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Dossier
D'Andrade
Il bello è proprio lì
Paolo Salomone
Il Museo Alfredo d’Andrade di Pavone Canavese è
stato concepito come luogo che invita al viaggio, alla scoperta, alla
gita nel paesaggio. L’intento dei curatori è quello di riproporre
in modo vivo la figura sanguigna e traboccante di Alfredo d’Andrade;
segni d’architettura, schizzi, notazioni e disegni sono qui utilizzati
in modo postumo non per edificare, ma per costruire un racconto che rimanda
ai vari musei dell’architettura: le città e il territorio.
Le installazioni video e l’habitat sonoro compongono, sotto
gli occhi del visitatore, un’opera in forma di narrazione che si
cimenta con il tema del restauro immaginandolo come fatto vivo, come lavoro
che restituisce funzione e forma a ciò che rischia di sparire per
incuria, speculazione, oblio.
Il Museo Alfredo d’Andrade e il carattere propositivo della Fondazione
a lui intitolata si collocano quindi in un contesto che supera i limiti
dello spazio museale, consentendo la realizzazione di un percorso culturale
e la messa a punto di una mappa degli itinerari, nell’intento di
costruire un’intesa, un dialogo, una complicità tra il museo,
il territorio e i visitatori.
La Sezione Servizi Educativi
Il Museo D’Andrade vuole essere il luogo della
comunicazione e dell’interazione, quello in cui si elabora e si
produce “nuova cultura”. Non possiede Grandi Collezioni, non
ha oggetti d’arte “alta”, intende soprattutto comunicare
delle storie privilegiando l’aspetto cognitivo della narrazione.
Vuole essere finestra sul territorio, centro di interpretazione
e rielaborazione di percorsi storici e critici. È un’esposizione
con pochi oggetti d’arte, ma con spazi per comunicare, per far capire
delle cose, per coinvolgere il visitatore con il “profumo”
del grande assente: Alfredo d’Andrade.
La visita al Museo, secondo le modalità previste nel progetto Il
Museo per i Ragazzi, diventa indispensabile momento di stimolo e
di concreto confronto con le particolari modalità di intendere
l’indagine e l’offerta documentale, che privilegia la raccolta
e l’esposizione multimediale dei documenti, assieme ad una particolare
attenzione agli aspetti sonori.
Nell’intento di coinvolgere le scuole, viste come coacervo di risorse
rappresentate dalla forza immaginativa e dall’originalità
d’approccio degli studenti, nonché dalla professionalità
dei docenti, da tre anni è operante presso il Centro Studi della
Fondazione Alfredo d’Andrade una Sezione Servizi Educativi attraverso
il cui operato la Fondazione intende stimolare nelle scuole la “ricerca
attiva sul territorio”:
• proponendo ed incentivando azioni di ricerca attiva a tutti i
livelli (dalla scuola elementare alle scuole superiori);
• supportando le iniziative delle singole scuole con azioni di consulenza
e accompagnamento;
• favorendo la raccolta, la catalogazione e la diffusione dei lavori;
• organizzando momenti di incontro e confronto tra le varie scuole;
• prevedendo percorsi di formazione specifica per i docenti.
Nell’anno scolastico 2004-2005, sono state coinvolte in azioni di
ricerca e produzione alcune scuole valdostane e piemontesi i cui lavori
vengono presentati in questo numero de L’école valdôtaine.
Per l’anno scolastico 2006-2007, la Sezione Servizi Educativi, oltre
a prevedere percorsi di visita al museo e laboratori didattici specifici,
intende indire il Premio Alfredo d’Andrade per la scuola,
i cui termini di concorso verranno diffusi su tutto il territorio nazionale.
La visita al museo
La visita al museo termina al secondo piano, all’aperto,
su di un terrazzino che si affaccia sul borgo medievale e sul castello:
il Castello di Pavone. "Che bello! Sembra vero...". La costruzione
del castello di Pavone, iniziata intorno al 1885 e proseguita per trent’anni
può essere considerata il grande “divertimento” intellettuale
di Alfredo d’Andrade, “architetto e pittore, lusitano
di nascita, ma italiano di core”, come amava definirsi.
“Ci sono molti nuovi musei – ricorda Daniela Formento, responsabile
del settore Musei e patrimonio culturale della Regione Piemonte –
che, non disponendo di grandi collezioni, non avendo grandi capolavori
da mostrare, raccontano ai visitatori una storia, un mito, un’epopea,
utilizzando come opere le memorie di un luogo, di un paese, di una regione.
Il Museo d’Andrade appartiene a questa categoria perché il
suo intento è quello di raccontare la storia di un artista, un
architetto, un grande uomo di cultura che ha partecipato attivamente all’avventura
italiana, invitandoci a guardare castelli, palazzi e chiese con gli occhi
di chi cerca di vedere quanta parte ha la cura dell’antico in ciò
che noi chiamiamo convenzionalmente Medioevo o Rinascimento”.
All’interno del museo, il suono ha il compito di ridare calore al
rapporto spazio–tempo, di dare vita tangibile agli oggetti cristallizzati
con la possibilità, più vera ed autentica, di entrare nei
silenzi del visitatore, di legarsi alla sua esistenza reale, di avvicinarsi,
e quindi di com-prendere, il valore sacrale dei capolavori presentati.
Il merito, quindi, dell’esposizione di Pavone sta nel tentativo
di trasformarsi da museo tradizionale, in cui il “bello”
viene esposto sovente come reliquia lontana, soltanto adorabile in quanto
simulacro dell’inarrivabile, quello che Umberto Eco definiva la
“tomba di oggetti morti”, in un luogo di per sé “bello”,
concreto e vivo, riscopribile sul territorio, in siti privilegiati, alture,
colli, scorci da sempre antropizzati, sin dentro ai paesi e alle città,
nei luoghi importanti, affascinanti e belli, destinati al culto, alla
semplice residenza o alla gestione della cosa pubblica.
Dentro il paese
Elena Rodda
Durante l’anno scolastico 2004-2005 la classe IVA
del plesso di Pavone Canavese ha aderito alla proposta della Sezione Servizi
Educativi del Museo Alfredo d’Andrade di Pavone di realizzare un
itinerario didattico documentato per contribuire alla valorizzazione della
figura e dell’opera di D’Andrade.
Gli obiettivi che avevamo individuato e che volevamo fare raggiungere
ai nostri alunni erano quelli di:
• aumentare la consapevolezza rispetto al territorio;
• affinare la capacità di osservazione;
• raccogliere testimonianze orali significative;
• acquisire un metodo di lavoro.
I punti qualificanti sui quali si è costruito il percorso sono
stati:
• Cosa è importante per te riguardo al tuo paese?
• Cosa conosci sul suo territorio e la sua storia?
• Quale immagine sceglieresti per farlo conoscere a qualcuno?
• Quali aspetti particolari conosci? (Feste, leggende, personaggi
illustri…)
La prima fase del lavoro ha visto i bambini impegnati
in un brainstorming collettivo: le idee emerse sono state raccolte
su di un cartellone.
È nata a questo punto la curiosità di estendere l’indagine
proponendo le domande ad altri bambini, ai genitori e ai nonni.
Nella seconda fase, insieme ai bambini, è stato
preparato e somministrato un questionario.
Nella terza fase, i dati raccolti sono stati tabulati.
Le indicazioni sulle cose belle e interessanti del paese ci hanno permesso
di costruire una mappa dei punti caldi. Abbiamo scelto una scala
di colori che partiva dal rosso, per il più nominato, e arrivava
al verde passando per l’arancione e il giallo.
Nella quarta fase abbiamo organizzato un “safari
fotografico” per scoprire ed immortalare i luoghi emersi dall’indagine.
Come insegnante ho potuto verificare che il contatto diretto con il territorio
è sempre un’esperienza interessante e significativa dal punto
di vista della costruzione dell’identità culturale perché
mette in gioco l’aspetto relazionale ed affettivo, evocando nei
bambini particolari esperienze legate ai luoghi.
Per quanto riguarda la quinta fase, le foto, scattate direttamente dai
bambini, sono state utilizzate per completare dei cartelloni riassuntivi
con i primi risultati di questa ricerca.
Il lavoro potrà proseguire in futuro anche con altre classi. Il
materiale raccolto sarà il punto di partenza per ulteriori piste
di approfondimento.
Dalla fiaba alla storia
Daniela Soldi
Dopo i primi giorni di scuola, è mia abitudine
dare inizio alle giornate di lavoro regalando ai bambini della mia classe
prima di Pavone Canavese una lettura di dieci-quindici minuti.
Ho letto fiabe tradizionali che i bambini già conoscevano (Cappuccetto
Rosso, Biancaneve, Cenerentola), favole di Esopo e numerose fiabe
italiane di Calvino.
Chiacchierando, si individuavano i personaggi ricorrenti nei diversi racconti,
si scoprivano insieme le diverse situazioni e quindi si ricostruiva l’andamento
logico, temporale e causale, tipico di questo genere.
Una passeggiata tra le vigne e i ricetti sotto le mura del castello ha
offerto lo stimolo per parlare di Alfredo d’Andrade, un nome, peraltro,
conosciuto dagli alunni in quanto è il personaggio al quale è
stata intitolata la nostra scuola.
Miscelando orchi, fate, streghe, contadini, re e regine con la visione
dello splendido castello che domina il paese, oltre che con un pizzico
di magia, è iniziata la stesura, a puntate, del racconto che abbiamo,
in seguito, intitolato “L’avventura di Alfredo”.
Durante le ore di informatica il testo è stato trascritto utilizzando
il computer.
Nel laboratorio di educazione all’immagine sono stati costruiti
materialmente il “librone” e il carrettino, che l’avrebbe,
in seguito, contenuto unitamente agli elementi in cartone di un castello
fantastico che i bambini, giocando, potevano ricostruire a piacere.
Questo lavoro è stato presentato nella Sala Santa Marta di Pavone
durante la giornata prevista nell’ambito del progetto proposto dalla
Fondazione Alfredo d’Andrade. In questa occasione, i bambini sono
stati impegnati come veri cantastorie che trainavano il loro carrettino
per fermarsi a raccontare la loro bella storia inventata.
Il lavoro è risultato veramente piacevole e tutti, alunni e insegnanti,
hanno partecipato con grande entusiasmo.
Salviamo un monumento
Insegnanti Istituzione scolastica “Aosta 1”
Scoprire l’interesse e il pregio storico-artistico
di un rudere da molti percepito come un’insignificante rovina, della
quale per indifferenza o cupidigia si affrettava la sparizione, definirne
gli antichi caratteri e le funzioni, correre subito ai ripari rinsaldando
muri, puntellando volte e soffitti, provvedendo a provvisorie coperture
possono sembrare obiettivi didattici o un’elenco redatto da un ufficio
per il restauro dei beni archeologici. Sono invece i motivi che ci hanno
spinti a iniziare un percorso didattico per salvare un monumento, almeno
virtualmente, e dopo lunghe indagini e confronti, a ripristinare un’opera
di una civiltà lontana, ma legata a quella attuale.
Più che un progetto, una missione.
Due classi coinvolte, la prima B e la prima C dell’Istituzione “Aosta
1”, per un totale di 38 alunni e cinque docenti pieni di entusiasmo.
Più professionalmente, ci proponevamo di:
• recuperare la memoria storico-artistica della città in
cui viviamo;
• collaborare in modo continuativo con i musei, luoghi privilegiati
per l’educazione al patrimonio artistico e culturale;
• utilizzare strumenti e linguaggi diversi per sviluppare capacità
creative e percettivo-visive;
• lavorare in gruppo, in modo solidale, per realizzare un prodotto
da portare all’esterno della scuola.
Ecco le tappe di un anno di lavoro.
Prima tappa. Ad ottobre noi docenti abbiamo seguito una
giornata di formazione per gli insegnanti a Pavone Canavese, presso la
Fondazione. Poi è iniziato il lavoro con la classe.
Seconda tappa. In novembre - dicembre 2004 e gennaio
2005, attraverso le visite ai monumenti cittadini che offrono una testimonianza
della presenza di D’Andrade e del suo rapporto con la Valle d’Aosta,
abbiamo scoperto la figura di questo grande architetto. Durante alcune
uscite in città gli alunni hanno prodotto schizzi e disegni delle
torri della cinta muraria di Aosta. Sono state organizzate anche delle
visite al Museo Archeologico sotto la guida della dott.sa Maria Cristina
Ronc. Oltre a questo lavoro comune, la prima C ha preparato un copione
per un video-racconto ambientato nella Tour de Bramafam. Era necessario
individuare i luoghi più adatti per effettuare le riprese, ma anche
definire i personaggi e i ruoli degli attori.
Costruire una sceneggiatura è un buon esercizio di lingua, ma attiva
anche le capacità organizzative degli alunni.
Terza tappa. A febbraio, marzo e aprile 2005 sono intervenuti
nelle classi alcuni esperti del Museo Archeologico coordinati dalla dott.sa
Cinzia Joris per presentare la figura dell’architetto Alfredo d’Andrade
ed analizzare, assieme ai nostri alunni, i plastici di Aosta romana e
medioevale. L’attenzione delle nostre classi si è rivolta
in modo particolare alla Tour de Bramafam che ha rappresentato il punto
focale del nostro studio.
Nel frattempo, la prima C ha anche effettuato le riprese del video-racconto:
Il mistero della Tour de Bramafam. Si è trattato di un
lavoro complesso, lungo e impegnativo, perché lontano dagli impegni
scolastici usuali, ma gli esiti ci hanno molto soddisfatti. Inoltre il
mezzo nuovo, vicino alla sensibilità degli alunni e di forte impatto,
ci ha permesso di approcciare la storia con un’angolatura tale da
costruire un legame reale tra gli alunni e il passato.
Quinta tappa: si diventa archeologi. A maggio abbiamo
partecipato alla “Settimana della cultura”. è stata
l’occasione per i ragazzi di effettuare scavi archeologici simulati.
Un momento di forte impatto emotivo che li ha avvicinati ad un mondo,
quello dell’archeologia, che ha offerto grandi spunti al cinema
e, quindi, ben presente nel loro immaginario come sinonimo di avventura.
Se la spinta interiore dell’archeologo deriva soprattutto dall’emozione
della scoperta, questo fascino si è trasmesso ai ragazzi che hanno
partecipato all’attività con un interesse e una passione
inusuali.
Una settimana dopo, il 21 maggio, alcuni nostri alunni hanno aperto al
pubblico i portoni della Tour de Bramafam, si sono “travestiti”
per un giorno da guida turistica. Un ruolo inusuale per i ragazzi, ma
che si sentivano di svolgere perché sapevano di essere preparati.
La Tour de Bramafam per loro non aveva più misteri e ciò
che sapevano potevano raccontarlo ai visitatori con tranquillità.
Sesta tappa: siamo alla conclusione.
Il 25 maggio abbiamo partecipato alla giornata conclusiva organizzata
dalla Fondazione A. d’Andrade a Pavone Canavese. Eravamo in compagnia
di tutte le classi che avevano partecipato. È stata l’occasione
per mostrare le rispettive produzioni. Oltre al nostro, abbiamo potuto
ammirare i lavori delle scuole elementari e secondarie di primo grado
di Pavone Canavese e quelli delle scuole secondarie di secondo grado di
Verrès, Pont-Saint-Martin e Aosta. Si è trattato anche di
un momento di svago perché gli alunni hanno potuto effettuare un
gioco di orienteering con le scuole pari grado di Pavone.
La qualità generale delle produzioni è risultata alta e
possiamo affermare che il nostro video-racconto è stato particolarmente
apprezzato.
La giornata è terminata con la visita al Museo D’Andrade.
L’ultima tappa: la valutazione del progetto. Nel
mese di giugno, una valutazione collettiva è stata fatta dagli
insegnanti e dagli alunni, in collaborazione con, la dott.sa Ronc dell’Ufficio
didattica e valorizzazione del Museo Archeologico Regionale, una valutazione
a tutto campo, realizzata sfruttando le competenze di ognuno per verificare
gli esiti.
Tutti sono risultati soddisfatti: gli insegnanti sotto il profilo didattico,
gli alunni sotto il profilo dell’interesse. D’altra parte,
l’entusiasmo dimostrato e la tensione emotiva nel realizzare le
attività non potevano far presupporre che buoni esiti.
Non è stata fatta solo una valutazione formale, ma si è
discusso veramente. Anche questo è sintomatico della validità
del progetto perché si discute veramente solo di ciò che
interessa.
L’asta della discordia
Ezia Bovo
Marzia Silvia Zanetti
L’idea di realizzare un progetto su Alfredo d’Andrade
è nata dall’aver trovato nella sala insegnanti del nostro
Istituto, l’ISITIP di Verrès, tra le varie proposte che ogni
giorno arrivano sui nostri tavoli, il bando del concorso D’Andrade
per l’a.sc. 2004-2005, istituito dall’omonima Fondazione,
per l’elaborazione di lavori inerenti l’attività dell’architetto
portoghese in Valle d’Aosta e dall’esserne rimaste affascinate.
Vista la difficoltà ad appassionare i ragazzi allo studio della
storia, abbiamo deciso, con il supporto della dott.sa M.C. Ronc, del Museo
Archeologico di Aosta e membro della Fondazione, di intraprendere questa
strada che offriva l’opportunità di utilizzare documenti
diversi dal solito manuale scolastico e si poneva come obiettivo concreto
quello di presentare il prodotto della sperimentazione ad un pubblico
più ampio rispetto alla classe.
La prima fase dell’attività ha previsto la nostra partecipazione
ad una giornata di studi presso la sede della Fondazione D’Andrade,
a Pavone Canavese, esperienza che si è rivelata molto formativa
per il confronto con altre scuole, anche di diverso grado, con altri colleghi
e con i ricercatori universitari.
A fine giornata, sono stati definiti i temi da sviluppare e abbiamo scelto
di focalizzare l’attenzione sull’acquisto del castello di
Verrès da parte dello Stato, nel quale sapevamo essere stato coinvolto
D’Andrade in quanto era nota la disputa avvenuta tra il famoso architetto
e un “rozzo contadino” che si era aggiudicato, in un primo
tempo, la proprietà dell’importante edificio.
La scelta del soggetto è nata, innanzitutto, dal fatto che la nostra
scuola ha sede a Verrès e che, quindi, occuparsi del castello significava
anche creare un legame tra gli alunni e il territorio e ciò avrebbe
sicuramente dato una maggiore concretezza al fatto storico, spesso ritenuto
arido e lontano dalla realtà quotidiana. Ci ha colpito inoltre
la possibilità di far giungere i ragazzi, attraverso un lavoro
“sul campo”, a comprendere l’idea di “turismo
culturale” che ha spinto D’Andrade ad acquisire e restaurare
molti monumenti valdostani.
La classe coinvolta è stata la prima dell’indirizzo sociale
(Operatori per i servizi sociali) dell’ISITIP, sede centrale di
Verrès, e sono stati coinvolti i docenti di storia e di diritto.
Per ricercare informazioni, gli alunni sono stati suddivisi in gruppi
che si sono occupati dei seguenti argomenti:
• La vita di Alfredo d’Andrade, architetto e pittore, nato
a Lisbona nel 1839, nominato Direttore per la conservazione dei monumenti
del Piemonte e della Liguria nel 1886. Appassionato cultore del Medioevo,
fin dalla sua prima visita in Valle d’Aosta rimase impressionato
dagli angoli di passato ancora inesplorati di questa terra e intervenne
con opere di restauro sull’Arco di Augusto, sulla Porta Praetoria
e su altri monumenti della città. Nel 1872 restaurò le decorazioni
murali del castello d’Issogne e nel 1896 acquistò e fece
dichiarare monumento nazionale il castello di Fénis, restaurandolo
a sue spese per poi donarlo allo Stato. Morì a Genova nel 1915;
• la vita di Pantaleone Perruchon, nato a Champorcher nel 1845.
Custode del castello e degli edifici intorno ad esso, egli ne diventò
proprietario nel 1875, aggiudicandosi l’asta bandita dal Tribunale
di Aosta, per 22 100 lire, nonostante il parere contrario di D’Andrade.
La vicenda dell’acquisto del castello ebbe fine nel 1894, quando
venne bandita una seconda asta vinta questa volta dallo Stato per una
somma di 1 930 lire;
• l’atto di vendita del castello;
• la storia del castello.
Oltre ad un lavoro di ricerca documentaristica, i ragazzi
si sono avvalsi di un’intervista a Onorina Perruchon, insegnante
dell’ISITIP e discendente di Pantaleone Perruchon, che ha illustrato
con il supporto di documentazione, anche inedita, la vita del personaggio
(ciò ha consentito ad un’alunna di riconoscere i propri avi
nella famiglia Perruchon), dell’ausilio di Silvio Perruchon, custode
del castello e discendente anch’egli di Pantaleone, di Yanez Pinet,
appassionato di documenti storici valdostani, e del prof Andrea Cappello,
insegnante di diritto della classe.
Il progetto, grazie all’aiuto tecnico del prof Marco Daguin e della
prof.ssa Cleta Yeuillaz, si è concretizzato nella realizzazione
di un CD rom, intitolato L’Asta della discordia, che è
stato presentato nella giornata conclusiva del concorso a tutte le scuole
che hanno partecipato. Nei particolari è stata creata una pagina
interattiva completa di testi e fotografie dell’epoca di D’Andrade.
I ragazzi, inizialmente scettici in quanto poco interessati alla storia,
grazie al contatto diretto con queste persone che hanno trasmesso la loro
passione per la storia e per la ricerca, facendo capire loro che, effettivamente,
“la storia siamo noi”, hanno partecipato ai lavori con entusiasmo
e interesse e sono risultati soddisfatti della partecipazione alla giornata
di presentazione.
Nell’ambito del seminario iniziale è stato inoltre possibile
approfondire i rapporti con il Museo Archeologico di Aosta e ciò
ci ha consentito di partecipare, nell'ambito della “Settimana della
cultura” della città di Aosta, ad una giornata di “scavo
archeologico”, e di avvalerci della collaborazione della dott.ssa
Cinzia Joris, archeologa che collabora sia con il Museo archeologico valdostano
sia con altri enti in Piemonte, che ha tenuto una lezione sul passaggio
dal villaggio romano al castello medioevale. Il supporto di ausili quali
un plastico di una valle alpina simile alla Valle d'Aosta e il lavoro
“sul campo”, legato allo scavo simulato, hanno contribuito
fortemente al raggiungimento del nostro obiettivo iniziale di rendere
la storia meno scolastica. Tali esperienze hanno permesso di apprendere
concetti storici fondamentali attraverso lo studio della realtà
locale e hanno dimostrato ai ragazzi che ci sono persone che lavorano
per la storia e che ciò che è scritto sui libri è
frutto di anni di ricerca sul territorio.
L’arte di D'Andrade
Daniela Platania
Nell'intento di valorizzare la figura e l'opera di Alfredo
d'Andrade, la Sezione servizi educativi del museo di Pavone ha coinvolto
l'Istituzione scolastica di istruzione classica e artistica di Aosta in
un itinerario didattico documentato da svolgere nell'anno scolastico 2004-2005
con una o più classi. Il progetto si presentava come un'occasione
per scoprire il valore del territorio in quanto laboratorio e luogo di
testimonianze, quindi come documento, attraverso dei percorsi didattici
che dovevano coinvolgere gli allievi in itinerari su specifici beni culturali
di cui Alfredo d'Andrade si era occupato in prima persona.
La ricerca verteva sui monumenti architettonici visitati da D'Andrade
e presentati nel volume In viaggio con Alfredo d'Andrade - 1. Da Aosta
a Ivrea pubblicato dalla Fondazione.
Le tematiche progettuali proposte riguardavano in particolare tre specifici
settori:
• Alfredo d'Andrade e il suo tempo;
• l'opera architettonica: com'è, com’era, il sito che
la accoglie;
• l'opera architettonica e il contesto che la circonda: gli effetti
della sua presenza sul territorio;
• i particolari costruttivi dell'opera architettonica.
Contattata dal coordinatore didattico del progetto, Paolo Salomone, l'idea
mi coinvolse subito forse perché conoscevo già la figura
di D'Andrade affrontata nel corso di un seminario svolto all'Università
di Torino e coordinato dal professore Giovanni Romano, relatore della
mia tesi di laurea. Del resto, ero anche andata all'inaugurazione della
Fondazione e ne avevo intuito le potenzialità. Come insegnante
di storia dell'arte avrei voluto che i miei alunni apprezzassero quanto
me le innumerevoli doti di D'Andrade comprendendone la portata innovativa
e mi sembrava che questo centro-studi fosse il luogo adatto per farlo.
Per fornire ai docenti coinvolti un supporto formativo
onde poter avviare una progettazione su basi comuni e mettere tutti nelle
condizioni di concretizzare la proposta, il 27 ottobre 2004 la Sezione
servizi educativi ha organizzato un seminario di formazione specifico
per i docenti volto a fornire gli stimoli, i materiali e i supporti necessari
alla progettazione.
L'incontro ha fatto emergere le innumerevoli possibilità di azione,
ma, nel contempo, mi sono scontrata con il problema “tempo”
comune a tutti gli insegnanti, ma particolarmente sentito da quelli di
storia dell'arte che possono contare solo su due ore di lezione la settimana
(tre al massimo all'istituto d'arte). Inoltre, probabilmente a causa dell'ottica
universitaria con cui mi ero avvicinata a questo personaggio, pensavo
ad un progetto affrontato in maniera piuttosto approfondita, all'interno
di un contesto storico-culturale che nelle classi dei primi anni sarebbe
stato interamente da impostare. La scelta cadde quindi su una classe terminale
del liceo classico ordinario, la terza A: il programma scolastico infatti
prevedeva lo studio del neomedievalismo nelle sue varie forme, dal revival
gotico di Ruskin e Viollet-Le-Duc in architettura, al movimento delle
Arts and Craft di William Morris nelle arti applicate, alla cerchia
degli artisti preraffaelliti in pittura. All'interno di questo percorso
è stato inserito l'approfondimento su Alfredo d'Andrade, perfetto
rappresentante di quest'epoca. Gaia Alessi, Veronica Allera e Diego Veneziano
sono i tre alunni che hanno presentato specifici lavori alla Fondazione:
• Gaia Alessi si è occupata della biografia di Alfredo d'Andrade,
sottolineando, in particolare, i suoi rapporti con la famiglia, gli interessi
nei confronti della pittura, la sua intensa attività lavorativa
come conservatore e i suoi innumerevoli quanto significativi spostamenti;
• maggiormente rivolto alle opere di restauro di D'Andrade risultava
essere l'intervento di Veronica Allera che si è soffermata in particolare
sulla Tour du Pailleron ad Aosta e sui castelli di Fénis e Verrès,
per sottolinearne l'attento studio e la ricerca filologica alla base del
successivo intervento conservativo condotto;
• Diego Veneziano, infine, ha seguito le tracce di Alfredo d'Andrade
su Internet per ricostruirne la figura a 360 gradi e aprire lo sguardo
a livello europeo con un interesse particolare per il Borgo Medievale
di Torino e per il concetto di Medioevo reale e Medioevo immaginario.
Non voglio dare per scontata la partecipazione di questi alunni al progetto:
la preparazione dell'esame di stato, si sa, assorbe gran parte delle loro
energie e il fatto che abbiano trovato il tempo e la voglia di seguirmi
in questo itinerario acquista quindi per me un valore particolare in un
periodo altrettanto particolare della mia vita (mi ero rotta da poco la
spalla al settimo mese di gravidanza!). Credo, tuttavia, che la presentazione
dei lavori abbia, in un certo senso, rappresentato per loro una sorta
di banco di prova per l'esame di maturità senza contare che avrebbero
potuto spendere queste loro conoscenze anche durante l’esame orale
o inserirle nella tesina finale.
Non solo, in occasione della VII Settimana della cultura, svoltasi ad
Aosta dal 16 al 22 maggio 2005, D'Andrade è stato rievocato in
relazione al suo impegno nei confronti del restauro della Torre di Bramafam
e, grazie all'interessamento della dott.sa Maria Cristina Ronc, responsabile
dell'Ufficio didattica e valorizzazione del Museo Archeologico Regionale,
i ragazzi hanno avuto l'opportunità di far conoscere in anteprima
il loro lavoro, messo a disposizione del pubblico all'interno di apposite
cartelline.
Nel periodo finale dell'anno scolastico, il museo ha
organizzato nella sede di Pavone Canavese una manifestazione conclusiva
nel corso della quale ciascuna classe ha presentato i lavori eseguiti
che sono stati, in seguito, archiviati dal museo e pubblicizzati sotto
varie forme (sito internet, pubblicazioni, ecc.). Peccato davvero che
il museo non sia ancora dotato di un proiettore per il computer perché
il fatto di non poter vedere su uno schermo adeguato le immagini preparate
dai ragazzi ha, in parte, penalizzato i loro sforzi.
Il materiale originato dal percorso delle classi e degli alunni coinvolti
(nel mio caso sotto forma di dossier di documentazione e Cd-ROM) è
stato quindi acquisito dalla Fondazione Alfredo d'Andrade, presentato
al pubblico, messo in rete nel sito web della Fondazione e inserito nei
suoi archivi per implementare un comune patrimonio di documentazione che
si andrà via via arricchendo e che permetterà la trasferibilità
delle diverse esperienze.
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