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Un
grande, breve percorso
Di cosa ha bisogno Raphaël
per crescere? Forse solo di fare un po’ di strada da solo.
Raphaël, mio figlio, presenta una sindrome di Down
in atrasia esofagea. È stato ospedalizzato nei primi due anni di
vita. A 3 anni ha frequentato per un anno il nido e a 4 è stato
inserito alla scuola materna.
Non ha mai avuto problemi di socializzazione: ama molto stare con gli
altri, anche se preferisce il rapporto uno a uno, e ne imita spesso gli
atteggiamenti; gli piace molto invitare a casa persone, particolarmente
a cena. È un bambino molto affettuoso e sa rendersi simpatico,
a volte è anche spiritoso. I suoi molteplici problemi di salute
hanno causato un rallentamento nel processo di crescita.
INSEGNARGLI L’AUTONOMIA
Per il futuro di mio figlio ho sempre ritenuto prioritario
puntare sull'autonomia; tutti i suoi apprendimenti sono sempre stati visti
in funzione dell’aumento della sua capacità di autogestirsi.
Aumentare la sua autonomia lo avrebbe aiutato ad accrescere la sua autostima,
stato d'animo che gli avrebbe permesso una crescita serena ed equilibrata.
Per questo mi sento di affermare che l’autonomia è il cardine
del suo processo educativo.
Anche per quel che riguarda la scuola, l'autonomia ha sempre rappresentato
il centro di tutti gli interventi. Sono percorsi che abbiamo portato avanti
congiuntamente tra scuola e famiglia. Non si può pensare di sviluppare
le competenze relative all’autonomia personale in maniera dissociata
tra la vita sociale e il tempo libero: essere autonomo a casa, nelle proprie
necessità quotidiane, implica un impegno simile a quello per raggiungere
analoghi risultati a scuola.
Siamo partiti utilizzando le sue percezioni spazio-temporali e sviluppandole
progressivamente. Il percorso scuola-casa è stato il primo atto
educativo e di sviluppo delle competenze di Raphaël.
IL TRASPORTO CASA-SCUOLA
La scuola primaria, come già quella dell’infanzia,
è stata caratterizzata da una frequenza molto ridotta per i numerosi
problemi di salute.
Quando ha frequentato la scuola dell’infanzia Raphaël ha percorso
il tragitto casa-scuola-casa in auto con me. È dalla scuola primaria
che ha cominciato ad usufruire dello scuolabus. Arrivava fino all'uscio
di casa dove lo aspettavano la nonna o la mamma. Ho esplicitamente richiesto
al Comune di non utilizzare un assistente per Raphaël dato che nel
pulmino ne era già presente uno per seguire tutti gli altri bimbi
e che avrebbe potuto dare un'occhiata anche a lui. Il pulmino era facilmente
sorvegliabile e la situazione era tale che non mi sembrava opportuno sprecare
denaro per nulla.
Il tragitto è diventato più significativo, anche se ancora
breve (4,6 km), quando è passato alla scuola secondaria di primo
grado dovendo partire dalla zona collinare di Saint-Pierre per arrivare
a Villeneuve. Abbiamo, fin dalla prima media, mirato il nostro lavoro
sia sul mantenimento delle abilità acquisite che sul perseguimento
di nuovi obiettivi, primo tra tutti, l'utilizzo del mezzo pubblico, il
“mitico” pullman di linea e non più lo scuolabus, per
il rientro a casa.
Si trattava di un progetto complessivo di autonomia che ha coinvolto anche
l'area comportamentale e relazionale. Gli è stato chiesto di limitare
l'invadenza fisica e verbale, di rispondere educatamente al saluto, di
non toccare o appropriarsi di cose altrui, di non sputare (una sua forte
reazione di difesa). Queste attività sono state predisposte per
migliorare la sua capacità di orientamento e la sua mobilità
nell'ambiente.
Per ottenere questo risultato sono state previste ed effettuate uscite
in Aosta durante le quali sono state messe in evidenza le insegne di alcuni
servizi pubblici e negozi, abbiamo lavorato sul riconoscimento dei passaggi
pedonali e sull’attenzione e la comprensione dei messaggi dei semafori.
Non potendo utilizzare un assistente, è stato deciso di usufruire
del servizio ATI (azienda che offre il servizio per il trasporto di persone
diversamente abili). Malgrado Raphaël potesse usufruire di un pulmino
tutto per lui, non amava questa situazione perché ha sempre desiderato
prendere l’autobus e, quando vedeva gli altri prendere il “pullman
grande”, all'uscita della scuola, era contrariato.
Ma per Raphaël era importante imparare ad utilizzare il mezzo pubblico
e così, la nuova educatrice, alla fine dell’anno scolastico,
ha deciso che lo avrebbe accompagnato una volta la settimana sull’autobus.
Questo è stato il primo approccio; in un secondo tempo, l'assistente
educatrice lo ha accompagnato al pullman salendo di nascosto, all’insaputa
del bambino.
Una volta acquisita questa abilità, l’educatrice ha cominciato
a non salire più sul pullman, ma a seguirlo con l'automobile e
a fermarsi prima del pullman per verificare se Raphaël scendesse
alla fermata giusta.
I PROGRESSI
In prima Raphaël non era ancora in grado di recarsi
da solo alla fermata del pullman: pur riconoscendo, infatti, la fermata
confondeva tra di loro i vari automezzi, quindi era necessario che ci
fosse sempre qualcuno della famiglia per indicargli su quale autobus salire.
In seconda, alla metà dell’anno scolastico, Raphaël
era in grado di prendere il pullman da solo davanti alla scuola. Questa
per lui è stata una grande conquista perché gli ha dato
la possibilità di muoversi in quasi totale autonomia. La sua autostima
è cresciuta e, di conseguenza, è aumentata la sua richiesta
di agire e gestirsi da solo. Nell'ultimo periodo dell’anno, era
in grado di recarsi da solo alla fermata, pur se sotto la sorveglianza
a distanza dall'educatrice. Anche grazie al fatto che il pullman si fermava
in un luogo diverso dagli altri è stato in grado di riconoscere
il pullman che doveva prendere.
Certo, non sono mancati alcuni problemi lungo il tragitto: Raphaël
amava molto sedersi nell’ultima fila con i compagni un po' più
birichini. Alcuni di questi erano meno tolleranti nei suoi confronti e
lo incitavano a dire parolacce. A questo talvolta reagiva sputando e cambiando
posto. Si è risolto questo problema convincendolo a stare seduto
davanti, sotto il controllo dell'autista, cosa che non gli piaceva affatto,
ma che, alla fine, ha accettato.
Alcuni problemi li ha anche creati il trasporto come quella volta in cui
l'autista nuovo per tre volte lo ha lasciato un po' oltre la sua fermata
abituale. O l’altra volta quando l’autista non ha capito i
segnali di Raphaël che gli batteva una mano sulla spalla e diceva
“Io qui!” e lo ha portato fino a Saint-Nicolas. Anche qui
si è notata la crescita di autonomia: Raphaël non si è
scomposto più di tanto.
Nel primo caso, ha allungato un po' il suo percorso abituale attraversando
da solo anche la strada, nel secondo è tornato indietro con lo
stesso pullman. Alla fermata mi ha trovato preoccupatissima ad aspettarlo;
è sceso arrabbiato, dando del matto, con il dito, e dello stupido
all'autista che non lo aveva capito.
A metà dello stesso anno scolastico, ho deciso di potenziare la
sua capacità di autonomia facendogli percorrere, a piedi e da solo,
il tratto dalla fermata del pullman a casa. Il percorso non è molto
lungo, 220 metri, e non prevede l’attraversamento della strada.
Naturalmente all’inizio era necessario un lavoro di controllo che
abbiamo portato avanti la sua assistente domiciliare, Marilena, Mauro,
l’assistente della famiglia ed io. Ci nascondevamo lungo il tragitto
controllando continuamente per vedere se Raphaël percorresse il tragitto
tenendo bene la destra, se si soffermasse troppo a lungo, se si fermasse
a parlare con sconosciuti. Anche la nonna, dal balcone della cucina, controllava,
e controlla tuttora, l'arrivo del pullman.
Per consolidare ulteriormente la sua autonomia, dallo scorso anno, Raphaël
si reca una volta la settimana, a piedi e da solo, presso una famiglia
di carissimi amici il cui figlio, che lui chiama “mio fratello”,
è stato il suo compagno di classe alla scuola primaria e alla secondaria
di primo grado. Un percorso breve, di circa 400 metri, ma durante il quale
c'è da attraversare una strada piuttosto trafficata. La sorveglianza
è continua, ma discreta: l’amica di famiglia lo segue costantemente
senza farsi scorgere.
In questo momento, Raphaël è autonomo per quanto riguarda
il rientro a casa. Dalla fermata del mezzo pubblico a casa percorre la
strada senza problemi e senza più controlli diretti anche se permane
quello della nonna che si apposta sul balcone per verificare l'arrivo
del pullman. È molto contento di questo e ripete continuamente
con orgoglio: “Io prendo il pullman da solo, io ragazzino, non bambino”.
Ora nuovi obiettivi sono all'orizzonte per mettere alla prova la nostra
consapevolezza, la fiducia e la pazienza di tutti. E a me riempie di gioia
poter ringraziare tante persone, perché sono tanti coloro che mi
hanno appoggiato e sostenuto in questo percorso che può sembrare
corto per la lunghezza della strada, ma lungo per le possibilità
di crescita di Raphaël.
E, vi assicuro, che non è ancora concluso.
Ivana Jocallaz
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