DJOUIE
Nel Medioevo le "maladières" destinate ad isolare i malati contagiosi erano poste in prevalenza sulle isole della Dora.
LE "MALADIERES"
di Ezio Gerbore
Lungo le vie che risalivano dalla pianura padana verso i due principali colli valdostani erano stati creati nel corso del Medioevo svariati
hospitales
. Si trattava, contrariamente a quanto spesso viene immaginato nella cultura popolare, non di ospedali nel senso moderno della parola, cioè istituti destinati alla cura dei malati, bensì di ospizi riservati al ricovero gratuito dei pellegrini in transito. Costoro in genere si recavano verso luoghi di culto, come Roma o Gerusalemme od ancora San Giacomo di Compostella. Accanto a questi numerosi luoghi di ospitalità si collocavano le
maladeriae
o
maladières
nate per un fine completamente diverso rispetto a quello degli hospitales. Le
maladières
erano infatti dei ricoveri in cui erano raccolti i malati di lebbra. La lebbra era, all'epoca, una malattia che sollevava un grande allarme sociale, anche se in verità la sua diffusione era tutto sommato assai lenta e certamente meno mortifera rispetto alle molteplici epidemie conosciute con il termine generico di peste. Ciò che faceva della lebbra una malattia molto temuta era la degradazione progressiva del corpo del malato. Costui vedeva brandelli di sé staccarsi pian piano e diveniva una maschera orrenda priva di dita, naso e lobi auricolari. La malattia, in questo suo accanirsi su di un corpo vivente trasformandolo quasi in cadavere semovente, era considerata una punizione di Dio molto più atroce della stessa morte. D'altra parte la possibilità di guarigione era assolutamente remota e, mentre per la peste la possibilità era o una morte relativamente rapida, pur se dolorosa, la prospettiva per il malato di lebbra era di continuare a vivere per anni mentre il proprio corpo stava disfacendosi. Per tenere lontani i lebbrosi erano nate norme assai severe, che li marginalizzavano rispetto alla società da cui provenivano, proprio perché essi venivano considerati non veramente dei malati, mai dei colpevoli di chissà quale colpa, puniti in questo modo dalla volontà divina. In tutti i paesi d'Europa erano quindi nate le
maladières
, luoghi deputati alla segregazione dei malati di lebbra, in modo che essi fossero tenuti lontano dagli altri uomini. In valle d'Aosta le
maladières
erano almeno due, situate una a Saint-Christophe e l'altra a Donnas.
La
maladière
di Saint-Christophe
A quanto tramandano alcune fonti documentarie, la
maladeria
di Saint-Christophe sarebbe stata eretta tra la metà del dodicesimo secolo e l'inizio del tredicesimo dai signori di Quart. Con l'andare del tempo e l'abbandono, la costruzione che lo ospitava è scomparsa. In realtà piuttosto che parlare di costruzione singola è opportuno specificare che si trattava di un complesso di edifici comprendenti una cappella e almeno tre case. Attraverso i testi che ne riferiscono è possibile stabilire la sua collocazione in prossimità della strada che collegava la città di Aosta alla pianura padana, cioè la principale arteria della valle centrale. I fabbricati che costituivano l'insieme si innalzavano su di un territorio di più di tre ettari comprendente prati, pascoli, saliceti ed isole. La proprietà infatti si prolungava sino alla Dora che costituiva certamente per la
maladière
un vicino scomodo tanto nel 1425 Oger Moriset, allora vescovo di Aosta, richiese un intervento ducale. Il vescovo chiedeva che si ponesse rimedio alla voracità del fiume che continuava a minacciare i beni della fondazione benefica. Con il sopralluogo dell'undici agosto di quell'anno, operazione svolta alla presenza dello scudiere del duca, Hugues Echampier, venne presa la decisione di costruire delle dighe e di modificare il corso della Dora. Forse gli interventi non furono portati a termine subito o non ebbero un esito completo, dato che il primo aprile del 1426 una relazione riferiva che l'impetuosità delle acque del fiume tendeva a corrodere direttamente il suolo del lato della strada pubblica della parte anteriore del muro della cappella e degli edifici che le erano contigui.
Il tempo della
maladière
comunque era quasi concluso. Il pericolo della lebbra, che aveva giustificato la creazione del ricovero per i malati, non era più così incombente per cui si pensa che la sua funzione venne a concludersi tra il 1430 ed il 1450. Ovviamente la proprietà mantenne la sua consistenza nei secoli seguenti. L'ultima ad essere abbandonata fu forse la cappella. In essa era stata collocata, dopo la traslazione delle reliquie del santo vescovo da Sant'Orso alla Cattedrale, la pietra tombale di san Grato. In seguito, terminata la funzione religiosa dell'edificio, la lastra fu nuovamente spostata per trovar posto nella chiesa di Saint-Christophe, da cui fu, in tempi recenti, nuovamente riportata al luogo d'origine.
La
maladière
di Donnas
Come avviene per la precedente istituzione caritativa, anche la
maladière
di Donnas fu oggetto di favori da parte della famiglia dei signori di Quart, infatti uno dei suoi membri, Henri de Quart, la citò come beneficiario nel suo testamento del 1317. L'apparente scomparsa delle costruzioni che, anche in questo caso costituivano l'insieme della
maladière
ci costringe a far riferimento alla documentazione per collocarla sul territorio. La documentazione disponibile è tuttavia più recente e risale solo al sedicesimo secolo, quando ormai pure in questo luogo doveva essere stata abbandonata la funzione di ricovero degli ammalati. Dai testi essa viene collocata nella località chiamata Martorey, in prossimità della Dora, su di un'estensione di terra di oltre 4000 metri quadri situata a cavallo della strada chiamata
deys Alleys
che prendeva origine in una delle isole sul corso del fiume. Alcune osservazioni possono essere interessanti. In un documento del 1541 si dà notizia che tra gli appezzamenti confinanti con quello della
maladière
ve n'è uno del vescovado. Quest'ultima proprietà è attraversata da una certa quantità di acqua del fiume ed il bene si sta deperendo. Meno di cinquant'anni più tardi, nel 1598, la situazione della Dora pare essersi modificata dato che nella stessa posizione sono segnalati solo dei
glairs
, pietraie del fiume, attraverso i quali passa ormai definitivamente un braccio della Dora. Nonostante l'avanzata del fiume e la minor incidenza della lebbra, tuttavia la
reconnaissance
del 1598 conferma l'obbligo per i detentori dell'appezzamento a mantenere in buono stato una delle case in caso vi fosse la necessità di ospitare dei lebbrosi.
Considerazioni
Come si può osservare ambedue le istituzioni caritative destinate ad ospitare i lebbrosi erano collocate nei pressi della Dora. Quale ragione può aver portato ad una scelta di tal genere? Difficile dirlo ai nostri giorni, tenendo conto anche del fatto che i documenti di fondazione e i testi più antichi non ci sono pervenuti, tuttavia si possono fare delle ipotesi. Per prima cosa l'interesse all'epoca era certamente di allontanare i lebbrosi dalle zone di abitazione delle persone sane. Certamente le aree acquitrinose prossime alla Dora non erano in genere abitate, ma utilizzate piuttosto come pascoli, in genere comuni. Questo costituiva già di per sé una buona ragione per andarvi a collocare le
maladeriae
senza che fosse necessario distanziarsi troppo dalle vie pubbliche principali. I lebbrosi infatti, almeno da noi, non erano propriamente dei reclusi, ma potevano spostarsi lungo le strade, rispettando certe regole tassative. Sia a Donnas, sia a Saint-Christophe la vicinanza con la via principale era garantita, quindi chi giungeva al ricovero poteva farlo direttamente dalla strada, senza interferire con le aree abitate. Si può anche supporre che, considerata la presenza di isole tra gli appezzamenti dipendenti dalle
maladière
, alcune strutture abitative fossero collocate in quei luoghi. Ciò sembra confermato almeno per Saint-Christophe dove una casa con un'isola faceva parte delle proprietà dell'ente. Tale collocazione avrebbe permesso in caso di necessità, di isolare completamente l'edificio dalla terraferma semplicemente bloccando l'accesso probabilmente garantito da una passerella. In tal modo sarebbe stato possibile richiudere i malati in un territorio ben definito.
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