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A
che ora si parte
Per molti, la scuola non inizia
nel momento in cui si varca il portone d’ingresso dell’edificio
scolastico, ma ben prima, quando la mattina presto si esce di casa e si
diventa uno dei tanti pendolari.
Sveglia, acqua e sapone, vestiti, forse colazione e poi,
borsa o zaino, si parte: destinazione scuola.
Partire: ecco la prima azione che mette in moto il sistema scolastico.
Il bambino che parte per andare a piedi a scuola, accompagnato per mano
dalla mamma; lo studente, che passa a chiamare gli amici e con loro parte
per recarsi al suo istituto, magari a cavallo del fiammante scooter "elaborato";
il professore che lascia la sua casa e parte per il lavoro; la dirigente
che prende la sua macchina e parte per la sua sede; l'universitario che
prende il treno e parte la domenica sera alla volta della sua città
di studi.
E così, la vita attorno alla scuola si configura come un continuo
viaggio.
Trasporti |
Quanti alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado
si spostano quotidianamente con un mezzo pubblico, da casa a scuola?
Gli ultimi dati ufficiali sono relativi al 2004-2005. In quell’anno,
giornalmente 6 860 alunni uscivano di casa, prendevano un mezzo
pubblico per recarsi a scuola e, alla fine delle lezioni, percorrevano
il tragitto inverso. Di questi circa la metà (3 708) confluiva
nel capoluogo regionale. I dati dell’ultimo censimento nazionale
(2001) ci dicono che gli spostamenti sono soprattutto di breve
durata (15 minuti per il 73,6%), ma che il 3,3% della popolazione
scolastica fa spostamenti di un’ora o più. Il numero
di alunni è elevato tanto da porre problemi considerevoli
per lo svolgimento dell’attività didattica e da convincere
le autorità a costituire una commissione apposita, composta
da rappresentanti delle scuole, dell’Assessorato ai trasporti
e dalle società di gestione, che si interessa di coordinare
le esigenze delle scuole con quelle delle società di trasporti.
Si ringrazia il “Servizio trasporti” dell’Assessorato
al Turismo, Sport, Commercio e Trasporti per la collaborazione.
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Ognuno di noi ha iniziato la sua carriera scolastica
con un distacco dalla propria casa, un breve o lungo percorso fino alla
magica e misteriosa scuola. Per alcuni di noi la distanza è solo
di pochi metri, percorsi allegramente a piedi o in bicicletta; per molti,
invece, la distanza è maggiore e il tempo dedicato al viaggio dilatato.
Si definiscono in questo modo tipologie diverse di viaggiatori:
i bambini e i ragazzi che dalle frazioni prendono il piccolo scuolabus
per arrivare, sempre per primi, alla propria scuola di cui attendono l'apertura;
i ragazzi delle superiori che quotidianamente dai loro paesi di montagna
scendono a valle con il pullman o che quotidianamente salgono e scendono
lungo la Dora, con i mezzi pubblici, per raggiungere la propria istituzione;
i ragazzi delle vallate laterali che vivono tutta la settimana lontani
da casa per andare alla scuola media o superiore prescelta; molti universitari
che abbandonano per una settimana o anche per qualche mese la nostra regione
per poter frequentare una determinata facoltà o anche solo per
affrontare l'esperienza della vita indipendente, magari in una bella città
d'arte.
E accanto a questa folla di studenti in movimento, l'altrettanto numerosa
schiera di docenti in viaggio riempie di lavoratori pendolari strade o
mezzi pubblici. Si tratta per lo più di insegnanti precari, ma
non solo, che viaggiano in gruppo o in solitaria e trascorrono i viaggi
correggendo compiti, commentando il vissuto scolastico o ascoltando la
radio, in un momento di evasione da alunni, libri e registri. Come gli
alunni, anch'essi percorrono ogni giorno in lungo e in largo la Valle
o vivono in appartamenti presi in affitto per una stagione, tornando a
casa nei fine settimana o solo in occasione delle vacanze.
Nel viaggio, dunque, i due mondi, a volte nettamente contrapposti, si
intersecano: studenti e insegnanti vengono livellati insieme al rango
di pendolari e si ritrovano a condividere l'uguale destino fatto di pullman
e treni in ritardo, di pasti consumati con compagni o colleghi, di sradicamento
e costruttivo incontro, di novità e spaesamento, di apertura e
curiosità, di solitudine e di relazioni nuove.
Nei mondi della scuola pendolare nascono allora esperienze che segnano
la vita di ciascuno, sorgono nuovi luoghi di aggregazione, si formano
pensieri nati dal confronto e dalla diversità.
Di certo però le insidie connaturate all'azione
del partire, il timore della sveglia che deve suonare prima, la paura
della novità che il viaggio porta in sé inducono molti ad
optare per un più tranquillo tragitto a piedi, certamente più
sicuro e controllabile, libero dalle previsioni del tempo. La vicinanza
a casa diventa così, a volte, un criterio per la scelta della scuola,
da parte di docenti, alunni e genitori, troppo spaventati dalla fatica
del partire.
La scelta del viaggio diventa in questo modo qualcosa di più di
un semplice fatto individuale, racchiuso entro la coscienza di ognuno
e le pareti domestiche. La scelta coinvolge l'intero "sistema scuola",
fino a toccare anche questioni di organico, di edilizia e, in fondo, di
politica scolastica e non solo. Nell'incontro con le storie di molti sorgono
infatti molti interrogativi.
Lucia è dalla scuola dell'infanzia sempre con lo stesso gruppo
di compagni... al di là di tutte le attività di orientamento
scolastico e professionale, quanto la vicinanza o la lontananza da casa
incidono sulla scelta della scuola superiore e dell'università?
Marco si sveglia tutte le mattine alle sei e rientra a casa alle quindici...
quanto la fatica del viaggio quotidiano pesa sul suo rendimento scolastico?
Marta è provata da una difficile situazione familiare... in che
misura la lontananza da casa, settimanale o più, può contribuire
al suo successo scolastico?
La sua amica è legata alla sua terra, al suo paese in modo viscerale...
in che misura la lontananza prolungata dal suo rassicurante contesto può
aprirla a nuovi orizzonti o bloccarla nello sconforto?
In paese, Francesco è sempre stato visto come uno che non ha voglia
di fare nulla, al contrario di Luca che invece è sempre stato il
migliore... come contribuisce il cambio di ambiente alla ridefinizione
dei ruoli e delle identità?
Quella scuola superiore raccoglie in prima un cospicuo numero di alunni...
quanto le iscrizioni dipendono dall'effettiva offerta della scuola e dal
reale interesse degli alunni e quanto dal fatto che essa sia una delle
poche istituzioni vicine a casa?
Le risposte, come le domande stesse, rischiano di essere interpretate
con banalità; l'incontro con le storie diverse di molti può
suggerire forse risposte individuali. Un quadro ampio e articolato potrebbe
invece derivare da una ricerca scientifica, non ancora avviata, sui dati
del pendolarismo legato alla scuola nella nostra regione e sulle problematiche
culturali, sociali ed economiche ad esso connesse.
La mia vita, per molti aspetti del mio passato legata al viaggio e oggi
incrociata con le vicende di studenti e colleghi in movimento, mi ha portata
a riflettere sul "distacco" come momento essenziale della formazione
di una persona e sulla dimensione del "viaggio" nell'esperienza
di ciascuno. La redazione de L’école valdôtaine ha
voluto accogliere queste risonanze e affrontare così in questo
numero il tema "scuola - pendolarismo".
Isabella Carena
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