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Nuove
piste di lavoro
I modello formativo adottato ha evidenziato importanti
elementi positivi che delineano le condizioni per ripensare la scuola
in termini di una “comunità di ricerca”. In primo luogo
va rilevata l'attivazione degli insegnanti da essi stessi evidenziata
in fase di verifica finale della formazione. Essi si sono, infatti, posti
come ricercatori che si costituiscono in una comunità collaborativa.
Questa è impegnata a progettare e sperimentare ambienti di apprendimento
innovativi costruiti sulla base delle caratteristiche del contesto-classe
e verificati nella loro efficacia.
Va inoltre sottolineata la funzione strategica dei tutor come coordinatori
dei gruppi di ricerca degli insegnanti, attenti sia a mantenere i gruppi
di lavoro sul compito, nei modi e nei tempi stabiliti, sia a curare un
clima relazionale in grado di favorire la collaborazione.
Il ruolo assunto dall'esperto può indicare alcuni elementi che
evidenziano l'importanza di una dimensione multiprofessionale in una comunità
di questo tipo: la sua partecipazione si è concretizzata nel mettere
a disposizione degli insegnanti modelli teorici e tecniche mutuate dalla
ricerca della comunità scientifica nazionale ed internazionale
e nel realizzare una supervisione dell'attività di indagine nel
contesto creato.
Va, infine, sottolineato il ruolo primario del “contenitore organizzativo”
costituito dalla collaborazione interistituzionale realizzata tra Sovrintendenza
agli Studi, Ufficio Ispettivo Tecnico, IRRE-VDA e Università della
Valle d'Aosta, che ha permesso di offrire, una risposta articolata alla
domanda formativa dei neo insegnanti la quale ha potuto contare su una
pluralità di risorse (progettisti della formazione, tutor, ricercatore
universitario) messe a disposizione dalla sinergia tra le diverse istituzioni.
Quali nuove piste di lavoro si aprono grazie a questa esperienza? Possiamo
indicarne principalmente quattro, tutte particolarmente interessanti.
In primo luogo, se gli insegnanti assumono il “fare ricerca”
come elemento rilevante della propria professionalità, tale assunzione
può creare la condizione virtuosa per un avanzamento continuo delle
proprie competenze secondo modalità fortemente integrate
nella propria pratica professionale: non si tratta più di ricorrere
a momenti formativi “esterni” ed isolati di aggiornamento
i cui elementi di conoscenza sono difficilmente trasferibili al proprio
contesto professionale, ma di rendere la ricerca un'attività pervasiva
della propria pratica quotidiana.
In secondo luogo, è opportuno pensare all'insegnante che fa ricerca
non come un professionista isolato, ma come membro di una comunità
collaborativa di indagine. Una comunità che non va necessariamente
limitata agli insegnanti di una classe o di una scuola, ma che può
anzi, giovandosi del supporto di tecnologie per la collaborazione a distanza
(e-mail, webforum, blog, chat…), estendere i propri confini
a vere e proprie “reti di scuole”, oltre a rafforzare la natura
interistituzionale già emersa in questo progetto.
In terzo luogo occorre sottolineare che un'attività di ricerca
ha la necessità di “reificare” periodicamente i propri
risultati attraverso la scrittura, per fare il punto sull'avanzamento
di conoscenza realizzato. La documentazione delle esperienze realizzate
assume in questo senso un duplice cruciale valore: in primo luogo, la
scrittura di un'esperienza, come in questo caso, consente a chi ha condotto
l'attività di sistematizzarla, di prendere coscienza di elementi
che possono essere rimasti “latenti” durante la realizzazione
dell'esperienza stessa o di generare nuove idee per indicarne ulteriori
linee di sviluppo, inoltre tale documentazione consente all'esperienza
di divenire oggetto di confronto entro la comunità professionale
e di farne un elemento di partenza per ulteriori sviluppi.
Infine, assumere da parte degli insegnanti l'ottica di una “scuola
come comunità di ricerca” può avere tra le implicazioni
più affascinanti quella di coinvolgere gli studenti nella stessa
prospettiva, proponendo loro di ripensare l'attività scolastica
non tanto come finalizzata all'apprendimento quanto come orientata all'appropriazione
della conoscenza del proprio tempo, per impegnarli nello sforzo di generare
nuove idee utili alla comunità.
Stefano Cacciamani
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