La produzione cerealicola in Valle d’Aosta, che nel passato aveva una notevole importanza per l’autosufficienza alimentare della famiglia contadina la quale poco doveva dipendere dal mercato esterno, oggi è limitata. Per fare un salto di qualità il settore ha bisogno di trovare delle soluzioni verso la meccanizzazione della raccolta, che ai nostri giorni non è più proponibile fare a mano, soprattutto sulle ampie superfici.
Queste pagine si propongono di fare il punto sulla situazione di questo settore, che potrebbe avere grandi potenzialità anche in ragione del fatto che le produzioni tradizionali sono sempre più ricercate e valorizzate a livello istituzionale (vedi, ad esempio, l’istituzione del marchio
Saveurs du Val d’Aoste, che nei suoi principi e finalità evidenzia “La promozione e la valorizzazione delle produzioni agroalimentari ed enogastronomiche regionali… con particolare riguardo a tradizione, cultura e territorio valdostano”). In molti villaggi valdostani esistono forni e mulini, dove è usanza produrre il pane nero con tutte le sue varianti tipiche, e numerosissime sono le feste paesane dedicate agli alimenti derivati dai cereali, quali polenta, pane nero,
micoula e
piata.
PREMESSA
In questo articolo sono riportate alcune esperienze e osservazioni pratiche, con l’obiettivo di far conoscere il movimento che esiste tuttora e che ogni anno semina e raccoglie. Il settore è vivo e in salute e produce risultati incoraggianti per il futuro, sebbene riferiti alle nostre ridotte dimensioni aziendali.
Con gli sforzi e le risorse umane messi in campo nell’ultimo quinquennio dall’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali, in particolare dagli uffici periferici di assistenza tecnica, e dal settore di Agronomia dell’Institut Agricole Régional (IAR) si è ottenuto un primo risultato, ossia la tenuta, anzi un leggero incremento, del settore in termini di superficie investita.
In Valle d’Aosta si coltiva principalmente segale
Il merito va soprattutto a quel “nocciolo duro” di coltivatori convinti, che operano per la salvaguardia delle produzioni minori locali anche a fronte di un lavoro faticoso. Queste figure sono state identificate con il termine inglese di
seed savers, letteralmente “conservatori di semi”, cioè agricoltori custodi o salvatori di antiche varietà e di piccole produzioni con alto valore storico, sociale e agricolo.
La loro importanza non è assolutamente da sottovalutare: grazie a loro, infatti, è possibile mantenere le caratteristiche di alcune varietà (ad esempio, per la
segale, i campi di moltiplicazione devono essere distanti almeno un chilometro tra loro, affinché mantengano la purezza varietale). Questi agricoltori non mirano alle alte produzioni, che di solito si ottengono con una varietà commerciale, ma alla qualità del prodotto finale e ad una ben definita specificità, unica in fatto di qualità organolettiche superiori.
SITUAZIONE 2009
Mettendo insieme le semine fatte dalle aziende agricole già nell’autunno 2008 e la distribuzione dei campi di moltiplicazione di varietà seguiti dallo IAR, possiamo evidenziare che nell’anno in corso sono circa trentacinque gli agricoltori che coltivano cereali, su una superficie di circa 5,3 ettari coltivata a segale, frumento, avena e altri cereali minori.
VANTAGGI E PROBLEMATICHE RELATIVI ALLA COLTIVAZIONE DEI CEREALI
In Valle d’Aosta esistono molte zone che storicamente erano coltivate a cereali. Si tratta di superfici vocate con scarsa pendenza che oggi potrebbero essere riutilizzate a tale scopo.
I costi di produzione dei cereali, in particolare segale e frumento, non sono particolarmente alti. Dopo l’aratura, la buona preparazione del letto di semina e la semina stessa, la coltura procede nelle sue fasi senza nessun intervento agronomico.
La segale, ad esempio, non necessita di diserbo o di irrigazione. Anche la concimazione non è necessaria, infatti segale e frumento sono considerate colture “depauperatrici” cioè che sfruttano i residui delle colture precedenti (come il mais e la patata), quindi ben si prestano ad entrare nella rotazione tradizionale dell’azienda agricola.
Quando sono seminati in terreni abbandonati, invece, è necessario riportare sostanza organica al terreno per migliorarne la fertilità e, quindi, la resa. La monocoltura ha da sempre messo in luce la difficoltà della lotta alle infestanti, poiché il ripetersi della stessa coltura produce una selezione naturale di una particolare malerba. La rotazione, per contro, è ancora oggi considerata una delle migliori soluzioni agronomiche. La segale, infine, è il cereale più resistente al gelo e in primavera copre rapidamente il terreno impedendo lo sviluppo di infestanti importanti e dannose.
Prima del trasporto e della battitura è
opportuno approfittare di belle giornate
I costi per la raccolta, la pulizia e la molitura dei cereali, contrariamente a quelli per la loro coltura, sono piuttosto rilevanti e sono dovuti essenzialmente ai costi di meccanizzazione. Per questo sarebbe importante garantire un minimo di superficie e sperare che qualcuno investa nella formula del “contoterzismo”, esteso magari alla gestione di tutte le superfici coltivate in Valle d’Aosta.
Una meccanizzazione che copra tutta la filiera, dalla raccolta alla molitura alla distribuzione, passando magari anche per una certificazione. Come è successo per altri settori, un’associazione di produttori locali potrebbe fungere da referente, rafforzando il legame tra gli interessati, con il conseguente miglioramento delle prospettive di mercato della cerealicoltura locale.
Un’altra difficoltà da prendere in considerazione è l’impatto della fauna selvatica sulle colture, che spesso rende ardua l’attività degli agricoltori.
ALCUNE ESPERIENZE PRATICHE
Si segnalano di seguito alcune esperienze che possono essere utili a coloro che intendono iniziare a produrre cereali. Non si tratta di ricerche scientifiche, ma semplicemente di rilievi sul campo effettuate in collaborazione con i tecnici dello IAR e con gli interessati del settore cerealicolo.
SCELTA DEL SITO
Come già evidenziato precedentemente, la particella da riseminare deve essere accessibile ai mezzi meccanici. Inoltre deve essere sufficientemente distante dai boschi, sia per contenere i danni da fauna selvatica (ungulati e uccelli), sia perché l’ombreggiamento della chioma degli alberi ritarda troppo la maturazione, soprattutto alle quote limite che si possono fissare a circa 1300 metri s.l.m. (storicamente la coltura dei cereali raggiungeva quote anche di 2000 metri).
GESTIONE DELLA COLTURA
Innanzitutto la dose di semina ha la sua importanza fondamentale (gli svizzeri, ad esempio, usano una particolare formula per calibrare la dose in relazione al sito). Semine troppo fitte producono allettamento (un ripiegamento anomalo delle piante) soprattutto nelle varietà con una statura troppo alta. Semine troppo rade favoriscono l’insorgenza di infestanti che riducono la resa ad ettaro. La segale produce un buon accestimento (sviluppo di germogli e fusti secondari) e copre bene il terreno, mentre il frumento copre poco, rendendo necessario l’aumento della dose di semina oppure il diserbo, per evitare di ottenere basse rese o raccolti con molte impurità.
La segale, se non in annate particolarmente siccitose, non va irrigata se non in soccorso, altrimenti facilmente alletta in corrispondenza di varietà con culmo molto lungo. In caso di eccessiva irrigazione è possibile che nel raccolto vi sia la presenza della segale cornuta, pericolosa per la salute umana, che va eliminata. Quindi è preferibile scegliere siti dove il turno di irrigazione sia limitato o meglio gestibile. Anche gli acquazzoni violenti dell’estate hanno un effetto deleterio sulla coltura e peggio ancora fa la grandine, che può distruggere completamente la coltura.
Al momento della raccolta manuale, il seme maturo deve essere asciutto altrimenti necessita di alcuni giorni di esposizione al sole con le fascine poggiate su bancali. Se raccolto meccanicamente la massa del seme deve essere sparso su una superficie a terra pulita e rivoltato periodicamente. Senza asciugatura si possono sviluppare muffe che deprezzano il prodotto, con il rischio di completa distruzione in quanto esso può risultare inutilizzabile persino in campo zootecnico.
Con la segale in sovra maturazione si rischia di perdere troppo prodotto al momento della raccolta manuale o meccanica, in quanto la spiga piegata verso il basso si apre e non trattiene i chicchi, con il frumento il problema è minore in quanto le glumelle racchiudono bene il seme, garantendo una sicura e proficua raccolta.
CONCLUSIONI
La coltura dei cereali ha interessanti potenzialità future. Con un’organizzazione migliore della raccolta e della commercializzazione, senza perdere l’obiettivo della qualità, con normative moderne e con protocolli di produzione ben definiti, può dare interessanti integrazioni al reddito aziendale. La speranza è che il trend, fino ad ora positivo, possa incrementare ulteriormente e le notizie per la campagna 2009 - 2010 sono incoraggianti. Con l’occasione un ringraziamento è d’obbligo a tutti coloro che collaborano assiduamente sul territorio, in particolare agli agricoltori seed savers per il loro impegno e la loro passione che permette concretamente di salvaguardare i nostri prodotti tradizionali, miscelando il “saper essere” con il “saper fare”.
L’ASSESSORATO AGRICOLTURA E RISORSE NATURALI, AL FINE DI REALIZZARE UN CENSIMENTO DEI MACCHINARI PER LA RACCOLTA E LA LAVORAZIONE DEI CEREALI PRESENTI SUL TERRITORIO (BATTITORI, MIETITREBBIE, MIETILEGHE, MULINI, ECC.), INVITA TUTTI COLORO CHE NE POSSIEDONO UNO, ANCHE VECCHIO O INUTILIZZATO, DI SEGNALARLO ALL’UFFICIO PERIFERICO DI ARNAD
(TEL. 0125.966438).
Le fasi della raccolta della segale, che con la meccanizzazione è infinitamente più agevole e consente l’espansione della coltura