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Édito
Valori etici e autonomia - Da qualche parte c'è qualcosa che non va, ne sono sempre più sicura, il punto è individuare il bandolo della matassa per poter riavvolgere il filo in modo da riporlo ordinatamente e da poterlo usare senza intoppi.
I documenti ministeriali che orientano l'azione educativa pongono sempre molta attenzione all'educazione alla cittadinanza attiva. In particolare, il ministro Fioroni si è contraddistinto per una serie di iniziative “moralizzatrici”: la revisione dello statuto delle studentesse e degli studenti in un'ottica di maggior rigore e di ricerca di un coinvolgimento più stretto delle famiglie; la reintroduzione dei commissari esterni agli esami di maturità; la creazione di una prova nazionale per gli esami di licenza media e il tentativo di inasprire i criteri di recupero scolastico. Questi interventi testimoniano dell'esistenza di una situazione lassista, certificata sul piano degli apprendimenti dalle dolorose valutazioni OCSE-PISA e, sul piano dei comportamenti, testimoniata dai tristi video che qualche tempo fa circolavano su Youtube.
La scuola è dunque sollecitata ad una riqualificazione. Avendo come compito l'educazione e l'istruzione dei futuri cittadini non può abbassare il tiro, dovrebbe sempre puntare in alto e pretendere il massimo da tutti. Ma, mentre dal punto di vista degli apprendimenti il percorso di ognuno può, probabilmente deve, differenziarsi, flessibilizzarsi per adattarsi alle modalità cognitive, ai talenti individuali e potenziarli, quando si parla di educazione alla cittadinanza attiva, di regole di convivenza civile il concetto di personalizzazione perde la sua efficacia pedagogica. Lo zoccolo duro valoriale può forse evolversi storicamente, ampliarsi, accogliere nuove dimensioni socialmente riconosciute, ma non può frantumarsi in evidenze individuali, assumere priorità personali, che invaliderebbero il bene comune. E non solo, va sottolineata la spendibilità immediata delle acquisizioni etiche e comportamentali che la scuola riesce a far passare con evidente vantaggio per l'intera comunità.
Mi pare di aver affermato delle ovvietà ricordando il ruolo educativo nel senso più profondo dell'istituzione scuola e l'arricchimento in termini morali che ne può ricavare la società. Dovrebbero conseguire a tali riflessioni azioni convergenti e rinforzanti di tutti gli altri attori sociali. Ma così non è. Riporto un esempio. Se alcuni alunni per leggerezza, per mancanza di autocontrollo o con intenzione abbattono una porta della scuola, è educativamente significativo che, individuati attentamente i responsabili, l'azione risarcitoria possa comprendere il pagamento dei danni. Poniamo che il regolamento d'istituto reciti che “in caso di danni attribuibili sarà richiesto un risarcimento”. Qui cominciano i problemi: la riparazione del danno è effettuata dall'ente proprietario del bene (Comuni o Regione) che non sempre è in grado di quantificare la spesa, che non sa a quale capitolo di bilancio imputare il possibile risarcimento, neppure la scuola d’altronde può introiettare un rimborso per una spesa che non sostiene direttamente. Senza contare che, in caso di genitori che non riconoscono la responsabilità del figlio (anche ricorrendo al famoso art. 2048 del Codice Civile sulla responsabilità dei vigilanti) e quindi si rifiutano al pagamento, la scuola non può in nessun modo rivalersi, perdendo non tanto sul piano economico, ma su quello educativo. “Tanto non succede niente” è la triste
frase che riassume i tentativi di educazione alla responsabilità. In un mondo di cose, dove gli oggetti e quindi il denaro per procurarseli occupano gran parte dei pensieri di giovani e meno giovani, mettere in coerenza l'incuria dei beni pubblici con i relativi costi mi sembra un'azione primaria di educazione al rispetto, che può realizzarsi solo in continuità tra la scuola e il suo contesto sociale. In realtà, è come se dentro la scuola vigessero regole a sé che non trovano eco nel mondo esterno. Questa mancanza di persistenza valoriale tra scuola e contesto causa danni educativi profondi. L'autonomia delle istituzioni scolastiche, come richiede l'esplicitazione degli standard di istruzione non solo nazionali, ma europei da realizzare, esige un contesto normativo e sociale coeso e portatore di tensioni morali. La riflessione sui temi educativi deve essere al centro dell'attenzione di tutti per riuscire, nonostante i TG quotidiani, a costruire un futuro migliore e a trovare il famoso bandolo della matassa.
Giovanna Sampietro
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