link home page
link la revue
link les numéros
link web école
links

L'appetito vien scoprendo

Guidato da due finalità, una educativo-esistenziale, l’altra storico-culturale, il progetto centrato sull’educazione alimentare è in realtà un punto di partenza per affrontare, nelle diverse discipline, tematiche di grande interesse ed attualità come la promozione di stili di vita salutari.

Da cosa nasce il progetto?

“Abbiamo mai bevuto un caffè insieme?” Siamo soliti dire per sottolineare la mancanza di confidenza esistente tra noi e un estraneo.
Ma si sa che con certi colleghi, fortunatamente, ci ritroviamo spesso, negli intervalli (quelli durante i quali non dobbiamo fare assistenza agli alunni) o tra una programmazione ed un'altra, a sorseggiare un caffè suggellando un legame che non è solo professionale. Sempre più spesso condividiamo con altri “Prof” la pausa pranzo durante la quale consumiamo frettolosamente una piadina o un piatto caldo confezionato nei locali convenzionati.

Per metterla sul ridere

La maestra di Pierino propone agli alunni un’attività di educazione alimentare e, in un primo momento, decide di chiedere loro ogni giorno ciò che hanno mangiato:
- “Tommasino che cosa ti ha preparato la mamma?”
- “La pasta al ragù.”
- “E a te, Andrea?”
- “La fettina impanata.”
- “E a te, Pierino?”
- “La polenta.”
L'attività viene ripetuta per più giorni e ogni volta Pierino, mortificato, doveva riferire di aver mangiato la polenta. Stufo di tale umiliazione un giorno…
- “Oggi, Pierino, che cosa hai mangiato?”
- “Gli agnolotti, signora maestra!”
- “E quanti ne hai mangiati?”
- “Due fette, signora maestra!”

…morale: attenti alla privacy!

In queste circostanze ci ritroviamo a confrontarci sulle nostre abitudini alimentari, sui nostri gusti, ironizzando magari sullo scarso impegno da noi applicato alla cucina a causa della cronica mancanza di tempo. Si scivola talvolta a lagnarsi del chilo di troppo o di quello che non riusciamo a prendere. Da queste occasioni del tutto informali, ma non per questo meno preziose, nasce il desiderio di estendere convinzioni e perplessità ai nostri alunni ai quali vorremmo trasmettere il valore della convivialità e il desiderio di mangiare “buono”, in modo da correggere la tendenza a considerare l'educazione alimentare come una terapia, come la somministrazione di “farma-cibi” che fanno bene alla salute. I colleghi con i quali ideiamo il progetto sono gli stessi con i quali abbiamo accompagnato le classi al “Salone del libro” o al “Museo del Cinema”, visite durante le quali abbiamo percepito la “fame” dei ragazzi di occasioni di incontro, ma anche il desiderio di scoprire elementi nuovi di realtà vicine. Ci siamo chiesti dunque: “E il salone del gusto, no?”

L'anima del progetto

Piercing, tatoo, capelli verdi, ombelico in bella vista: così i nostri ragazzi varcano l'ingresso delle scuole acuendo il gap generazionale tra docenti e studenti. Parlando con loro ci accorgiamo, però, che, talvolta, non si tratta solo di una moda diversa da quella che abbiamo seguito noi a quindici anni (comportamento più che legittimo che non intendiamo condannare), ma di un nuovo, discutibile modo di gestire il proprio corpo. Abbiamo conferma di questo timore quando scopriamo che spesso passano le loro serate bevendo superalcolici e consumando sostanze di vario genere… rischiando in modo più o meno consapevole la salute e la pelle! Di queste problematiche già si occupano gli psicologi che collaborano con le istituzioni scolastiche e i referenti alla salute. Ma ci è sembrato importante non sottrarci dal fornire un ulteriore contributo utilizzando l'unica “arma” che noi docenti di materie letterarie possediamo: la cultura!
Ecco come nasce il progetto, rivolto alle classi seconde e terze dell'ISITIP di Pont-Saint-Martin, “L'appetito vien scoprendo”.
Esso ha un duplice obiettivo: uno di carattere educativo-esistenziale, l'altro di carattere storico-culturale. Per quanto riguarda il primo, dato che ci inquieta constatare che i ragazzi dimostrano uno scarso rispetto per la propria persona, nutrendosi in modo scorretto da un punto di vista quantitativo e qualitativo e introducendo bevande e sostanze nocive, ci piace pensare che si possa educarli a “viziarsi” con cibi buoni, sani, nutrienti, appartenenti ad una visione del mangiare e del bere che li strappi al consumismo e all'autolesionismo devastante proposti da una cultura massificata.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, si intende avvicinare i ragazzi agli alimenti tipici del territorio, legati alla realtà locale, non solo perché fanno parte del nostro patrimonio gastronomico, ma anche perché prodotti da piccole aziende del posto, poco note, che potrebbero diventare, come ci auguriamo, delle future risorse occupazionali.
Il percorso prevede una prima parte di lezioni teoriche tenute da medici specializzati nel settore alimentare e dell'apparato digerente (dietologo, gastroenterologo) che illustreranno i vantaggi di un corretto e sano rapporto con il cibo e i rischi apportati dall'abuso di sostanze alcoliche, e una seconda parte laboratoriale che prevede forme di collaborazione con i responsabili di piccole aziende a gestione familiare e di cooperative, esperti e “appassionati” del settore alimentare. I ragazzi impareranno quindi come si panifica, come si producono il miele, il formaggio, i salumi.
Il progetto vuole concludersi con la visita al “Salone del Gusto” 2006.

Una giornata di studi

Durante la giornata di Studi: “Quale apprendimento delle lingue per il cittadino europeo?” del 23 Settembre 2005 abbiamo imparato che:
“Tra cibo e parola esiste una stretta relazione: la descrizione di un piatto può generare lo stesso incanto della narrazione di una fiaba. Trascende la materia per toccare la fantasia.”

Elena Cristiano

 

All'insegna della multidisciplinarità

Gli Istituti Professionali hanno, per loro stessa natura, l'onere e l'onore di interfacciarsi costantemente col mondo del lavoro. Quest'ultimo richiede, oggi più che mai, una spiccata dinamicità culturale altrimenti detta flessibilità. Il conseguimento di questo potenziale da parte dei nostri alunni passa, a nostro parere, attraverso percorsi formativi profondamente multidisciplinari, utili a sviluppare in loro la consapevolezza che nessun sapere e nessuna competenza vive di luce propria, ma che, al contrario, ogni esperienza cattura e rifrange risorse preziose.
Questo progetto, che apparentemente si occupa solo di educazione alimentare, è nato proprio in questa ottica e vuole essere un punto di partenza per affrontare, nelle diverse discipline, tematiche di grande interesse ed attualità.
Il docente di diritto ad esempio avrà il compito di far reperire dai ragazzi informazioni sulla normativa che regolamenta le norme igienico-sanitarie applicate alle aziende alimentari, oltre che le norme vigenti in fatto di agriturismo.
In scienze si approfondiranno le conoscenze sui sistemi di conservazione dei cibi, mentre in francese si aprirà una parentesi di civilisation sulla tradizione alimentare locale. Al docente di italiano spetterà il compito di far stendere un dossier che raccolga nozioni, competenze ed esperienze acquisite.
Il progetto infine verrà sottoposto ad un momento di valutazione mediante questionario e discussione in classe.

Parla la gastroenterologa, Dott.ssa Cristina Cerrato*

Mi è stato proposto di partecipare in qualità di gastroenterologa al progetto “L'Appetito vien scoprendo” organizzato dall'ISITIP di Pont-Saint-Martin.
Nell'ambito di quelle che sono le indicazioni del “Piano Sanitario Nazionale” circa la “Promozione di stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione sulla salute”,
a me è toccato il compito di che parlare di quelli che sono i danni sanitari causati dall'alcol nei giovani, tralasciando o solo sfiorando quelli che sono i danni sociali legati all'assunzione di comportamenti ad alto rischio tipici dei giovani.
Non farò mancare i dati epidemiologici circa l'età di avvio al consumo alcolico che è la più bassa in Europa, né la soglia di introito alcolico quotidiano per un giovane, infine, quelli che sono i danni biologici sull'apparato digerente.
Il mio obiettivo è quello di sollecitare nei giovani di questo Istituto una cultura basata sulla informazione valida e corretta da pretendere e valutare per confermare le proprie scelte di vita.

 

Competenze disciplinari

Italiano
• saper raccogliere e selezionare il materiale utile alla stesura di una relazione;
• saper produrre una relazione chiara, coesa e completa di un progetto svolto in ambito scolastico.

Francese
• saper leggere un testo culinario.

Storia
• saper riconoscere gli elementi che caratterizzano l'alimentazione della popolazione valdostana e quelli acquisiti da culture più o meno vicine (storicamente e geograficamente).

Scienze
• saper riconoscere le diverse modalità di conservazione dei cibi nel corso della storia e a seconda del prodotto stesso.

Diritto
• saper individuare le norme che regolamentano l'industria alimentare e alberghiera.

Competenze trasversali

• saper gestire il materiale proposto durante i diversi momenti e attività del progetto;
• sapersi relazionare con esperti e operatori del settore.

Competenze esistenziali

• acquisire rispetto per la propria persona attraverso la cultura della corretta alimentazione;
• acquisire il senso di convivialità dei momenti di consumazione dei pasti;
• conoscere le proprie abitudini alimentari per rispettare quelle degli altri.

 

Conoscersi per conoscere gli altri

Man mano che la progettazione proseguiva ci è sorto il dubbio che, nell'ambito di una scuola orientata sempre più verso l'interculturalità, il nostro percorso potesse essere interpretato come una bieca esaltazione delle abitudini locali. Per evidenziare invece il ruolo socializzante del cibo si è ritenuto importante proporre agli alunni lo scambio di piatti e prodotti provenienti dalla cucina di casa loro. Ancor più forte risulterà il messaggio nelle classi che accolgono ragazzi stranieri.
Da ciò si intende far emergere che ciascuno ha il diritto di salvaguardare le proprie abitudini alimentari (e non) nel rispetto della propria salute.

Giovanna Cerrato - Cleta Yeuillaz - Marzia Zanetti

* Dott.ssa Cristina Cerrato, gastroenterologa presso il reparto di gastroenterologia dell’ospedale di Aosta

couriel