La Comunità montana Gran Paradis comprende 13 comuni sette dei quali hanno gran parte, o tutto il loro territorio, come nel caso di Valsavarenche, all’interno del Parco nazionale Gran Paradiso. La presenza del più antico parco italiano ha contribuito a tracciare la storia naturalistica della Valle d’Aosta e si può ragionevolmente affermare che questa comunità ha una vocazione per così dire, storica, verso l’ambiente naturale. In quest’articolo cercherò di descrivere brevemente le molte emergenze che si trovano “intorno” alla più famosa area protetta ma che testimoniano l’elevato valore naturalistico dell’intero comprensorio. Il nostro breve viaggio può iniziare dalla valle di Cogne, vero e proprio laboratorio naturale per moltissimi studiosi di botanica; la ricchezza floristica di quest’area è ampiamente documentata, proprio recentemente l’“Herbarium Alpium Occidentalium”, edito dal Museo regionale di Scienze naturali, ha riportato i risultati di oltre 60 anni di studi floristici, svolti in gran parte a Cogne da Bruno Peyronel e Vanna Dal Vesco, due eminenti ricercatori dell’Università di Torino. Buona parte del territorio di questo Comune è compresa nell’ampia Zona di protezione speciale “Mont Avic-Mont Emilius”. L’area, istituita per salvaguardare numerose specie di uccelli, interessa il versante orografico destro della valle di Cogne, prevalentemente sopra i 1600 metri di altitudine e abbraccia i valloni della valle centrale, da Charvensod fino a Donnas. Al suo interno troviamo alcuni Siti di importanza comunitaria, i Valloni dell’Urtier e del Grauson, che si distinguono per l’eccezionale concentrazione di specie botaniche, rare in valle e nell’intero territorio nazionale, come la Potentilla multifida, l’Aethionema thomasianum o Saxifraga diapensiodes (per citarne solo alcune). Sempre sul versante destro della valle centrale si trova il sito dell’Astragalus alopecurus, specie eurasiatica, molto rara in Europa e per questo motivo inserita nelle liste rosse dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). È una specie esteticamente molto bella, oggetto di instancabili ricerche da parte di illustri botanici già dal 1800 e segnalata, oltre che in questo luogo, anche nella bassa Valtournenche. Sulla sinistra orografica della bassa valle di Cogne, in Comune di Aymavilles, si trova il Pont d’Ael; il microclima di questa zona, conosciuta più per il famoso acquedotto romano, ha favorito lo sviluppo di una vegetazione di tipo steppico e mediteraneo, mentre la forra ospita l’habitat prioritario del Tilioacerion. Questo è anche il regno delle farfalle. È frequente, infatti, osservare numerose specie di lepidotteri, alcuni di rara bellezza, che trovano qui il loro ambiente ideale. Il castello di Aymavilles, poi, è storicamente associato ai pipistrelli. Due torri, in particolare, hanno ospitato per diversi anni una colonia riproduttiva di Myotis myotis, specie di grande interesse conservazionistico perché a rischio di estinzione. Il sito è ecologicamente connesso alle vicine miniere di Pompiod, il più importante luogo di ibernazione a livello regionale per diverse specie di chirotteri, e alla cattedrale di
Aosta, sito d’elezione per un’altra colonia riproduttiva, quella di Rhinolophus ferrumequinum. Da tempo, l’Amministrazione regionale attua un costante monitoraggio scientifico di questi interessanti mammiferi ed ha attivato numerose iniziative di protezione e di divulgazione. I chirotteri prediligono spesso i monumenti o gli edifici storici come luoghi di rifugio e questo comporta, necessariamente, problematiche complesse, in particolare in caso di interventi di restauro; la proficua collaborazione avviata in Valle d’Aosta con i competenti uffici regionali preposti alla tutela di questi edifici ha permesso finora di trovare il giusto compromesso tra le diverse esigenze. Gli interventi di restauro del castello, così come quelli in corso nel sottotetto della cattedrale, sono spesso citati come positive esperienze in tal senso. Semplici accorgimenti in fase di progettazione, come la definizione di un cronoprogramma lavori rispettoso dei periodi in cui gli animali utilizzano le strutture o, ancora, soluzioni che non alterino in modo definitivo le zone utilizzate, permettono la salvaguardia del bene monumentale e delle colonie dei chirotteri. La presenza dei pipistrelli, se opportunamente documentata con pannelli e altri dispositivi, può costituire poi un ulteriore motivo di interesse per la popolazione e i turisti; il 13 semplice posizionamento di videocamere che permettono di visualizzare gli animali senza arrecare loro disturbo rappresenta un esempio in tal senso. Proprio quest’anno, per favorire la conoscenza di questi animali, del loro ruolo come bioindicatori e per smentire sciocche credenze popolari, è stato avviato un progetto didattico che coinvolge le scuole locali. Spostandoci nella valle di Rhêmes, gli ambienti calcarei d’alta quota dell’omonima valle, confinanti con il Parco nazionale, ospitano conche glaciali, morene e substrati calcarei, piuttosto rari in Valle d’Aosta, su cui si sono sviluppati habitat prioritari come i Pavimenti calcarei, le sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion), i nardeti e altre stazioni floristiche di rilievo. L’area, segnalata da tempo per il suo valore botanico-vegetazionale, riveste anche notevole interesse faunistico, come zona di migrazione transfrontaliera dello stambecco tra il Gran Paradiso e il vicino Parco francese della Vanoise. Sul versante orografico sinistro della bassa Valgrisenche ecco la riserva naturale del Lolair, una piccola zona umida inserita in una conca glaciale dove è facile apprezzare il contrasto tra la vegetazione tipica degli ambienti lacustri intorno allo stagno, costituita prevalentemente da carici, e quella dei pendii soleggiati, aridi, dove si trova la rarissima Potentilla pensylvanica. Lolair è un luogo magico, nascosto, la cui visita riserva non poche sorprese, sia dal punto di vista naturalistico sia per l’atmosfera che lo avvolge. Sempre sul versante sinistro, ma in alta Valgrisenche, si possono ammirare gli ambienti d’alta quota, situati ad oltre 2000 metri di altitudine, un altro sito di importanza comunitaria in condizioni di elevata naturalità che ospita habitat e specie vegetali di rara bellezza. Qui si trova l’unica stazione nota per la Valle d’Aosta di Carex
atrofuscae.Uno sguardo verso il fondo valle, verso Saint-Pierre e Sarre, ci permette di scorgere Mont Torretta - Bellon, un sito che offre un aspetto decisamente diverso dagli altri. Qui la presenza dell’uomo ha contribuito a disegnare, negli anni, un paesaggio agrario, un mosaico di natura e tradizione. Qui, sui versanti assolati, le specie vegetali di origine mediterranea e steppica coesistono con i vigneti e i terrazzamenti frutto dell’attività umana, ora in gran parte abbandonata, e con le numerose specie di uccelli che frequentano l’area, come il Biancone, l’Occhiocotto e l’Ortolano, per citarne solo alcune. Il viaggio si conclude al Castello di Saint-Pierre, dove ha sede il Museo regionale di Scienze naturali. Istituito nel lontano 1985 in gran parte grazie all’impegno di Efisio Noussan e alla sua passione per le bellezze naturali della Valle d’Aosta, il museo è oggi chiuso. L’Amministrazione regionale, il Comune proprietario del castello e l’Ente Museo, sono già da qualche anno impegnati in un complesso progetto di restauro e risanamento conservativo. Il progetto è volto a risolvere le emergenze di tipo strutturale dell’edificio storico che non ne permettevano più l’apertura al pubblico e, al tempo stesso, rinnovare, secondo più attuali criteri museografici, l’esposizione interna, ormai datata, permettendone una fruizione annuale. Come si può facilmente intuire, trattandosi di un bene monumentale, il progetto è piuttosto articolato e coinvolge numerosi soggetti preposti alla sua tutela; tuttavia, il progetto esecutivo del primo lotto di interventi è pressoché ultimato e si può ipotizzare un avvio dei lavori nel 2010.
Note bibliografiche:
• Guida alla flora della Valle d’Aosta, M. Bovio, M. Broglio, L. Poggio, 2008
• Natura 2000 Images du réseau écologique européen, RAVA, 2007
• Chiroptères, connaître et protéger les chauvessouris, E. Patriarca, P. Debernardi, RAVA, 2006
• Siti di particolare pregio naturalistico in Valle d’Aosta, RAVA, 1998
• Cento fiori in Valle d’Aosta, L. Poggio, M. Bovio, 1996