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I temi della formazione

Il Cooperative Learning è il luogo dove: ciascuno è una risorsa per sé e per gli altri; il reciproco sostegno e la collaborazione permettono il perseguimento di obiettivi condivisi; si valorizzano le abilità sociali, individuali e di gruppo.

L’educazione trascende l'acquisizione di saperi e lo sviluppo di specifiche competenze in quanto è un processo globale che interessa l'identità della persona, la sua dimensione esistenziale. Questa prospettiva sposta l'attenzione dai risultati ai processi individuali e collettivi, di costruzione di sé, di socializzazione e di acculturazione; favorisce, attraverso la ricerca didattica, il decentramento del focus dal cosa si apprende al come si apprende, dall'acquisizione di un sapere alla costruzione di un rapporto al sapere (Charlot, 1997), dalle unità didattiche alle situazioni didattiche (Perrenoud, 1997), dalle interazioni alle relazioni fra persone, dalle attività alle esperienze (Paparella, 1991).
I processi di apprendimento, inoltre, non sono né neutri né astratti in quanto, situati in contesti specifici e mediati da una relazione, rimandano ad una elaborazione e ad un’appropriazione soggettive. Le dimensioni soggettiva e intersoggettiva dell'insegnamento-apprendimento fondano il riconoscimento e la valorizzazione della differenza come categoria pedagogica; la qualità del fare scuola rinvia a criteri di equità nel trattamento didattico delle differenze come risorse affinché l'accesso al sapere sia garantito a tutti e a ciascuno secondo una didattica ricca, orientativa, differenziata, modulare.
In questo quadro, l'insegnante è chiamato a costruire in aula un ambiente accogliente, supportivo, emotivamente positivo e cognitivamente propulsivo per tutti gli allievi. È necessaria una competenza che permetta di lavorare espressamente anche su aspetti che in un modello trasmissivo indifferenziato tendevano a restare impliciti e stabili, identificati come dati immutabili, come tratti caratteristici degli alunni o come modalità alternative e opzionali di organizzazione didattica. La motivazione, le abilità sociali e l'apprendimento cooperativo sono fra questi.
Se educare (educarsi) ha a che fare con la costruzione di identità, la continua ricerca di senso da parte del soggetto che apprende è legittimata sul piano emotivo, sociale e cognitivo. La motivazione scolastica diviene così una condizione dinamica da costruire e sostenere, in considerazione ma anche, a dispetto dell'orientamento motivazionale dell'allievo, attraverso opportune strategie calibrate sulle situazioni e non soltanto sulle persone che le animano e le vivono. Al di là della varietà di modelli che descrivono la motivazione come costrutto plurifattoriale, la conoscenza e l'approfondimento degli elementi che concorrono a determinare condizioni favorevoli alla motivazione permettono all'insegnante di agire per aiutare l'allievo a sviluppare atteggiamenti motivazionali adeguati all'apprendimento in contesto scolastico (Dweck, 1989)(1).
Lo sviluppo delle competenze sociali avviene contestualmente alla costruzione del sapere, nell'ambiente interno alla classe, ma in continuità con l'ambiente esterno, sulla scia di Dewey, secondo le cifre della reciprocità, della permeabilità, dello scambio, nel succedersi continuo e progressivo di processi di differenziazione e integrazione di emozioni, conoscenze, esperienze e saperi. L'insegnamento-apprendimento delle abilità sociali, come quello delle altre abilità e conoscenze, deve essere esplicito, intenzionale e oggetto di regolazione e autoregolazione in itinere: troppo spesso il perseguimento di obiettivi socio-affettivi si esaurisce nell'organizzazione di situazioni in cui tali abilità sono necessarie, lasciando interamente all'allievo la responsabilità di trovare le risorse per esprimerle e migliorarle. Occorre invece definire in modo concreto e operativo le abilità sociali, offrire modelli, strumenti e strategie, assicurare adeguati tempi di esercizio e di reinvestimento, stimolare l'interdipendenza positiva. Il mediatore didattico per eccellenza è, in questo caso, il laboratorio, luogo di costruzione di competenze, dell'interdisciplinarità, del transfert di abilità e conoscenze, dell'elaborazione dei processi e dei vissuti.
L’apprendimento cooperativo rappresenta un'opportunità di coniugare sviluppo sociale e sviluppo cognitivo in cui, fra l'altro, si utilizzano gli apprendimenti di un gruppo di cui si condivide una parte di esperienza per l'appropriazione individuale dei saperi.
Il Cooperative Learning promuove l'interdipendenza positiva (ciascuno è una risorsa per sé e per gli altri), la responsabilità individuale e di gruppo, l'interazione diretta costruttiva (reciproco sostegno e collaborazione nel perseguimento di obiettivi condivisi), le abilità sociali, la valutazione individuale e di gruppo. Numerosi sono i modelli di apprendimento cooperativo elaborati da diversi studiosi, accentuando una o più dimensioni della matrice comune qualificata dalla valorizzazione del rapporto interpersonale e della costruzione collettiva del sapere(2). La superiorità dell'efficacia dell'approccio cooperativo rispetto alla strutturazione competitiva o a quella individuale delle situazioni di insegnamento-apprendimento è ormai un dato di ricerca confermato da molteplici studi, tra cui la significativa meta-analisi di Johnson et alii (1981). Si tratta, per gli insegnanti, di conoscere e sperimentare diverse forme di Cooperative learning, al fine di poter realizzare stabilmente in classe un ambiente di lavoro avente le caratteristiche di una comunità di apprendimento e di ricerca, ambiente che assicura, fra l'altro, il rispetto e la valorizzazione delle differenze così come la concreta possibilità di condurre tutti gli allievi agli obiettivi di apprendimento.
La ricchezza della ricerca pedagogica e didattica intorno ai temi citati richiama alla necessaria flessibilità nell'uso dei costrutti e dei modelli. Costrutti e modelli sono preziosi riferimenti concettuali, ma ogni situazione didattica è unica e irripetibile, in ragione dei diversi valori e delle diverse modalità che assumono le numerose variabili che concorrono a definirla.
La professionalità dell'insegnante si esplica nella capacità di leggere le relazioni fra variabili attraverso un quadro di riferimento e nell'utilizzare competenze metodologiche coerenti con tale quadro per organizzare, gestire e valutare situazioni di apprendimento potenzialmente efficaci in vista degli obiettivi fissati.
La formazione degli insegnanti fornisce strumenti per ampliare il ventaglio delle scelte concettualmente fondate ed eticamente orientate che stanno alla base della professionalità docente. Ora, la didattica non è una tecnica, ma una scienza: non è riducibile a “il metodo”, ma si serve di metodi per ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento. Per questo, ogni formazione, come ogni innovazione, è esposta al rischio di marchandage (Huberman, 1984). Neutralizzare il marchandage con la prescrittività, limitare la plasticità di strumenti e strategie con il dogmatismo del “metodo” è un'illusione scientista che si fonda sulla negazione della contestualità dei fatti educativi e sulla pretesa universalità di determinate tecniche o procedure. Cedere un poco di libertà per un po' di sicurezza, parafrasando Freud, è qui un'operazione assai inopportuna giacché equivale a rinunciare definitivamente alla professionalizzazione dell'insegnamento che trova, per altro, nella discrezionalità responsabile della scelta la sua proprietà caratteristica più attiva e creativa. Il marchandage si può bensì contrastare e contenere attraverso l'adozione di una postura critico-riflessiva nel monitoraggio e nella valutazione di processi e prodotti.
Se, dunque, i temi della formazione trattati in questa sezione sono pertinenti, necessari, concettualmente ricchi e forieri di elevate possibilità didattiche, la coerenza delle modalità della formazione rispetto alla natura dei contenuti da sviluppare esige una sollecitazione della riflessività e della ricerca, affinché ciascun insegnante possa elaborare e integrare tali tematiche nella propria identità professionale, per trasferirle congruamente nella pratica didattica quotidiana.

Teresa Grange Sergi


Note
(1) Si vedano, per esempio, i modelli che integrano fattori affettivi e cognitivi, come quello elaborato da C.S. Dweck che fa risalire la motivazione alla concezione (generale) da parte dell'allievo degli scopi della scuola e dell'intelligenza nonché alla percezione (specifica) del valore, delle esigenze e della controllabilità di un compito.
(2) Per esempio: Learning Together (Johnson, Johnson, Holubec), Student team learning (Slavin), Structural Approach (Kagan, Kagan), Group Investigation (Sharan, Hertz - Lazarowitz), Complex Instruction (Cohen), Collaborative Approach (Cowie, Smith, Boulton, Laver).

Bibliografia di riferimento
CARDOSO M.A., COMOGLIO M. (1996), Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning, LAS, Roma.
CHARLOT B. (1997), Du rapport au savoir. Éléments pour une théorie, Anthropos, Paris.
CRAHAY M. (2000), L'école peut-elle être juste et efficace?, De Boeck, Bruxelles.
DE BENI R., MOÉ A. (2000), Motivazione e apprendimento, Il Mulino, Bologna.
DWECK C. S. (1989), “Motivation”, in Lesgold A., Glaser R. (eds), Foundations for a psychology of education, Lawrence Erlbaun Associates, Hillsdale, NJ.
GRANGE SERGI T. (2005), Variabili metacognitive nel trattamento didattico della motivazione ad apprendere, in Fragnito, R. (cur.) Dopo Bruner. Sviluppo cognitivo e qualità della formazione, Pensa Multimedia, Lecce.
HUBERMAN M. (1984), " Un nouveau modèle pour le développement professionnel des enseignants ", in Revue française de pédagogie, n. 75.
PAPARELLA N. (1991), Infanzia, apprendimento, creatività, Junior, Bergamo.
PERRENOUD Ph. (1997), " Organiser des situations d'apprentissage ", L'Éducateur, n. 11, pp. 26-31.
VERTECCHI B. (2004), Decisione didattica e valutazione, La Nuova Italia, Firenze.

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