Tra l’immaterialità delle radiazioni e la specificità di tecniche di misura, fisiche per l’appunto, trasversali ad aria, acque terreni e quant’altro, trovano spazio temi ambientali classici e nuove applicazioni del monitoraggio ambientale: la radioattività ambientale, le radiazioni non ionizzanti, il rumore, il campo di radiazione solare e, in particolare, la radiazione ultravioletta.
Radiazioni ionizzanti e radioattività ambientale
La radioattività e le radiazioni ionizzanti evocano suggestioni di pericolo potente e invisibile, di estraneità minacciosa per la dimensione eco-biologica degli organismi viventi. A questa risonanza inquietante moltissimo hanno contribuito fatti e misfatti della storia, Hiroshima innanzitutto, la catastrofe di Chernobyl venti anni fa, che gli straordinari servizi resi in campo sanitario (pensiamo ai raggi x…), e la partita controversa ma tutt’altro che chiusa della produzione di energia non sono riusciti, nell’immaginario collettivo, a controbilanciare.
In Valle d’Aosta, la presenza e l’impatto di radionuclidi di origine artificiale sono attentamente e sistematicamente monitorati in numerose matrici chiave dell’eco-sistema, classiche, come il particolato atmosferico, le deposizioni al suolo, il latte, e specifiche in ragione della loro adeguatezza alle caratteristiche del territorio regionale, come i terreni imperturbati di alta montagna, i mieli, i muschi, le castagne, il limo di torrenti glaciali.
Un esempio di informazione derivante da queste azioni di monitoraggio sistematico della presenza di radioattività artificiale in ambiente è dato in figura 1, e si riferisce alla concentrazione di cesio 137 nei terreni imperturbati di montagna. La configurazione di valori di concentrazione che emerge è strettamente collegata alla distribuzione delle piogge nella prima decade del mese di maggio 1986, quando le nostre regioni furono interessate dal fall-out di Chernobyl.
Attualmente il contributo complessivo della presenza di contaminazione radioattiva artificiale in ambiente all’esposizione media delle persone a radiazioni ionizzanti è minimo. Gli eventi passati, Chernobyl in primo luogo, hanno tuttavia reso evidente la necessità di disporre e mantenere in perfetta efficienza un sistema a regime, completo e reattivo di monitoraggio della radioattività ambientale, per essere in grado di fornire immediatamente risposte chiare e precise sull’entità generale e sugli impatti locali di qualsiasi evento che, in ogni parte del mondo, possa produrre rilascio di radionuclidi in ambiente.
I campi elettromagnetici
In Italia l’inquinamento elettromagnetico è uno dei temi ambientali di maggiore risonanza presso l’opinione pubblica. Un punto fermo è la presenza di disposizioni normative che stabiliscono livelli limite. Essi, nel caso delle onde radio emesse da antenne radiotelevisive e per telefonia mobile, sono 6 V/m per le zone abitative (livello di attenzione) e per le aree molto frequentate (vie, piazze… obiettivo di qualità), e 20 V/m per ogni altro sito comunque accessibile.
In Valle d’Aosta esiste inoltre una normativa regionale (L.R. 25/05) che, tenendo conto dei limiti suddetti, nonché del rispetto dei vincoli urbanistici e delle esigenze di tutela del paesaggio, disciplina l’installazione, la localizzazione e l’esercizio di stazioni radioelettriche, postazioni, reti di comunicazione elettronica e di altre strutture connesse.
L’ARPA della Valle d’Aosta svolge una capillare azione nell’ambito della normativa regionale, formulando pareri di rispetto dei limiti, e in generale attraverso azioni di controllo dei livelli di campo elettromagnetico a radiofrequenza presenti sul territorio (vedi box in coda all’articolo). È certamente possibile affermare che in tema di campi a radiofrequenza la Valle d’Aosta è uno dei territori più accuratamente sorvegliati che ci siano.
Riguardo alla presenza e alle dimensioni degli impianti installati, è interessante il confronto con altre regioni, scelte per un’analoga disponibilità di dati o per caratteristiche territoriali simili. In figura 2 sono riportati in due grafici separati il numero di impianti esistenti e la potenza installata per 10.000 abitanti, in entrambi i casi suddivisa tra impianti di telefonia mobile e impianti radio-televisivi.
Si osserva che, per quanto riguarda gli impianti radiotelevisivi, in Valle d’Aosta ne sono installati in rapporto agli abitanti molti di più che nelle altre regioni, ma di bassa potenza. Le stazioni radio-base di telefonia mobile sono, sempre in rapporto agli abitanti, molte e di potenza standard, probabilmente per la necessità di coprire aree naturali e remote molto frequentate per motivi turistici (vedi i comprensori sciistici), ma non abitate.
L’altro capitolo in tema di inquinamento elettromagnetico è quello riguardante i campi elettrici e magnetici prodotti a frequenza di rete (50 Hz) dagli elettrodotti ad alta tensione e dalle linee di distribuzione dell’energia elettrica, nonché dai dispositivi di ogni tipo alimentati ad energia elettrica. Su questo argomento è in preparazione la Legge regionale in materia di costruzione di elettrodotti. Essa prevederà l’espressione di pareri su tutte le linee di nuova costruzione, in modo da assicurare dalla fase di progettazione il rispetto dei valori di cautela previsti dalla normativa nazionale per le zone abitate o frequentate (3 microtesla per il campo magnetico).
In attesa della legge, l’attività di monitoraggio ambientale dei livelli di campo magnetico a 50 Hz che ARPA conduce si è rivolta verso le scuole e asili di ogni ordine e tipo, fino alle medie inferiori. In figura 3 sono riportati, in termini di esposizione degli allievi, i risultati finali di una accurata campagna, in collaborazione con l’USL della Valle d’Aosta, svolta in tutte le aule del territorio regionale, per un totale di 218 scuole, ospitanti 12.000 bambini.
Si osserva che per il 99,4 % dei bambini il livello medio di campo magnetico a 50 Hz in ambiente scolastico è inferiore a 0,5 µT, e che in nessun caso esso raggiunge il limite normativo di 3 µT.
Rumore ambientale
Rispetto ad altri fattori di inquinamento il rumore si distingue per essere direttamente percepibile: questo tipo di impatto riguarda uno dei canali di interazione privilegiati che uomini e animali si sono scelti nell’evoluzione per rapportarsi con i propri simili e con il loro contesto (con il loro ambiente, per l’appunto). Il rumore ambientale è dunque meno subdolo di altri agenti inquinanti, proprio in quanto estremamente fastidioso. Forse non fa morire, ma di sicuro rovina la vita: l’attenzione alla confortevolezza acustica ambientale va di pari passo con le esigenze di qualità della vita che una società esprime.
La Valle d’Aosta, terra di spazi maestosi e grandi silenzi, è caratterizzata altrove da criticità per il rumore ambientale, dovute all’addensarsi nei ristretti spazi di fondovalle di abitazioni, strade e autostrada, insediamenti produttivi, servizi ed esercizi di vario genere. La statistica delle richieste di intervento per la verifica del rispetto dei limiti di immissione di rumore in ambiente pervenute ad ARPA (e, in precedenza, all’U.O. Chimico-Fisico-Amb. dell’USL VdA) dal 1992 al 2005 riflette questo fatto (figura 4): il disturbo da discoteche, disco-pub e in buona parte anche da artigianato deriva per lo più da attività insediate nello stesso stabile del firmatario dell’esposto: una situazione evidentemente problematica dal punto di vista acustico.
Un’altra osservazione sui dati di figura 4 è il numero relativamente basso di esposti per rumore da traffico stradale. Bisogna però tenere conto che alcuni di questi esposti hanno molteplici firmatari, essendo il rumore da traffico un tipico problema che coinvolge le persone nella loro socialità di località, di quartiere, e non nella loro privatezza domestica. In ogni caso, tanto più viene percepito fastidioso un rumore immesso quanto più la sorgente ha volto e nome…
È stata recentemente promulgata la Legge Regionale n. 9/06 “Disposizioni in materia di inquinamento acustico”. Essa si inserisce in un quadro normativo nazionale ormai quasi completato, ed è rivolta tanto alla prevenzione delle situazioni di disturbo da contiguità tra esercizi commerciali e abitazioni, attraverso procedure di autorizzazione specifiche per la componente rumore, quanto al contenimento dei livelli sonori ambientali, attraverso le azioni di zonizzazione acustica e i piani di risanamento comunali, delle aziende e delle infrastrutture del traffico.
Radiazione ultravioletta solare
Ad estendere il campo di azione dell’ARPA VdA nel dominio delle radiazioni elettromagnetiche, un importante tassello è stato aggiunto negli ultimi anni con la costruzione e la messa a regime di una rete regionale di monitoraggio della componente ultravioletta della radiazione solare. Di questa attività è detto nella Relazione sullo Stato dell’Ambiente in un apposito spazio di approfondimento.
Attraverso misure strumentali in continuo a Saint-Christophe presso la sede ARPA, a La Thuile e, a breve, a Plateau Rosà, e con l’uso di modelli in grado di descrivere l’atmosfera dal punto di vista degli scambi di energia radiante tra la radiazione solare incidente, le molecole dell’aria, le nuvole, gli aerosol dell’atmosfera e la natura e le condizioni della superficie del terreno, è possibile presentare giorno per giorno la mappa dell’intensità della radiazione ultravioletta solare su tutto il territorio regionale, per il giorno in corso e per il giorno successivo. La stima è fatta in termini di indice UV, secondo le indicazioni dell’Organizzazione Metorologica Mondiale (WMO) (figura 5).
L’osservazione sistematica dello spettro UV solare permetterà di acquisire importanti informazioni su dinamiche ambientali a scala globale oggi in corso, in modo particolare il possibile allargamento della zona di assottigliamento dell’ozono stratosferico (il “buco dell’ozono”) alle medie latitudini, con aumento della radiazione UV che raggiunge il terreno.
Inoltre, l’attività intrapresa è un passo necessario nell’ambito della prevenzione degli effetti dannosi dovuti ad una eccessiva esposizione al sole. Questo aspetto è molto importante per i territori di alta montagna, dove, in modo particolare in condizioni di neve fresca al suolo, l’irraggiamento UV è molto intenso.
MONITORAGGIO DEL CAMPO ELETTRICO A RADIOFREQUENZA
Da alcuni anni, in seguito al diffondersi dei timori su possibili effetti dei campi elettromagnetici sulla salute e al contemporaneo moltiplicarsi delle installazioni di stazioni per telefonia cellulare nei centri abitati, le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente ricevono una pressante domanda di conoscenza sui livelli di campo elettrico diffusi sul territorio. Tra le azioni attuate per rispondere a questa esigenza, l’ARPA della Valle d’Aosta ha attivato dal 2003 una rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici che utilizza centraline rilocabili. Tale iniziativa è inserita al momento nell’ambito di un progetto nazionale di monitoraggio condotto dalla Fondazione Ugo Bordoni (FUB) in collaborazione con le Agenzie ambientali di tutte le regioni. Essa prevede rilievi del campo elettrico per periodi continuativi di almeno 3 settimane in ogni sito oggetto del monitoraggio. I siti sono individuati per la loro vicinanza a sorgenti, perché percepiti come luoghi sensibili (scuole, ospedali…) o perché intensamente frequentati. Le centraline utilizzate non richiedono installazioni intrusive, sono alimentate mediante pannelli solari e comunicano con un centro di controllo presso la sede ARPA attraverso collegamenti GSM; non necessitando di allacciamenti alla rete elettrica e telefonica, possono essere agevolmente collocate su balconi o in giardini. I dati acquisiti sono inviati ogni giorno al centro di controllo dove vengono elaborati. Per ogni monitoraggio svolto l’ARPA compila una scheda che viene inviata alle persone o agli enti presso le cui abitazioni o sedi sono state collocate le centraline e pubblicata sul sito internet dell’Agenzia. Tale scheda, oltre ai dati anagrafici, contiene il grafico che illustra l’andamento del campo elettrico durante il periodo di monitoraggio, il valore limite di esposizione previsto dalla normativa per quella tipologia di sito e il valore medio delle misure registrate.
Per l’individuazione di punti di osservazione dei valori di campo l’ARPA si basa sui dati del catasto delle sorgenti e sulla collaborazione dei sindaci dei comuni della Valle. Finora sono stati eseguiti 62 monitoraggi in 17 comuni per un totale di 2151 giorni di osservazione utilizzando fino a 8 centraline.
I risultati hanno evidenziato intensità prossime ai valori massimi di esposizione fissati dalla legge solo nel raggio di poche decine di metri da impianti trasmittenti: balconi ai piani alti dei palazzi di Aosta vicini a stazioni per telefonia cellulare o a Gerdaz (Gressan) e Plateau Rosa (Valtournenche) vicino a impianti radio-televisivi. Negli altri casi, l’intensità di campo è ben al di sotto dei limiti e spesso è inferiore alla soglia di rilevazione dello strumento (0,5 V/m). Tutti i dati pubblicati sono reperibili sul sito internet dell’Agenzia (www.arpa.vda.it).
La rete di monitoraggio, per semplicità di collocazione delle centraline e tipologia di dati forniti, connessa alla possibilità di rendere disponibili al pubblico i dati sul sito Internet rappresenta, quindi, un valido strumento per rispondere alle istanze conoscitive che pervengono all’ARPA. La rilocabilità permette di moltiplicare il numero di verifiche e rispondere ad un elevato numero di richieste. La possibilità di ripetere i monitoraggi nei medesimi siti a distanza di anni, infine, consente di valutare le evoluzioni delle emissioni al variare delle tecnologie di radiotrasmissione.
Marco Cappio Borlino