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Un concorso che mette in gioco

Da un ricordo di liceo di Valeriano Gialli, l’ideazione di un concorso che, anno dopo anno, invita i ragazzi alla lettura e all’ascolto della musica. Uno degli aspetti più interessanti dell’iniziativa è che, attraverso la lettura pubblica, si creano momenti intensi di condivisione di gusti e amori letterari. Si spera che alle prossime edizioni partecipino classi di tutti gli Istituti superiori valdostani.

Cos’è “10 pagine x 10 musiche”?
È una singolare gara (ci sono in palio premi per circa 2 000 e) a colpi di pagine letterarie (romanzi, poesia, teatro, articoli...) e a suon di musiche abbinate alle pagine scelte (pagine e musiche) da studenti che hanno voglia di rispondere alla domanda: “Con che libro, con che musica affascini il tuo cuore?”
I ragazzi degli Istituti secondari di 2° grado di Aosta si riuniscono in piccoli gruppi (3-5 elementi). Scelgono - nel modo più libero - tre pagine letterarie da tre libri diversi e, per ogni pagina, una musica da abbinare. Fanno pervenire testi e musiche alla segreteria del loro Istituto (“Envers Teatro” provvederà a ritirarle).

Tra tutti i gruppi partecipanti, una giuria ne sceglie 12, le cui proposte saranno recitate, accompagnate dalle musiche, da me e da altri attori di “Envers Teatro”, in tre recital aperti al pubblico. Durante i recital gli studenti coinvolti parlano al pubblico illustrando il senso delle loro scelte. Il pubblico presente in sala vota le pagine recitate insieme a una giuria. Il gruppo le cui proposte ottengono il miglior gradimento viene ammesso alla serata finale. I tre gruppi ammessi alla finale scelgono ancora una pagina e una musica. Pubblico e giuria della finale assegnano i primi tre premi. La giuria assegna i premi speciali (miglior pagina, miglior musica, ecc.) scegliendo fra tutte le proposte, anche quelle dei gruppi non giunti alla presentazione pubblica.
Le funzioni principali dell’iniziativa sono molteplici: invitare i ragazzi alla lettura e all’ascolto della musica (o almeno, premiare quelli che lo fanno); stimolare il loro spirito creativo e il loro gusto; coinvolgerli in un lavoro di gruppo; invitarli a relazionarsi con gli altri per farsi sostenere, attraverso il coinvolgimento di compagni, amici, parenti; far capire ai ragazzi che aver successo è una cosa complessa che mette in gioco molte componenti, tra cui il valore personale, ma a volte il valore personale può non bastare, oppure che può non bastare il sostegno degli altri.

Ce n'est pas de jeu?

D’abord, il semblerait entendu qu’au lycée, on est grand, on ne joue pas… et pourtant, on joue plus tard, à des moments très sérieux : on joue d’un instrument toute sa vie si l’on est musicien, on joue sur scène si l’on est comédien et l’on joue à chaque partie sa position d’athlète si l’on est sportif ; mais à qui viendrait-il à l’esprit de comparer ces jeux-là aux paradis de simulation de l’enfance, aux tournois de cartes, à l’ivresse de hasard qui envahit les jeunes et vieux joueurs ? et pourtant encore… la structure du jeu est bien toujours la même : il s’agit d’un cadre à l’intérieur duquel il faut impérativement respecter des règles.
C’est ce qui fait régner ordre, rigueur et sens de la justice précisément au moment où l’on s’y attend le moins. Le sérieux règne, et celui qui ne reste pas discipliné dans le moment du jeu est soupçonné de ne pas savoir jouer, ce qui est, à peu de chose près, ne pas savoir vivre car il s’agit bien de savoir risquer, accepter de perdre, désirer gagner, éviter les tricheries, refuser la compassion, les limites d’âge… Être traité de “ mauvais joueur ”, c’est sans doute une des pires insultes que l’on ait à s’entendre dire, sauf, peut-être, pour certains, être jugé “ vieux jeu ”.
Les bons élèves comprennent difficilement l’injonction “ attention, là c’est sérieux : on joue ” ; alors que “ les mauvais ” en ont une intuition immédiate : ce n’est pas pour la note, pas pour les parents, pas pour le prof. C’est “ pour de jeu ” comme disent les petits, c’est à dire dans une marge de croissance entre le “ pour de vrai ” : la vie, la réalité, l’école, les sanctions et le “ pour de faux ” : la récré, le hors cours, hors sanction, le gratuit.
Le jeu est au croisement entre l’apprentissage et la profession d’adulte ; nous
le savons, les animaux jouent les rôles qu’ils assumeront une fois adultes : la chasse, la poursuite, la cachette, l’agression par surprise, les feintes. À peu près le contraire, avouons-le, de ce qui se passe en cours, la plupart du temps…
Parfois cependant, à l’école même, il nous arrive de proposer ce qui ressemble de plus près à un jeu : un concours, une participation en dehors de la quotidienneté scolaire, comme cela est le cas, par exemple, des tournois littéraires “ 10 pagine per 10 musiche ”. Là, les élèves qui, souvent, nous cachent leur jeu, peuvent le dévoiler, se prendre au jeu et, comme ce fut le cas de la dernière édition, décider qu’il fallait se moquer de la page littéraire elle-même, en respectant les règles du jeu. C’est ainsi que, sur fond musical, déclamé à grande voix par une actrice professionnelle, nous avons entendu réciter le mode d’emploi d’un médicament, se prenant complètement jeu de la littérature, du concours et de nous-mêmes.
Ce n’est pas de jeu ? Mais si, c’est précisément cela, jouer le jeu.

Barbara Wahl

Come si concepisce un concorso per ragazzi?
L’idea di 10 Pagine x 10 Musiche è nata da un mio ricordo di liceo.
A Genova, al Liceo Classico Colombo, veniva programmato tutti gli anni, curato da alcuni insegnanti, un certamen di poesia, per il quale gli studenti componevano le loro poesie e le recitavano in pubblico davanti a tutti i loro compagni.
Io vi partecipavo, (non ho mai vinto, se non un premio alla recitazione). Le emozioni, le sensazioni, e il coinvolgimento creativo e culturale provocati da quelle “partecipazioni” sono tra i ricordi più affascinanti e intensi dei miei anni di liceo (insieme a quelli della contemporanea scuola di recitazione).
10P x 10M è molto diverso da quel certamen; è meno impegnativo per gli studenti, ma mette in gioco aspetti più complessi, e per questa complessità è stato progettato a tavolino, con l’aiuto dei funzionari dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Aosta e verificato, man mano che le idee prendevano forma, con alcuni insegnanti e alcuni studenti (in particolare mio figlio e i suoi compagni).

In che misura si tiene conto del parere di insegnanti e ragazzi?
Nel corso delle varie edizioni i pareri degli insegnanti sono stati molto importanti (più che quelli dei ragazzi, che si sono espressi di meno), e alcune innovazioni sono dovute a questi pareri. Non si è tenuto conto invece delle opinioni che potevano snaturare il progetto. Ad esempio, non è stato accettato il suggerimento che a recitare i brani fossero i ragazzi stessi, perché uno degli scopi di 10P x 10M è quello di coinvolgere i ragazzi alla creazione di uno spettacolo teatrale (nella forma del recital), cioè di un lavoro complesso di squadra, nell’educazione al rispetto dei ruoli. Il ruolo dei ragazzi, in questo progetto, è quello di autori dei testi e delle musiche di uno spettacolo teatrale (ed è una bella responsabilità creativa); testi che affidano agli attori e alla loro interpretazione. Gli attori, a loro volta, cercano di capire le ragioni artistiche delle scelte dell’autore. I ragazzi valutano poi le scelte espressive degli interpreti. Questo fa parte del gioco delle 10 Pagine, perché nel gioco del teatro (e del mondo) non si è soli.

Che cosa piace ai ragazzi? Il divertimento, la sfida, o unicamente la ricerca del premio?
Credo che ai ragazzi piacciano quasi tutte le fasi delle 10 Pagine: scegliere le pagine e le musiche, essere al centro dell’attenzione e certamente anche vincere, non solo per arrivare primi, ma perché vincere significa essere apprezzati.

Come insegnante del biennio del Liceo Linguistico

Mi sono limitato in questi anni a promuovere il concorso nelle mie classi e nell’istituto, a concedere un po’ di spazio ai gruppi formatisi nelle classi, e a dare qualche consiglio riguardo a brani letterari, musiche (soprattutto) e a possibili abbinamenti.
Credo che per i ragazzi sia stata una piacevole sorpresa scoprire tutto ciò che si nascondeva in un brano letterario da loro amato, semplicemente facendolo interagire con la musica adatta (o con una inadatta, ma, per qualche ragione, efficace).
Ancora più sorprendente, se non esaltante, dev’essere stato riscoprire il brano attraverso la lettura e l’interpretazione di un attore, la cui voce potenziava e enfatizzava le parole.
A volte sarà parso loro quasi urtante sentir dare di un brano familiare una lettura nuova, non rispondente alle loro aspettative. In effetti, non sempre questo gioco ha funzionato alla perfezione: e brani che si ritenevano di sicuro effetto si sono sgonfiati poi, al momento della lettura.
È vero comunque che il più delle volte la recitazione ha valorizzato brani anche deboli, e il lavoro finale di collage sulle musiche ha reso accettabili abbinamenti all’inizio poco convincenti.
Ho scoperto a mia volta che molti ragazzi – quelli che partecipano, almeno – leggono e maturano gusti indipendentemente dalla scuola; e che altri fanno anche tesoro delle letture che a scuola si fanno o di cui si parla. Il dato è piuttosto confortante, anche al di là delle inevitabili cadute (se posso esprimermi così) su quella che una volta si definiva con qualche spocchia “paraletteratura” (Richard Bach, romanzi seriali di fantasy) o su titoli di moda.
Meno confortante – anzi, a volte proprio desolante – è scoprire che per molti ragazzi, soprattutto i più giovani, tranne forse quelli che seguono corsi musicali o hanno specifici interessi, le conoscenze musicali sono quasi inesistenti. Le scelte si limitano così a colonne sonore (troppo comodo, credo) o al facile repertorio pop. In generale, la musica viene concepita dai ragazzi più giovani come un tappeto sonoro piacevole e rassicurante, su cui si parla e si fa altro, o come appunto una colonna sonora che enfatizza nel modo più convenzionale parole e gesti. Su questo punto, ammetto che i miei consigli si sono fatti più pressanti, anche se in definitiva i ragazzi all’interno dei gruppi si sono tenuti l’ultima parola.
Uno degli aspetti più interessanti di tutto il concorso sta nella condivisione dei gusti e degli amori letterari attraverso la lettura pubblica. Quando un brano è letto bene, è apprezzato, applaudito, e votato, diventa chiaro che la lettura è tutt’altro che un’operazione passiva, ma diventa anzi un atto creativo, di riappropriazione dei pensieri e delle parole altrui. Questo è senz’altro gratificante, e contribuisce a creare interesse e attenzione attorno a un’attività – appunto la lettura – su cui la scuola spesso si muove incerta tra l’obbligo e i tentativi di suggerirne il piacere. In tal senso, il concorso si è rivelato un aiuto alla scuola.
All’interno dei gruppi che si sono formati spontaneamente, le scelte dei singoli sono state vagliate, discusse, confrontate, combinate, e alla fine selezionate o scartate da tutti i partecipanti; ho assistito, dall’esterno, a un efficace e istintivo “lavoro di gruppo”, in cui i ragazzi hanno dimostrato di saper negoziare per arrivare a selezionare i brani migliori o quelli in cui la maggior parte di loro si poteva riconoscere.
Il gioco tra i partecipanti è diventato alla fine un gioco tra le classi, che hanno supportato senza gelosie i gruppi; il senso di competizione, che inevitabilmente nasce in queste circostanze, non mi pare sia sfociato in conflitto. I ragazzi hanno saputo quasi sempre, al momento delle votazioni, premiare scelte confacenti ai loro gusti, anche se di gruppi “rivali”. Spiace che in questi ultimi anni il concorso abbia interessato solo ragazzi dello Scientifico e del Classico, riducendo di molto la possibilità di confronto e rischiando di generare un equivoco tra Istituti culturalmente più consapevoli e agguerriti e tutti gli altri.

Claudio Morandini

 

Gli esclusi patiscono l’eliminazione?
Tutti patiscono l’eliminazione. Credo che crei dispiacere soprattutto non arrivare alla presentazione pubblica dei propri brani. Per questo io vorrei che tutti i partecipanti potessero far parte degli spettacoli, ma per questo occorrerebbero più serate di spettacolo e questo problema non siamo riusciti a risolverlo. D’altra parte l’eliminazione è spesso questione di un punto, dove i punti sono cento o più, e quindi non vuol dire che chi è eliminato è meno bravo degli altri. Tutti i gruppi eliminati hanno una pagina o una musica che raggiunge i massimi livelli di gradimento.

Secondo noi...

Siamo i sei ragazzi della 1A PNI del Liceo Scientifico di Aosta che quest’anno hanno vinto il concorso “10 pagine X 10 musiche”. L’idea di farci partecipare è venuta al nostro insegnante di italiano, latino e storia, il professor Claudio Morandini, che all’inizio di quest’anno ha proposto alla classe il concorso. Dapprima nessuno di noi sei pensava di parteciparvi: la scuola era iniziata da poco, solo alcuni di noi si conoscevano e non eravamo particolarmente interessati. Poi però, per una casualità, qualcuno ha detto di conoscere un bel testo, a qualcun altro ne è venuto in mente un secondo e a questo punto, dato che siamo esperti in musica, partecipare al concorso è stato facile. L’ironia della sorte ha voluto che consegnassimo l’iscrizione con i testi e le musiche l’ultimo giorno possibile e che sbagliassimo a dare i nostri numeri di telefono. Nei giorni seguenti il professore ci ha annunciato che gli iscritti erano 13 ma che ne avrebbero scelti solo 12.
Per qualche settimana non abbiamo ricevuto notizie e, sicuri ormai di non partecipare, abbiamo telefonato per un’ulteriore conferma. Immaginate la nostra sorpresa nello scoprire che i nostri testi erano piaciuti molto alla commissione! Avendo fatto delle ottime scelte e, aiutati anche dal fatto che in sei avevamo più sostenitori degli altri gruppi, siamo arrivati con facilità in finale. Lì però erano rimaste solo classi dello scientifico e tra queste sono cominciate le rivalità.
Ci siamo misurati in particolare con un gruppo i cui sostenitori cercavano di fare in modo che il pubblico non ci votasse, ma alla fine siamo usciti vincitori. Se non si considera questa finale un po’ “scontrosa”, è stata un’esperienza molto interessante e divertente che ha rafforzato lo spirito di gruppo dell’intera classe e che ci ha portati ad apprezzare di più la letteratura, anche quella scolastica che reputavamo noiosa, perché abbiamo scoperto che abbinata ad una buona musica e letta da persone esperte può risultare piacevole. Speriamo solo che alle prossime edizioni partecipino anche classi diverse da quelle dei licei Scientifico e Classico.

Alcuni ragazzi della 1a PNI del Liceo Scientifico di Aosta

Riuscite a coinvolgere tutte le scuole?
No. Abbiamo tentato numerose vie, ma non ci siamo mai riusciti. Anche se il numero dei gruppi aderenti è elevato, essi provengono solo da alcuni Istituti. I ragazzi danno importanza all’iniziativa solo se i loro professori ne parlano e li stimolano a partecipare. Per motivi burocratici ci è difficile aver contatti diretti con tutti gli insegnanti per illustrare loro l’iniziativa, in modo che possano “adottarla”, se la ritengono opportuna. C’è una forte resistenza della scuola a dialogare con le proposte culturali che nascono fuori da essa. Le sole vie di dialogo tra scuola e società sono le conoscenze e le amicizie personali. Gli Istituti dove anche solo un docente o il dirigente scolastico fanno qualcosa di concreto e di preciso (non la solita circolare) per diffondere l’iniziativa, hanno un numero molto alto di gruppi partecipanti.

Prospettive future
Diffondere l’iniziativa a tutti gli Istituti superiori, coinvolgendo altre compagnie teatrali, con serate pubbliche non solo ad Aosta, ma anche in bassa e in alta valle, e poi… istituire un certamen di poesia in cui gli studenti recitano in pubblico le poesie da loro composte.

Valeriano Gialli

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