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Attraverso la didattica
Ci sono distanze che si colmano solo parlandosi, confrontandosi, lavorando assieme. Da qui è partito il progetto Programmazione disciplinare in verticale dell'Istituzione scolastica Mont Emilius 2 di Quart (Ao). Mettere assieme insegnanti
di tutti i gradi scolastici ha permesso di rendere effettivi i principi di continuità contenuti nel POF. I prodotti del progetto sono delle azioni concrete da sviluppare autonomamente con gli alunni sia sul piano della gestione della classe
sia su quello dell'apprendimento disciplinare.
Quali sono i motivi che hanno spinto l'Istituzione a strutturare una programmazione disciplinare verticale?
Il POF dell'Istituzione comporta inevitabilmente la necessità di lavorare insieme e condividere delle linee comuni, ma questo è impossibile se non si attua una verticalizzazione. Il metodo che noi abbiamo ritenuto più valido per capire come colloquiare è quello del confronto che permette di comprendere se le linee contenute nel POF siano effettivamente dei punti
di riferimento e non siano, invece, lontane dal lavoro delle classi. Il confronto doveva avvenire sui programmi didattici reciproci e sulle metodologie adottate. Si volevano, inoltre, costruire dei percorsi curricolari condivisi
su alcuni argomenti disciplinari ed elaborare delle linee guida che servissero da riferimento per l'Istituzione.
Come sono stati strutturati i gruppi di lavoro?
I gruppi di lavoro intergrado, hanno cominciato ad elaborare la programmazione disciplinare verticale nell'anno scolastico 2005/2006 nel corso di sei o sette riunioni. Le ore sono state ricavate dalle 40 che concede il Contratto collettivo nazionale di lavoro. L'idea, non pienamente realizzata, era di costituire quattro gruppi per la continuità tra la scuola dell'infanzia e la scuola primaria e due gruppi per la continuità tra scuola primaria e secondaria di primo grado. I potenziali partecipanti ai gruppi erano gli insegnanti di disciplina per la scuola secondaria e tutti gli insegnanti per gli altri due gradi di scuola. Durante il primo incontro, gli insegnanti avevano il compito di definire i macro argomenti scambiandosi informazioni
sui programmi e le metodologie
utilizzate in classe. Dopo questo primo incontro, si sarebbero volute realizzare delle visite nelle classi dei colleghi di grado diverso, ma purtroppo problemi di tempo e la mancanza di compresenze hanno reso impossibile l’attivazione di questa modalità pur essendo stata ritenuta molto interessante. Negli incontri successivi si sono confrontate le rispettive metodologie di intervento per trovare dei punti di raccordo e delle attività da svolgere assieme allo scopo di garantire continuità di intervento didattico.
Quali discipline sono state prese in esame per questo lavoro?
Nel confronto tra la scuola primaria e quella secondaria di primo grado sono state prese in esame tre discipline: lingua italiana, lingua francese e scienze. Nelle attività svolte congiuntamente dalla scuola primaria e quella dell'infanzia le discipline esaminate sono state due: lingua italiana e francese. L'ipotesi finale era di attivare, nel corso degli anni, gruppi di lavoro su tutte le discipline.
Come avete deciso di lavorare per raggiungere questo obiettivo?
La struttura che abbiamo individuato è quella del lavoro per gruppi misti di gradi diversi. Ci pare che questa sia una modalità molto produttiva perché, in questo modo, ci conosciamo, apriamo le nostre classi, ci diciamo quello che facciamo concretamente e risolviamo eventuali problemi. I vissuti sono molto meno ansiosi per gli insegnanti e i genitori che sanno che gli insegnanti parlano tra di loro, che progettano assieme e che nulla viene lasciato al caso. Senza la verticalizzazione è tutto estremamente più difficile. E il fulcro di tutto è stato il POF che ci ha permesso di stabilire e condividere alcune linee comuni sulle quali lavorare e confrontarsi.
Su che contenuti avete deciso di lavorare?
Il nostro focus erano le tematiche legate alle difficoltà di apprendimento. Lavorare sugli stessi alunni e sulle stesse attività lungo i tre gradi di scuola permette un intervento coordinato e precoce. Con queste modalità di lavoro, nel passaggio tra un grado e l'altro, l'informazione su difficoltà e potenzialità degli alunni e sul loro percorso scolastico è chiara perché tutti i docenti hanno lavorato per gli stessi alunni e ne conoscono pregi e difetti, capacità e difficoltà. Inoltre, gli apporti provenienti da docenti con formazioni e modi di pensare ed agire diversi (dal punto di vista didattico) arricchiscono il bagaglio professionale di ognuno. Se si rileva un problema, con tutti questi apporti, si possono facilmente trovare delle soluzioni, magari comuni.
Mi indichi qualche tema trasversale affrontato in questo progetto?
Un primo punto di attenzione è stato quello dello sviluppo delle capacità organizzative degli alunni e dell'utilizzo efficace degli strumenti di lavoro. Siamo partiti dall'uso del diario per abituarli ad avere chiaro ciò che se ne deve fare. Si sono forniti degli schemi di compilazione: disciplina, compito, pagina… Ogni grado di scuola presentava problematiche particolari: la scuola primaria, con gli insegnanti di più discipline, e quindi con una più continua presenza, aveva la possibilità di un controllo più capillare; nella scuola secondaria si è ovviato con scelte di tipo organizzativo diverso.
Un altro nodo sul quale si è lavorato congiuntamente è stato quello della consultazione del dizionario. Si è trattato di un lavoro comune tra i docenti di lingua italiana e di francese. Sono state individuate delle attività da proporre ai ragazzi per sensibilizzarli all'uso del vocabolario e del dizionario. Sono stati inventati giochi di parole, giochi di lingua e di consultazione, si è lavorato su forme omofone, su omonimie e sullo studio delle origini delle parole.
Avete trovato più punti di vicinanza o di distanza negli approcci didattici dei diversi gradi scolastici?
Non c'è grande distanza. La differenza reale, tra i vari gradi di scuola,
la creano i contenuti. Per questo è stato importante, anzi essenziale, lavorare sul metodo di studio. Da sempre rappresenta il punto dolente nel passaggio da un grado di scuola all'altro: se gli alunni non sono in grado di utilizzare un metodo di studio personale qualunque sia la disciplina e qualunque sia il livello di difficoltà non saranno mai a loro agio e faticheranno oltre il dovuto.
Per affrontare questo problema, abbiamo analizzato gli strumenti e i materiali che si utilizzano a scuola. Agli alunni abbiamo cercato di fare scoprire le ricchezze del libro di testo, la complessità del suo utilizzo. Con loro abbiamo individuato alcune strategie per ridurre le difficoltà nella comprensione dei testi e renderli così più autonomi. Suggerimenti di attività sono provenuti sia dalla scuola secondaria di primo grado sia dalla primaria. Si è trattato di un confronto produttivo che ha dato effetti positivi.
Può farci un esempio di attività di programmazione curricolare in
verticale?
La scheda che segue è l'esempio di un'attività che abbiamo predisposto congiuntamente tra scuola primaria e scuola secondaria per sviluppare negli alunni la capacità di studio.
La lingua per lo studio |
Cosa significa studiare
• Apprendere autonomamente da un testo;
• possedere un'abilità complessa: leggere, capire, scegliere, fissare, ricordare;
• identificare le “cose più importanti”;
• conoscere le materie da studiare oralmente;
• identificare le abilità linguistiche e di studio (la lingua e le sue quattro abilità);
• saper “leggere” e selezionare le informazioni sui libri di testo.
Come insegnare a studiare
• Facendo leggere e capire utilizzando strumenti linguistici;
• facendo individuare microinformazioni e macroinformazioni;
• orientando l'attenzione;
• identificando strumenti per visualizzare i concetti.
Insegnare a studiare
Un insegnante elementare o della prima classe della scuola secondaria di primo grado deve:
• far studiare in classe (non spiegare perché studino);
• conoscere prima il testo che proporrà per individuare quale abilità, quale concetto e quali conoscenze vuole fare acquisire tramite quel testo;
• procedere nella lezione con itinerari che comprendano tutte e quattro le abilità linguistiche e che dipenderanno molto dallo schema del testo: narrativo, descrittivo, ecc.;
• dare sempre un compito scritto e non una lezione orale;
• controllare con interrogazioni in comune, non drammatizzate, ma mirate a comprendere cosa hanno memorizzato gli alunni tenendo conto che esprimere parlando non corrisponde perfettamente all'avere imparato;
• ogni tanto fare verifiche scritte sui principali concetti e abilità e su qualche conoscenza fondamentale;
• rendere gli alunni il più possibile consapevoli di come e cosa stanno apprendendo.
Quando un alunno sa studiare
A 10-11 anni:
• conosce il libro che sta usando;
• distingue le diverse parti del testo;
• in lettura silenziosa identifica ciò che non capisce e fa domande;
• guidato da domande, rintraccia e sottolinea informazioni nel testo;
• formula domande la cui risposta è un'informazione data dal testo;
• aiutato da sottolineature guidate dall'insegnante, collega ogni informazione al soggetto su cui vengono date;
• rilegge le risposte prodotte e, ricordandole, è capace di rispondere in modo coerente e pertinente a domande specifiche dell'insegnante anche dopo qualche tempo.
A 12 anni:
• leggendo silenziosamente da solo dà un titolo ai paragrafi in cui l'insegnante lo guida a dividere il testo;
• sottolinea le frasi che contengono le informazioni più importanti di ogni paragrafo: distingue su che cosa viene data l'informazione e in che cosa consiste;
• scrive un breve testo che contenga le frasi sottolineate, collegandole coi nessi necessari, ne valuta l'ampiezza e la chiarezza e le utilizza per fissare nella memoria l'essenziale;
• riutilizza i termini e le espressioni significative del testo per formare frasi che diano informazioni sull'argomento trattato, o su altri che conosce;
• guidato dall'insegnante dispone in schemi appropriati le informazioni date dal testo;
• risponde in modo pertinente e coerente a semplici domande, a voce e per iscritto, che gli chiedono informazioni date dal testo.
Al termine della scuola di base (14 - 15 anni) (avvio nell’attuale terzo anno di scuola secondaria di primo grado):
• sa spiegare che cosa deve studiare e perché, (indica il rapporto tra ciò che deve studiare e il curricolo disciplinare in cui è inserito);
• sa che testi diversi si utilizzano in modo diverso per studiare (es. gli appunti devono essere sviluppati, lo schema testuale narrativo si presta a certe sintesi, lo schema descrittivo ad altre, ecc.);
• è in grado di compiere da solo tutte le operazioni che gli sono state insegnate negli anni precedenti. In particolare, identifica ciò che non capisce, pone domande o cerca in altro modo (consultando testi o altro) quello che vuole sapere; tratta il testo con segni quali
sottolineature; evidenzia le informazioni che si riferiscono ad un dato argomento, le sequenze o le affermazioni che gli sembrano più importanti da ricordare; prepara per iscritto un breve schema o sintesi di ciò che vuole ricordare scegliendo lo strumento più adatto (es. tabella, schema a frecce, schema ad albero, sintesi cronologica, ecc.).
Quanto esposto sopra gli permette di:
• esporre a voce in modo chiaro e completo ciò che ha studiato;
• rispondere a domande chiuse o aperte, a voce o per iscritto che possono riguardare dati, spiegazione di concetti, definizioni di termini, relazioni e collegamenti;
• essere capace, anche dopo parecchio tempo, di ritrovare nel testo elementi da collegare a ciò ha studiato. |
Emilia Campobassi
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