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La
nostra linea dell'arco
“Siamo qui perché insegniamo letteratura,
un prodotto assolutamente inutile”. Parafrasando Montale potremmo
sintetizzare così la ragione del nostro intervento al convegno
“La linea dell’arco”, organizzato ai primi di settembre
a Saint-Vincent dall’IRRE Valle d’Aosta.
Noi docenti di italiano e latino nella scuola secondaria superiore, infatti,
siamo costretti ogni giorno a interrogarci sull’essenza del nostro
mestiere, sempre più confinato nella dimensione di un operare gratuito
agli antipodi della logica utilitaristica imperante. La scuola, in crisi
d’identità, si affanna ormai nel drammatico tentativo di
conservare un ruolo sociale oggi sempre più insidiato da percorsi
alternativi, sottolineando il valore aggiunto dell’elemento culturale
al di fuori di ogni pragmatismo. È forte, a questo punto della
storia scolastica, il rischio che ci trasformiamo in arcigni tesorieri
di un sapere museale, ignaro di ciò che succede nel mondo circostante;
soprattutto nella scuola superiore, investita finora solo marginalmente
dai processi di cambiamento che hanno già profondamente inciso,
sebbene con esiti talora anche discutibili, sulla scuola primaria e secondaria
di primo grado. D’altro canto una modernizzazione solo superficiale,
secondo il disegno aziendalistico prevalente negli ultimi anni di cui
è spia forte la nuova nomenclatura “bancaria” fatta
di debiti e crediti, minaccia danni forse ancora più gravi di quelli
ascrivibili a una visione troppo tradizionalista.
Come conciliare nella nostra quotidianità professionale due istanze
così apparentemente contraddittorie, la salvaguardia della dignità
culturale dell’azione didattica e il bisogno di confrontarsi con
generazioni ormai pienamente immerse nella modernità, intesa in
questo caso non nella veste luccicante del progresso tecnologico, ma in
quella spesso più prosaica di una refrattarietà all’impegno
disinteressato?
L’IRRE-VDA ci ha offerto uno spazio già predisposto all’innovazione
all’interno del quale provare a rispondere a questa domanda e dibattere
i temi importanti dell’apprendimento, cercando di elaborare qualche
proposta concreta. È nata allora l’idea di un quaderno operativo
per i docenti che vogliano avvicinare gli allievi alla letteratura utilizzando
lo strumento dell’analisi testuale per costruire competenze formative:
il testo letterario, dunque, non come reperto culturale, ma come grimaldello
per spalancare le porte di un sapere complesso. Educare alla letteratura
implica in quest’ottica trasmettere delle forme della sensibilità
umana e degli strumenti di percezione del mondo, ma anche e soprattutto
un linguaggio per dar voce al sentire emozionale.
Contemporaneamente, si è delineata l’esigenza di condividere
su un terreno non troppo formale e strutturato le perplessità e
le convinzioni che provengono dall’esperienza quotidiana dell’insegnamento.
Ed ecco il Blog dell’IRRE-VDA (http://www.irre-vda.org)
sulla letteratura, che ci auguriamo possa diventare presto un reale spazio
di confronto e di documentazione delle buoni prassi della didattica. Anzi,
ci farebbe molto piacere che chi legge portasse il suo prezioso contributo
alla nostra discussione virtuale per farla crescere.
L’invito a partecipare al convegno “La linea dell’arco”,
per presentare il nostro lavoro ai colleghi all’interno di un seminario,
ci ha colto proprio nella fase centrale della nostra elaborazione, confermandoci
che gli interrogativi che ci stavamo ponendo, corrispondevano, per così
dire, a esigenze più diffuse: riflettere sulla sostanza e sul significato
che deve assumere il sapere oggi; come possa declinarsi un percorso formativo
scolastico fondato sull’integrazione delle competenze in una prospettiva
nuova di apprendimento collaborativo e di costruzione attiva delle conoscenze;
l’elaborazione dell’idea di una scuola come fucina creativa,
dove favorire anche lo sviluppo di un’identità plurima, ormai
fondamentale per muoversi nell’universo labirintico della società
moderna.
La sfida della complessità è veramente difficile, non ce
lo nascondiamo, e può accadere che la scuola non riesca a dotarsi
di tutti gli strumenti idonei per competere con i ben più accattivanti
modelli proposti dalla comunità mediatica; eppure nel clima propositivo
del convegno, ci ha in qualche modo confortato il sentirci partecipi di
un progetto condiviso; l’interesse che i docenti hanno manifestato
per le problematiche legate alla sostanza del sapere ci sembra il segnale
positivo di un fermento vitale.
Barbara Bertolino
Francesca Zanni
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