Sembra quasi paradossale pensare che per l’agricoltura, da un punto di vista produttivo, questo terribile 2020 sia stato un buon anno. Vino, frutta, miele, lattiero-caseario: mentre il mondo era sconvolto dal diffondersi della pandemia, la natura ha fatto il suo corso e gli agricoltori hanno continuato il loro lavoro, malgrado le maggiori difficoltà. Ora però la perdurante situazione di instabilità e la contrazione dei consumi, dovuta anche alla frenata del turismo, hanno causato grande preoccupazione tra le aziende. È chiaro quindi che il compito più urgente è quello di accompagnare l’intero settore verso un graduale ritorno alla normalità. Siamo già intervenuti con misure straordinarie e l’anno prossimo interverremo con nuovi aiuti.
In questo scenario, vorrei però guardare al 2021 con ottimismo. Su scala globale, come nella nostra realtà, l’agricoltura riveste un ruolo sempre più centrale, per il suo contributo nella lotta ai cambiamenti climatici, per la difesa della biodiversità, la tutela dell’ambiente contro i rischi naturali, la sicurezza alimentare, lo sviluppo equilibrato delle comunità, le nuove opportunità offerte ai giovani. Le sfide che ci attendono sono molte e proprio da queste possiamo ripartire.
Dovremo per esempio porre le basi del nuovo Programma di sviluppo rurale, che, come è noto, rappresenta la principale fonte di finanziamento del settore agricolo e forestale e nel quale vogliamo far valere le nostre specificità. Lavoreremo a tavoli regionali di confronto con tutti i referenti del settore, per definire le priorità da proporre in sede di negoziazione. Tra queste, ci sarà sicuramente un sistema di accesso agli aiuti più snello, sia per i beneficiari sia per gli uffici, così come una maggiore attenzione alle piccole realtà, un rafforzato impegno a favore dei giovani e tutti gli interventi volti a sostenere l’agricoltura di montagna: zootecnia, viticoltura, frutticoltura, promozione dei prodotti, settori minori, investimenti, ricambio generazionale.
Un altro importante obiettivo al quale ci dedicheremo riguarda la nuova legge per l’Institut Agricole Régional: è da sempre punto di riferimento per il mondo agricolo valdostano e ora vogliamo valorizzarne ulteriormente il ruolo nella formazione e nella ricerca applicata.
Anche le risorse naturali saranno al centro dell’attività che ci aspetta: penso alla manutenzione del territorio attraverso il lavoro dei cantieri forestali, alla cura della rete sentieristica, alla valorizzazione della risorsa boschiva, alla prevenzione dei danni da selvaggina, alla redazione del nuovo piano faunistico-venatorio. E mi riferisco chiaramente anche al prezioso ruolo del Corpo forestale della Valle d’Aosta, nell’assicurare il delicato equilibrio tra agricoltori, enti locali e fruitori della montagna. Tutti ambiti che, grazie all’attuale assetto dell’Assessorato che ha di nuovo raggruppato i Dipartimenti agricoltura e risorse naturali, potranno essere gestiti in modo sinergico e complementare.
Sono temi complessi e per affrontarli è necessaria la collaborazione tra tutti i soggetti interessati, perché il contributo di ognuno è prezioso, in termini di esperienza, proposte e anche di critica. E perché, ne sono convinto, i risultati migliori si raggiugono lavorando insieme.
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