Sulla sensibilità dell'ambiente di montagna agli effetti antropici non è necessario aggiungere altre parole rispetto a quelle già scritte sino ad oggi. L'alpinismo e l'escursionismo romantico prevedevano infatti, volenti o nolenti, un approccio altrettanto romantico al territorio rispettando, di fatto, gli equilibri caratterizzanti l'ambiente montano. Oggi le esigenze sono cambiate, alcune giustamente, altre probabilmente meno.
La vita di alpeggio, ad esempio, prevede oggi l'utilizzo di energia per lo svolgimento delle diverse attività legate alla conduzione dell'azienda agricola, dalla mungitura al lavaggio dei contenitori del latte; le abitazioni stesse dei lavoratori dell'alpeggio consentono, giustamente, uno stile di vita più comodo e simile, per quanto possibile, a quello condotto nei mesi invernali nei paesi o in città.
Per quanto riguarda l'alpinismo e l'escursionismo il numero dei fruitori è decisamente aumentato e le aspettative sulla ricettività si sono trasformate; strutture più capienti e più comode hanno necessariamente portato ad una maggiore richiesta di energia.
Affinché la fruizione di un ambiente così delicato come quello montano sia sostenibile è necessario che la produzione di energia avvenga il più possibile attraverso fonti di energia rinnovabili. Le fonti energetiche da privilegiare risultano quindi quella idroelettrica, quella solare termica e quella fotovoltaica.
Le esigenze da soddisfare sono essenzialmente la generazione di energia elettrica per l'illuminazione, per le apparecchiature ed eventualmente per il riscaldamento e di quella termica per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda.
Probabilmente in presenza di risorsa idrica consistente, in termini di salto o di portata, la generazione idroelettrica rappresenta sicuramente la fonte di energia privilegiata e da privilegiare per le sue caratteristiche di semplicità tecnologica e di impatto ambientale. Se la disponibilità di potenza è adeguata risulta altresì possibile fornire energia elettrica per il riscaldamento non dovendo in tal modo ricorrere ad altre risorse energetiche. L'attenzione va posta, in questo caso, al rispetto delle caratteristiche e peculiarità idriche del corso d'acqua utilizzato, sia in termini di opere da realizzare che di risorsa idrica da derivare.
L'utilizzo di strutture in montagna è concentrato prevalentemente durante la stagione estiva, periodo dell'anno in cui l'energia solare è maggiormente disponibile. Risulta possibile, quindi, produrre acqua calda attraverso l'installazione di collettori solari o produrre energia elettrica attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici. Per il riscaldamento, in questo caso, potrebbe risultare necessario, ove possibile, l'integrazione dell'impianto di riscaldamento attraverso l'installazione di una stufa a legna o a pellets.
Oltre a considerazioni puramente ambientali, in diversi casi il ricorso alle tecnologie sopra citate risulta conveniente economicamente; da una ricerca dell'Università di Torino, infatti, per distanze dalla linea elettrica di distribuzione sopra i 2500 metri e per potenze superiori ai 6 kW risulterebbe più conveniente il ricorso all'installazione di un impianto fotovoltaico piuttosto che una linea elettrica aerea.
I costi elevati di tali tecnologie - soprattutto per la generazione fotovoltaica - rispetto, ad esempio, ad una generazione tramite motogeneratore a gas o a gasolio sono in diminuzione. Diversi studi prevedono una riduzione dei costi del 20% ad ogni raddoppio delle installazioni che, a questo ritmo, si iniziano ormai a registrare in media ogni due anni e mezzo. Gli scenari per il fotovoltaico diventano allora estremamente interessanti: 1) fra il 2025 e il 2030 potrebbe coprire il 10% della domanda mondiale di energia elettrica; 2) intorno al 2020 raggiungerebbe una buona competitività economica e poco prima del 2030 una piena competitività.
È ormai giunto il momento, sia per i residenti, che per coloro che frequentano l'ambiente montano occasionalmente, che si comprenda a fondo e si agisca in considerazione della necessità di proteggere e preservare questi fragili ecosistemi, che appagano i nostri bisogni materiali e estetici.
"PROGETTO CAI ENERGIA 2000"
Con l'apporto determinante della Comunità Europea e dei suoi programmi THERMIE mirati alla salvaguardia dell'ambiente montano e successivi bandi con obiettivi prioritari per la produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché con la collaborazione dell'ENEL, ENEA, AEM, EDISON, il Club Alpino Italiano ha mosso i primi passi verso un uso più consapevole delle risorse energetiche.
Al 1984 risalgono i primi interventi con l'attivazione di alcuni impianto fotovoltaici, con potenze modeste da 300 a 800 Wp. Ad oggi circa il 70% delle strutture del CAI è equipaggiato con un sistema per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che supplisce almeno in parte al fabbisogno energetico della struttura.
Produrre energia elettrica in loco utilizzando l'acqua fluente, il sole, il vento significa diminuire, se non azzerare, l'utilizzo del gruppo elettrogeno, abbattendo il consumo di combustibile fossile.
Questo significa meno inquinanti in atmosfera, ma anche meno inquinamento acustico, meno rotazioni di elicottero per l'approvvigionamento di carburante e, non ultimo, l'adesione a quella cultura di sostenibilità che frequentatori della montagna dovrebbero orami aver fatto propria.
In questo quadro qualche anno fa nasce l'idea del progetto CAI ENERGIA 2000: concepire un intervento organico su tutto il territorio montano italiano che consideri l'approvvigionamento energetico dei rifugi come un problema di gestione e valorizzazione delle risorse del sito e non come un mero problema economico. Un intervento capace di attivare una economia di scala, abbattendo i costi e premettendo di ottenere i fondi da canali diversi, quali le politiche comunitarie con i vari finanziamenti rivolti allo sviluppo sostenibile.
Il progetto CAI Energia 2000 ha interessto 65 rifugi. Le regioni interessate dal progetto sono Veneto, Piemonte, Lombardia Provinca di Bolzano, Provincia di Trento.
In Valle d'Aosta il progetto prevede l'installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica ed in un caso, il rifugio Perucca, la realizzazione di una centralina idroelettrica. Tutti gli impianti sono dotati di un sistema di acquisizione, visualizzazione e telecontrollo dei principali dati metereologici e di produzione.
I rifugi del Club Alpino Italiano oggetto di interventi per la dotazione di energia nella Regione Valle d'Aosta sono:
- Rifugio AOSTA, Comune di Bionaz (AO);
- Rifugio BOBBA, Comune di Valtournenche (AO);
- Rifugio CUNEY, Comune di Nus (AO);
- Rifugio DALMAZZI, Comune di Courmayeur (AO);
- Rifugio GERVASUTTI, Comune di Courmayeur (AO);
- Rifugio GNIFETTI, Comune di Gressoney-la-Trinité (AO);
- Rifugio GONELLA, Comune di Courmayeur (AO);
- Rifugio NACAMULI, Comune di Bionaz (AO);
- Rifugio PERUCCA, Comune di Valtournenche (AO);
- Rifugio QUINTINO SELLA, Comune di Gressoney-la-Trinité (AO).