IL MATERIALE INORGANICO
Disassemblare le componenti dei prodotti tecnologici per poi riutilizzarle è solo una delle operazioni che vengono effettuate per il loro recupero.
ALTA TECNOLOGIA AL RECUPERO
di Nadia Gozzi
Ogni ano vengono conferiti in discarica ingenti volumi di prodotti tecnologici dismessi.Quando compriamo un prodotto tecnologico la nostra attenzione è rivolta essenzialmente alla valutazione delle sue caratteristiche tecniche ed estetiche e al rapporto qualità/prezzo.
Cerchiamo televisori a schermo ultrapiatto, computer potenti e veloci, macchine fotografiche digitali maneggevoli, sperando che non passino di moda troppo in fretta, sorpassate da nuove apparecchiature più efficienti, meno ingombranti e sempre più convenienti.
Il mercato, ansioso di soddisfare le nostre esigenze di consumatori, ci offre una scelta vastissima di strumenti via via più sofisticati, con modelli che si rinnovano di anno in anno e ci "costringono"ad adeguarci a questo vorticoso succedersi di proposte commerciali, imponendoci di cambiare cellulari e impianti stereo come fossero abiti ormai consunti dal tempo.
Ma ci siamo chiesti che cosa comporta questo enorme carico di rifiuti per l'ambiente? Quanti di noi si sono posti il problema di sapere se è possibile recuperare e/o smaltire i prodotti tecnologici?
Ormai, in Italia e in Europa, questa tipologia di rifiuti ha un tasso di crescita più rapido di quello di tutti i rifiuti urbani e continua ad aumentare tre volte in più rispetto alla media dei rifiuti ordinari.
E ad oggi il 90% dei rifiuti tecnologici finisce in discariche dove i materiali vengono inceneriti e recuperati senza trattamento preventivo, con conseguente dispersione di agenti inquinanti, inclusi i metalli pesanti.
Nonostante il problema del recupero non sia l'obiettivo principale delle industrie di prodotti tecnologici, perché non è un'operazione economicamente conveniente, si sta fortunatamente cominciando ad affrontare il problema, grazie anche alle direttive dell'Unione Europea per lo smaltimento dei rifiuti e per la raccolta differenziata.

L'esempio dei computer
Prendiamo ad esempio uno dei prodotti tecnologici di "nuova generazione": il computer.
Si tratta di uno dei prodotti hi-tech che vengono cambiati più spesso, soprattutto nelle pubbliche amministrazioni, e questo significa milioni di apparecchi da dover smaltire.
Basti pensare che solo nel 1999 sono stati gettati 40 milioni di computer e che si prevede che nel 2004 i pezzi di pc dismessi ammonteranno a 100 milioni. Inoltre, secondo i dati forniti dall'A.N.P.A e dall'Osservatorio nazionale sui rifiuti, nel 1999 per oltre un milione e 800 mila computer immessi sul mercato a livello nazionale ne sono stati dismessi più di 500 mila.
Fortunatamente, grazie alle normative europee e italiane che impongono comportamenti rispettosi dell'ambiente, si comincia ad entrare nell'ottica di recuperare questi rifiuti e ci sono alcuni modi per poterlo fare.
Una possibilità è di riutilizzare i computer dismessi dalle aziende che, anziché essere buttati possono essere raccolti, resi funzionanti e poi ceduti a scuole e associazioni ad un prezzo molto più basso.
L'utente viene garantito nel suo acquisto perché il prodotto che gli viene offerto proviene da soggetti, come le imprese, che ogni anno buttano via migliaia di computer dell'ultima generazione. Non si tratta perciò di fidarsi di un vecchio computer di casa, ma di apparecchi molto avanzati e quindi in grado di soddisfare le nostre esigenze.
Questa operazione non risolve tuttavia il problema di recuperare le componenti una volta che i computer cessano di funzionare.
Ma il decreto Ronchi per lo smaltimento corretto di questi ed altri rifiuti prevede una soluzione: alla fine del ciclo, computer ed elettrodomestici devono tornare alla ditta produttrice che sarà perciò indotta ad usare per la realizzazione della sua apparecchiatura componenti il più possibile recuperabili.
In questo modo tutti gli operatori della filiera si sentono responsabilizzati sulla fine del ciclo dei prodotti e cercheranno di individuare sistemi di progettazione che massimizzino il recupero dei materiali.
Nelle aziende specializzate nel riciclo ecologico i computer dismessi, una volta arrivati all'impianto, vengono avviati alla linea di disassemblaggio. In ogni punto della catena ci sono operatori addetti a scomporne le diverse parti: smontaggio dei monitor e separazione della parte plastica, poi avviata al recupero, o isolamento del tubo catodico da bonificare sono solo alcune delle operazioni che vengono effettuate per recuperare la maggior parte dei materiali.
Il disassemblaggio di unità centrali e parti elettroniche permette in genere di dividere le frazioni di metallo recuperabili e le plastiche, isolando le componenti pericolose per l'ambiente che vengono poi sottoposte ad un procedimento detto di "valorizzazione", cioè di lavorazione ulteriore per il recupero.
Al termine del processo di riciclaggio delle apparecchiature elettroniche, il 95% dei materiali viene avviato direttamente al recupero mentre le parti pericolose vengono avviate al corretto smaltimento oppure vengono rese inattive.
Purtroppo, lo sviluppo tecnologico è talmente progredito che spesso vengono anche usati materiali della cui pericolosità non si sa molto: mentre si conoscono, ad esempio, i danni che il piombo e il mercurio possono causare, di altri metalli presenti in piccole quantità si sa poco, perché si iniziano ad usare solo ora per la prima volta; e questo vale a maggior ragione per l'industria del computer, impegnata nella ricerca di procedimenti di lavorazione sempre nuovi, che comportano anche rischi molto alti in primo luogo per i lavoratori.
Le aziende produttrici di elettrodomestici tradizionali (lavatrici, televisori) sono più preparate allo smaltimento, perché si sono adeguate progressivamente alle nuove esigenze, mentre quelle che producono computer e cellulari, che sono costituiti dalle stesse materie prime degli altri elettrodomestici, hanno avuto dei ritmi di sviluppo enormi e stanno faticosamente cercando di preoccuparsi dello smaltimento, per loro difficile. Questo è dovuto al fatto che usano dei materiali duraturi che vengono tra l'altro combinati in maniera molto sofisticata e sono perciò difficili da disassemblare e, conseguentemente, da smaltire o recuperare; inoltre, laddove questo recupero è possibile, ha dei costi molto alti.
Le aziende del settore che intraprendono iniziative per mostrare il loro impegno nello smaltimento ecologico di questi rifiuti stanno però aumentando e dal 1998 le migliori vengono premiate attraverso il maggior riconoscimento italiano, rappresentato dall'"Ecohitech Award", premio destinato alle aziende "amiche dell'ambiente" e attribuito da un Consorzio volontario nazionale formato da aziende del comparto informatico interessate ad uno sviluppo più sostenibile. La giuria, composta da esperti delle massime istituzioni del settore, assegna il premio alle aziende che possiedono certificazioni ambientali o che si comportano in maniera rispettosa dell'ambiente, in varia misura: usando risorse naturali, utilizzando materiali atossici e biodegradabili, organizzando sistemi di raccolta e smaltimento, impegnandosi nella riduzione degli imballaggi, finanziando progetti ambientali.
   
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