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Una disciplina coinvolgente

Fare geografia a scuola. Le nuove “Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione”.

Un recente libro di uno dei maggiori geografi francesi, Armand Frémont, ha per titolo un interrogativo che per molti versi è preliminare all’insegnamento: “Vi piace la geografia?”. Nell’introduzione, propone al lettore alcune considerazioni, del tutto condivisibili, che meriterebbero ampia riflessione: “Ho deciso di scrivere questo libro perché amo la geografia. Fin dall’infanzia mi hanno sempre affascinato le carte geografiche, le immagini del mondo, con quello che esse svelano o nascondono a proposito dei frutti della terra, dei volti umani, della felicità o miseria, dei lavori e dei sogni. […] Ma a voi piace la geografia? Dopo il ciclo scolastico obbligatorio, essa lascia di sé l’impressione di una disciplina noiosa, basata sulla monotona enumerazione di dati, su un fitto elenco di nomi e immagini, di conoscenze trite e ritrite che a lungo andare perdono di significato:
le province e le loro prefetture, le montagne, i fiumi, le regioni e le città, il grano e la barbabietola e il carbone ecc. […] E tuttavia, chi non si occupa di geografia? Chi non ha bisogno della geografia? Viaggiare è ormai una delle più comuni attività. […] Non solo: ogni giorno i programmi televisivi offrono al pubblico l’immagine di una geografia drammatica o tranquillizzante. Immagini magnifiche o terrificanti affascinano gli sguardi attraverso i media, la fotografia, il cinema. Tutto questo permette di osservare drammi e bellezze del mondo. […] L’uomo del XXI secoloè costretto a dividersi continuamente fra ciò che lo circonda ogni giorno e ciò che lo sollecita su scala continentale. Non c’è forse oggi, in questa nostra maniera di vivere, una gran parte di geografia?
”.
Da una parte, l’autore sottolinea uno dei difetti principali che da sempre si addebitano alla geografia, e cioè quello di essere una materia nozionistica ed enciclopedica, noiosa (tutta da memorizzare), dall’altra, evidenzia l’importanza della geografia come disciplina viva, utile, attraente e coinvolgente.
Questa contraddizione ancora irrisolta, che riguarda il senso stesso della disciplina, la penalizza pesantemente. È quindi di grande rilievo come le Indicazioni per il curricolo considerino la Geografia e quali obiettivi le siano affidati.
La presentazione si apre con una definizione: la Geografia studia l’umanizzazione del pianeta Terra, ovvero come i processi attivati dalle collettività nelle loro relazioni con l’ambiente, abbiano trasformato lo spazio naturale e “costruito” il territorio nel quale oggi viviamo.

Leggere e interpretare la realtà territoriale

La geografia, avendo, quindi, il compito specifico di fornire le chiavi per consentire di leggere e interpretare la realtà territoriale sempre più complessa e soggetta a rapidi cambiamenti, deve essere necessariamente attenta ai mutamenti e alle trasformazioni e conseguentemente alle categorie di tempo e di spazio; e, del resto, la riflessione sullo spazio resterebbe incompleta se limitata a una lettura che lo interpretasse come superficie fisica stabile e statica, come entità immobile, di semplice supporto all’azione sociale. In questo modo, la geografia è utile sia per aprirsi al mondo nella sua vastità (le sollecitazioni e implicazioni a scala continentale: lo spazio globale non rilevabile direttamente) sia per afferrare e com-prendere il suo intorno (i fatti e i problemi del territorio circostante: lo spazio vissuto ogni giorno).
Ma è allora inconciliabile fare una geografia a scuola che aiuti a capire il mondo e fornisca all’alunno le principali “nozioni del mondo”, i riferimenti essenziali per orientarci nello spazio, per localizzare fatti e fenomeni?
Occorre abbandonare il vecchio nozionismo fine a se stesso, per riuscire a collegare l’esigenza di avere cognizione dei più rilevanti elementi geografici fisici e antropici con quella di comprendere che il territorio è costituito da elementi non isolati, ma che hanno fra loro rapporti diretti e/o indiretti. Le nozioni rappresentano i mattoni per la costruzione dell’edificio, ma questi devono essere coerentemente assemblati e non lasciati isolati, senza significato. Sotto tale profilo le Indicazioni individuano percorsi attenti all’evoluzione della disciplina, non trascurando, però, l’esigenza di una conoscenza di base quando evidenziano, tra i traguardi per lo sviluppo delle competenze, che l’alunno deve essere in grado di conoscere e localizzare i principali “oggetti” geografici fisici e antropici dell’Italia (nella scuola primaria) dell’Europa e del Mondo (nella secondaria di primo grado).

Tempo, spazio e carte mentali

Come ricordato, viviamo nel tempo e nello spazio; queste categorie servono per dare sistemazione al mondo. Senza riferimenti nella nostra mente non possiamo orientarci, giacché ci muoviamo prendendo avvio dalle personali informazioni che hanno collocazione e posizione (assoluta e relativa) nello spazio. Solo con carte mentali stabilizzate non ci sentiamo estranei nello spazio, a qualsiasi scala, dal proprio territorio al “grande” mondo.
La costruzione di carte mentali è il risultato di un lungo processo che inizia sin dall’infanzia. Grazie alla carta che, ad esempio, abbiamo del nostro quartiere, possiamo “ricostruirlo”, osservarlo da punti di vista molteplici, ripercorrerlo mentalmente, valutando possibilità di cambiamenti; e le stesse operazioni possiamo eseguirle con altri spazi, più o meno ampi, più o meno vicini. Alla fine della scuola primaria gli alunni dovranno giungere a possedere una carta mentale più nitida possibile dell’Italia, inquadrandola con riferimenti a contesti areali progressivamente più ampi, fino al mondo intero, al termine del primo ciclo d’istruzione.
La precisione delle nostre immagini mentali dipenderà dalla pluralità, complessità e attendibilità delle informazioni possedute, dalla varietà delle fonti considerate (cartografiche, statistiche, letterarie…), dalla capacità di posizionare fenomeni nello spazio e dalla conoscenza dei loro caratteri.
È quindi giusto che tra i nuclei tematici delle Indicazioni di geografia (negli Obiettivi di apprendimento sia nella primaria sia nella secondaria di primo grado) si trovino le “Carte mentali”, così come è importante il nucleo “Linguaggio della geo-graficità”, nel quale rientrano operazioni molteplici, quali leggere e interpretare carte geografiche e tematiche, fotografie, diagrammi e grafici, valutare direzioni, distanze e dimensioni, utilizzare coordinate, disegnare schizzi a mano, operare con computer. Tutte queste operazioni contribuiscono ad arricchire le nostre carte mentali, in quanto la geo-graficità stimola l’ottimizzazione dei comportamenti spaziali e della stessa immaginazione geografica. Appropriato, negli obiettivi di apprendimento al termine della secondaria di primo grado, appare il riferimento proprio all’“Immaginazione geografica”: “Vedere in modo geograficamente corretto e coerente, paesaggi e sistemi territoriali lontani (anche nel tempo) nei diversi aspetti, utilizzando carte, grafici, immagini, dati statistici, relazioni di viaggiatori, testi descrittivi, ecc.”.

Il vicino e il lontano

Le Indicazioni presentano forte continuità didattica tra scuola primaria (soprattutto lo studio dello spazio circostante e dell’Italia), e secondaria di primo grado (soprattutto lo studio dell’Europa e del Mondo). In simile articolazione regionale è, però, insito un pericolo per un significativo apprendimento: quello di non considerare in pieno il gioco delle diverse scale, che consente l’irrinunciabile confronto tra il vicino e il lontano, inevitabile per un’adeguata lettura del mondo. Le Indicazioni stimolano la costante comparazione tra la grandissima scala (il vicino) e le scale progressivamente più piccole, fino alla visione complessiva del pianeta. Lo studio del “vicino” si acquisisce soprattutto attraverso l’osservazione diretta, la tecnica d’eccellenza per l’apprendimento geografico; la strada, gli spazi della scuola, i percorsi abituali possono essere i primi oggetti d’indagine, come suggeriscono le stesse Indicazioni, quando tra gli obiettivi di apprendimento includono: “Esplorare il territorio circostante attraverso l’approccio senso-percettivo e l’osservazione diretta”.
Per il “lontano” bisogna rivolgersi invece all’osservazione indiretta; anche in questo caso negli obiettivi di apprendimento – al termine della classe quinta della scuola primaria – si ricorda di “estendere le proprie carte mentali al territorio italiano e a spazi più lontani, attraverso gli strumenti dell’osservazione indiretta (filmati e fotografie, documenti cartografici e immagini da satellite, ecc.)”.

I grandi problemi della società contemporanea

Le finalità della geografia sono complesse, ricche di contenuti e utili al dibattito relativo ai grandi problemi della società contemporanea: tutela dell’ambiente e reciprocità uomo-natura, sviluppo dei popoli e confronto tra realtà culturali diverse.
Nell’introduzione al documento ministeriale, e precisamente nel paragrafo iniziale La scuola nel nuovo scenario, si ricorda come “l’orizzonte territoriale della scuola” si ampli e come ogni specifico territorio possegga “legami con le varie aree del mondo” e costituisca “un microcosmo che su scala locale riproduce opportunità, interazioni, tensioni, convivenze globali”. Si rileva, inoltre, come ogni singola persona debba tener conto di informazioni sempre più numerose ed eterogenee e si confronti con la pluralità delle culture.
Le potenzialità insite nell’insegnamento della geografia, soprattutto nel suo indagare il legame profondo tra ambiente e cultura sono straordinarie, come pure significativi, nelle Indicazioni, sono i richiami alla salvaguardia della natura, che assegnano alla geografia un ruolo essenziale nell’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile.
L’educazione all’interculturalità si annovera tra i grandi valori che la scuola avrebbe l’obbligo di trasmettere. “Abituare a osservare la realtà da diversi punti di vista”, superando così l’egocentrismo spaziale per relativizzare gli sguardi interpretativi particolari e moltiplicare le prospettive da cui leggere il mondo, è obiettivo educativo prioritario nell’insegnamento geografico.
La disciplina, infatti, studia le culture, specialmente nelle loro capacità di improntare, attraverso un’arti-colata serie di segni, il territorio, che viene a rappresentare i valori della cultura lì prodotta. Tale obiettivo è esplicitato nei traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado: “L’alunno sa aprirsi al confronto con l’altro, attraverso la conoscenza dei diversi contesti ambientali e socio-culturali, superando stereotipi e pregiudizi”.
La frase, che chiude la presentazione alla geografia nel documento ministeriale, compendia con efficacia le grandi finalità educative derivanti dalla definizione stessa della disciplina: “Fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro”.

Gino De Vecchis

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