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Ranzie, hai mangiato troppo cioccolato?

Alla scuola dell’infanzia, la curiosità verso altre culture è stimolata dalla presenza di un numero sempre maggiore di bambini provenienti da altri paesi.

É un fenomeno che si verifica da diversi anni: fra i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia regionale di Saint-Vincent, numerosi sono quelli che provengono dall’estero o che, pur essendo nati in Italia, hanno almeno un genitore non italiano.
Nell’anno scolastico 2007/2008, nella classe composta da 31 bambini, ben dodici, cioè più di un terzo, avevano almeno un genitore immigrato di recente; da cinque paesi europei: l’Albania, la Danimarca, la Francia, la Romania; da un paese africano: il Marocco; da tre paesi dell’America: Cuba, Santo Domingo e Brasile; da un paese asiatico: la Cina. Questi dodici bambini sono ancora immersi nella loro cultura d’origine e conoscono la lingua dei loro genitori.
Non era pensabile, fare finta di niente e non sfruttare le ricchezze date da questa situazione particolare per esplorare la realtà, comparare partendo da situazioni della vita quotidiana.
Perciò, l’avvio di attività volte alla conoscenza delle diverse culture del mondo, ci è sembrato ovvio. Abbiamo quindi elaborato un progetto multi-culturale, chiedendo l’intervento di due mediatrici interculturali che, meglio di noi, potevano agire in modo attraente e convincente, in questo ambito. Una è originaria del Ghana, Ranzie Mensah, l’altra del Brasile, Juliene Ferreira Torretta.
L’osservazione del planisfero e l’individuazione dei paesi di provenienza dei bambini della classe è stato il punto di partenza dell’attività didattica.
Un giorno, spontaneamente, il bambino cinese ha voluto fare sentire agli altri come si conta da uno a dieci in cinese. La bambina polacca ha seguito il suo esempio contando in polacco; poi è stata la volta di tutti gli altri. È stato una buona introduzione per portare ogni bambino a riflettere sulla propria lingua materna e su quella degli altri.
Non abbiamo pensato a un progetto strutturato in modo rigido; siamo state attente a cogliere anche le sollecitazioni dei bambini che, in seguito, hanno voluto conoscere le bandiere dei diversi paesi…

Fiorina Giuliani

Lo scopo principale dei miei interventi, realizzati con le classi valdostane, e non solo con i bambini della scuola dell’infanzia ma di qualsiasi livello è, da una parte, di compiere un piccolo percorso di avvicinamento ad una cultura diversa, dall’altra, di prendere meglio coscienza e di apprezzare la propria cultura e di scoprire, insieme, che le diversità culturali sono, per tutti, fonti di arricchimento perché permettono di capire cose che appaiono a prima vista lontane, ma che, in realtà, sono molto vicine.
Per le diverse attività che propongo, ricorro alla musica, alla danza, alle fiabe, alle ninne nanna e ai proverbi che si ritrovano in tutte le culture del mondo.
Generalmente, alla scuola dell’infanzia, il progetto si sviluppa non solo con l’uso di mezzi visivi, ma sollecitando i cinque sensi e quindi anche il tatto, l’udito, il gusto e l’olfatto.
Ad esempio, porto in classe una scultura di legno, che rappresenta il continente africano, sulla quale sono ben evidenziati i numerosi stati che lo compongono. I bambini possono veramente “prendere in mano” l’Africa, toccarla e osservarla.

Scopriamo così insieme la geografia di questo grande continente. Si localizzano i mari e gli oceani che lo circondano; si osserva dove è situata la foresta tropicale e dove si trova il paese da dove provengo, il Ghana, e poi la savana che ne occupa la parte settentrionale. Parlo loro della savana, perché so che l’argomento interessa molto i bambini: in questo ambiente vivono gli animali che i bambini preferiscono; il leone, l’elefante, la giraffa…
Proietto delle fotografie degli animali inseriti nel loro ambiente; parlo del clima, per spiegare perché, in Italia, non è possibile trovare in natura gli animali della savana...
Faccio vedere in classe degli oggetti particolari dell’Africa: dei tessuti, dei vestiti e, per divertire i bambini, porto loro alcuni strumenti musicali che possono prendere in mano e suonare; anche il “balafon”, uno strumento ricavato dalla zucca, le cui varie parti sono legate con una corda di pelle di capra.
Inoltre, trovo molto importante accompagnare la scoperta del mio continente con il racconto di fiabe dell’Africa sub-sahariana presentate con dei canti e delle danze.
In certe scuole, fin dall’inizio del progetto, si lavora alla preparazione di uno spettacolo costruito attorno ad una fiaba che sarà poi messa in scena dai bambini e dove i protagonisti sono gli animali della savana. Di solito, la recita è arricchita con danze, canti e musiche africane.

Il concetto di differenze e similitudini tra le culture è la linea guida delle mie attività con i bambini.
Alla domanda di una bambina di tre anni che mi chiedeva: “Ranzie, perché sei nera?” Ho risposto spiegando che i bambini del mondo sono come dei fiori. I fiori sono di tutti colori e la bellezza di un giardino risiede nella diversità dei loro colori e delle specie. Così, i diversi colori della pelle delle persone contribuiscono alla bellezza del mondo. Ma, prima, ho voluto conoscere la sua risposta. Mi ha detto: “Perché hai mangiato troppo cioccolato!”
Nelle scuole dell’infanzia, sovente illustro le differenze e le similitudini attraverso le ninne nanna italiane e africane. Racconto che anche nel mio paese le mamme cantano per addormentare i bambini piccoli.
L’attività sulle ninne nanne permette di scoprire e confrontare parole, melodie; dopodiché, i bambini si sdraiano per terra, chiudono gli occhi e si lasciano rilassare ascoltando una ninna nanna africana.

Ranzie Mensah

 

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