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Di
che umore è?
Se un bambino è accompagnato
a scoprire un’opera d’arte di grandi artisti come reagisce?
Lo fa con spontaneità e fantasia regalandoci momenti divertenti
e poetici.
Il ritratto, come soggetto, ha da sempre influenzato
gli artisti sia esso ritratto di rappresentanza, ritratto introspettivo,
ritratto psicologico oppure ritratto doppio. Questi sono solo alcuni esempi
della poliedricità di questo tema.
In occasione della mostra Il ritratto interiore. Da Lotto a Pirandello,
in qualità di operatrici museali, abbiamo curato i laboratori didattici
rivolti alle scuole e organizzati dall’Ufficio Mostre dell'Assessorato
regionale all'Istruzione e Cultura.
Le classi partecipanti sono state 54 a partire dalla scuola dell'infanzia
fino alla scuola secondaria di primo grado, per un totale di circa 1 000
alunni. L'attività si è svolta in due momenti diversi, ma
complementari: la visita guidata alla mostra e un momento pratico di laboratorio
allestito in una sala libera del museo.
Gli attori
Per l’attività di laboratorio sono stati
previsti tre attori principali: il pubblico giovane, da una parte, l'opera
d'arte dall'altra e, in mezzo, in un ruolo di comprimario e mediatore,
l'operatore culturale.
L'operatore o l'educatore museale, nuova accezione coniata dalla Carta
nazionale delle professioni museali sancita dall'ICOM, ha il compito di
rendere più fruibile un bene culturale agli occhi dei bambini stimolando
la loro osservazione e il loro interesse (si veda, al proposito, il sito
web ICOM “International Council of Museums” alla
pagina www.icom-italia.org).
Il quarto attore del momento è l'insegnante che, perlopiù,
rimane una figura di controllo e collabora con l'operatore; difficilmente
si lascia coinvolgere, ma interagisce con i bambini nell'attività
proposta.
Nello specifico della mostra Il ritratto interiore. Da Lotto a Pirandello,
gli alunni sono stati accolti dalle due operatrici in una sala vuota del
museo. Si spera che, al più presto, nell’edificio si possa
allestire un vero e proprio centro didattico permanente che diventi un
punto di riferimento per tutti i bambini, per le scuole e per le famiglie.
Il nostro compito è consistito nel mettere a loro agio i giovani
interlocutori proponendo alcune specifiche modalità di comunicazione
adatte a creare empatia tra le parti.
In tutti i casi, per trasmettere il messaggio, è stato usato un
vocabolario semplice, ma adeguato alla situazione tenendo sempre presente
l'aspetto ludico dell'attività.
È stata dunque introdotta la tematica dell'esposizione facendo
un excursus che partiva dalle origini del ritratto fino ad arrivare
ad oggi. Ovviamente, il discorso è stato adattato all’età
dei ragazzi: è stato trattato con un linguaggio ed ha affrontato
temi più generici e leggeri per i bimbi della scuola dell'infanzia,
mentre lo ha fatto in modo più approfondito per i ragazzi della
scuola secondaria.
Anche la visita vera e propria all'esposizione è stata modulata
in rapporto all’età degli alunni. Per i più piccoli
si è trattato di una visita guidata in cui sono stati invitati
a formulare osservazioni e pareri. I più grandi si sono cimentati
in una speciale caccia al tesoro avendo come soli indizi qualche particolare
degli autoritratti. La loro visita guidata, quindi, è risultata
più autonoma.
I laboratori
Si è scelto di proporre due tipi di laboratori:
“Di che umore è?” per la scuola dell'infanzia
e quella primaria e “Una zummata sull'arte” per la
scuola secondaria di primo grado.
Con i più piccoli, solitamente, si è cercato di prediligere
l'attività di laboratorio; la visita alla mostra è stata
alleggerita e molto mirata per non farla risultare troppo pesante.
I tempi e il percorso sono stati adattati sulla base dell'età,
dell'interesse dimostrato e del tempo a disposizione.
Nel primo atelier che abbiamo gestito è stato chiesto
ai bambini di osservare le opere e di riflettere sugli aspetti emozionali
che emergevano dai personaggi ritratti: tristezza, felicità, rabbia,
dolcezza, aria pensosa, ecc. Poi, tramite un gioco di gruppo, si è
chiesto di inventare smorfie e varie espressioni del viso osservando la
capacità di mutamento del volto umano.
L’obiettivo è stato quello di rendere gli alunni più
consapevoli delle diverse forme mimiche e più creativi affinché,
al momento di disegnare, non si limitassero ai soliti stereotipi: occhi
a palla, naso a carota, bocca a riga, ecc.
Sempre a gruppi, i bambini hanno disegnato e colorato il ritratto dello
stato d’animo del loro personaggio, seguendo le indicazioni date
dalle operatrici. Hanno usato diversi materiali: carta da collage, acquerelli,
rafia, tessuto, lana, pastelli, matite colorate, cartone, realizzando
buffi personaggi ricchi di espressività e carattere.
Nel secondo atelier, ad ogni ragazzo è stato consegnato
un foglio nero e una matita bianca per disegnare il proprio autoritratto.
Ogni alunno è stato quindi invitato ad apporre sullo specchio delle
“finestrelle in carta” di diverse forme e dimensioni, per
delimitare, a scelta, un particolare del suo viso da ritrarre successivamente,
in modo da lavorare su inquadrature inusuali. I bambini avevano la possibilità
di lasciare il ritratto in bianco e nero, per ottenere un effetto più
essenziale, oppure di ritoccarlo con pastelli a olio.
Il laboratorio è stato accolto con entusiasmo ed ha ottenuto buoni
risultati come si può vedere dalle immagini pubblicate sulla rivista.
Il binomio scuola-museo
Il rapporto di collaborazione tra scuola e museo presenta
caratteri di reciproca convenienza. In genere, non vengono organizzati
incontri preliminari di presentazione dell'attività agli insegnanti,
ma, quando è stato fatto, la loro partecipazione è risultata
più proficua. In classe alcuni preparano gli alunni alla visita
al museo affrontandone i temi. Questo, sicuramente, facilita il compito
degli educatori museali che gestiscono il percorso laboratoriale. Questa
attività, all’interno del museo, non può essere staccata
dal resto dell’attività curricolare della classe. È,
quindi, necessaria un’intensa interazione tra insegnanti e operatori
museali.
Accogliendo le nostre proposte, la scuola consente al museo di promuovere,
espandere e diffondere il suo intervento educativo e culturale di conoscenza
specifica e di sensibilizzazione verso le opere d’arte.
Dal canto suo, tramite quest’esperienza, in completa sinergia, l'insegnante
deve poter trovare nell'istituzione museale i mezzi e i luoghi per svolgere
attività didattica e valersene come se il museo fosse un prolungamento
della stessa scuola.
Il laboratorio è un'occasione supplementare offerta al pubblico
giovane dei musei.
Gli alunni vengono familiarizzati con l’opera d’arte, i materiali,
la tecnica, i supporti, le dimensioni; possono affrontare temi legati
ai contenuti, alle tematiche, alla poetica e ai mezzi espressivi; entrano
in contatto con l'opera d'arte e imparano a capirla e ad amarla attraverso
una rielaborazione pratica delle nozioni acquisite.
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Dal 1° giugno al 23 ottobre 2005 il Museo Archeologico Regionale
di Aosta ha ospitato la mostra Il Ritratto Interiore. Da Lotto
a Pirandello, promossa dall'Assessorato Istruzione e Cultura
della Regione Autonoma Valle d'Aosta e curata da Vittorio Sgarbi,
con l'organizzazione dell'Associazione Culturale Tekne.
Il percorso espositivo ha proposto una selezione di circa 150 opere
databili dal Cinquecento ad oggi, presentando maestri antichi quali
Lotto, Tiziano, Passerotti, Guercino, Voet, Ceruti, e artisti del
Novecento e contemporanei, fra cui Wildt, De Chirico, Ghiglia, Pirandello,
Ligabue, Warhol, Nathan, Leonor Fini, Colombotto Rosso, Ferroni,
Pericoli, Kokocinski, Martinelli.
Il tema del ritratto come momento di identità e riflessione
sulla condizione individuale e sociale dell'uomo ben si adattava
ad un approccio di carattere didattico che coinvolgesse bambini
e ragazzi. Per questo motivo è parso opportuno proporre,
nel contesto dell'evento espositivo, una serie di laboratori didattici,
espressamente dedicati alle scuole della regione (infanzia, primarie
e secondarie 1° grado), che si sono svolti nei mesi di settembre
e ottobre 2005 e hanno riscosso un notevole successo, evidenziando
l'interesse suscitato dall'iniziativa. A questi laboratori sono
state affiancate alcune visite guidate per le scuole secondarie
2° grado e per un pubblico adulto.
L'arte costituisce, infatti, un sistema simbolico complesso, la
cui comprensione può essere inserita a pieno titolo tra le
competenze che la scuola dovrebbe fornire. Basti ricordare il decreto
legislativo n. 59 del 2004, relativo al Profilo educativo, culturale
e professionale dello studente alla fine del Primo Ciclo di Istruzione
(6-14 anni), che individua tra gli obiettivi formativi della
scuola quello di mettere gli alunni nelle condizioni di “comprendere,
per il loro valore, la complessità dei sistemi simbolici
e culturali” e “maturare il senso del bello”
(si veda l'allegato D del decreto legislativo n. 59-2004, p. 4).
Il verbo ritrarre (dal latino re-trahere) indica
l'azione di “tirar fuori”, ricavare con colori,
marmo o altra materia, l'immagine di un individuo. La ritrattistica
non si limita alla forma esteriore, alla resa della fisicità
e del ruolo sociale del soggetto raffigurato, ma ne sottolinea l'unicità,
suggerendone i tratti del carattere, l'anima. Questo è il
filo conduttore del “ritratto interiore” indicato nel
titolo dell'esposizione.
Dal XVI secolo, rappresentato in mostra da indiscussi maestri quali
Lorenzo Lotto e Tiziano, primi grandi interpreti di una pittura
dell’anima, la rassegna aostana attraversava il Seicento,
epoca in cui il ritratto divenne strumento per celebrare il potere
di nobili, cardinali, papi, per giungere al XVIII secolo, caratterizzato
dal passaggio dal ritratto ufficiale alle espressioni quotidiane
di figure non in posa. L’Ottocento, che vide nella ritrattistica
l’intensificarsi della rappresentazione naturalistica, era
rappresentato da autori quali Vaccaro, Vela e Faruffini. La sezione
dedicata al XX secolo, periodo che affina l’indagine sulla
psiche e sulle emozioni più profonde dell’uomo, costituiva
il fulcro del percorso espositivo: basti ricordare L’Annunciazione
di Croatto, il Ritratto di Giovanni Papini di Ghiglia,
Umberto Saba ritratto da Carlo Levi, il Cardinal Vannutelli
di Scipione, l’Autoritratto di Ligabue, e le opere
di Fausto Pirandello, emblematico manifesto della ricerca dell'identità,
da cui riparte idealmente la ricerca dell’arte attuale.
Daria Jorioz
Capo Servizio attività espositive - Assessorato
Istruzione e Cultura - Regione Autonoma Valle d'Aosta |
In conclusione
Prima di iniziare l’attività, abbiamo avuto
qualche timore a proporre il tema del “Ritratto interiore”
ai bimbi della scuola dell'infanzia. Invece, ancora una volta, ci siamo
dovute ricredere. I bambini, specialmente i più piccoli tra i 4
e i 7 anni, sono molto ricettivi e, ogni volta, ci stupiscono per la loro
capacità di “far propria” l’opera d'arte, rendendola
parte del loro vissuto.
Anche durante la visita, in genere, si dimostrano molto attivi e partecipi.
Con la loro spontaneità e fantasia ci regalano momenti divertenti
e poetici. È, per noi, motivo di soddisfazione constatare che molti
di loro sono tornati una seconda volta accompagnati dai genitori, dai
fratellini, dai cuginetti.
La visita al museo, abbinata ad un’attività di laboratorio
creativo, è sicuramente una valida alternativa a grigi pomeriggi
trascorsi davanti alla televisione. L'intenzione di chi si occupa di didattica
museale, non è di creare a tutti i costi dei piccoli artisti o
critici, ma di instaurare un legame attivo tra coloro che apprendono poiché
siamo convinte che ciascuno di noi vede ciò che è in grado
di vedere e risente, in base alla propria formazione culturale, delle
opportunità e delle occasioni ricevute.
Abbiamo fatto nostro il proverbio cinese: “Se ascolto dimentico,
se vedo ricordo, se faccio capisco”.
Stéphanie Barbero
Federica Mossetti
Riferimenti bibliografici
DIPARTIMENTO EDUCAZIONE (1996), La didattica dell'arte contemporanea,
Castello di Rivoli, Edizioni Charta, Milano.
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