S

link home page
link la revue
link les numéros
link web école
links

Siamo solo noi

“Siamo solo noi / generazione di sconvolti che non han più / santi né eroi / siamo solo noi.” (Vasco Rossi)

Una sintesi è sempre riduttiva rispetto alla ricchezza delle risposte ai questionari che i ragazzi hanno dato. Un programma didattico, infatti, proposto nella stessa fascia d’età, ma a persone diverse, riceve, va da sé, risposte differenti: cambiano la fisionomia delle classi, la capacità di ascolto, di interazione. Tuttavia, dalle risposte è possibile rilevare una visione d’insieme dell’iniziativa e un vissuto che vale la pena valorizzare.
Sull’iniziativa, in genere, i ragazzi affermano: “Penso che debba continuare anche il prossimo anno perché purtroppo la scuola offre poche possibilità per conoscere e amare la musica”. E suggeriscono: “Bisognerebbe fare più incontri, due all’anno non bastano”. Oppure: “Sarebbe interessante fare lezioni di musica parallelamente a quelle di storia per conoscere il tipo di musica dei vari periodi storici”.
Talvolta intervengono sull’assetto delle discipline:
La musica dovrebbe essere una materia scolastica, in quanto è importante al pari di altre. Non ci si può stupire che i ragazzi ascoltino musica orrenda se non sanno niente della musica”. Oppure: “Trovo molto interessante l’idea di inserire la musica in una scuola superiore: si tratta, infatti, di una materia che resterebbe completamente esclusa e che potrebbe essere coltivata solo a livello personale, in ambiti diversi dalla scuola. Invece, la musica è importante per una più completa formazione della persona e come scoperta di un tipo di musica spesso tralasciata”.

Alcuni lamentano l’uso del canto durante gli incontri: “Solitamente ci sentiamo tutti un po’ imbarazzati a cantare”; anche per motivi personali: “Non ritengo essenziale cantare i brani proposti, anche perché sono stonata”; al contrario altri lo apprezzano, semplicemente: “È stato molto bello poter cantare i Carmina Burana”; o commentano: “Gli strumenti con cui il messaggio è stato proposto e la partecipazione più attiva da parte degli studenti rendono sicuramente più piacevole ed efficace l’apprendimento; evitando che il discorso rimanga vago e teorico, gli studenti vengono a contatto efficacemente con la musica”; altri vanno oltre: “Potrebbe essere interessante iniziare un’attività di laboratorio per apprendere in maniera molto dilettantistica l’uso di uno strumento musicale o dei laboratori per l’utilizzo della voce”.
Il momento dell’ascolto viene spesso privilegiato: “Forse bisognerebbe aumentare i momenti di coinvolgimento come l’ascolto dei brani”.
Molti apprezzano l’uso degli spartiti e auspicano: “Un maggiore impiego di partiture musicali da usare durante l’ascolto dei brani proposti”. Mentre altri, al contrario, si lamentano: “Non suono, non so la differenza fra un do e un mi e quindi le partiture non le ho capite”.
Per quanto attiene all’approccio ai contenuti, la maggior parte apprezza l’inquadramento storico: “Credo che aiuti molto l’ascolto”; altri l’interdisciplinarietàSono stati utili i riferimenti alla filosofia e alla pittura”; sovente viene ritenuta un fattore incentivante la comprensione; “Spesso la musica è influenzata da movimenti culturali che interessano anche letteratura, pittura, ecc. e sarebbe interessante un parallelismo”. Alcuni hanno apprezzato i supporti multimediali: “Hanno reso la presentazione molto più efficace e varia”.
L’apprezzamento va dal garbato “interessante/non interessante”, ad un, alcune volte, “noioso”, “non mi piace un granché la musica classica”, “la musica ascoltata non corrisponde ai miei gusti”. Con svariate sfumature di fronte alla musica dodecafonica che richiede ascolti ardui e impegnativi.
In sporadici casi, sono stati sviluppati argomenti che tendono a delegittimare l’iniziativa: “La musica non è una materia che va insegnata a scuola, bensì un hobby che una persona coltiva in una struttura apposita”. Sono opinioni in controtendenza. Ma, con il tempo, abbiamo imparato a non lasciarci intimidire. Le stroncature erano poche e la critica più frequente era rivolta al poco tempo a disposizione: “Gli incontri dovrebbero essere seguiti da altre lezioni, altrimenti non sono ben contestualizzati”. Alcuni apprezzamenti erano un po’ sbrigativi: “Mi sembra abbia funzionato così com’è”, altri più in linea con il linguaggio scolastico “è stato un percorso interessante e formativo”. Ma abbiamo sempre rizzato le antenne di fronte alle risposte meno viete: “Questo genere di musica è sicuramente affascinante, ma totalmente estraneo ai gusti giovanili”; “Ci si è potuti confrontare con il linguaggio profondo della musica attraverso cui si trasmette la storia”; “È un modo per conoscere una parte della storia della musica che non si impara nelle ore di scuola, né quando si suona uno strumento”.

Di fronte al percorso sulla musica negli anni del totalitarismo abbiamo raccolto stroncature: “La musica era angosciante e di difficile comprensione”; entusiasmi: “Mi sentivo coinvolto”; o anche: “La musica è servita per avere un’idea più completa del periodo della guerra”.
Alcuni prospettavano un arricchimento: “Propongo che durante l’iniziativa vengano indicati titoli di libri o indirizzi di siti internet che permettano di proseguire in modo autonomo l’approfondimento dei vari argomenti trattati e titoli di brani da poter ascoltare individualmente”.
Tutto, apprezzamenti, critiche e suggerimenti, risultava ai nostri occhi motivante e forniva spiragli di azione e di iniziativa. In molti, con le loro reiterate richieste di aperture verso “generi musicali più moderni”, ci hanno spinto sulla nuova strada: il progetto sulla produzione della musica jazz. I ragazzi chiedono di essere aiutati a capire il loro mondo: “Si può fare un lavoro di qualità anche su generi più contemporanei, sarebbe interessante utilizzare la musica che ascoltiamo come chiave di lettura dei nostri tempi”.

Cosa ne pensano i ragazzi del Liceo Classico di Aosta

couriel