IL MATERIALE INORGANICO
Una forma di riutilizzo interessante ed economicamente valida quando si è a corto di spazi in cui conferire i materiali di risulta di demolizioni e scavi.
LE CAVE INTELLIGENTI
di Salvatore Porcù
Un'immagine di cave da risistemare nel Comune di Verrayes.Una delle risorse di un territorio difficile quale è quello del comune di Verrayes è sempre stato il marmo verde, famoso ed esportato in tutto il mondo. Pertanto il territorio comunale di Verrayes è stato da sempre pesantemente interessato dall'attività estrattiva e ancora oggi i segni di quest'attività marcano fortemente il paesaggio con i loro squarci aperti nel fianco del versante.
L'estrazione del marmo ha, infatti, una lunga storia a Verrayes, e se oggi la L.R. 15/96 che disciplina la gestione delle cave ne impone la risistemazione a lavori ultimati, prima dell'entrata in vigore della legge regionale 107/87 sulla pianificazione dell'attività estrattiva, e della successiva L.R. 67/89 che subordinava l'attività ad autorizzazione, non sussisteva un vero e proprio obbligo di recuperare ambientalmente il sito al termine della coltivazione.
Una cava dismessa senza opere di sistemazione, oltre all'innegabile danno paesistico, rappresenta anche un rischio dal punto di vista della sicurezza: i materiali sciolti di discarica rischiano di scivolare sotto l'azione delle piogge, le acque della pendice a monte possono infiltrarsi attraverso lo squarcio aperto e innescare movimenti franosi anche imponenti, come la recente alluvione ci ha ben dimostrato. Perciò l'Amministrazione comunale di Verrayes ha dato incarico ad alcuni professionisti di predisporre uno studio finalizzato al recupero ambientale dei siti compromessi da pregresse attività estrattive.
Lo studio è partito da un censimento dei siti e delle loro tipologie, accessibilità, livello di degrado e rischio ad esso connesso. Tra questi sono stati individuati dieci siti, localizzati a sud della località Plan Verrayes. Tra le varie possibilità di recupero o riutilizzo dei siti compromessi, l'Amministrazione Comunale si è orientata in questa fase verso il recupero per discariche controllate di 2a Categoria di Tipo "A" (definite "discariche di rifiuti inerti" dal D. Lgs. 36/03). Per rifiuti inerti si intendono solamente quelli solidi che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa; i rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. Inoltre, per questi, la tendenza a dar luogo a percolati e la percentuale inquinante globale nonché l'ecotossicità dei percolati devono essere trascurabili e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque, superficiali e sotterranee. Questo è particolarmente importante data la situazione geologica del versante su cui è situato Verrayes, caratterizzato da una "depressione gravitativa profonda", cioè da un lento movimento che interessa tutto il pendio fino a Saint-Denis, e dalla presenza di acque sotterranee di difficile individuazione, data la natura morenica del substrato, caratterizzata dalla presenza di grossi blocchi frammisti a sedimenti limosi.
Un'immagine di cave da risistemare nel Comune di Verrayes.È questa una forma di riutilizzo interessante per una società come la nostra che si trova a corto di spazi in cui conferire i materiali di risulta di demolizioni e scavi e che sembra quindi offrire un modo economicamente valido di risolvere almeno parzialmente il problema. I dieci siti in questione consentirebbero un ritombamento attraverso il conferimento a discarica di un quantitativo di materiale inerte pari a circa 700-750.000 mc. Nello spirito del D.lgs 36/03 e sulla base di un conferimento minimo, ritenuto economicamente valido, pari a circa 400.000 mc di materiale inerte, lo stesso Comune ha ritenuto che la gestione della discarica dovrà essere affidata ad un soggetto "privato", che dovrà presentare un programma temporale di attività legato alle successive fasi di recupero ambientale. In questo modo l'Amministrazione potrà ottenere l'esecuzione del ripristino a costo zero. L'economicità dell'operazione è quindi un presupposto importante: essa infatti rende appetibile ai privati gestori l'assunzione a proprio carico delle operazioni di recupero ambientale. In questo modo si può evitare che il costo ambientale ricada sull'ente pubblico - e quindi indirettamente sui cittadini - coniugando invece l'interesse privato con quello sociale.
Questo intervento non risolverà comunque completamente il problema, perché come ben si vede dalla cartografia il numero di siti da recuperare è ben superiore a quello degli interventi previsti. Non tutti i siti si prestano in effetti a questo tipo di intervento, e forse non è neppure giusto che tutti questi segni, che in fondo documentano la storia del paese, debbano sparire. Esistono altri possibili usi di una cava abbandonata, quali per esempio:

. recuperi naturalistici
. recuperi ricreativi
. recuperi produttivi
. recuperi residenziali
. recuperi culturali.

A condizione che vengano eseguite le opere di messa in sicurezza del sito, potrebbe per esempio essere interessante dal punto di vista naturalistico pensare a rendere visitabile una cava in cui siano ben visibili le formazioni rocciose, o documentare attraverso di essa l'intreccio della storia delle cave con quella di Verrayes, la lavorazione del marmo, la documentazione sui luoghi in tutto il mondo in cui è stato esportato e impiegato, o ancora trasformarla in un museo di scultura o in un teatro all'aperto, come già sperimentato altrove.
Oppure, sempre restando nell'ambito delle discariche, pensare allo stoccaggio temporaneo degli inerti di buona qualità che in certi momenti (come dopo l'alluvione, o nell'esecuzione di gallerie, o come scarto di altre cave) vengono ad essere in eccesso, ma che possono essere accantonati e riutilizzati quando necessario, evitando i cumuli disordinati e soprattutto diminuendo l'impatto di nuove escavazioni. Perché spesso si è portati a considerare un "rifiuto" anche ciò che potrebbe essere meglio riutilizzato.
   
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