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Una
riforma condivisa
La riforma “Moratti” ha destato alcune preoccupazioni
nella scuola valdostana fin dalle prime ipotesi di attuazione. Il timore
che lo Statuto regionale di autonomia non potesse fornire gli strumenti
legislativi necessari a salvaguardare le nostre conquiste in campo educativo
era fondato. L’attenzione dei sindacati era tesa ad evitare il rischio
di impoverimento e di omologazione.
Le preoccupazioni espresse dai docenti durante le assemblee sindacali
hanno rappresentato il punto di partenza nella scrittura del documento
unitario delle Organizzazioni sindacali del marzo 2003 nel quale si contestava
il metodo di procedere del Governo su di una materia che avrebbe implicato
mutamenti sostanziali quali l'anticipo dell’obbligo scolastico,
la riduzione del tempo scuola con conseguenze negative sugli organici
e sulla qualità della scuola pubblica, la scelta, imposta a soli
quattordici anni, del percorso di studi per la scuola secondaria di secondo
grado.
Per discutere questi problemi il sindacato ha richiesto una serie di incontri
con i responsabili politici dell'Amministrazione regionale.
Dopo la presentazione del decreto attuativo del febbraio 2004, riguardante
la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la secondaria di primo grado,
le preoccupazioni sono aumentate tanto che i sindacati della scuola hanno
inviato all’Amministrazione regionale un documento che indicava
alcune proposte di adattamento.
Su queste basi, nell'aprile 2004, è stato stipulato un accordo
tra l’Amministrazione scolastica regionale e le Organizzazioni Sindacali,
che ha rappresentato il punto di partenza per la stesura del testo di
legge.
Attraverso un travagliato percorso di aggiustamento
si è giunti all'approvazione definitiva della legge regionale n.
18 del 1° agosto 2005.
Siamo quindi di fronte ad un testo di legge con il quale sono state fornite
risposte concrete alle richieste avanzate durante le trattative sindacali,
ma dove vengono fatte enunciazioni che necessitano di ulteriori regolamentazioni
per acquisire un valore operativo. Solo in questo modo sarà possibile
meglio e più concretamente definire nelle sue specificità
il modello di scuola valdostana.
La legge regionale n.18 rappresenta lo strumento attraverso il quale migliorare
la qualità del nostro sistema scuola. Ma ora sarà richiesto
alla comunità valdostana un nuovo impegno per valorizzare e rendere
operativi gli articoli 39, 40 e 40 bis del nostro Statuto.
In particolare, il sindacato è molto soddisfatto per l'art. 5 che
detta i principi per l'innalzamento dell'offerta formativa. Facendo leva
sulle dotazioni organiche definite dalla Giunta regionale in collaborazione
con le Organizzazioni sindacali scolastiche, bisognerà rendere
possibile la copertura del tempo mensa, la compresenza dei docenti, l'insegnamento
della lingua inglese nella scuola primaria, la copertura delle supplenze
brevi, la realizzazione di particolari progetti di innovazione, il funzionamento
delle scuole nei comuni di montagna e l'integrazione degli alunni diversamente
abili e stranieri. Il contenuto di questo articolo pone in evidenza la
necessità di un impegno progettuale ed organizzativo dell'Amministrazione
oltre che finanziario. A questo si aggiunga il problema dei tempi di attuazione
che devono risultare adeguati per non vanificare le attese e la credibilità
del sistema.
Sta particolarmente a cuore al sindacato la promozione della conoscenza
della lingua e della cultura franco-provenzale, sancita dall'articolo
1, comma 5, come occasione di crescita e di valorizzazione di elementi
di identità culturale e di autonomia.
I sindacati considerano questa legge un forte progetto culturale e auspicano
un’altrettanto forte collaborazione. Ne siamo soddisfatti, ma ci
rammarichiamo che non sia stata licenziata una legge di più ampio
respiro allargata al sistema scuola nel suo complesso. Forse i tempi non
erano ancora maturi.
Vilma Villot
Secrétaire du Syndicat Autonome Valdôtain
Travailleurs (SAVT-École)
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