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Leggiamo,
per piacere
Consapevoli che non è
possibile imporre una passione, ma solo coltivarla e che per stimolare
l'interesse per la lettura vale tutto o quasi, possiamo provare ad adottare
alcune strategie.
Affrontare il tema del rapporto tra lettura e ragazzi
non è semplice, anche se esiste una vasta letteratura di riferimento
prodiga di buoni consigli; anzi, in un certo senso proprio l'abbondanza
di suggerimenti metodologici rende difficile dire qualcosa di nuovo o
almeno di non scontato. Proviamo allora a osservare la tipica situazione
di partenza in una classe prima: ne emerge un quadro vario, con alcune
costanti, avvertibili sin dai primi giorni di scuola. Se chiediamo agli
alunni quali sono le loro curiosità, i gusti e le aspettative in
merito, raccoglieremo osservazioni come quelle che seguono, significative
per delineare la percezione che hanno i ragazzi del significato del leggere.
I ragazzi e la lettura
Uno dei concetti più ricorrenti nelle risposte
dei ragazzi è la ricerca di una possibile "evasione"
attraverso i libri.
“Passare parte del proprio tempo libero a leggere un libro è
cosa piacevole. I libri permettono in qualche modo di evadere dalla realtà
e, perché no, a volte anche di sognare. Fanno in modo di non farci
pensare ad altre cose e riescono a trasmettere emozioni, sia lacrime che
sorrisi.”
(Elisa, 1A ChB)
“Che si tratti di romanzi, saggi, libri gialli
o fumetti, la lettura non è altro che un'evasione dalla realtà;
colui che legge desidera lasciarsi trasportare dagli eventi, allontanarsi
da ogni problema che lo tormenta.”
(Andrea, 2A PNI)
Collegato all'evasione è il desiderio di emozioni
forti, di un coinvolgimento personale e, naturalmente, di un'immedesimazione
immediata con il protagonista o i personaggi più carismatici.
“In un libro cerco il divertimento o l'avventura: così
facendo posso immaginare le scene che si susseguono interpretandole come
meglio credo. Ad esempio, immedesimandomi nel personaggio che più
mi piace, intraprendo una varietà di avventure ed esperienze che
nella realtà non possono accadere.”
(Cristina, 1A ChB)
“In un libro cerco la fantasia, che rende una
trama coinvolgente, e la sorpresa di una conclusione che, inaspettata,
sia rivelata solo alla fine del libro. Deve essere con poche descrizioni
perché i romanzi che ne abbondano, in qualche modo, rallentano
il ritmo della storia e, a mio parere, sono noiosi. Non deve mancare assolutamente
la suspense, che è molto importante, perché è uno
stimolo a proseguire la lettura.”
(Riccardo, 1A ChB)
“Mi fa piacere immergermi in letture che suscitano
ansia e incertezza sul finale. Ogni pagina deve essere una scoperta inattesa
o una piacevole sorpresa. Il racconto mi deve coinvolgere emotivamente
e deve destare in me il desiderio di andare avanti senza fermarmi.”
(Maicol, 1A ChB)
“In un libro cerco emozioni, storie antiche
e moderne, che mi appassionino. Storie riguardanti il passato, il presente,
vere che sappiano raccontare la vita e gli eventi come sono, esprimendo
anche delle ironie.”
(Chiara, 1A ChB)
Non c'è da stupirsi, di fronte ad affermazioni
come queste, se i ragazzi reagiscono con interesse e partecipazione a
letture tratte dall'epica antica, purché rese in un linguaggio
attuale: amano gli scenari grandiosi, gli scontri titanici, l'opposizione
netta tra bene e male, le caratterizzazioni eroiche.
“In un libro cerco una trama che mi affascini. Essa deve essere
interessante e coinvolgente; i protagonisti devono essere personaggi fantastici
dalle capacità magiche e gli antagonisti devono essere draghi,
orchi, ciclopi o minotauri, ma soprattutto la storia deve avere una fine
che veda vinto l'antagonista e, ovviamente, vincitore l'eroe.”
(Matteo, 1A ChB)
Piacevolezza e scioltezza della lettura sono altre condizioni
irrinunciabili per gli adolescenti, che si mostrano piuttosto indifferenti
alle raffinatezze stilistiche e vedono anzi in uno stile troppo marcato
un ostacolo alla piena fruizione di un testo narrativo.
“In un libro cerco una trama piacevole e adatta a me. Dal punto
di vista della lettura, il libro dev'essere facile, scorrevole e soprattutto
molto ricco di avvenimenti. Dal punto di vista della trama, invece, il
libro deve trattare storie d'amore di ragazzi, storie di ragazzi, avventura,
fantasia, oppure evidenziare i problemi e gli interessi dei ragazzi di
oggi, come l'alcool, il fumo o le corse motociclistiche illegali...”
(Cristina, 1A ChB)
Da alcuni la lettura è anche considerata uno strumento
per ampliare le proprie conoscenze e per affinare la capacità espressiva.
“In un libro sono tante le cose che cerco: una storia che mi
piaccia ricca di colpi di scena, una morale che mi aiuti a ripetere e
mi dia dei suggerimenti per risolvere i miei problemi, delle informazioni
in più su cose nuove, appartenenti anche a mondi molto differenti
dal mio che mi possano tornare utili in qualsiasi situazione.”
(Francesca, 1A ChB)
“La lettura arricchisce il nostro bagaglio
culturale e il nostro lessico e ci fornisce temi di conversazione; stimola
la creatività, l'immaginazione, la memoria e spesso rilassa. Nei
libri trovo un'ampia varietà di informazioni, inerenti l'attualità,
la ricerca scientifica e tecnologica, l'economia ma anche l'arte e la
religione, cioè un'infinità di argomenti. Frequentemente
in una lettura si trova un messaggio, un apporto alla comprensione della
società.”
(Daigoro, 1A ChB)
La nostra percezione del rapporto dei giovani con la
lettura riconosce come reali e legittime queste loro esigenze, ma individua
altri aspetti che derivano dalla visione d'insieme su intere classi, all'interno
delle quali notiamo sempre più spesso la riproduzione in piccolo
di quella che è probabilmente la situazione su scala nazionale.
Gli alunni e la lettura
In ogni classe c'è almeno un grande lettore, orgoglioso
e furioso scopritore di testi, già dotato di un certo senso critico
coltivato autonomamente, talvolta refrattario alle letture consigliate
o imposte a scuola, talvolta, per fortuna, stimolato ad ulteriori approfondimenti
proprio da quanto si fa a scuola; per lui parlare di un libro significa
parlare di sé in rapporto a quel libro.
Esistono poi gli alunni interessati a un genere o a un sottogenere, che
divorano esclusivamente cicli storici o fantasy, o si orientano su un
unico autore; sono lettori appassionati, che si immergono totalmente nella
lettura e prediligono un approccio tutto giocato sull’immedesimazione
con i protagonisti delle avventure, attento ai fatti e assai meno ai concetti.
Per loro parlare di un libro è essenzialmente riassumerne le vicende.
La grande maggioranza degli alunni è però costituita da
lettori casuali; procedono tra le pagine con fatica, spaventati dalle
lunghe descrizioni, dalle dimensioni imponenti dei volumi. Se gli si chiede
di parlare dell'ultimo libro letto, ne ricordano a fatica il titolo, ma
non l'autore; non sono animati da astio nei confronti dei libri, semplicemente
non viene loro in mente che se ne possa prendere uno in mano. Sono spesso
studenti diligenti, ma la scarsa abitudine alla lettura rende il loro
studio un po' meccanico e faticoso il loro approccio ai testi scolastici.
Per loro parlare di un libro è, in un certo senso, un impegnativo
esercizio retorico.
Stimolare l’interesse degli
alunni
Consapevoli che non è possibile imporre una passione,
ma solo coltivarla, e che per stimolare l'interesse per la lettura vale
tutto o quasi, possiamo provare ad adottare alcune strategie: prima di
tutto, per incuriosire e rassicurare sul fatto che leggere non è
un'operazione contro natura, una perdita di tempo o un'operazione di titanica
difficoltà, vale la pena proporre agli alunni un ampio e vario
ventaglio di letture autonome, tenendo conto dei loro gusti e dei loro
interessi; in secondo luogo, possiamo concederci il lusso di ritornare
in classe su qualche pagina letteraria per sottolinearne il valore stilistico,
per cogliere, ad esempio, luminosi squarci di colore o atmosfere dense
di tensione, oppure per gustare accostamenti linguistici azzardati o riusciti
scarti dalle regole, senza che questo sfoci in valutazioni di sorta, e
senza impazienza.
Sono piccoli espedienti che non vanno tuttavia disgiunti dall'applicazione
dei rudimenti della narratologia, che consente ai giovani lettori di entrare
nel laboratorio dello scrittore e li rende consapevoli della ricchezza
di possibilità del racconto e della varietà di effetti.
Ciò li può aiutare anche a prendere coscienza del loro ruolo
di lettori e dell'apporto attivo che, nel gioco della comunicazione letteraria,
è richiesto alla figura del lettore, soprattutto in rapporto alla
letteratura vera, che non riduce il destinatario dell'opera a un semplice
consumatore passivo di parole, come invece capita con la produzione editoriale
più commerciale. Esaminare occasionalmente sulla pagina, nel vivo
succedersi dei capoversi, le scelte dell'autore relativamente a punto
di vista, tempo, spazio, sistema dei personaggi e provare a modificare
alcuni di questi elementi, attraverso la riscrittura di piccole parti
del testo, per notare gli effetti a livello della narrazione e della percezione,
è tutt'altro che un arido esercizio: stiamo parlando di spostamento
del punto di vista, di rimescolamento delle sequenze, della ricerca di
un nuovo inizio o di un diverso finale, o infine dell'esplicitazione dei
fatti sottintesi nelle ellissi.
Certo, parlare di fabula, intreccio, narratore, punto di vista, può
aiutare, ma si tratta di operazioni da gestire con cautela, soprattutto
in questa fase, senza pretese di esaustività e senza ricorrere
a eccessivi formalismi. L'esigenza, in fin dei conti, è suscitare
l'interesse degli alunni meno disposti alla lettura senza annoiare quelli
che, per conto loro, hanno già trovato una loro dimensione di bibliofili.
Insomma, come tenere insieme, nella stessa classe, il ragazzo da un libro
stentato all'anno, il lettore del solo Harry Potter o dell'opera
omnia di Federico Moccia con quello che intende terminare entro l'anno
la lettura di Francesco Adorno o Tommaso Landolfi?
Le scelte dell’insegnante
Visto che si sta parlando di libri, in particolare di
romanzi, la strada più percorribile, l'unica, ci sembra quella
di individuare quei testi che per la densità della trama e lo spessore
dei personaggi possano risultare accattivanti per chi ha un approccio
ingenuo alla letteratura e che, per la qualità della scrittura
e le implicazioni e i sottintesi, possano soddisfare il più smaliziato.
Esistono, per fortuna, romanzi che parlano agli uni e agli altri, sui
quali si può operare a più livelli, romanzi che si impongono
al di là delle suddivisioni in generi e delle mode, per una loro
forza intrinseca. È capitato in alcune classi con Il signore
delle mosche di William Golding, con Farenheit 451 di Ray
Brandbury, con Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino;
un adeguato lavoro di inquadramento saprebbe rendere appassionanti anche
testi meno accessibili, come certe opere di Leonardo Sciascia, o La
lingua salvata di Elias Canetti, o Kuraj di Silvia Di Natale.
Certo, aprire a qualche novità o pensare a qualche compromesso
può arricchirci molto o può indebolirci; potremo proporre
qualche nuova opera, non consacrata dalla tradizione didattica, e coinvolgere
un'intera classe o invece conquistare un solo lettore: la nostra azione
avrà valore nella misura in cui avremo offerto un'opportunità
in più, un nuovo sapore da gustare che, come sappiamo fin dall'inizio,
potrebbe anche non piacere. Un conto è dare uno sguardo ad una
ricetta, un conto sperimentare un nuovo sapore.
Marina Fassio
Claudio Morandini
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