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Conoscere
per riconoscere
I mass-media, la globalizzazione, le mode e i comportamenti
conformisti a cui assistiamo stanno velocemente contribuendo a rendere
la nostra società sempre più omogenea e poco attenta alle
diversità. Sovente conosciamo in tempo reale ciò che accade
a migliaia di chilometri da noi o apprezziamo culture estremamente distanti
dalla nostra, quasi abbagliati da una sempre più pressante voglia
di esterofilia o di accattivanti novità che, crediamo, la nostra
cultura non sia in grado di offrire più. Abbiamo dimenticato ciò
che ci circonda che è altrettanto affascinante e curioso.
Questo è valido per il mondo degli adulti e, soprattutto, per quello
dei giovani spesso proiettati lontano dalla loro realtà quotidiana
grazie ad ogni tipo di tecnologia moderna.
Per i loro insegnanti diventa sempre più complesso fare breccia
nell'interesse dei loro alunni. Per mancanza di tempo, a scuola gli aspetti
legati alla cultura locale non trovano una loro piena dimensione e questo
atteggiamento contribuisce a rendere passivi e conformisti i nostri ragazzi.
In tale contesto, diventa impegnativo motivare gli studenti alla scoperta
della storia della Valle d'Aosta o del loro stesso villaggio alcune volte
visto come un ostacolo alla loro voglia di crescere, di scoprire il mondo
e di allontanarsi dal contesto familiare.
Molti anni fa ho cominciato a proporre alle scuole valdostane diversi
corsi di approfondimento della storia locale (“Progetto École,
la Valle nascosta”). Le mie competenze sono legate all'abilitazione
alla professione di guida turistica e ad una profonda passione per la
storia, la cultura e le tradizioni della nostra regione.
Questo mio impegno mi conduce in ogni angolo della Valle, nelle scuole
primarie o secondarie di primo grado, grandi, piccole o piccolissime che
siano, guidato dalla volontà di fornire agli alunni un aiuto per
conoscere e quindi riconoscere.
La ricetta prevede altri ingredienti. In genere il “sale”
comune a tutte le “pietanze” è dato dall’instaurare
un giusto ed equilibrato rapporto di confidenza e fiducia con i ragazzi
per agevolare una proficua collaborazione e alla capacità di rendere
accattivante l'argomento.
Ho riscontrato, soprattutto nei bambini delle scuole primarie, la necessità
di scoprire profondamente le loro radici culturali. È questa storia
che li motiva di più, più di quella legata alle grandi scelte
politiche affrontate dai governi o “risolte” con le guerre.
Per i ragazzi provenienti da altre realtà regionali o da Paesi
diversi dal nostro il progetto rappresenta, invece, uno stimolo per ricercare
una maggiore integrazione.
Il lavoro si svolge in parte all'esterno, alla scoperta delle tracce del
passato. Il monumento, il reperto archeologico, ma anche il documento
storico, sono i legami a disposizione per cercare di “viaggiare”
nello spazio-tempo.
Di fronte a tali testimonianze tutto deve trasformarsi in un gioco didattico,
calato in quella “serietà” simulata tipica del gioco
dei bambini: “facciamo finta che io sia…”
È necessario utilizzare il linguaggio più adatto. Bisogna
assecondarli, giocare con loro avendo sempre il controllo dell'azione,
motivarli per sottrarli temporaneamente alla “vera realtà”
e condurli in una dimensione virtuale, parallela, capace di portare tutti
i loro sensi indietro nel tempo.
Mediante tali “viaggi” è possibile leggere e riconoscere
gli aspetti della cultura e della storia come in un libro. In questo modo
i giovani possono prendere veramente un contatto diretto in modo consapevole
ed armonico con quanto li circonda. Noi abbiamo il compito di guidare,
mentre sta a loro la scelta del percorso e la decisione sugli imprevisti.
La mia presunzione è di aver contribuito a formare in loro quei
valori che li aiuteranno a far comprendere e rispettare le scelte dei
loro avi o a saperle criticare.
Infine, mi auguro di aver potenziato in loro il rispetto delle culture
altre in una dimensione internazionale che vede una continua commistione
delle lingue, dei colori della pelle e delle tradizioni religiose.
Mauro Caniggia Nicolotti
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