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L'attenzione
si impara
Accrescere la capacità
di ascolto e di comprensione dei messaggi può permettere agli alunni
un miglior inserimento nel gruppo classe.
Spesso ciò che resta di un corso sono appunti
sparsi e qualche stimolo disorganico. Quello che ci è rimasto del
corso di formazione per gli insegnanti neo-immessi in ruolo è stato,
al contrario, un metodo di lavoro e la sensazione di aver partecipato
ad un’attività stimolante.
L'alternanza di metodologie di intervento ne ha rappresentato il punto
di forza poiché ci ha permesso di costruire lo “status mentale”
di insegnanti-ricercatori, un’abitudine a scoprire che, a volte,
le impellenze del lavoro in classe ci impediscono di cogliere. Il passaggio
continuo dalle lezioni teoriche frontali, alle lezioni partecipate, ai
lavori di gruppo guidati, oltre ad evitare momenti di pausa nel lavoro,
ha stimolato la nostra partecipazione.
Le fasi del lavoro |
Il lavoro prevedeva tre fasi:
• una prima fase consistente in un brainstorming. Al bambino
veniva dato un post-it con la domanda “Quando la maestra o
un compagno parla, tu cosa fai?”. In seguito veniva proposto
un circle time sugli atteggiamenti positivi e negativi;
• una seconda fase prevedeva la lettura di un testo sull’abilità
sociale individuata e la sua drammatizzazione, infine un’analisi
delle vicende dei protagonisti e la rappresentazione grafica della
storia;
• nella terza ed ultima fase si proponevano giochi e simulazioni
orientati allo sviluppo delle abilità sociali.
Per la valutazione:
• una domanda stimolo, quindi un circle time per fare delle
riflessioni conclusive;
• il confronto con quanto risposto all’inizio del lavoro;
• la trascrizione delle conclusioni su di una T chart. |
Poter presentare le nostre riflessioni personali e quindi poterle trasformare
in teoria o metodo di lavoro attraverso la discussione con un esperto
ha rappresentato una novità positiva nel modo di lavorare. Questo
metodo ci ha aiutato a cogliere gli elementi trasferibili prendendoli
dalle esperienze dei colleghi e dai suggerimenti del docente.
In questo modo, attraverso cioè il confronto sul come abbiamo trasferito
la teoria nella pratica didattica e, ancora di più, confrontando
le idee che provenivano dai colleghi con le nostre abbiamo “scoperto”
nuovi approcci e nuove strade.
A questo si aggiunga che il confronto non si è limitato allo stesso
ordine di scuola, ma si è esteso su più gradi ed ha rappresentato
un ulteriore stimolo e un’ulteriore fonte di suggerimenti. è
cambiata la prospettiva poiché lavorare su di uno stesso progetto
non voleva più dire “stabilire punti di incontro”,
ma “recepire la ricchezza” di un modo diverso di
affrontare l'attività didattica utilizzandone i vantaggi.
Nelle attività di sottogruppo, il lavoro si è fatto più
pratico. Se predisporre, progettare, programmare attività è
un'operazione che possiamo considerare di routine, la novità
era rappresentata dal fatto che questa stessa attività era possibile
analizzarla con un esperto al fine di capirne e valutarne l'efficacia
e l’aderenza ai principi teorici che avevamo enunciato.
Le attività progettate avevano come tema: "Motivazione
all'apprendimento: prevenzione del disagio e promozione del successo scolastico".
Ci siamo proposte di rispondere a queste due domande: Qual è la
motivazione all'apprendimento? Come costruire ambienti di apprendimento
motivanti?
Vogliamo qui accennare ad alcuni aspetti teorici necessari per comprendere
il tipo di attività progettata.
La motivazione è costituita dall'insieme di stimoli e spinte psicologiche
che inducono l'individuo a comportarsi in un certo modo e, se si tratta
di pulsioni già insite nel soggetto come l'entusiasmo, la curiosità,
la voglia di imparare, di crescere, di vivere e di realizzarsi, è
possibile parlare di motivazione intrinseca. Al contrario, se gli incentivi
devono essere costituiti da rinforzi che vengono dall'esterno, cioè
da premi o punizioni, un regalo, un riconoscimento, una lode o una punizione,
si potrà parlare di motivazione estrinseca. è quindi fondamentale
che l'insegnante sappia utilizzare tatticamente questi rinforzi positivi,
per risvegliare ed alimentare nel bambino le sue motivazioni intrinseche
poiché un comportamento o un apprendimento conseguiti senza motivazione
o, peggio, per costrizione, risultano non solo poco efficaci, ma destinati
ad essere rimossi e dimenticati in breve tempo.
Alcune riflessioni sull'attività |
Dopo la sperimentazione abbiamo messo a punto alcune riflessioni:
• un progetto ben definito facilita gli adeguamenti necessari
e rende più facile apportare cambiamenti in itinere alle
attività, ai metodi e ai tempi;
• oltre a progettare bisogna saper condurre la classe cogliendo
cali di attenzione, stanchezze, noie e agitazioni;
• è utile portare a riflessioni di tipo metacognitivo
i ragazzi ponendo loro semplici domande: “Come e cosa ho imparato?”,
“In quali altri ambiti posso utilizzare ciò che ho
imparato?”;
• attraverso gli apprendimenti degli alunni gli insegnanti
possono verificare se gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti,
il livello di interesse, quanto attiva sia stata la partecipazione,
se il clima creato è stato favorevole all’apprendimento.
In conclusione riteniamo che, per raggiungere l’obiettivo
occorra:
• la condivisione del progetto da parte di tutto il team docente;
• il suo sviluppo a livello interdisciplinare;
• la progettazione e la realizzazione di percorsi sulle abilità
sociali in tutti i momenti dell’anno.
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Il professor Cacciamani, docente del corso, ha ribadito che "l'alunno
deve sentire di esistere e di essere riconosciuto in quanto tale, deve
avere la possibilità di essere parte integrante del processo di
insegnamento/apprendimento e percepire di avere un certo "potere"
di elaborazione, gestione e valutazione su ciò che produce".
Condizione indispensabile, per affrontare tale problematica, è
partire dal presupposto che l'insegnante stesso sia motivato e professionalmente
preparato al fine di aiutare l'alunno a costruire un'immagine positiva
di sé. Occorrerà quindi saper ascoltare e incoraggiare gli
allievi favorendo una costante crescita di autostima in un rapporto di
reciproco rispetto. Essi dovranno essere posti di fronte ad ostacoli superabili,
non troppo difficili, per non scoraggiarli, e non troppo facili, per non
demotivarli, provocando in loro un vero "conflitto" cognitivo.
L'alunno sarà quindi motivato se:
• conoscerà il senso dell'attività proposta;
• conoscerà gli obiettivi da raggiungere, gli strumenti e
i mezzi per perseguirli;
• sarà attore del proprio processo di apprendimento;
• lavorerà in un ambiente sociale positivo e sereno;
• prenderà coscienza dei suoi successi;
• verrà incoraggiato dall'insegnante nelle diverse attività.
A partire da questi principi abbiamo elaborato e sperimentato un'attività
didattica che mirasse alla promozione di un'abilità sociale.
Nel nostro sottogruppo, nel quale erano comprese solo insegnanti di scuola
elementare, abbiamo deciso di lavorare sulla capacità di intervenire
nelle discussioni in modo pertinente.
Abbiamo
ritenuto che questo rispondesse alle richieste del corso perché
costruire un gruppo di discussione, di ricerca all'interno della classe
avrebbe potuto rappresentare un momento forte di motivazione all'apprendimento.
Inoltre l'apprendimento, inevitabilmente, passa per l'ascolto e il confronto.
L’accrescere la propria capacità di ascolto e di comprensione
del messaggio può permettere agli alunni un migliore inserimento
nel gruppo classe, un maggior livello di benessere e una più approfondita
capacità di attenzione.
Creare un gruppo classe capace di discutere dei propri problemi può
rappresentare la chiave di volta per la creazione di un rapporto di coesione-collaborazione,
elemento di base per l'apprendimento cooperativo.
Il confronto con i docenti di scuola secondaria di primo grado ci ha confortato
nella scelta, poiché si tratta di una problematica che oltrepassa
i confini del nostro ordine di scuola.
Oltre la staticità
Intervista a Mario Andolfi-Ardesini |
Su quale aspetto dei temi affrontati dalla formazione ha deciso
di realizzare il progetto didattico da sperimentare?
Sui temi del saper essere e del saper fare. Il gruppo ha ravvisato
la necessità di testare, analizzare e coinvolgere gli alunni
in un processo dinamico. Si è trattato di una modifica delle
dinamiche relazionali esistenti ovvero del passaggio da una conoscenza
passiva ad una proattiva contenente l'acquisizione di tecniche di
ascolto, di attenzione fino a giungere ad un coinvolgimento totale.
Noi riteniamo che si impari non solo con la mente, ma dando la parola
all'altro, rispettando tempi e consegne, contestualizzando, apprendendo
strategie e metodi.
Quali attività sono state previste dal suo progetto?
Abbiamo analizzato dapprima i diversi ambienti scolastici, culturali,
sociali in cui operiamo, per avere un quadro di partenza omogeneo
che potesse poi essere rappresentato in griglie di osservazione.
Dall'analisi dei contesti siamo passati a quella dei bisogni formativi
degli alunni; volevamo verificare se ciò che cercavamo servisse
veramente agli alunni per acquisire regole e valori.
Le prove da somministrare, prevedevano l’ascolto attivo, l’analisi
dei contenuti dei brani e di ogni altro elemento che gli alunni
avessero ritenuto importante.
Dopo questo momento, si sono analizzate le differenze di comprensione
e di elaborazione.
Quali risultati ritiene di avere raggiunto nella sperimentazione
in classe di quanto progettato?
Risultati buoni, talvolta ottimi, poiché ora tutti gli alunni
si pongono nella condizione di ascoltare, intervenire, crescere
assieme nelle conoscenze, diventando “competenti”.
Questo lavoro ha permesso loro di scoprire l'altro: l'antipatico,
il “secchione”, il violento come una persona facente
parte del gruppo.
Abbiamo ribadito che tutti hanno diritto di parola, ma noi abbiamo
il dovere di educarli al pieno rispetto delle regole della classe.
Questi sono i punti di forza dell’attività: una presa
di coscienza della diversità dell’altro, un rispetto
ed un’interazione nuova tra gli alunni.
Quali competenze professionali ritiene di aver sviluppato attraverso
questa esperienza di formazione?
Mi sembra di aver affinato la mia capacità di analisi e di
strutturazione dei percorsi di apprendimento. L’utilizzo delle
griglie mi ha aiutato in questo. Ho appreso nuove metodologie di
indagine ed una concezione più dinamica dell'insegnamento
e del rapporto con gli alunni.
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Gruppo Verticale 1
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