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La
scuola mercantile Rial
Viste le condizioni morfologiche
del territorio regionale, attraverso le scuole di villaggio, la Valle
d’Aosta ha sviluppato nei secoli un ricco tessuto scolastico: l’esempio
della Scuola mercantile Rial di Chaschtal, a Gressoney.
L’idea di scrivere la storia della scuola mercantile
di Chaschtal proviene dalla nostra esperienza personale di insegnanti
e dalla passione che ha accompagnato i nostri anni di insegnamento.
La Scuola Mercantile Rial non è stata un caso isolato, ma si proponeva
delle finalità particolari nel rispetto delle tradizioni locali.
Infatti, la scuola di Chaschtal è stata voluta con l’obiettivo
di istruire, preparare ed arricchire culturalmente i giovani che, costretti
all’emigrazione, dovevano possedere strumenti tecnici e linguistici
per compiere in modo adeguato il loro futuro lavoro.
La nascita della scuola
Abbiamo selezionato alcuni brani del libro che abbiamo
scritto, frutto del nostro lavoro di ricerca: Méttélteil,
1821-1847 – Gressoney, storia di una scuola di montagna.
“Alla morte del padre, ricco possidente e mercante di tessuti in
Svizzera, Anna Caterina Rial (1756-1807) ereditò un patrimonio
consistente. Sostenuta da una grande sensibilità nei confronti
delle problematiche connesse con il mondo del lavoro e dell’emigrazione,
maturò scelte importanti e fondamentali che incisero positivamente
sulla vita della comunità. […] Lo scopo principale della
‘pia intenzione’ di Anna Caterina era di far sorgere nella
frazione di Obre Chaschtal una scuola Mercantile per l’istruzione
della gioventù del Méttélteil.
Questo progetto le derivò dall’analisi della situazione del
suo paese, circondato da alte montagne, ai piedi dei ghiacciai del Monte
Rosa, dove la terra coltivabile era libera dalla neve per pochi mesi all’anno
e dove l’emigrazione era una importante fonte di sostentamento.
Il commercio rappresentava l’attività più consona
alle attitudini e agli interessi locali e quindi divenne sempre più
evidente la necessità di preparare i giovani, fornendo loro le
conoscenze linguistiche e commerciali necessarie per poter fare il grande
passo verso altri paesi di lingua tedesca, secondo un’antica tradizione
gressonara.
Nelle intenzioni della fondatrice non furono escluse le fanciulle: questo
è un altro aspetto importante che sottolinea la modernità
di Anna Caterina che, in quei lontani anni, è stata convinta sostenitrice
della basilare necessità dell’istruzione femminile.”
Può sembrare anacronistico nel duemila ricordare una scuola di
montagna nata nel 1800, tuttavia il progetto presenta delle caratteristiche
così singolari che l’obiettivo primario pare oggi quello
di “non dimenticare”.
Oltre alla consultazione di una ricca documentazione d’epoca, abbiamo
raccolto numerose interviste di persone, tuttora in vita, che l’hanno
frequentata, prima della sua chiusura definitiva.
Alcune testimonianze degli ultimi
alunni
Tersilla Welf (classe 1910)
“Métte schéne taga, z’métag bénn
zem hus kéemet, aber kroa em wénter oder mé leids
wätter, hänné doa z’schuel kässet, hänn
kät noa es bòtelté mélch, hertz bròt
òn es stéckelté clésch.”
“Bättòt heiber all morgena òn wenn éscht
z’schuel kéemet de pfoachér don Ballot fer d’chénnòlér,
dass jetza weré catechismo. ”
“La scuola iniziava a novembre, dopo la festa di Ognissanti, e terminava
a maggio quando, con il rinverdire dei prati, si poteva iniziare a pascolare.
Ogni giorno l’inizio delle lezioni era preceduto dalla preghiera
e ogni settimana il parroco don Ballot saliva alla scuola per il catechismo.
In autunno e inverno gli alunni si fermavano a scuola tutto il giorno,
portando da casa, per il pranzo, il pane e il latte che potevano scaldare
sulla stufa e talvolta qualche pezzo di formaggio. Con il bel tempo, invece,
tornavano a casa per un pranzo veloce per poi raggiungere nuovamente la
scuola dove poter giocare con i compagni. La scelta del percorso di andata
e ritorno dalla scuola era sempre determinata dalle condizioni climatiche”.
Erwin Monterin (classe 1913)
“Due heiber kät en tag en der wòchò alz em guet
titsch, d’andrò taga alz italienésch.
Em méntag, de pfoachér don Ballot éscht kéemet
nentsch zeichò kanisner, das weré wie chénnòlér.”
“L’insegnamento era in italiano, ma Erwin ricorda che un giorno
alla settimana era completamente dedicato allo studio del tedesco. Il
lunedì mattina si tenevano regolarmente lezioni di catechismo e
comunque, di qualsiasi materia trattasse, lo studio era tenuto in grande
considerazione dalle famiglie: i nostri genitori erano ancora più
severi della maestra”.
Eugenio Squindo (classe 1921)
“Wier heiber älle zéeme nòmma titsch chònnò,
d’schuel éscht aber gsid òf italienésch, franzésésch
éscht nò nid gsid.
Heiber gleit en par joar italienésch z’lére. [...]
Z’érscht moal das hänné schuel gmacht, éscht
gsid wéder zem Chaschtal! Z’ganz joar, z’joar druf
bénn kéemet òf òm Platz òn hänné
kät d’viertò òn d’fenftò klassò.
Hie bénn vorwertz kanget bés en feber 1943, wenn hänné
mòssò goa sòldat.”
“Ricorda che la lingua parlata era il titsch e che si imparava con
fatica l’italiano.
Conserva ricordi belli e chiari della scuola di Chaschtal e degli alunni
che la frequentavano. Eugenio ritornò alla Scuola Mercantile Rial
per insegnare dopo essersi diplomato ad Aosta nel 1940. Vi rimase solo
un anno per poi trasferirsi alle scuole elementari del capoluogo, dove
gli furono assegnate due classi e dove rimase fino al febbraio 1943 quando
dovette partir soldato.
Nella scuola mercantile di Rial veniva utilizzato l’Abécédaire
des enfants dal quale sono state tratte le immagini delle pagine 57, 58,
60, 61, 64, 66, 67.
Laura Bassi Guindani
Milena Clemente Beck-Peccoz
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