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Da Las Vegas a Firenze

Il ruolo e lo spazio della geografia nella scuola secondaria: considerazioni di un giovane e motivato insegnante.

Ma esistono insegnanti specializzati in geografia? Di certo, nella scuola secondaria di secondo grado esistono cattedre di geografia negli istituti tecnici commerciali e nei professionali ad indirizzo turistico e di segreteria d’azienda. Due, massimo tre ore a settimana per insegnare una disciplina complessa e multiforme che, invece, nelle altre scuole secondarie di secondo grado, è attribuita in modo indistinto agli insegnanti di materie letterarie, per un’ora alla settimana.
Dopo aver insegnato italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di primo grado di Gressoney, in classi piccolissime, da due anni mi è stata attribuita una delle pochissime cattedre di geografia presenti in Valle d’Aosta, quella dell’ITCGP di Châtillon, nella sezione ad indirizzo turistico dell’Istituto professionale regionale di Saint-Vincent. In terza si effettuano tre ore settimanali di geografia, in quarta e in quinta due ore.
Di sicuro, non sono ancora un insegnante di grande esperienza, tuttavia, alcune considerazioni intorno alla geografia e alla sua didattica penso di poterle fare.

L’interesse dei ragazzi per la disciplina

I miei alunni non sembrano annoiarsi durante le lezioni, patiscono maggiormente i momenti dedicati all’analisi morfologica, mentre amano la geografia turistica; li sento interessati a trovare risposte a domande quali: perché esiste il turismo in quel determinato luogo?
Preferiscono i momenti dedicati alla ricerca, alla costruzione di itinerari di viaggio.
Di sicuro stimolo è la presentazione di esperienze personali di turismo, di lettura di diari di viaggio.
Quest’anno, ad esempio, la presenza di una ragazza in classe che, all’interno di un progetto d’intercultura, è vissuta nove mesi in Australia, ci ha permesso di scoprire, su questo continente, realtà appassionanti. Ovviamente l’alunna ne sapeva più di me. Ha rappresentato veramente una risorsa importante.

Una disciplina di sintesi

Sovente, la geografia costituisce il collante per attività interdisciplinari. In tal caso, si pone però il problema di individuare gli ambiti di pertinenza delle diverse materie.
Quest’anno, con il collega di storia dell’arte, abbiamo organizzato una proposta didattica per le classi terze. I ragazzi, pur appassionandosi all’argomento, faticavano a distinguere la valenza naturalistica e la valenza artistica di un determinato territorio.
Molti punti di contatto esistono anche con discipline come il diritto, l’economia e la storia. Non a caso la geografia è una materia sempre presente all’esame di Stato, nella relazione d’italiano, nelle riflessioni di storia dell’arte, di tecnica turistica e nelle esposizioni in lingua. Essendo una disciplina di sintesi, attiva competenze analitiche e di riflessione utili a costruire strumenti cognitivi per altri ambiti.

Internet con precauzione

Anche se preferisco ancora partire dalle guide turistiche in versione cartacea, ricorro con i miei studenti a Internet, con la dovuta precauzione. Chiedo sempre ai ragazzi di segnalarmi le fonti di Internet che utilizzano e consiglio loro dei siti, ricchi soprattutto in immagini. Ritengo, infatti, molto importante il lavoro legato alle immagini.

Testo e immagini

Lungo tutti i tre anni, l’immagine rappresenta un importante supporto nell’affrontare gli argomenti della geografia. C’è un lavoro notevole sul rapporto tra queste e il paesaggio. Parlando di territorio, noi sperimentiamo il paesaggio sensibile e nelle immagini poi i ragazzi devono poterne individuare gli elementi. I risultati sono discreti: gli alunni sanno analizzare qualche tipo di paesaggio. Faccio questo lavoro anche quando affrontiamo le zone climatiche, ad esempio per individuare i biomi. In terza, è prevista l’analisi del paesaggio, dopo che abbiamo approfondito l’argomento relativo alla morfologia.
Anche il diagramma con il dato statistico è importante. La priorità è lo studio degli indici e la comprensione di cosa siano per poter interpretare la realtà di un territorio. Quindi, si parte sempre dalle tabelle statistiche, dalle cartine e dalle fotografie per qualsiasi tipo di analisi geografica. Il resto viene da sé.

Uscite e orientamento

Non è pensabile lo studio della geografia a scuola se non collegato a delle uscite sul territorio.
Collaboro in modo attivo, infatti, alla preparazione sia di quelle di un giorno sia delle visite d’istruzione di alcuni giorni. I miei studenti non effettuano mai un’uscita senza aver svolto in classe un lavoro preliminare.
Imparare ad organizzare un viaggio, saper prevedere tempi e spazi delle visite, reperire la documentazione necessaria comprensibile e non ridondante, maturare un atteggiamento di rispetto delle realtà geo-antropiche che si andranno a conoscere sono, in effetti, competenze da costruire in ogni cittadino responsabile.
Come mai certi miei studenti individuano facilmente Las Vegas su una carta dell’America del nord e faticano a situare Firenze o Roma su quella dell’Italia?
Di frequente, riscontrano una notevole difficoltà all’orientamento spaziale, una scarsa familiarità con concetti come latitudine e longitudine, punti cardinali...

Primo impatto con la classe terza

Dopo la laurea in geografia a Genova, ho accettato la cattedra di geografia turistica nelle tre classi terminali dell’ISIP di Aosta. L’anno scolastico 2007/2008 è dunque stato il mio primo anno d’insegnamento.
La mia preoccupazione maggiore, in questo inizio di carriera, era di capire, da un lato, come funziona la scuola e, dall’altro, come far apprezzare la mia disciplina agli alunni di terza che riprendono la materia dopo un’interruzione di alcuni anni.
Il programma della terza prevede la conoscenza della realtà regionale ed, effettivamente, per andare avanti, mi sembra indispensabile la conoscenza della zona in cui si vive.
Ho iniziato cercando di fare perno sugli interessi dei ragazzi. Trattandosi di geografia turistica, ho chiesto agli alunni dove vorrebbero andare in vacanza e per fare che cosa. La risposta unanime è stata: “Andare al mare e stare lì sulla spiaggia a fare niente”. Ho chiesto: “Sulla riva di quale mare?” Per loro non aveva importanza. Che cosa avrebbero fatto al di fuori dello stare sdraiati sulla spiaggia? Nulla. Non sono riuscita a sapere altro.
Allora, ho proposto loro di indagare le attrattive turistiche che poteva offrire una località di montagna, visto che la Valle d’Aosta si trova nel cuore delle Alpi. Nessuno ha manifestato il minimo interesse per le località turistiche di montagna. Ho potuto verificare che numerosi studenti avevano una scarsissima conoscenza del territorio della Valle d’Aosta. Molti, pur vivendo ad Aosta, hanno detto di non essere mai stati ai piedi del Monte Bianco, e neppure nelle valli laterali.
Difficile, in questa situazione, partire dal vicino per poi indagare sul lontano. Forse per contrapposizione con l’ambiente montano in cui vivono, sono attratti dal mare, sinonimo di vacanze e divertimento. Anche le mete extraeuropee, i posti molto lontani li incuriosiscono. In ogni caso, le nozioni di spazio, di territorio, di trasferimento non sembravano suscitare la minima attenzione da parte di questa classe terza.
Devo riconoscere che non è stato facile impostare le prime lezioni. L’insegnamento non è un mestiere semplice da svolgere, anche tenendo conto dell’età dei ragazzi e del loro interesse per la scuola in generale.

Laura Robello

 

I valori trasmessi con la geografia

Attraverso la geografia cerco di inculcare il rispetto per il territorio, cerco di far capire il legame che c’è tra questo e l’uomo e, in primo luogo, il rispetto del paesaggio come ambiente della vita umana e archivio dinamico di quanto accade in natura. Nel mondo ci sono molti conflitti che hanno il territorio come oggetto di contesa; occorre allora approfondire i temi delle etnie, dei rapporti fra stato e nazione, proprio per capire il legame complesso che c’è tra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Questo implica di non trascurare gli indici economici, gli squilibri fra le differenti parti della Terra, la geopolitica, cioè indagare perché si sono determinate certe situazioni conflittuali o insostenibili. E di qui si ritorna al rispetto delle persone, al rispetto del territorio: insomma, al rapporto tra l’uomo e il suo ambiente. Anche facendo un programma centrato sul turismo, sottolineo sempre l’importanza dei cambiamenti sociopolitici, forse perché all’università ho studiato soprattutto i paesi dell’est europeo e le recenti trasformazioni che hanno vissuto. Quindi lavoriamo molto sui concetti di stato e nazione, fin dalla classe terza. Per capirne la differenza, per capire perché c’è questa voglia di indipendenza, affronto il tema del colonialismo. Gli argomenti si fanno allora necessariamente interdisciplinari; si parla di storia, di economia…
Questo per me è rispettare l’ambiente in modo intelligente: non basta dire ai ragazzi di fare la raccolta differenziata dei rifiuti, bisogna motivare questa scelta con una visione globale, geografica appunto.
In questo modo, si affrontano anche le quotidiane contraddizioni del tipo: “Che bello andare a sciare a Sestrière. Che schifo andare a sciare a Champorcher, ci si annoia!” e ci si può render conto che è anche importante rispettare il luogo così com’è. Sì, Cervinia e Sestrière porteranno turismo, ma magari, nel tempo, si capirà che l’uomo ha modificato in maniera errata quei territori. È importante prendere coscienza che si può fare turismo in un altro modo; anche riflettendo sul senso dello sviluppo sostenibile.

Francesco Maolet

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