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La Dichiarazione di Chivasso
Il 19 dicembre del 1943 nella casa del geometra Edgardo Pons a Chivasso si incontrarono Émile Chanoux e Ernest Page, in rappresentanza della Valle d'Aosta, con Giorgio Peyronel, Mario Alberto Rollier, Osvaldo Coisson e Gustavo Malan, in rappresentanza delle Valli Valdesi, per sottoscrivere la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine. Federico Chabod non partecipò all'incontro, ma, per il tramite di Peyronel, fece pervenire un suo contributo dattiloscritto. Nel corso della riunione vennero esaminati e discussi alcuni memoriali, preparati nelle settimane precedenti, che sintetizzavano le richieste di particolari forme d'autonomia per le valli alpine.
Dalla lettura dei documenti preliminari discussi a Chivasso risulta una differente impostazione politico-culturale tra i Valdesi, in particolare Rollier, e Chanoux da una parte, e Federico Chabod dall'altra. Infatti, quest'ultimo nel suo breve scritto, dopo aver denunciato i pericoli di nuovi irredentismi, ribadisce per ben due volte la necessità da parte delle valli bilingue di rimanere unite all'Italia di domani, e, soprattutto, indica la via di una pura e semplice autonomia meramente amministrativa all'interno dello Stato italiano. Viceversa, negli altri documenti si fa esplicito riferimento al federalismo e ad un'autonomia fondata sul modello cantonale. In particolare, Chanoux, che commenterà la Dichiarazione di Chivasso nello scritto Federalismo e autonomie, pubblicato, per interessamento di Franco Venturi, nei "Quaderni dell'Italia libera", organo clandestino del Partito d'Azione, indicò una prospettiva radicalmente diversa da quella avanzata da Chabod, ovvero quella del federalismo. Egli proponeva la costituzione di uno Stato federale: «In una federazione italiana spetterà alle popolazioni singole la costituzione delle regioni o cantoni federati. Dovrà essere una loro manifestazione di volontà a costituire i nuovi organismi politici dello stato federale. Manifestazione primordiale, basilare, contemporanea alla formazione della costituente nazionale». Chanoux proponeva come modello la Svizzera. «Un regime federale, sul tipo svizzero, è garanzia di reciproco rispetto nell'interno degli stati e nell'interno del continente europeo».
A conclusione dell'incontro di Chivasso venne sottoscritta una dichiarazione contenente il «minimum indispensabile, perché quelle regioni possano rinascere a nuova vita». Nacque così la Dichiarazione di Chivasso che conteneva le rivendicazioni autonomistiche delle popolazioni alpine. Il documento esaltava il principio, largamente presente nell'opera e nell'azione di Chanoux, del federalismo quale strumento di organizzazione dello Stato. In esso, infatti, leggiamo: «Il federalismo rappresenta la soluzione del problema delle piccole nazionalità e la definitiva liquidazione del fenomeno storico degli irredentismi. Un regime federale repubblicano a base regionale e cantonale è l'unica garanzia contro un ritorno della dittatura». Vennero così stabilite le basi teoriche dell'autonomia delle valli alpine che affondano nel superamento del sistema monarchico, che aveva consentito le involuzioni reazionarie del fascismo, e nell'opzione per un regime federale repubblicano a base regionale, da realizzare all'interno dello Stato italiano completamente rinnovato e tale da assicurare le libertà fondamentali dell'individuo e delle comunità di cui esso è parte.
Testo autografo della dichiarazione presentata da Émile Chanoux alla riunione di Chivasso dei rappresentanti delle valli alpine
Ernest Page, esponente del Partito polare italiano, presente assieme ad Émile Chanoux alla Dichiarazione dei rappresentati delle popolazioni alpine
Federalismo e autonomie di Émile Chanoux, nel testo edito dal Partito d'Azione nei "Quaderni dell'Italia libera"