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Marine,
ottobre 1725
Quello che colpisce di più in Silvana Miniotti,
insegnante elementare e appassionata di storia, è la passione,
quella passione che sembra uscirle dalle mani quando parla. Una passione
che la porta a dedicarsi alla cura e alla gestione dell’ambientazione
di una vecchia classe di scuola elementare nel Museo della resistenza
di Marine, nel Comune di Perloz (Ao).
Forse non tutti sanno che Perloz è stata la culla della Resistenza
valdostana. Proprio a Marine è collocata la campana della resistenza,
Aurora, che ogni mattina alle 9.15 suona per ricordare che qui sono stati
sparati i primi colpi dai partigiani della futura “Brigata Lys”
l’8 dicembre 1943.
Nella sala del forno comunitario di Marine, una frazione di Perloz bruciata
dai nazifascisti durante una rappresaglia, in occasione della Festa del
patois del maggio 2001, è stata ricostruita un'aula degli inizi
Novecento, con banchi provenienti dalle vecchie scuole della zona. Nell’aula
hanno trovato posto anche la storica lavagna
sforacchiata dalle pallottole di moschetto sparate dai militi fascisti
durante la rappresaglia fascista del 1° luglio 1944 (se ne vedono
ancora i due fori ed è rimasta l’ultima scritta tracciata
dal bambino prima di fuggire spaventato), la stufa in ghisa (delle antiche
ferriere Mongenet) della scuola di Remondin, la cattedra e l’armadio
della biblioteca, il quadro del Re e della Regina proveniente dalla scuola
di Ruine, l'alfabetiere, vari cartelloni e carte geografiche, il pallottoliere,
le bandiere delle scuole di Marine, Plan de Brun e Perloz, vecchie cartelle
in legno, astucci, calamai, bottiglie di inchiostro, le tre bacchette
del maestro, quaderni, carte asciuganti, penne e pennini, libri vari dal
1800 al 1960, diplomi, pagelle e fotografie di scolari di Perloz, registri
di classe e programmi didattici del maestro Cappellin.
Anima dell’evento prima e della scrupolosa conservazione
degli oggetti poi è stata proprio Silvana Miniotti che, “travestita”
da maestra “d'in co' iera”, con la bacchetta in mano, ha proposto
ai bambini che hanno visitato la mostra l'esperienza di un dettato da
scrivere con penna, pennino e calamaio, identici a quelli che utilizzavano
i loro nonni, bisnonni, trisnonni 50-100 anni fa. E anche la correzione
e la valutazione sono state fatte con gli stessi metodi: i voti sui quaderni,
sono stati dati utilizzando due voci, calligrafìa e lingua (ortografia)
e, come allora, sono stati scritti sul quaderno degli alunni con la penna
intinta nell'inchiostro rosso.
Come molti adulti, anche i ragazzi sono rimasti stupiti dal fatto che
i calcoli non sempre fossero eseguiti utilizzando fogli quadrettati, ma
spesso ci si servisse di un quaderno a righe il che comportava tanto ordine
e molta fantasia.
Così come molti si saranno chiesti come se la caverebbero i bambini
di oggi con la carta assorbente, unico argine alle macchie e alle sbavature
che l’inchiostro, colando a tradimento dal pennino, provocava senza
alcun preavviso. Quell’inchiostro che, prima di seccarsi, rappresentava
un pericolo fatale per i quaderni degli alunni distratti che passavano
sopra le parti scritte con la mano o con il braccio lasciando indelebili
strisce nerastre.
“Non si è trattato di una cosa facile - racconta
Silvana Miniotti - perché per i volontari valevano le regole
che vigevano durante le lezioni di un secolo prima, dato che volevamo
offrire ai bambini una ricostruzione che risultasse quanto più
possibile vicina alla realtà. La maestra dava, in quell’occasione,
anche le punizioni d'epoca: distribuiva le bacchettate (finte) con le
varie bacchette, metteva gli alunni in ginocchio sui sassi o su di un
pezzo di legno con le braccia alzate, li mandava in castigo dietro la
lavagna o li chiudeva nell'armadio, li relegava, in ginocchio, nel banco
degli asini, un banco particolare che non aveva la panchetta per sedersi,
ma che obbligava a stare in ginocchio per scrivere. Del resto anche il
"primino", l’alunno che era appena entrato a scuola, aveva
il suo banco particolare, singolo, perché era così poco
abile nell’usare penna e calamaio che sporcava con l'inchiostro
il banco e forse anche i quaderni degli altri e, finché non avesse
acquisito sufficiente dimestichezza, non sarebbe passato nei banchi doppi”.
Sono stati almeno 300 i bambini che ogni giorno, emozionati e divertiti,
si sono cimentati nel dettato di cento anni fa e sono tornati a casa soddisfatti
per l'esperienza fatta. Far provare la scuola dei nonni, far toccare loro
con mano la diversità di vita è stata una scelta interessante
e produttiva poiché ha permesso di comprendere una situazione che
sarebbe difficile per chiunque immaginare essendo completamente differente
da quella attuale.
Bisogna riconoscere che non si poteva immaginare una sede più adeguata
della vecchia scuola di Marine, adesso ristrutturata, per ospitare un
Museo sulla scuola. Proprio a Perloz, a Remondin (Cantone d'Uvert), fu
fondata la prima scuola di villaggio della Valle d'Aosta, nel 1714, con
la donazione di 46 abitanti. Una scuola che è durata ininterrottamente
fino al 1993. La seconda scuola di villaggio della Valle d'Aosta fu proprio
quella di Marine, fondata nel 1725 e, da allora, rimasta aperta senza
soluzione di continuità fino al 1957. Perloz capoluogo ebbe la
sua scuola dal 1749. Nel 1763 fu fondata la scuola di Ivery. Ben quattro
scuole del comune di Perloz risalgono quindi al 1700. Seguono quella di
Ruine fondata nel 1815 da 23 abitanti del villaggio, quella di Chemp del
1820, quella di Plan de Brun del 1837, infine, quella di Pian Mattet del
1853. Un piccolo comune che ha aperto otto scuole pagate dagli abitanti
dimostra chiaramente quanto fosse importante lo sforzo e quanto grande
il merito degli abitanti che si tassarono allo scopo, malgrado i tempi
non fossero dei più favorevoli e la situazione economica non fosse
delle più floride.
Dopo la riuscita della Festa del Patois, l'Amministrazione
Comunale di Perloz ha deciso di allestire in modo permanente, nel sottotetto
della vecchia scuola di Marine ristrutturata nel 2000 insieme al forno
ed ai mulini con un finanziamento europeo, il Museo della Resistenza e
una piccola mostra, dove poter salvare il materiale raccolto per “L'école
d'autrefois”.
Attualmente il Museo è aperto tutte le domeniche di Luglio e Agosto,
il 25 Aprile e il giorno di Ferragosto. A richiesta, è possibile
prenotare la visita telefonando al Comune di Perloz (0125 807974 - fax
0125 806269) oppure contattando l'insegnante Silvana Miniotti (tel. 0125
807552).
La visita al Museo prevede, a richiesta, l'escursione ai Mulini di Glacières,
posti nel torrente Nantey e facilmente raggiungibili in auto.
Le scolaresche ed i bambini che visitano la mostra "L'école
d'autrefois" possono richiedere che venga fatto il famoso dettato
con penna e pennino. L'elaborato e la “mitica carta asciugante”
utilizzati verranno lasciati al bambino al termine della prova.
In occasione dell'inaugurazione, nel 2007 del nuovo Museo della Resistenza
a Perloz capoluogo, il locale attualmente usato a Marine si renderà
disponibile. Per questo la vulcanica e competente Silvana Miniotti vorrebbe
allestire nuovamente, con più spazio, l'aula di un secolo fa, corredando
il tutto con l'esposizione di libri e quaderni d'epoca e con fotografie
di scolaresche del Comune di Perloz.
L’École d'autrefois potrebbe così diventare
un particolarissimo museo etnografico.
L'équipe
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