“Narra la leggenda che a due viandanti che, passando per Arvier, chiedevano di incontrare il parroco, la domestica rispondesse “il soufre à l’enfer”. Intendeva dire “è all’inferno che soffre” oppure “è all’inferno che dà lo zolfo”? In realtà si riferiva alle vigne dell’Enfer, così chiamate perché situate in un magnifico anfiteatro naturale a piena esposizione sud, con un microclima caldissimo, sebbene poste a 800 m s.l.m. in Valle d’Aosta. Il vitigno coltivato è prevalentemente la varietà autoctona Petit Rouge.
Sin dal 1312 Rodolphus de Avisio possedeva una vigna a Gollyz Richard. Vent’anni dopo un’altra reconnaissance cita nuovamente un pezzo di terra, vigna, terreni, alberi ed una casa posta all’interno del detto appezzamento sito del territorio di Liverogne nel luogo chiamato Golly Richard. Dunque, da almeno 700 anni, ad Arvier si produce un vino dalla grande storia: l’Enfer d’Arvier. Intenso, dal sapore corposo, è stato tra i primi vini valdostani ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata, sin dal 1972. I vigneti da cui trae origine sono siti prevalentemente alla sinistra orografica della Dora Baltea in comune di Arvier, laddove un anfiteatro naturale, solcato da profondi gradoni che interrompono la forte pendenza della montagna, permette alla vite di svilupparsi nelle condizioni migliori, originate da una costante e fortissima irradiazione solare che riscalda il suolo tanto da far meritare al sito l’appellativo di “enfer” (inferno). Nel 1978 è nata la Co-Enfer, una cooperativa che gestisce l’intero processo di attività vitivinicola sino alla commercializzazione del vino, vero e proprio gioiello dell’enologia alpina. 107 soci conferiscono ogni anno l’eccezionale prodotto di nicchia (non più di 50.000 bottiglie) realizzato per l’85% con uve del vitigno autoctono Petit rouge, integrato per la restante porzione con 5 tipologie di vitigno autorizzate dal Disciplinare di produzione.
Dal 2005 l’ingresso di nuovi soci provenienti da Avise ha consentito la realizzazione di nuovi vini: il Pinot Gris Soleil Couchant e l’autoctono Mayolet che, coltivato ai piedi di due splendidi manieri medioevali, assume il nome di Vin des Seigneurs. La nuova cantina in cui è ospitata Co-Enfer, esempio di intelligente rivisitazione della tradizionale architettura di montagna, si avvale di tecnologie avanzate, pur conservando i tradizionali protocolli di lavorazione. La cantina cura 8 ettari di vigneto tra i due comuni e produce all'incirca 65.000 bottiglie di vino. Co-Enfer ospita, dal 2008, la società consortile Quattremilles mètres - Vins d’Altitude, espressione della sinergia di tre storiche cantine Valdostane, (Co-Enfer, Cave du Vin Blanc e Crotta di Vegneron) consociatesi per produrre vini spumanti realizzati con Metodo Classico, Italiano ed Ancestrale.
È importante chiarire che non si tratta di una fusione delle tre cooperative ma di una joint venture volta ad ottimizzare le strutture e a far crescere l’immagine e l’offerta commerciale al fine di individuare nuovi sbocchi di mercato.
Gli sforzi di aggregazione effettuati all’interno del settore del vino in Italia hanno registrato una forte impennata già dal 2006, sia sul fronte consortile che su quello della rappresentanza associativa. Lo scorso marzo ha debuttato ufficialmente il nuovo consorzio unico del Chianti Classico. Non è sicuramente un caso che in Italia i primi tre produttori per giro d’affari siano tre consorzi di Cooperative: Caviro (Ra), Giv (VR) e Cavit (Tn). Con la chiara consapevolezza che i numeri di bottiglie e di fatturati delle tre cooperative di Morgex, Arvier e Chambave non sono paragonabili ai colossi italiani appena citati, rimane tuttavia chiara una tendenza di settore a cui anche ai numeri piccoli è richiesto un adeguamento gestionale. Con l’obiettivo di coordinare la produzione delle tre aziende, ridurre i costi di gestione sul lungo termine, integrare la commercializzazione evitando inutili concorrenze,
Quattremilles mètres ha come principale scopo il mantenimento della redditività dei 65 ettari coltivati sulle tre zone. Per quanto possa sembrare strano alleanze di questo tipo non sono una novità in Valle d’Aosta. Bic Louis Napoléon nel 1882 scriveva “…si les forces isolées de chaque producteur sont impuissantes à obtenir de grands résultats, l’association d’un certain nombre de personnes sérieuses, honnêtes, intelligentes, ayant à coeur l’amour du progrès et l’intérêt économique et financier de leur pays pourraient former un centre d’action…” L’orgoglio di una storia enologica antica, la consapevolezza e la responsabilità di gestire un patrimonio viticolo unico sul panorama enologico europeo per la sua bellezza e fragilità hanno spinto i presidenti delle tre cooperative a trovare una base comune di lavoro che verrà scritta e costruita nei prossimi anni, non a caso ad Arvier.