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A
ciascuno il suo
Siete convinti che si legga
in un solo modo? Nulla di meno esatto! L’autrice ci accompagna in
un universo di modi di leggere differenti legati alla diversabilità
di ogni lettore.
Esistono persone che sembra non leggano ed invece lo
fanno, altre cui piacerebbe, se solo ci riuscissero, sono persone che
non possono leggere in modo del tutto autonomo e indipendente. Nella maggior
parte dei casi si riesce a trovare un modo per leggere grazie all’aiuto
di qualcun altro e/o attraverso la mediazione di qualche strumento.
Una caratteristica dell’autismo è la disarmonia delle funzioni
cognitive e neuropsicologiche, in particolare delle loro relazioni e della
loro integrazione, questo porta a modalità differenti di esecuzione,
a comportamenti “non convenzionali”. Bambini che, per prestare
attenzione a quanto dice un interlocutore, hanno bisogno di distogliere
lo sguardo dal suo viso, per potersi concentrare sul significato delle
parole pronunciate e non sull’articolazione delle stesse, assumendo
così un atteggiamento che, se interpretato in modo convenzionale,
risulta “non attentivo”. La lettura è un processo complesso,
che prevede l’integrazione di numerose funzioni neuropsicologiche,
ne consegue che ci sono persone autistiche che hanno modalità particolari,
non convenzionali, per leggere.
Nel nostro modo di interpretare i comportamenti, dall’incapacità
di leggere ad alta voce spesso se ne deduce l’incapacità
di leggere. La lettura ad alta voce richiede la coordinazione e l’integrazione
di più funzioni ed è per questo che è raro che una
persona autistica riesca a farlo.
Nella mia esperienza professionale di logopedista, ho incontrato ragazzi
che per leggere necessitano di diversi tipi di facilitazione. Alcuni hanno
bisogno che qualcuno scorra con il dito il testo, esercitando così
un continuo richiamo attentivo, altri posseggono una cosiddetta “lettura
fotografica”: danno una fugace occhiata al testo, alla pagina, dopo
di che sembrano conservarne un’immagine mentale che possono decodificare
con più calma. Ci sono ragazzi che non riescono a leggere niente
se nella pagina ci sono delle immagini, o altri elementi distraenti, quindi
è necessario coprirli, o isolare il testo con mascherine; in altre
situazioni risulta utile porre il testo in verticale o molto inclinato
(schermo di un PC, leggio, ecc.). Ci sono ragazzi per i quali è
necessario che il libro venga modificato nella forma dato che non riescono
a leggere testi troppo lunghi, avendo un tipo di lettura definibile “a
sprazzi”, e quindi necessitano di qualcuno che operi una limitazione
e una semplificazione del contenuto della lettura affinché il significato
raccolto sia il meno frammentario possibile. Alcuni ragazzi, mentre sfogliano
una rivista avanti e indietro, magari al contrario, in modo stereotipato
e apparentemente senza scopo, sono in grado comunque di cogliere delle
informazioni.
Nel caso di Alberto, un ragazzo autistico di 24 anni
studente universitario, tra le varie facilitazioni che gli consentono
di studiare vi è la presenza di una persona che, mentre lui legge,
gli volta semplicemente le pagine del libro. Lo stesso ragazzo, in un
dialogo con la mamma, ha descritto il suo processo di apprendimento della
lettura. Ne emerge che ad essere problematico non è l’aspetto
tecnico (corrispondenza grafema/fonema), ma l’attribuzione di un
significato al suo significante: “Potevo già leggere
senza legare però alcun significato alle mie letture: effettivamente
giocavo con le regole della grafia. Mi piaceva leggere e andavo continuamente
da un senso all’altro di un foglio rappresentandomi le parole solo
come emozioni visive. Dopo aver letto e memorizzato un testo qualsiasi,
elaboravo con la vista la forma di una semplice parola letta, disponendone
le consonanti, tipo C o S per grappoli da destra a sinistra, ad esempio,
e le simmetrie che ricavavo regalavano meravigliose animazioni visive”.
Quando hai incominciato a legare un significato
preciso ad una parola? “Quando tu mi leggevi il libro di
favole. Io trovavo rigorose regole nei dati letti, allestendo equivalenze
tra essi, ma soprattutto educandomi ad azionare la mia logica e istruendola
a praticare raffronti.”
A volte il problema si è dimostrato “banale”, come
emerge da questo mio dialogo con un ragazzo di 20 anni autistico:
Spiegami come fai a leggere. “Vedo
facendo attenzione…” Io leggo una parola
alla volta, anticipando quelle successive con l’intuizione. Tu?
“Anche”. Quando prendi un libro in mano,
lo sfogli guardando i numeri delle pagine nell’angolo. Guardi solo
quello? “Sì”. E li leggi
questi numeri? “A mente”. Si,
sto sempre parlando di lettura a mente, silente. Perché leggi solo
i numeri delle pagine? “Duecentoquindici devo cercare”.
E dopo che lo hai trovato? “Sono contento”.
E quindi puoi leggere anche le parole dopo?
“Sì”.
A condizionare la capacità di lettura può bastare una piccola
fissazione.
Alcune persone autistiche riescono a seguire la lettura se qualcuno legge
ad alta voce per loro, ma non tutti; nella maggior parte dei casi la via
visiva è privilegiata, mentre hanno più difficoltà
ad elaborare informazioni che giungono esclusivamente per via acustica.
A compensare con l’attenzione uditiva la difficoltà di lettura
sono, invece, i ragazzini severamente dislessici: apprezzano che sia qualcun
altro a leggere per loro, ma la loro capacità di gestire l’informazione
orale va adeguatamente allenata.
Sono bambini i cui tempi di lettura e/o la mancanza di accuratezza sono
tali da impedire o da rendere estremamente faticosa la comprensione di
un testo. È importante mantenere vivi in loro il desiderio di imparare,
la curiosità di conoscere anche attraverso i libri e quindi, parallelamente
all’esercizio della lettura, dare loro la possibilità di
accedere diversamente al testo scritto. Potrà trattarsi inizialmente
di lettura integrale da parte di un’altra persona, oppure di diverse
forme intermedie di lettura condivisa. In seguito, però, sarà
fondamentale fornire a questi bambini degli strumenti che consentano loro
di non essere dipendenti dagli altri e di diventare il più possibile
autonomi.
Alcuni di questi ausili sono specifici e risultano indispensabili anche
per lo studio, per esempio software come C.A.R.L.O. dell’Anastasis
nelle sue varie versioni, che consente attraverso uno scanner e un OCR
di trasformare la pagina di un libro in un testo digitale che un sintetizzatore
vocale legge. Sono programmi interattivi che consentono di operare sul
testo modificando la velocità di lettura seguendo il testo sullo
schermo.
In questo momento, vi è una grande disponibilità di materiali
multimediali che sfruttano la sintesi vocale e che quindi permettono ad
ognuno di accedere al messaggio secondo i propri stili e preferenze.
Strumenti nati come ausili per persone non vedenti sono utili anche a
chi ha grandi difficoltà di lettura, alle persone autistiche e
spesso sono apprezzati anche da chi non ne ha propriamente bisogno. In
particolare gli audiolibri, una trasformazione digitale della versione
cartacea, possono soddisfare il desiderio di leggere, sopperendo all’impossibilità
tecnica di farlo. Si trovano in biblioteca, libreria, edicola e sono scaricabili
da internet in formati diversi. Esistono associazioni che si occupano
di questo servizio alle quali possono iscriversi biblioteche, scuole,
singoli individui ciechi o con una diagnosi di dislessia, usufruendo del
servizio di prestito o di acquisto. Sono disponibili romanzi, saggi, manuali,
testi scolastici, riviste lette da attori volontari, ma anche libri molto
godibili letti dagli autori stessi, come, ad esempio, le opere di Andrea
Camilleri.
Difficilmente i bambini hanno la possibilità di conoscere questi
strumenti autonomamente, è quindi importante che la lettura alternativa
venga incentivata, che si scelgano insieme gli strumenti più adatti
e che si educhino i bambini stessi a farne un uso consapevole finalizzato
a sfruttarne pienamente le potenzialità.
Karen Faustini
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