ricercare un’attività ludica tipica di una comunità di campagna.
Il terzo e ultimo anno, 2006/2007, sempre che il progetto sia ancora sovvenzionato, prevede come attività la costruzione di un gioco comune europeo, ispirato alle regole dei giochi che tutti i partner hanno presentato.

Maria Grazia Ratti

couriel