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Scopricittà

Hanno percorso le strade della città, per scoprirne il passato, con gli occhi stupefatti e curiosi dei bimbi della scuola dell’infanzia.

Passiamo tutti i giorni accanto a secoli di storia e non ce ne accorgiamo quasi. Perché non aiutare i nostri alunni a scoprire la città in cui vivono e il suo passato? Da questa domanda è partito il progetto che le insegnanti delle scuole dell’infanzia “Salvador Allende” e “Quartiere Cogne” di Aosta hanno condotto per qualche anno.
Qui prendiamo in considerazione solamente alcune delle nostre attività, quelle più centrate sul rapporto con i monumenti e la storia della città, relative all’anno scolastico 2003-2004.
Volevamo trasmettere ai nostri alunni soprattutto il rispetto per l’ambiente, in particolar modo quello urbano, volevamo sviluppare il loro spirito di osservazione, la loro capacità di comunicazione verbale e simbolica e la loro capacità di formulazione di ipotesi e di elaborazione concettuale.
Per ottenere questi risultati, siamo passati attraverso diverse fasi di lavoro: una di scambio, ascolto, confronto; una successiva di formulazione di ipotesi; un momento in cui si è realizzata l’esperienza; la verifica delle ipotesi; la sistematizzazione delle conoscenze e, infine, una fase di lavoro in atelier.
Un successo, certamente un successo che si può misurare con il metro dell’apprendimento e della rielaborazione di quanto appreso, ma anche con quello della partecipazione degli allievi, del loro interesse. Un successo per la partecipazione attiva dei genitori, forte e continua. Ci piace pensare che questi alunni siano arrivati alla scuola elementare avendo compiuto un primo passo verso la conoscenza del passato.

Oh, che bel castello!

Un castello favoloso, ma non delle favole. Ne abbiamo uno vicino, in Aosta: il gen. Cantore. L’adunata degli Alpini ci aveva offerto la motivazione per andarlo a visitare, ma quella didattica era di fare scoprire ai nostri alunni che i castelli non esistono solo nelle favole, ma anche nella realtà.
I bambini sono passati progressivamente dal mondo delle favole, dove il castello è una costruzione misteriosa e fantastica popolata di personaggi “favolosi”, ad un castello reale. Non solo, ma questo ci ha dato modo di affrontare il tema del rapporto tra l’antico e il moderno. Molti bambini hanno del castello un’immagine stereotipata: costruzioni con torri e torrette, luoghi popolati da maghi e da fate. Il toccare con mano che alcuni castelli hanno tuttora una funzione e che possono essere “abitazioni”, seppure particolari, ha prodotto un cambio di percezione nei nostri alunni.

Cantastorie di città

Vecchia tradizione quella dei cantastorie, tradizione quasi persa, salvo rari casi qui e là. Perché non riprenderla con i bambini? Come far capire loro che una volta le storie o le raccontavano le nonne o si sentivano ai bordi delle strade nei giorni di festa raccontate da persone che vivevano facendo quel mestiere?
Semplice: è sufficiente pensare a Natale e allo spettacolo che si prepara per questa ricorrenza, pensare a un gruppo di bambini che canta agli angoli della città, dirlo ai genitori per farli collocare al punto giusto ed ecco i nostri microcantastorie attraversare la città, alla vigilia di Natale, portando in giro alcune canzoni natalizie tra lo stupore dei passanti, la gioia dei genitori e l’orgoglio dei nostri “cantastorie”, quasi per mestiere.
Una rottura con le abitudini consolidate, ma anche una gioia per i bambini che, oltre a cantare, hanno recitato filastrocche ed eseguito balletti. Con la sorpresa finale di trovare in Piazza Chanoux Babbo Natale pronto a distribuire caramelle. Un augurio diverso anche per i cittadini di Aosta che ci hanno ascoltati tra lo stupito e l’attonito mentre cantavamo sotto l’albero di Natale della piazza. Un augurio dato con il cuore dai nostri “angioletti”, protagonisti di uno spettacolo all’aperto che ha fatto parlare di noi anche la stampa locale.
Intanto noi, visto che ogni occasione se correttamente utilizzata è fonte di apprendimento, siamo riusciti a farli riflettere sul passato della città che li ospita, a farli lavorare
per ideare e costruire un progetto comune. Il tutto nell’ambito di attività che piacciono particolarmente ai bambini di questa età: il ballo, il canto e la recitazione.

Aosta antica racconta…

Far fare amicizia ai bambini con i monumenti della città è un’ipotesi che potrebbe essere collocata tra l’illusione e l’utopia. Noi ci abbiamo provato perché volevamo che i nostri alunni raggiungessero questi obiettivi: cominciassero a sviluppare la loro futura identità di cittadini responsabili e sereni; avessero un primo contatto con un passato che permettesse loro di conoscere il presente; fossero sensibilizzati alla tutela del patrimonio storico e artistico della città; sviluppassero le capacità di osservazione della realtà sotto il profilo estetico; maturassero un atteggiamento positivo, di attenzione, verso i monumenti.
Non volevamo solo “fare storia”. Volevamo che i bimbi sentissero i monumenti come i loro monumenti, che avessero un approccio profondo con il passato lontano e un primo contatto con l’atteggiamento non egocentrato proprio dello storico.
Abbiamo voluto privilegiare la conoscenza tramite l’esperienza diretta e il gioco sia perché più adatti ai bambini della scuola dell’infanzia sia perché, avendo i monumenti a portata di mano, era utile ed immediato un contatto diretto visivo e fisico. Le visite ai monumenti della città ci hanno offerto la possibilità di vedere, di toccare, di assaporare il nostro passato. Con questa esperienza alle spalle, dopo aver fatto vedere loro spezzoni di film in videocassetta e immagini tratte da testi che hanno permesso loro di farsi un’idea di come i romani vivessero e vestissero, abbiamo chiesto agli alunni di disegnare alcune cartoline.
Ne sono uscite produzioni che non esitiamo a definire “artistiche” (guardate quelle riprodotte in prima e quarta di copertina e quelle di queste pagine) perché, nei limiti delle loro capacità espressive, i bimbi hanno saputo rendere le emozioni e il piacere di trovarsi di fronte ad un monumento del passato. Monumenti e personaggi ricolorati, fantastici e improbabili, ma che sono anche il segno profondo che queste visite hanno lasciato nel loro immaginario e nella loro coscienza storica. Come definire altrimenti il disegno del soldato romano, sorridente anche se armato o la splendida rappresentazione di Giulio Cesare o della statua di Vittorio Emanuele II? Coscienza storica, quella che la loro età permette, ma comunque profonda e potente tanto da non far trasferire elementi moderni nei disegni di reperti antichi.

Insegnanti Istituzione scolastica "Aosta 4"

 

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