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Sovrappeso e poco informati

Dalla ricerca “Educazione alimentare: sviluppo di un sistema informativo per la raccolta di dati statistici”, condotta in collaborazione tra l’USL della Valle d’Aosta e l’Università degli studi di Pavia nel corso dell’anno scolastico 2001-2002 nelle seconde classi delle scuole secondarie di secondo grado della Regione Autonoma Valle d’Aosta, emerge il quadro di una popolazione scolastica sedentaria e poco propensa a variare in maniera efficace la propria alimentazione.

Le più recenti acquisizioni scientifiche hanno dimostrato in maniera inequivocabile che i mutamenti dei consumi, delle abitudini, degli orientamenti alimentari e degli stili di vita dell’uomo nei paesi industrializzati hanno contribuito all’aumento dell’insorgenza di patologie, quali il diabete, le malattie cardiocircolatorie, l’ipertensione, i tumori e le malattie dell’apparato digerente, legate ad una dieta abituale eccessiva e/o squilibrata. Queste rappresentano l’aspetto più evidente del migliorato regime alimentare e della vita sedentaria, nel quadro di una società che dimostra sempre più attenzione alla correlazione fra alimentazione e salute. Nel contempo aumentano la confusione e la disinformazione circa i ruoli e le funzioni di alimenti e nutrienti, nonostante l’impressionante crescita della massa di informazioni veicolate da un sempre maggior numero di canali.
Dai dati delle indagini multiscopo del 1997 e 1998 dell’ISTAT risulta che anche in Valle d’Aosta le abitudini alimentari scorrette sono largamente diffuse. Solo il 31% degli uomini ed il 36% delle donne oltre i 20 anni di età dichiara abitudini alimentari corrette.
Sulla base delle informazioni sopra riportate l’Usl per la Valle d’Aosta, in collaborazione con l’Università di Pavia, ha deciso di effettuare un’indagine ad hoc allo scopo di raccogliere dati sul comportamento, sulle abitudini alimentari e sullo stato nutrizionale di un gruppo di popolazione definito mediante la raccolta di misure antropometriche (peso, altezza, pliche cutanee e circonferenze braccio, vita e fianchi), misure funzionali (pressione arteriosa e frequenza cardiaca) conoscenze, abitudini, consumi e comportamenti alimentari (rilevati tramite questionario). Il fine era di valutare adeguatamente i rischi di questo campione come premessa per l’implementazione di programmi di educazione alla salute in ambito alimentare.
Il gruppo oggetto di studio è stato individuato nei giovani tra i 15 e i 16 anni e, più precisamente, tra gli studenti frequentanti il secondo anno delle scuole secondarie di secondo grado. Questa scelta derivava dal fatto che, in questa fascia d’età, vi sono sufficienti consapevolezza ed autonomia nella determinazione di abitudini alimentari e stili di vita.
L’indagine è stata condotta dal Dipartimento di Prevenzione dell’USL della Valle d’Aosta - Servizio Igiene e Sanità Pubblica - e dall’Università degli studi di Pavia nel corso dell’anno scolastico 2001-2002, nell’ambito dei Progetti di Ricerca Finalizzata, finanziati dal Ministero della Salute.
Sono stati individuati 889 studenti (pari al 21,5% del totale della popolazione scolastica) delle classi seconde delle scuole secondarie di secondo grado, frequentanti le undici Istituzioni Scolastiche presenti in Valle d’Aosta, delle quali sei in Aosta.
L’adesione al progetto, da parte degli studenti, è stata del 66,1%, vale a dire 588 studenti su 889.
L’analisi dei dati sulle frequenze dei consumi alimentari mostra che il comportamento, in questo ambito, non è allineato con le linee guida per una sana alimentazione. Circa un quarto del campione non consuma quantità adeguate di latte e latticini, facendo supporre un apporto di calcio insoddisfacente, per questa fascia di popolazione, in un’età in cui il picco di massa ossea è in formazione.

Anche i consumi di frutta e verdura sono insufficienti e provocano apporti inadeguati di fibra alimentare, vitamine e minerali, nonché di antiossidanti, tanto importanti nel contrastare i danni causati dai radicali liberi.
Al contrario, i consumi di carne sono elevati, con conseguente abbondante ingestione di proteine animali, acidi grassi saturi e colesterolo, mentre il pesce è consumato in quantità ragionevoli. I consumi di formaggio sono troppo frequenti per circa un terzo del campione e se, da una parte, ciò garantisce buoni apporti di calcio, dall’altra incrementa l’ingestione di acidi grassi saturi.
Anche i dolci sono consumati troppo frequentemente da circa metà dei soggetti e provocano un apporto di zuccheri semplici al di sopra delle raccomandazioni dietetiche.
Le frequenze di consumo di bevande alcoliche risultano relativamente basse. Si deve però ricordare che il consumo di alcolici è vietato al di sotto dei 18 anni.
I dati sulle abitudini alimentari evidenziano inoltre che circa il 20% degli adolescenti salta la prima colazione.
Sebbene una buona parte di loro mostri un livello moderato di attività fisica, circa un terzo ha uno stile di vita molto sedentario, in particolar modo le ragazze.
Il significato di dieta “salutare” e “non salutare” è sufficientemente compreso dagli studenti, mentre il significato di cibo “salutare “ e “non salutare” è meno chiaro, dato che più di un terzo del campione ritiene salutare un cibo ricco di proteine.
Le ragazze mostrano migliori conoscenze nutrizionali rispetto ai compagni, forse perché sono più coinvolte nella preparazione dei pasti ed in generale tengono di più alla propria fitness fisica. L’ignoranza circa il contenuto di nutrienti di alcuni cibi, come pure il loro valore energetico, costituisce una difficoltà nel tradurre le informazioni nutrizionali in corrette scelte alimentari.
La conoscenza sulla sicurezza alimentare è ancora più scarsa di quella sugli alimenti. Le domande alle quali, più di frequente, sono state fornite risposte sbagliate riguardano le infezioni alimentari e le modalità di conservazione dei cibi.
I dati relativi alle misure antropometriche permettono di evidenziare un’elevata percentuale di soggetti in sovrappeso in entrambi i sessi mentre notevolmente più bassa è la percentuale dei soggetti obesi. Nonostante questi ultimi dati siano abbastanza contenuti, la presenza di giovani in sovrappeso in un numero elevato di soggetti deve destare preoccupazione, ma soprattutto richiede la necessità di attivare al più presto un progetto educativo nell’ambito scolastico per la riduzione di questa condizione di rischio.
I risultati ottenuti dallo studio impongono quindi di intraprendere al più presto un programma di intervento sanitario e nutrizionale da svolgere in ambito scolastico con personale specializzato, mirato a modificare scorretti stili di vita e inadeguate abitudini alimentari, con l’obiettivo di correggere le condizioni di rischio emerse in questa popolazione di adolescenti.
Gli obiettivi del futuro intervento educativo dovranno tendere a:
• modificare le abitudini alimentari, promuovendo un aumento dell’apporto di latte, yogurt, frutta, verdura e inducendo una riduzione del consumo di carne, formaggi, salumi, dolci;
• rendere consapevoli gli studenti dei rischi connessi al consumo di bevande alcoliche;
• informarli del contenuto energetico e nutrizionale dei cibi per indurli a scelte alimentari consapevoli;
• approfondire il concetto di alimento “salutare”;
• implementare le conoscenze ed i comportamenti in merito alla sicurezza alimentare;
• affrontare i problemi derivanti da una distorta percezione dell’immagine corporea che possono portare a disturbi del comportamento alimentare;
• mantenere il peso corporeo nella norma e ricondurre i soggetti sovrappeso ed obesi entro range di peso accettabile;
• promuovere uno stile di vita attivo e dinamico, implementando l’attività fisica che, in una Regione quale la Valle d’Aosta, può trovare molteplici modalità di attuazione.

Anna Maria Covarino

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