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Édito
Riuscire in qualcosa - L’anno scolastico 2006-2007, a livello nazionale, è stato definito anno ponte: le indicazioni nazionali elaborate da G. Bertagna e dalla sua équipe, tanto care al Ministro Moratti, sono passate in secondo piano, la riforma dell’esame di Stato è stata riformata, il lessico della scuola ha recuperato termini come obbligo, ora di istruzione, curricolo, scuola di base; il Ministro Fioroni nel suo discorso iniziale ha citato don Milani e ha ricordato successivamente che “un vero servizio pubblico non lascia indietro nessuno”.
A livello regionale è da segnalare la rinnovata attenzione nei confronti dell’insegnamento del e in francese che ha consentito a docenti dei tre gradi dell’istruzione di base, appartenenti ad una stessa istituzione scolastica, di partecipare a stage di più giorni in Francia tra marzo e maggio, occasione di cui hanno fruito, per ora, cinque dei 18 Istituti verticalizzati e che sarà rinnovata; significativa inoltre la strutturazione del sistema di valutazione previsto al comma 3 della legge regionale n. 19/2000.
Nel quotidiano, giorno dopo giorno, docenti e genitori si sono incontrati, confrontandosi, a volte anche su posizioni abbastanza lontane, sui temi dell’educazione all’interno di contesti in evoluzione e non avendo sempre chiaro quali vantaggi la scuola, i suoi utenti e i suoi operatori abbiano tratto dall’avvento dell’autonomia.
L’anno che verrà dunque da quali traccianti sarà illuminato?
La centralità della scuola sarà riaffermata nei fatti oltre che nelle idee nella futura Finanziaria?
Il nuovo regolamento per le supplenze (13 giugno 2007), che rivede almeno in parte le conseguenze di eventuali non accettazioni (limitato il numero di istituzioni cui fare domanda per supplenze brevi, slittamento in coda dopo due rifiuti), renderà più agevole il reperimento di personale?
Si solidificherà una visione progettuale complessiva dell’universo scuola o continueremo a ondeggiare in una situazione di “laboratorio”? Anticipi o classi primavera? Portfolio o scheda certificativa delle competenze? Ammissione diretta o scrutinio per l’esame di Stato (o di licenza)? Recupero della dimensione tecnica dell’istruzione o moltiplicazione spinta dei licei?
E a livello regionale, riusciremo a vivificare le diverse dimensioni dell’autonomia instaurando sempre più significative relazioni con il territorio e l’utenza, nella consapevolezza della ricchezza, anche in termini di disponibilità finanziaria, delle nostre scuole o ci limiteremo a moltiplicare i cosiddetti progetti, affidando parte dell’attività educativa a terzi con cui non sempre è possibile condividere atteggiamenti di fondo e impostazioni didattiche?
Nelle singole scuole prevarrà la noia o la passione?
Il Ministro Fioroni, nel saluto ai maturandi di giugno, ha affermato: “Oggi fate una cosa importante, affrontate una grande sfida. Le cose migliori - diceva Goethe - si ottengono solo con il massimo della passione: mettetecela tutta”.
Sono convinta che entrare in classe tutti i giorni sia una cosa importante e che richieda coinvolgimento e forte motivazione. Molti degli articoli che presentiamo in questo numero lo dimostrano.
Nel capitolo “Come aumentare il rendimento”, dal positivo titolo I bambini non sono pigri, Mel Levine afferma che tutti gli studenti andrebbero incoraggiati ad “avere un campo di specializzazione - l’entomologia, le macchine da corsa o la moda - da approfondire fino a saperne più degli altri (insegnanti compresi). Una simile padronanza può fare moltissimo per l’autostima e, allo stesso tempo è fondamentale per produrre risultati di alto livello”. L’autore continua proponendo una scuola ideale che dovrebbe garantire a ciascuno di esprimere le proprie abilità in quattro aree: quella scolastica (tutti hanno bisogno di sentirsi bravi almeno in una materia); quella creativa (nella quale dimostrare la propria fantasia o il proprio spirito imprenditoriale); quella motoria (aiutando il bambino a scegliere un’attività sportiva che non coinvolga le sue aree di debolezza) e infine quella delle attività socialmente utili, cimentandosi nella leadership e in esperienze di volontariato.
Riuscire in qualcosa, portare a termine un progetto, imparare o far imparare aspetti dei diversi saperi è l’augurio vero che faccio a noi tutti, perché, nel quotidiano e contraddittorio mondo della scuola, abbiamo bisogno di piccoli successi per alimentare la nostra motivazione e, diciamolo, la nostra passione.
Giovanna Sampietro
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