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Il treno della memoria

29 gennaio - 3 febbraio 2008

Il Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza di Aosta e l’associazione Terra del Fuoco di Torino, ha organizzato un Treno della Memoria con destinazione Cracovia per la visita al campo di concentramento di Auschwitz.
L’iniziativa ha coinvolto una cinquantina di studenti valdostani del liceo Binel-Viglino di Pont-Saint-Martin e del liceo Regina Maria Adelaide di Aosta, accompagnati dalle professoresse Rosalba Dondeynaz, Mirella Dondoglio, Beatrice Feder e Rosa Maggi. Il viaggio si è svolto dal 29 gennaio al 3 febbraio 2008 con partenza da Torino, insieme ad altri 500 ragazzi delle scuole del Piemonte.
Il progetto, dotato di una valenza didattica, educativa e formativa, si è sviluppato intorno all’idea della cittadinanza attiva ed ha avuto come culmine il viaggio a Cracovia e la visita ai campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Il progetto è iniziato nel mese di novembre, si è incentrato su storia, memoria, testimonianza ed impegno ed ha coinvolto i ragazzi nell’approfondimento di aspetti della Resistenza in Valle d’Aosta, attraverso letture, interviste, ricerche nel territorio.
Questo lavoro è servito per riflettere sulla Resistenza e sulla Shoah in preparazione al viaggio ad Auschwitz che ha costituito l’esperienza più forte dell’intera iniziativa e che è servito ai ragazzi per mettersi in gioco ed utilizzare la memoria di questa pagina di storia come base per la costruzione di un percorso di formazione che, al ritorno, ha impegnato i ragazzi nella preparazione della giornata del 25 aprile ad Aosta.
Gli allievi sono stati affiancati nell’intero percorso educativo da giovani educatori dell’associazione Terra del Fuoco, con il prezioso contributo dell’Istituto Storico della Resistenza di Aosta.
Il viaggio in treno ed il pernottamento in ostello degli studenti hanno lo scopo di stimolare i ragazzi a mettersi in discussione in prima persona sviluppando le loro capacità di adattamento e partecipazione.
In particolare, i ragazzi delle classi quarte e quinte del liceo Binel-Viglino hanno aderito alla proposta volontariamente, motivati da un interesse reale e vivo e dalla apertura a nuove esperienze.

Un viaggio di memoria

Scorre il treno, scorre via veloce, con qualche fermata ogni tanto, corre verso un’unica meta: Cracovia. 700 persone sullo stesso treno, alla stessa velocità, tutti uniti da uno spirito comune: conoscere, ricordare ciò che è stato perché non succeda più. Condividere tutti, conosciuti e sconosciuti, gli stessi spazi, a volte ristretti, per 24 ore per vivere tutti insieme un’esperienza educativa e indimenticabile. Un viaggio lungo, una metafora della vita, un viaggio di riflessione per prepararci a ciò cui saremmo andati incontro. Un viaggio di discussione, di questionari, di impressioni, di emozioni… un viaggio di memoria.
Poi finalmente Cracovia. Veloce sistemazione negli ostelli, breve visita della città, cena polacca e infine nanna per riprendersi dalle fatiche del viaggio e prepararsi per il giorno più impegnativo.
Sveglia, colazione veloce e poi si parte, direzione Auschwitz, con il pullman, sul quale ci viene proposta una videocassetta per prepararci soprattutto emotivamente a ciò cui saremmo andati incontro.
Auschwitz: un campo di lavoro? Non sembra. Tutto intorno, case e edifici sono stati costruiti e non pare che in questo luogo migliaia di persone siano morte, eppure è così. Auschwitz: una strage della seconda guerra mondiale, luogo in cui bisogna portare rispetto ai nostri Padri, che lì hanno finito brutalmente la loro esistenza. Un luogo un po’ museale sì, ma dove comunque si provano emozioni tramite letture, immagini, oggetti, fotografie… di queste ultime ce ne sono tante, e tra queste, molte rappresentano i volti disorientati, paurosi e preoccupati di centinaia di persone che sono morte nei campi. Auschwitz: un campo di lavoro, una base per costruire successivamente il campo di sterminio.
Birkenau: luogo ampio, distesa enorme in cui lo sguardo si disperde e si amplia allo stesso tempo, in cui qualsiasi pensiero si dissolve immediatamente. La volontà di voler vincere con lo sguardo i confini è insanabile. L’enormità del luogo sconvolge, grande come 250 campi da calcio messi insieme.
Sulla via del ritorno siamo tutti increduli, non pensavamo fosse così toccante e emotivo, dentro di noi vi sono tante domande che non trovano risposta, fra tutte sicuramente ne prevale una: come può un essere umano aver compiuto queste atrocità verso i suoi simili? E poi trovarsi lì, quando il sole tramonta, è praticamente buio: l’angoscia di immaginarsi rinchiusi lì, di non poter uscire… è un pensiero insostenibile.
Cena e poi uno spettacolo. Una rappresentazione sulla guerra bosniaca per comprendere che non c’è stato solo il nazismo, la deportazione, il razzismo, ma ci sono centinaia di cose negative da combattere e ognuno di noi, anche nel suo piccolo, può fare qualcosa per sé, per gli altri, per tutti. Ritorno in ostello e subito letto, la giornata più faticosa è finita. L’indomani ci aspettano due attività. La prima al mattino con gli educatori. Un dialogo, non una lezione, tra persone che hanno vissuto insieme un’esperienza e vogliono condividere le proprie emozioni e i propri pensieri. Un dialogo senza limiti tra i più svariati argomenti che sorgono spontanei tra le parole, un dialogo libero. Un dibattito per farci capire che ciò che è successo non deve avvenire più,
per comprendere che anche nella società di oggi ci sono atteggiamenti simili seppur in forma meno grave e per renderci conto che noi giovani siamo il futuro e il cambiamento deve iniziare da noi, noi possiamo e dobbiamo opporci a tutto ciò che c’è di negativo nella società e nello stato per costruire un futuro migliore.
Pranzo e subito dopo la seconda attività, una conferenza sulla mafia.
Tre testimonianze, tre storie diverse, ma accomunate tutte da un’unica volontà, quella di voler fare qualcosa per migliorare il mondo ed evitare le ingiustizie. Parole, pianti, momenti di riflessione indimenticabili.
Torniamo in ostello e ci prepariamo già per fare ritorno alle nostre case. L’indomani abbiamo tutto il mattino per fare la valigia, per un po’ di shopping, per comprare souvenir e cartoline come ricordo, anche se quest’esperienza è indimenticabile. Poi c’imbarchiamo sul treno, siamo oramai sulla via del ritorno, contenti di tornare a casa ma vogliosi di restare in quel luogo ancora tutto da scoprire e capire. È tempo di resoconti, di riflessione, di tirare le somme. Un viaggio con altri dialoghi, con un altro questionario, con altre parole spese per noi e per il futuro. Un’esperienza indimenticabile per tutti noi, che ci ha cambiato, che ci ha fatto riflettere e a volte anche piangere, provare emozioni e sensazioni mai provate prima. Ad alcuni ha suscitato un vuoto dentro, ad altri un gelo, per tutti è stato un pugno in pancia, più forte per qualcuno, meno per altri. Un’esperienza formativa sul piano umano, che ci ha sensibilizzato, arricchendoci nei valori dell’uomo che lo rendono tale. Un’esperienza che tutti dovrebbero vivere per capire anche solo in minima parte ciò che è stato, per comprendere che ognuno può fare qualcosa per cambiare il futuro e renderlo migliore. Un conto è studiare questa parte di storia e un altro conto è viverla o immedesimarsi nella situazione come abbiamo fatto noi. Si provano sentimenti ed emozioni indescrivibili, tanto sono profondi.
Ricorderemo tutti quest’esperienza per gli approfondimenti e per le nuove conoscenze che ci ha permesso di acquisire e per il sentimento di unione continua che c’è stata tra i compagni di viaggio.
Un grazie è quindi doveroso alla ONG Terra del Fuoco, alle associazioni Acmos e Libera che si sono impegnate per la realizzazione di questo treno della memoria e un incoraggiamento a continuare a fare tutto ciò che stanno facendo essendo importante per tutti noi e per la società attuale e futura.
Un altro ringraziamento alle istituzioni che hanno aderito e partecipato economicamente a questo progetto per farci vivere un’esperienza indimenticabile che ha arricchito 700 persone.

Gli alunni volontari
delle classi 4A, 5A e 5B
dell’ISISM di Pont-Saint-Martin

 

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