IL PROGETTO CENSI_CRO: CENSIMENTO DEI CROLLI IN ROCCIA IN AMBIENTE GLACIALE
Per i frequentatori dell'alta montagna, guide e alpinisti, l'estate del 2003 è stata sicuramente una delle più spiacevoli degli ultimi decenni. Perfino molte delle vie più classiche e frequentate sono state rese pericolose da continui crolli e scariche di roccia, tanto da indurre le stesse guide a sconsigliare parte degli itinerari. Il crollo della Cheminée al Cervino, particolarmente spettacolare, è solo uno degli episodi che hanno costellato la stagione.
La causa che ha scatenato tutto questo è imputabile agli eccezionali valori delle temperature estive. Come è noto, l'estate del 2003 ha fatto registrare nelle nostre regioni i valori di temperature medie più alte da oltre due secoli anche in alta quota, provocando un parziale scioglimento del "permafrost", cioè di quello strato permanentemente gelato in cui acqua allo stato solido conferisce coesione al terreno o ai blocchi di roccia. Lo scioglimento del ghiaccio presente all'interno delle fessure provoca il distacco dei blocchi e dei settori rocciosi prima "congelati", sia perché viene a mancare la coesione che in precedenza era data dal ghiaccio stesso, sia perchè viene a crearsi una circolazione idrica che in alcuni casi può esercitare una pressione e "spingere" i blocchi di roccia. Le conseguenze sono i noti fenomeni di crollo e frane.
Il verificarsi di tali eventi in numero e con frequenza elevata ha messo in luce che il permafrost è un fenomeno molto diffuso al di sopra di una certa quota, dove gioca un ruolo importante nell'equilibrio statico delle pareti rocciose. Al di là di stagioni eccezionali, ormai da diversi decenni si assiste ad una generale tendenza all'aumento delle temperature medie, soprattutto estive, ed è chiaro che questo fenomeno può portare a sensibili alterazioni nelle condizioni di equilibrio di aree via via più vaste.
Di qui la necessità di approfondire lo studio del permafrost e della sua evoluzione in conseguenza dei cambiamenti climatici, con un duplice scopo: acquisire da un lato maggiori conoscenze scientifiche, dall'altro una maggiore capacità nella previsione e gestione del rischio legato a tali fenomeni.
Per acquisire una sufficiente casistica e un buon numero di dati, base indispensabile per qualunque ricerca scientifica, è in fase di predisposizione un progetto transfrontaliero (Interreg IIIA - ALCOTRA) denominato "CENSI_CRO" (censimento crolli). Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Regione Autonoma Valle d'Aosta - Assessorato Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche, l'ARPA Valle d'Aosta, l'Université de Savoie, la Fondazione Montagna Sicura, il CNR-IRPI, il Soccorso Alpino Valdostano, e prevede inoltre il coinvolgimento delle guide alpine formate attraverso appositi corsi (FSE). Queste ultime provvederanno a censire e segnalare i fenomeni di dissesto osservati durante la loro normale attività alpinistica, effettuandone una descrizione precisa grazie alle nozioni apprese durante il corso di formazione e ad un'apposita scheda di rilevamento. In particolare verranno annotate la localizzazione del fenomeno, la quota e l'esposizione del punto di distacco, le condizioni della parete rocciosa.
Le segnalazioni, vagliate dall' équipe di Villa Cameron, saranno raccolte in un archivio informatizzato e a quelle di particolare interesse verrà dedicato un apposito sopralluogo, concordato con l'Assessorato, per approfondire l'acquisizione dei dati, determinando i meccanismi di distacco, i volumi coinvolti ed altri elementi.
L'attività è stata intrapresa, in via sperimentale, durante l'estate del 2004 e verrà prevedibilmente proseguita per un periodo di almeno due anni. Si punta, in questo modo, a costituire una banca dati sulla quale potranno essere effettuate analisi statistiche e correlazioni con diversi fattori. In particolare risulterà fondamentale il confronto tra ubicazione e periodo di occorrenza dei crolli e parametri quali la quota, l'esposizione della parete, le condizioni termiche e climatiche del periodo.
L'acquisizione di una casistica significativa permetterà di comprendere in modo più preciso in quale misura le variazioni termiche dell'ambiente esterno influenzano le condizioni e la presenza di permafrost all'interno degli ammassi rocciosi e, soprattutto, quanto tali variazioni si traducano in fenomeni di crollo ed instabilità.
Queste osservazioni dovranno inoltre essere correlate con altre ricerche specifiche, svolte in particolare dall'ARPA Valle d'Aosta e relative alla misura delle temperature interne agli ammassi rocciosi in rapporto alle condizioni climatiche esterne.
L'integrazione di tutti questi risultati permetterà di ottenere un quadro di conoscenza più preciso sulla distribuzione del fenomeno del permafrost, sulla sua evoluzione in conseguenza del riscaldamento climatico, e sugli effetti che tali fenomeni producono a livello di stabilità delle pareti rocciose. Uno dei potenziali risvolti di queste conoscenze potrà essere, ad esempio, quello di prevedere, in risposta a determinate condizioni climatiche, in quali fasce altimetriche e settori di versante sia ragionevole attendersi il verificarsi di fenomeni di crollo, migliorando la gestione del rischio nelle aree interessate dalla presenza o dalla frequentazione umana.
MONITORAGGIO DEI GHIACCIAI VALDOSTANI: I RISULTATI DELLA CAMPAGNA ESTATE 2004
Nell'ambito delle attività istituzionali di gestione del territorio, la Regione Autonoma Valle d'Aosta dispone di una Banca Dati Glaciologica regionale (BDGR). La Fondazione Montagna sicura è stata incaricata, a partire dal 2004, di gestire il database organizzando una campagna glaciologica per il reperimento di dati.
La fase di monitoraggio è stata impostata seguendo alcune linee guida dettagliate dal Direttore della Direzione Prevenzione Rischi Idrogeologici, il Geol. M. Pasqualotto. Sono stati selezionati 37 apparati glaciali con i seguenti criteri:
- appartenenza e rappresentatività di tutto il territorio valdostano;
- scelta di apparati non monitorati da altri organi (ad esempio Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, ARPA V.d.A.);
- differenti tipologie di apparati.
Le tipologie di monitoraggi effettuate sono state le seguenti:
- rilievi, con tecnica GPS, delle fronti glaciali e di particolari interessanti delle zone periglaciali ed epiglaciali;
- creazioni di capisaldi fotografici per lo scatto di immagini comparabili nel tempo;
- misurazioni degli spessori nevosi nei bacini di accumulo dei ghiacciai.
L'operatività sul campo è stata affidata principalmente ad un pool di guide alpine formate con il contributo del Fondo Sociale Europeo. Si è inoltre reso necessario l'utilizzo dell'elicottero, gentilmente messo a disposizione dalla Protezione civile, il quale ha permesso di ottimizzare rilievi.
La campagna, essendo la prima organizzata dalla Fondazione Montagna sicura, ha avuto un carattere sperimentale ed è stata oggetto di diversi ritocchi in fase di svolgimento.
Sono state impostate due fasi di rilievo in due periodi distinti corrispondenti rispettivamente all'inizio e alla fine della stagione di ablazione, dove si intende il periodo nel quale le temperature sono tali da consentire lo scioglimento del ghiaccio di ghiacciaio e parte della copertura nevosa sulla superficie degli apparati. Convenzionalmente si fa coincidere la stagione di ablazione con i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre (mese nel quale solitamente arrivano le prime nevicate in quota). La scelta di effettuare due sessioni di rilievo ha permesso di mettere in luce gli effetti dell'estate 2004 sugli apparati glaciali.
Uno dei dati più frequentemente raccolti negli anni, dai vari operatori del Comitato Glaciologico Italiano, è sicuramente la posizione delle fronti glaciali. Queste forniscono un'idea immediata dello stato di salute dell'apparato anche se non sono in fase con gli effetti climatici della stagione di ablazione in corso. Questo fattore è tanto più marcato quanto maggiore è la dimensione e lo sviluppo del ghiacciaio osservato. In pratica la registrazione di un ritiro della fronte è sicuramente l'effetto di condizioni climatiche delle stagioni passate e non di quella in corso. La tecnica GPS (Global Positioning System) ha reso molto più preciso ed immediato il tracciamento della posizione delle fronti. È sufficiente, infatti, percorrere a piedi il perimetro da rilevare in modo da permettere al ricevitore GPS di acquisire i dati di posizione. Non è sempre stato possibile effettuare questa operazione perché alcuni dei 37 ghiacciai monitorati presentavano una fronte "sospesa" ovvero posizionata in corrispondenza di una balza rocciosa e quindi non raggiungibile in piena sicurezza. Per alcuni apparati è stato possibile, inoltre, rilevare particolari morfologie come piccoli laghi epiglaciali (sulla superficie del ghiacciaio), coni di ghiaccio, bocche di uscita di torrenti endoglaciali, ecc... A titolo di esempio si porta il caso del laghetto epiglaciale formatosi sul ghiacciaio del Mont Gelé; avendo rilevato il suo perimetro, nel corso delle prossime campagne si potranno fare delle valutazioni sul suo cambiamento morfologico e quindi anche sulle eventuale "stato di salute" dell'apparato.
La seconda tipologia di monitoraggi, anch'essa nel pieno rispetto della tradizione dei rilievi glaciologici, ha visto la creazione di capisaldi fotografici dai quali scattare immagini paragonabili nel tempo. L'impiego dell'elicottero ha inoltre permesso di poter creare capisaldi in punti non facilmente raggiungibili ma particolarmente indicati per scattare immagini panoramiche degli apparati considerati. Questo tipo di dati ha anche il grande vantaggio di essere paragonabile in modo diretto tramite l'osservazione di due fotogrammi scattati in diversi periodi dai quali si possono individuare immediatamente "a vista" le eventuali differenze presenti; se si osserva, ad esempio, la serie di immagini scattate dal caposaldo posizionato in prossimità della fronte del ghiacciaio del Verra Grande, si può notare immediatamente come la fronte si sia notevolmente assottigliata facendo emergere un grosso blocco di pietra. Questa "semplice" indagine fotografica è di straordinaria importanza ai fini glaciologici ed è una delle prime tecniche di monitoraggio utilizzate nella storia.
La terza tipologia di rilievi messa in atto è stata la misurazione degli spessori nevosi nei bacini di accumulo dei ghiacciai. Sono stati scelti 10 apparati tenendo conto di fattori quali l'appartenenza a differenti gruppi montuosi (quindi marcate differenze climatiche), differente esposizione al sole ed infine differente quota del bacino di accumulo. In particolare, sono stati eseguiti dei sondaggi a quote anche prossime ai 4000 m, cosa che ha permesso di fare alcune interessanti riflessioni: le abbondanti nevicate dell'inverno avrebbero potuto far supporre un'elevata presenza di neve residua nelle zone di accumulo; questo è vero solamente in parte, in quanto sono stati trovati spessori residui, al termine della stagione di ablazione, solamente al di sopra di una certa quota che può indicativamente essere posizionata intorno ai 3200 m s.l.m. Al di sotto di tale quota, nonostante i buoni valori di accumulo sondati nel corso della prima campagna, è stato riscontrato un quasi totale scioglimento del manto di copertura. Da notare come a parità di quota e di esposizione, sul settore del Monte Bianco si sia riscontrato un maggiore accumulo nevoso rispetto agli altri gruppi montuosi.
Tutti i dati rilevati durante le campagne sono stati inseriti all'interno della BDGR con conseguente aggiornamento delle schede relative ai 37 ghiacciai monitorati nelle 2 campagne svolte:
- tracce delle fronti glaciali nella posizione aggiornata al 2004;
- coordinate cartografiche dei capisaldi di ripresa fotografica;
- immagini scattate dai capisaldi;
- coordinate cartografiche della zona dei sondaggi con relativi spessori del manto nevoso.
Al fine di aggiornare anche i dati relativi agli apparati esclusi dal monitoraggio più approfondito, nei mesi di settembre e ottobre sono state effettuate quattro giornate di volo in elicottero che hanno permesso di acquisire una documentazione fotografica completa su quasi tutti i ghiacciai presenti sul territorio valdostano. Sono state acquisite:
- circa 700 immagini su pellicola nel formato fotocolor 6x6;
- circa 600 immagini digitali ad una risoluzione di 6.2 Mpixel.
A fronte dell'esperienza acquisita durante la campagna 2004, anche per il 2005 si intende proseguire le attività di monitoraggio ripetendo ed affinando le misure effettuate.
3° CONGRESSO MONDIALE SULL'EDUCAZIONE AMBIENTALE
Si svolgerà a Torino dal 2 al 6 ottobre 2005 il Terzo Congresso Mondiale sull'Educazione Ambientale, rivolto al più ampio numero possibile di partecipanti, professionisti e appassionati.
Obiettivo primario del Congresso è quello di scambiare buone pratiche e riflessioni a livello mondiale, sviluppare le principali tematiche dell'agenda mondiale sull'educazione ambientale e discutere insieme tesi e proposte presentate nelle relazioni e nei poster provenienti da tutto il mondo.
Gli obiettivi principali del Congresso sono:
1. Sottolineare e analizzare il ruolo dell'educazione, della formazione, dell'informazione e della ricerca ambientale per lo sviluppo di una società equa, democratica, partecipativa e amica dell'ambiente, rispettosa della vita sul pianeta, nell'armonia tra popoli e tra esseri umani e altre specie viventi.
2. Stabilire un più diretto e continuativo scambio di buone pratiche tra tutti i Paesi del mondo, dove l'educazione ambientale sta conoscendo una significativa crescita e sta affrontando tematiche di grande interesse, come la democrazia partecipativa, l'educazione alla cittadinanza, la gestione equa e sostenibile delle risorse naturali, l'ecoturismo…
3. Dare visibilità internazionale alla ricerca e alle realizzazioni dell'educazione ambientale nei rispettivi Paesi.
4. Contribuire alla Decennio mondiale dell'educazione per lo sviluppo sostenibile ("DESD - United Nations Decade of Education for Sustainable Development").
5. Indicare campi di pratica e di ricerca su cui fare il punto nel successivo congresso del 2007.