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Un anno in Cina
Nínmen hao! Buongiorno - La prima cosa che mi ha impressionato in Cina è la quantità di gente in movimento, in qualsiasi posto, e il fatto che tutto cambia, tutto è in costruzione, tutto si muove. Si ha l'impressione di un paese teso in uno sforzo enorme per diventare una delle nazioni più potenti, senza però dimenticare la propria storia e la propria cultura. Anche vicino al Mc Donald's dove tutti i miei compagni di classe vogliono andare a mangiare, ci sono tre anziani che giocano a mahjongg o a scacchi…
Penso che la risorsa principale della Cina siano le persone, piene di curiosità.
Ho incontrato persone molto amichevoli che hanno cercato di parlare inglese e ho incontrato persone curiose che, a volte, mi sono parse quasi sospettose. Mi sono sentita osservata, oggetto di commenti e chiacchiere. Ma questo capita, credo, solo nei villaggi, dove di stranieri non se ne sono mai visti. I ragazzi cinesi, invece, più abituati a vedere facce occidentali non sono invadenti, ma interessati alla cultura occidentale e soprattutto a quella americana e spesso dimenticano di parlare un po' della loro.
Vorrei parlare della famiglia in Cina, visto che io vivo in una tipica famiglia cinese. Generalmente le famiglie cinesi hanno un solo figlio e spesso capita che questo figlio stia molto tempo da solo, perché, come ho potuto constatare, i cinesi sono molto impegnati con il proprio lavoro.
La priorità per i ragazzi è lo studio per raggiungere risultati ottimi che permetteranno loro di avere un buon lavoro, magari con un reddito anche superiore a quello dei genitori.
I ragazzi cinesi apprezzano lo stare insieme ai genitori, cosa che in Italia gli adolescenti spesso cercano di evitare... In Cina, credo che questo non accada perché la società è molto competitiva; a volte può parere quasi ostile. Il luogo dove ci si sente veramente protetti è la famiglia. Ma la scuola è l'unica cosa veramente importante a cui i ragazzi cinesi devono pensare.
Parlare della scuola cinese significa parlare di una scuola molto impegnativa, selettiva, meritocratica e rispettosa delle gerarchie.
Posso raccontare la mia esperienza perché, da un mese e mezzo mi trovo in Cina grazie a Intercultura Italia e AFS Cina. Sono una studentessa della scuola internazionale n. 42 in Shijiazhuang.
Il motto della scuola è: “Onestà, sapere, perseveranza e creatività”. Da quando è stata fondata, nel 1993, ha fatto molti progressi ed è diventata molto prestigiosa. Le 26 classi iniziali ora, dopo tredici anni, sono diventate 101 (tutte equipaggiate di computer), con più di 400 insegnanti per 6 600 studenti.
Questa scuola dedica una particolare attenzione allo sviluppo degli scambi internazionali e quindi ogni anno sei o più insegnanti di madrelingua inglese lavorano per migliorare il livello di inglese degli studenti e molti insegnanti e studenti
vengono mandati in America,
Nuova Zelanda, Singapore, Tailandia, Inghilterra, Canada e Australia per scambi interculturali.
In questa scuola ho potuto notare quanto gli studenti cinesi siano dei grandi lavoratori. I miei compagni di classe vanno a scuola dalle 7.20 la mattina, alle 12.00 e dalle 14.00 fino alle 17.25, dopodiché hanno ancora delle ore serali, dalle 19.00 alle 21.30. Le giornate sono dunque molto impegnative. È previsto lo studio di nove materie: cinese e matematica (sono le più importanti), chimica, biologia, storia, geografia, politica, fisica e inglese; più educazione fisica.
Le verifiche e i test sono molto frequenti e le selezioni per le università cominciano molto presto. La mancanza di attività extracurriculari è un vero peccato, ma da come si può vedere i ragazzi non hanno del tempo da dedicare ad attività di svago. Se vogliono frequentare la classe di disegno, possono farlo solo nell'ora di pranzo, nel poco tempo libero.
Gli studenti stranieri, come me, hanno corso speciale di cinese la mattina. Troviamo questa lingua molto complicata perché dobbiamo ricordare tutti i caratteri con la trascrizione in pinyin (l’alfabeto fonetico cinese) e il significato in inglese. Qualche volta capita di sentirsi frustrati perché ci sforziamo di parlare cinese, ma le persone non ci capiscono perché la nostra pronuncia è pessima! Frequentiamo però le lezioni pomeridiane dove solitamente riusciamo a capire una o due parole all'ora, ma è un grande esercizio di listening. Nelle ore di self study parliamo un po' con i nostri compagni scambiandoci informazioni sulla vita in Cina. Frequentando le lezioni pomeridiane ho potuto osservare come il sistema di
insegnamento cinese si basi su di uno studio fortemente mnemonico, più che creativo.
La cosa che mi ha subito stupito è la differenza molto forte che esiste tra studente e insegnante. Il comportamento degli studenti è regolato da indicazioni specifiche come "avere i capelli corti" o "non indossare braccialetti, collane...”, e la differenza di ruolo tra insegnanti ed alunni è sottolineata anche dall'arredamento delle classi: i ragazzi hanno piccoli banchi, l'insegnante è posizionato più in alto davanti alla lavagna. In ogni classe ci sono due capiclasse che sono scelti tra gli studenti meno irrequieti e più studiosi. Nella mia classe, questi capiclasse spesso urlano per far mantenere il silenzio durante le ore di studio e controllano il comportamento degli altri studenti. Inoltre controllano che la pulizia della classe sia eseguita alla perfezione. Affinché la classe abbia più punti rispetto alle altre, viene decorata e sulle lavagne inutilizzate vengono fatti degli splendidi disegni cinesi accompagnati dalle poesie e dalle regole fondamentali di uno studente per ricordargli l'importanza del rispetto per il proprio paese. Noi studenti stranieri siamo troppo curiosi per i ragazzi cinesi, chiediamo sempre la ragione e l'origine delle regole scolastiche, qualsiasi cosa accada. Ma solitamente la risposta è sempre "non lo so" o "sono le regole".
Ho anche notato quanto sia difficile in Cina avere degli amici cinesi. Solitamente tutti i ragazzi e tutte le ragazze, a causa del grande impegno scolastico, non hanno una gran vita sociale al di fuori della scuola. Per loro è molto importante raggiungere risultati ottimi per poter andare a studiare in un'università americana o inglese. Esistono comunque alcune occasioni per fare amicizia, sentirsi un po' più cinese e parte della classe. Una di queste è la giornata dello sport. In questa giornata io e i miei compagni abbiamo marciato davanti agli insegnanti, cosa molto complicata per chi non l’ha mai fatto in vita sua, ma naturale per tutti i ragazzi cinesi, abituati fin da piccoli. Anche la mia “sorella cinese”, quando usciamo insieme, spontaneamente e senza accorgersene imita questo modo di camminare.
Anna Bordon
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